venerdì 29 settembre 2006

Perseguitato

Anche a quest'ora di notte, in tv, ci sono Mentana ed il suo programma che mi parlano di reality show.
E Papi spara vaccate e ritiene la tv italiana di altissima qualità. E l'ha definita "sperimentale". Sperimentale.
Gesù, tra un po' faccio come nella sigla iniziale di Mai dire Tv, ricordate? Stacco i fili e butto tutto giù dalla finestra, che quando è troppo è troppo.

mercoledì 27 settembre 2006

DISORDER

Non leggo libri da un po', un paio di settimane almeno. In tre o quattro ammuffiscono sul comodino, sembra mi guardino con disprezzo, ma non ho nè il tempo nè la voglia, ora.
Ricomincerò presto a leggere, comunque. In occasione di
questo libro. Non solo perché conosco l'autore, Gianfranco Franchi, ma perché credo sia una delle persone più geniali e culturalmente stimolanti che abbia mai incontrato nella mia vita. E non sono parole grosse, ruffiane, buttate lì tanto per fare. Pura verità.
E, visto che mi trovo, copincollo questo stralcio della prefazione di Paolo Mascheri, che accresce ancor di più le mie aspettative.
"Abbiamo letto di concerti, vespe e colli bolognesi, ninfette ninfomani e imbecilli che fondano gruppi rock. Disorder è altro. È una voce multireferenziale e personalissima. È una prosa originale, partorita in anni di studio, silenzio, ricerca e sperimentazione. 
Non sta a me dire se Disorder, se questo altro, è migliore o peggiore di quello che abbiamo già letto. Né a me né a una generazione tanto omologata quanto vacua. Starà al singolo lettore. Perché Disorder parla ai singoli individui, alle anime salve. E solo dopo un corpo a corpo tra autore e lettore ognuno di noi potrà emettere la propria personale sentenza. Una sentenza che Franchi non può che attendere sereno e imperturbabile. Consapevole di essere un autore in grado di far saltare per aria sia il plot che le aspettative del lettore. 
Un autore spiazzante, capace di rischiare, renitente sia ai compromessi editoriali che a quelli stilistici
".
 


(KVP, Lankelot)


 

lunedì 25 settembre 2006

Vita da single

Della vita da single, a distanza di ben due mesi, ci sono alcune cose alle quali non riesco ad abituarmi e che mi mancano ancora.
Non ero certo un maniaco di sms e squillettini, ma non ho più nessuno di sesso opposto da disturbare durante la giornata senza alcun motivo.
Alle 20 non ho più nessuno da andare a prendere al lavoro, forse dovrei decidermi e scendere comunque a quell’ora, andare a zonzo per un’ora e tornare per cena, come facevo prima.
Non rompo più a nessuno le palle quando non conosce una canzone o non riconosce i Rolling Stones.
Non riesco a placare quell’assurdo istinto paterno ed il desiderio di avere un figlio che mi si è sviluppato da un anno a questa parte.
Nessuno mi chiama per darmi la buonanotte, e pensare che prima quanto mi rompeva ‘sta cosa.
Infine lo ammetto, faccio fatica a dirlo, ma mi mancano addirittura gli estenuanti pranzi domenicali, da 7 portate più dolce più caffè più ammazzacaffè.
Aperta e chiusa parentesi, da oggi in poi questo blog non tollererà più momenti di depressione e post così tristi.
Punto e a capo, si spera.

Lassù qualcuno mi ama

Arianna mi ama: no, non è una donna, ma un motore di ricerca.
Che non so per quale motivo oggi mi ha tenuto tra i primi risultati dei blog ogni volta qualcuno digitasse la parola "Bin Laden".
Grazie tante, ma la battuta non valeva proprio tutta questa visibilità.

domenica 24 settembre 2006

Spot

Fine settembre: il periodo ideale per un vacanza a Napoli e in Campania.

(Corriere)

Bin Laden non è morto

Anche secondo me Bin Laden non è morto.
Anzi, ho un'ulteriore indiscrezione: l'anno prossimo farà parte del nuovo cast dell'Isola dei Famosi.

(La Stampa)

De Gregori a Presenzano

Ieri sera 84 chilometri all'andata e 84 al ritorno per andare a vedere il mio primo concerto di De Gregori.
Ero a Presenzano, dall parti di Caserta, così pare.
E nonostante il freddo, nonostante il parcheggio nei campi, nonostante il ritardo grazie alle indicazioni del parcheggiatore, nonostante la donna più alta dell'intera piazza ben piantata davanti a me (e se no che legge di Murphy è?), nonostante l'aver ascoltato sì e no una dozzina di canzoni, direi proprio che ne è valsa la pena.
Un concerto molto soft, delicato, nel quale De Gregori non ha nemmeno stravolto tanto le proprie canzoni, come sapevo facesse sempre (Buonanotte Fiorellino era totalmente diversa, questo sì): Rimmel, Titanic, Il Bandito e il Campione, La Valigia dell'attore, davvero da pelle d'oca. E non dico se è scesa qualche lacrimuccia, tanto già si sa.

sabato 23 settembre 2006

E' notte alta e sono sveglio

Ci sono delle nottate che passo quasi completamente in bianco, non so perché.
Mai sofferto d'insonnia, anzi spesso crollo all'improvviso e mi addormento un po' dove capita qui a casa (divano, divano-letto, poltrona, sdraio e una volta anche su una sedia, se ben ricordo).
Altre volte, invece, sto alzato quasi fino all'alba, fumo mille sigarette, mi spulcio tutto il sito di Repubblica o Corriere e penso a com'è strano aprire un sito così autorevole e trovare tra le notizie in homepage il nuovo look dai capelli neri di Cameron Diaz, o la Santarelli in passerella o lo Show di Armani a Milano (???)  o che cavolo può fregare ad un italiano dall'intelligenza media della polemica su Paris Hilton e il Prosecco in lattina.
Mi chiedo perché questo debba essere considerato giornalismo, e perché la gente sia interessata a simili sciocchezze (leggi str...).
Tanti articoli, tanti links, tante rubriche, ma mai che si parli di sviluppo sostenibile, di ecologia, che so di commercio equo e solidale, di politica in modo chiaro e accessibile a tutti, quasi mai un'inchiesta seria o pagine decenti di cultura o letteratura.
La scrittura, poi, sempre per nulla coinvolgente. Un po' più di personalità, no? Va bene le notizie, ma non toglieteci il piacere di leggere qualcosa di ben scritto.
Mai qualche approfondimento dall'Africa, qualcosa che ci informi sul serio su ciò che accade nel mondo, al di là del solito calderone di informazione sotto la sfera e le agenzie di stampa europee e americane.
Io vorrei che i giornali, soprattutto quelli online, mi parlassero anche di questo: della situazione in Darfur, dell'Africa, delle altre numerose guerre dimenticate nel mondo, di economia ma cercando di renderla comprensibile a tutti, di cinema teatro letteratura musica senza marchette e inutili gossip, di tante altre cose che spero ogni giorno di leggere su questi siti e che purtroppo puntualmente non riesco a trovare.
Chiedo troppo?

(Repubblica, Corriere)

giovedì 21 settembre 2006

Personale

Ritorno a casa: giornata massacrante, sotto tutti i punti di vista.
Mi guardo allo specchio e mi dico: non poteva andare peggio.

Fine settembre

Il problema è che è fine settembre, la voglia di lavorare seriamente ancora poca e i progetti che ci ronzano intorno parecchi.
Intanto Alternapoli è giunto al numero 26, con tante cose interessanti da leggere.
Ma il primo amore non si abbandona mai, anche se deve ritrovare una certa stabilità e ripartire con il piede giusto.
In ogni caso, buona lettura.

(Alternapoli)

mercoledì 20 settembre 2006

Ve l'ho detto

Tra poche ore inizierà per me un giorno molto brutto.
State alla larga, siete avvisati.

martedì 19 settembre 2006

Gli spot che non vorrei

Proprio ora che i poporoppopopo si affievoliscono, il ricordo della testata, di Materazzi e Zidane si fa più lontano e resta solo il dolce sapore della vittoria della coppa del mondo, con quarta stellina annessa, la Nike ci propina questo spot.
Poteva sinceramente risparmiarselo.

(Gazzetta)

lunedì 18 settembre 2006

Un'altra notte bianca

Aiuto. Si sta avvicinando pericolosamente la Notte Bianca.
Manca ormai poco, neanche 10 giorni e inizierà lo strazio.
Ma come? "Tre serate e settantadue ore di spettacolo e di festa: quest'anno la Notte Bianca di Napoli parte il 28 settembre, con "Aspettando la Notte Bianca", fino a raggiungere il clou la notte del 30", e tu non sei entusiasta?
Sinceramente, no.
Ricordando l'epopea e i disagi dello scorso anno, tra mezzi pubblici da terzo mondo, tassisti ladri (che dovevano farsi pagare 2 euro a corsa, e invece...), disorganizzazione, alcune incomprensibili scelte (Bepper Grillo a Piazza Dante costretto a sospendere lo spettacolo per motivi di sicurezza, vabbè), ore ed ore passate in fila, spiaccicato contro sconosciuti, bloccato in un vicolo del Centro Storico in attesa che il traffico umano defluisse, non sono per niente entusiasta.
Magari un giro lo farò, se la compagnia sarà adatta (come l'anno scorso, d'altra parte).
Ma evitiamo i facili entusiasmi del giorno dopo, come l'anno scorso, ché altrimenti m'arrabbio sul serio.

(Notte Bianca)

Inutili dubbi

Ancora su Fabrizio Gatti e l'inchesta dell'Espresso di due settimane fa.
Sul Barbiere della Sera c'è chi critica e mette in dubbio l'autorevolezza e il valore del reportage del giornalista, perché non è un'esclusiva, perché copiata da un rapporto di Msf dello scorso anno, dal titolo: "I frutti dell'ipocrisia: storie di chi l'agricoltura la fa. Di nascosto".
Ecco il documento, in pdf: documenta le disumane condizioni in cui sono costretti a vivere gli stranieri impiegati nell'agricoltura italiana, soprattutto al sud. E' condito di dati, cifre, particolari dettagliati , storie e citazioni che fanno accapponare la pelle e vergognare di essere italiani.
E' per molti versi simile al lavoro realizzato da Gatti per il settimanale, anche perché i luoghi visitati sono gli stessi e le storie di ordinaria violenza documentate dal giornalista si svolgono negli stessi paesi citati nel rapporto: ma da qui ad accusare Fabrizio Gatti, uno degli ultimi seri giornalisti d'inchiesta del panorama italiano, di aver semplicemente "sceneggiato e condito di particolari orripilanti" la vicenda, mi sembra davvero esagerato.
Anche se questo rapporto fosse stato una delle fonti principali del giornalista, così come probabilmente è stato, non vedo dove sia il dramma o lo scandalo: Gatti in quei posti c'è stato sul serio, le foto e le informazioni lo testimoniano.
Non è certo rimasto col culo su una comoda seria a riarrangiare un paio di comunicati stampa credendosi un giornalista, come fanno in tanti. Applaudiamo il suo lavoro e ringraziamolo, per favore.
A me quelli che criticano soltanto per il piacere di criticare, alle volte, mi fanno proprio andare in bestia: ma cos'è, invidia per quelli più bravi o cosa?
In calce sul sito, inoltre, potete anche trovare la replica del cronista, che conclude così: "
Chi legge un reportage o una notizia è per fortuna libero di non crederci. Ma, se vuole, è altrettanto libero di andare a guardare di persona". Ecco.

(Il Barbiere della Sera)

domenica 17 settembre 2006

L'angolo della sdolcinatezza (chiedo venia)

Questo blog ed il suo titolare, ultimamente, hanno avuto ben più di un momento di malinconia.
E’ stato un periodo difficile, inutile negarlo.
E se piano piano sto riemergendo, è anche e soprattutto grazie ad una cerchia di persone con le quali ho condiviso degli splendidi momenti, negli ultimi due mesi.
Sono in parecchi, non sto qui a ringraziarli ad uno ad uno ma penso che tutti loro sappiano che, chi in un modo chi in un altro, mi hanno aiutato a stare meglio.
E questo post, ad alto grado di mielosità e sdolcinatezza, è dedicato da uno di loro.
Un ragazzo d’oro, che ho imparato a conoscere ed apprezzare sul serio solo da un paio di mesi, e che so mi mancherà tanto ora che partirà per l’Erasmus.
Sei mesi fuori, a Siviglia: andrò a trovarlo tra neanche un mese e mezzo, certo, ma già so che in tutto questo tempo e dopo la mia visita mi mancherà.
Se in questi ultimi mesi sono stato su di morale, col sorriso sulle labbra e spesso piegato in due dalle risate, è soprattutto grazie a te.
Buon viaggio, Fra.
E tieni alto il nome dei latin lover napoletani anche in terra spagnola, mi raccomando.

venerdì 15 settembre 2006

Lacrime per gli schiavi

Oggi ho riletto l'inchiesta di Fabio Gatti: "Io, schiavo in Puglia".
Ad un certo punto ho pianto. Le lacrime sono scese da sole, non sono riuscito a controllarle, tanta è stata la rabbia e la tensione accumulate nello sfogliare quelle pagine e conoscere quelle storie.
Ecco, è successo più o meno qui: "Nessuno sta invece indagando sulla morte di un bambino. Perché quello che è successo apparentemente non è reato. Il piccolo sarebbe nato a fine settembre. Liliana D., 20 anni, quasi all'ottavo mese di gravidanza, la settimana di Ferragosto arranca con il suo pancione tra piante di pomodoro. La fanno lavorare in un campo vicino a San Severo. Né il marito, né il caporale, né il padrone italiano pensano a proteggerla dal sole e dalla fatica. Quando Liliana sta male, è troppo tardi. Ha un'emorragia. Resta due giorni senza cure nel rudere in cui abita. Gli schiavi della provincia di Foggia non hanno il medico di famiglia. Sabato 18 agosto, di pomeriggio, il marito la porta all'ospedale a San Severo. La ragazza rischia di morire. Viene ricoverata in rianimazione. Il bimbo lo fanno nascere con il taglio cesareo. Ma i medici già hanno sentito che il suo cuore non batte più. Anche lui vittima collaterale. Di questa corsa disumana che premia chi più taglia i costi di produzione".
No. Ho pianto e non mi sono pentito.
Chissà se quelle sottospecie umane che sfruttano quei poveretti, invece, hanno mai versato una sola lacrima per le porcate che hanno fatto.

(l'Espresso)

Poverina

Alla faccia di finché morte non vi separi.
Questa, più che una notizia da quotidiano, sembra una puntata del più delirante Beautiful.

(la Repubblica)

giovedì 14 settembre 2006

Una statua per il Piccolo Principe

Una statua del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery sarà inaugurata a Northport.
Qualche amico blogger credo sarà felice di saperlo.

(la Repubblica)

mercoledì 13 settembre 2006

Gol è quando arbitro fischia

Ho visto anche io il divertente filmato del gol del raccattapalle durante un partita di Coppa Brasiliana.
Beh, perdonate la facile ironia, ma mi pare chiaro perché l'arbitro abbia convalidato il gol: è una donna.

(Youtube)

I Cafoni (prima o poi dovevo scriverlo)

Io li vedo disseminati ovunque, ormai. E mi inquietano sempre di più.
Sono molesti, scostumati, irritanti, soprattutto troppi: sono i cafoni, ovviamente.
Per il De Mauro cafone è soprattutto “chi è rozzo e ignorante; maleducato, villano”.
Nella realtà di Napoli, ad essere sinceri, molto ma molto di più.
Li vedi in due sul motorino ovviamente senza casco cercare di abbordare qualsiasi cosa di sesso femminile respiri e cammini per le strade della città.
Le frasi usate, che si alternano a versi quasi incomprensibili e grugniti, sono solitamente: “Bella, ti posso conoscere?” (domanda che attira automaticamente la più ovvia delle risposte, NO); oppure: “Ti hanno mai detto che sei bellissima?” (per la serie evviva l’originalità), quando son poeti osano: “Tuo padre è un ladro: ha rubato due stelle dal cielo e te le ha messe al posto degli occhi”, altre volte son sognatori: “Ma cosa devo fare per vederti di nuovo: ti devo sognare?”.
Ma i cafoni non sono certo solo questo.
Sono quelli che hanno capelli phonatissimi e ciuffi contro la legge della gravità, tatuaggi maori un po’ dovunque o, nei casi peggiori, Che Guevara sul polpaccio (perché ce l’ha anche Maradona).
I cafoni sono quelli che alle 3 di notte girano per la città con uno stereo spaccatimpani che strilla lagne neomelodiche. E sanno a memoria tutte le canzoni sui carcerati e i latitanti dell’ultimo scemo che canta (una parola grossa) sulle tv private campane.
O li vedi girare in branco e ridere scompostamente, darsi pacche sulle spalle e prendere in giro di tanto in tanto qualche poveretto. Quando si muovono gesticolano. Troppo.
Li senti spesso canticchiare, soprattutto in gruppo, il nuovo inno dell’Italia, il poporoppopopo, in qualsiasi occasione. Basta che siano più di tre e ci sia un minimo di contesto euforico.
Basta un secondo, e qualsiasi motivetto o gridolino sotto la doccia, si può trasformare in quel ritornello fatto di sillabe senza senso (qualcuno di loro penserà sia inglese, forse).
O ancora li vedi piccoli, nelle macchine 50 di cilindrata, pavoneggiarsi e guidare al centro della carreggiata. In quei casi vorresti soltanto una di quelle macchine dalle ruote enormi con la quale passargli sopra più e più volte.
Se hanno più di diciott’anni, e la patente – magari comprata – da qualche mese, è obbligatoria la sgommata al semaforo e la curva spericolata con il freno a mano.
Poi hanno maglie rosa con scritte inglesi che non significano nulla, e che ovviamente non sanno leggere.

E jeans col cavallo sotto i piedi, cellulari ultimo modello con suonerie neomelodiche, una camminata a metà tra il bullo, il palestrato e il calciatore fallito, quando hanno i capelli lunghi li oliano come una porta cigolante e si sentono fighi.

Sono spesso nelle sale da biliardo, in quelle di scommesse sportive, quando vanno allo stadio è soprattutto per inveire contro l'ospite e cercare la rissa.
Non rispettano una, ma una sola fila alla posta o da qualsiasi altra parte, cercano sempre scuse o vie clientelari per ottenere qualcosa un po’ dovunque, sono di un’ignoranza mostruosa e vorresti non aprissero bocca mai.
Aiuto, se solo ci penso mi vengono i brividi.
Sia se penso ai cafoni che al mio post, un po’ razzista, ma quando ci vuole ci vuole.
Devo scappare da questa città, al più presto.

lunedì 11 settembre 2006

Boys don't cry

Boys don't cry ha qualcosa di magico, nella melodia, nella voce di Robert Smith, che la rende una canzone davvero eccezionale.
Non è più bella dei Cure: è tra le più commerciali, tra le meno coraggiose, ritornello orecchiabile e voce sdolcinata che parla di un amore finito che non tornerà mai più.
Però, cavolo, è qualcosa di fenomenale.
E pensare che nelle ultime settimane ho conosciuto almeno 3 o 4 persone che non l'avevano mai ascoltata.
Vabbè, mica è necessario conoscere per forza le canzoni dei Cure, ma che cavolo, è una canzone da pelle d'oca.
Così dolce, così romantica, così delicata, credo di essermi commosso almeno la metà delle volte che l'ho ascoltata in vita.
La rassegnazione di Smith, il suo cercare di trattenere la donna che ama, per poi rendersi conto che è tutto finito, la sua definitiva rassegnazione e la voglia di trattenere le lacrime, perché "i ragazzi non piangono", non possono lasciare indifferenti chi ascolta.
Mi raccomando, se ancora non l'avete fatto, non perdete tempo: comprate l'album omonimo dell'81 o procuratevela in altri modi, fate un po' come volete.
Ma ascoltatela, per capire che non è necessario essere alternativi, sperimentali, controcorrente o chissà cosa per impressionare, toccare, commuovere, e regalare una canzone che resterà in eterno come una dell più belle del secolo scorso.

La tavola rotonda più grande della storia

Ieri, in Babelplatz a Berlino, 112 esperti di tutti i campi del sapere, provenienti da tutto il mondo, hanno risposto a cento domande sul nostro futuro.
La tavola rotonda più grande della storia.

(Il Giornale)

A questo punto smetti di lavorare

Come era il detto?
La fortuna aiuta gli audaci...no, forse le commesse, vero?

(Corriere)

11 settembre 2001

Sono già passati 5 anni.

September 11
9/11
11 settembre
Wikipedia
Per non dimenticare.

domenica 10 settembre 2006

Mah

Con tutta la stima per il giornale e il piacere per gli occhi, mi chiedo: perché la Repubblica online ha in prima pagina la fotogallery di un concorso di Miss Maglietta Bagnata?

(la Repubblica)

Slevin

Slevin non è affatto un brutto film, cosa che si potrebbe immaginare osservando soltanto il trailer e basandosi su qualche pregiudizio che spesso si riservano agli action movie di fine estate.
Basta far passare i titoli di testa e aspettare trenta secondi (e tre omicidi) per rendersi conto che il regista scozzese ha studiato molto Tarantino (Pulp Fiction e Jackie Brown, soprattutto), ha visto molte volte i Soliti Sospetti, ed è inoltre parecchio bravo con la macchina da presa e sa il fatto suo quando si tratta di creare suspence.
In fondo la storia non è niente male, una sceneggiatura bella articolata ed una trama avvincente e ricca di colpi di scena. Scambi di persona, coincidenze sfortunate, storie di gangster ed omicidi a ripetizione fin dalle prime sequenze.
Il cast è a dir poco stellare (Willis, Freeman, Hartnett, Ben Kingsley, Stanley Tucci e Lucy Liu), i dialoghi divertenti e serrati, e la tensione non cala mai.
Molto belle alcune trovate con la macchina da presa che si sposta rapidamente da un palazzo all’altro, o che indugia su primi piani dei protagonisti e si diverte a giocare con gli interni (è un film quasi interamente girato in interni) e i personaggi.
A metà tra un videoclip, uno spot, e Quentin Tarantino.
La serie di storie raccontate trovano pian piano un filo comune, e si inizia a capire il puzzle costruito dal regista, che regala più di una sorpresa, fino alla fine, senza annoiare mai.
Due ore di godibile spettacolo tutte pallottole e humor made in Scozia, insomma: il regista è bravo, alle volte un po’ esagerato e troppo sicuro di sé, ma bravo.
Josh Hartnett, al di là degli ottimi Willis, Freeman e Kingsley, è una piacevole sorpresa: un giovane attore davvero in gamba.
Questa serie di ingredienti, amalgamati alla perfezione, mi hanno fatto ricredere su questa pellicola che ero andato a vedere con qualche dubbio.
Ma alla fine, la visione è stata davvero un piacere. A parte i cinque cafoni dietro di noi che non riuscivano proprio a stare zitti, vabbè. Ed è per questo che non andavo al cinema da qualche mese, almeno.


(Imdb)


 

Scriv a schiover anche tu

Ehi, ce l'avete un raccontino nel cassetto, vero? E, magari, parla anche di Napoli.
Se sì, date un'occhiata qui su Alternapoli.
Abbiamo indetto un concorso letterario, dal titolo "Scriv a schiover".
Cerchiamo gente che ci racconti la Napoli che desidera, la Napoli che sogna, la Napoli che vorrebbe vedere e che, purtroppo, ancora non esiste.
Il tutto condensato in massimo 5000 battute da inviare a redazione@alternapoli.com.
Niente di eccezionale, in palio c'è una maglietta, la pubblicazione sul sito e tutta la nostra stima.
Un buon motivo per inviarci un raccontino, in ogni caso. No?

(Alternapoli)

sabato 9 settembre 2006

Due Fantacalcio is megl che one

Da quest'anno farò non uno, ma ben due campionati di fantacalcio.
Tra calcoli, ammonizioni contro e a favore, gol, giocatori e risultati che si accavallano, credo che impazzirò, molto probabilmente, intorno alla 18a giornata.

Torno tinto

Dal 14 settembre Santoro tornerà in tv, con "Anno zero" su Raidue.
Un grande appuntamento, con un solo, grande quesito che l'accompagna: perché si è fatto biondo?

(La Repubblica)

venerdì 8 settembre 2006

giovedì 7 settembre 2006

Ovunque comunisti?

Silvio Berlusconi indagato per frode fiscale in Spagna.
Il giudice Garzon, infatti, può riprendere l'inchiesta abbandonata ormai cinque anni fa, poiche l'ormai ex Premier godeva dell'immunità parlamentare.
Ora manca solo che arrivi qualcuno a dire che tra i giudici spagnoli e nella stampa francese ci siano solo comunisti.
Ah, credo che prima o poi qualcuno lo dirà.

(Le Monde)

Ti prego

Vieni presto, inverno.

Le foto del folle

Altro che folle. Noah Kalina, quello delle "foto ogni giorno a se stesso per 6 anni", in realtà è un fotografo.
Anche molto bravo, secondo il mio modestissimo parere.
Date un'occhiata qui su Flickr

(Flickr)

mercoledì 6 settembre 2006

Vacanze in Vermont

Mi hanno detto che di questi tempi il Vermont è l'ideale per farsi una bella vacanza.
Voi che ne pensate?

(la Repubblica)

Abbiamo giocato proprio bene

Dalle mie parti si direbbe: mamma mia, che mazziata!
P.s. Donadoni come Ct della nazionale mi sa tanto che non arriva a vederlo, l'anno nuovo.

(la Repubblica)

Una foto al giorno

Youtube è favoloso, ormai non potrei vivere più senza questo sito.
Ho iniziato a visitarlo, di tanto in tanto, per rivedere gol memorabili e le acrobazie dei miei beniamini del pallone; ho continuato con i videoclip e le canzoni, e poi ancora sport, spezzoni di film, e altro ancora.
Certo che però su quel sito c'è anche una grande, grandissima quantità di folli.
Come questo pazzo di nome Noah, che si è fotografato ogni giorno per 6 anni, per poi realizzarci un incredibile filmato.

(Youtube)

martedì 5 settembre 2006

Un minuto e cinquantadue secondi

Sono alcune settimane che ascolto una canzone, almeno due tre volte al giorno.
E' "Please Please Please Let Me Get What I Want" dei The Smiths, forse meglio conosciuta come la canzone della pubblicità di una nota marca di birra (che qui non diciamo per non fare pubblicità, ma tanto l'avete capita tutti).
Allora dicevo, questa canzone. Non riesco più a farne a meno.
Della sua melodia, del suo testo, della voce di Morrissey.

E la cosa che mi fa più rabbia, alla fine, è che duri soltanto un minuto e cinquantadue secondi.
1 e 52.
All'inizio non riuscivo a crederci: pensavo di avere una versione tagliata, ridotta all'osso, qualcosa di simile.
Ma poi ho scoperto che tanto dura, quel piccolo capolavoro. E ci sono rimasto davvero male.

Non è possibile, mi sono detto: una melodia così bella che non arriva nemmeno a 120 secondi, è davvero uno spreco.
Poteva essere sfruttata di più, ci si poteva giocare col ritornello e con le note per almeno un altro paio di minuti, prolungando la pelle d'oca ed emozionando ancora un po'.

E invece nulla. Finale un po' melenso col mandolino e poi stop. Canzone finita.
Ti resta un po' l'amaro in bocca, alla fine. E la voglia di riascoltarla di nuovo.

Modi da campione

Non ci sono dubbi: questo sarà l’anno di Bobo Vieri.

(Corriere)

lunedì 4 settembre 2006

Ma c'ero allo stadio?

Sabato sono andato allo stadio a vedere l'Italia, rimanendo ovviamente deluso dalla prestazione complessiva della squadra di Donadoni contro i mediocri ma combattivi lituani.
Ma non solo da questo: pur arrivando con tre quarti d'ora d'anticipo, non sono riuscito a trovare un posto decente in curva B, e insieme ad amici sono stato costretto a sedermi nell'anello inferiore dello stadio.
Risultato? Molti "poporoppopopo" ascoltati, ma poco calcio. A causa della posizione sfavorevole, non ho visto una cippa per quasi tutta la partita.
Su un gol sono andato a senso, dell'altro non ho capito proprio niente.
E mi sono anche perso una delle cose più belle viste ultimamente su un campo di calcio.
Fatta da Cassano, ovviamente, e rivista solo ora su Youtube.

(Youtube)

Amputechture - Mars Volta

E' uscito già da qualche mese il nuovo album degli straordinari (secondo me) Mars Volta, e non ne sapevo nulla.
Devo recuperarlo assolutamente, insomma.
Anche se, da quello che leggo in giro, non mi sono perso poi un granché.
Staremo a vedere. Anzi, a sentire.

(Billboard, Ondarock)

Le lacrime del campione

Per me sarai sempre il numero uno, Andre.

(Corriere)

L'uomo dei coccodrilli

Tutti sapevamo che un giorno o l'altro sarebbe accaduto.
Ogni volta che in uno dei suoi documentari lo vedevamo accarezzare un coccodrillo, abbracciare un pitone o disturbare un animale bello pericoloso, avevamo paura che sarebbe stata l'ultima volta, o che comunque quel pazzo australiano un giorno o l'altro si sarebbe fatto male, a forza di scherzare col fuoco.
E alla fine, infatti, così è successo.
Non si è trattato di un coccodrillo, ma di una razza.
E alla fine, per Steve Irwin, "Mr Crocodile Hunter", è finita come avevamo spesso immaginato.

(la Repubblica)

domenica 3 settembre 2006

La verità dei tags

Contro chi dice che i tags, in realtà, non servono poi a molto, ecco la risposta.
Qualcuno, digitando le parole "depressione splinder", è arrivato sul mio blog.
Non poteva arrivare in un posto migliore per trovarla.

sabato 2 settembre 2006

Beautiful day

Tra un po' scendo, e se tutto va bene prendiamo i biglietti dell'Italia.
Tornando, penso proprio di comprare Ucronìa e ritrovare il buon vecchio Tiziano Sclavi.
In più, fuori c'è il sole e mi sento bene come da parecchio non succedeva.

(Ansa, Sergio Bonelli)

Buonanotte tascabile

Ieri, abbastanza brillo (ma che bel parcheggio!), mi sono addormentato con gli Offlaga Disco Pax a palla nelle cuffie.
Socialismo tascabile come disco della buonanotte.
Non pensavo: i testi e le canzoni, grazie ai fumi dell'alcool, sono ancora più belle.
E Robespierre è la canzone italiana dell'anno, nonché della mia estate

(Ondarock)

venerdì 1 settembre 2006

In vino felicitas

Stasera ho capito, una volta per tutte, una cosa: che il vino mi aiuta a socializzare e ad essere divertente/divertito.
Senza di lui sarei perduto, senza anima, silenzioso e abbastanza inutile.
Grazie, dio Bacco.

Totti e gli angeli custodi

Grazie a Danilo ho letto l'editoriale di Francesco Totti sul Messaggero.
E, sempre citandolo, ve lo consiglio: imperdibile.

(Particellelementari, Il Messaggero)