venerdì 18 settembre 2009

Mario Magnotta

Non so proprio come ho fatto a vivere finora senza mai aver sentito parlare di Mario Magnotta.

sabato 12 settembre 2009

Orgoglio e Pregiudizio e Zombie



Se Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen vi ha deluso un po', e invece andate pazzi per i film del buon vecchio George A. Romero, a breve Editrice Nord pubblicherà Pride and Prejudice and Zombies (Orgoglio e Pregiudizio e Zombie), dove, oltre alle storie d'amore, ci sono anche i morti tornati in vita e affamati di carne umana.

venerdì 4 settembre 2009

La morte in guerra - Cosa è lecito pubblicare?

Pubblicare o non pubblicare. Fino a che punto è notizia, e quando si sfocia nella macabra e inutile ricerca dello scoop a tutti i costi?
Quando si tratta di immagini dure e drammatiche come quella del soldato americano morente dilaniato da una bomba in Afghanistan, il dibattito sull'etica giornalistica torna sempre prepotentemente alla ribalta.
Tra i primi ci fu Robert Capa, che addirittura con il suo "miliziano morente" riuscì ad immortalare proprio l'istante in cui la pallottola uccide il soldato (anche se negli ultimi tempi sono stati sollevati molti dubbi sull'autenticità della foto).
Nella foto di Julie Jacobson - che trovate scavando un po' tra il link del web - è immortalata la morte che sta per sopraggiungere, la violenza della guerra. Così lontana, così vicina.
Quello che i comuni cittadini non vedono mai, ma che sanno, perché non gli viene mostrato, ma che possono di sicuro immaginare.
Quello che i film ci fanno vedere sempre, ma lì il sangue è finto, così come i morti ammazzati. Qui  invece il morto è vero, e la foto ce lo testimonia in tutta la sua urgenza.  Una foto scattata di fretta, neanche troppo nitida. Capita pochissime volte che qualcuno ci ricordi di quanti morti ci sono in guerra, dovunque, da una parte e dall'altra, soprattutto da quando molte guerre sono dimenticate, avvolte nei coni d'ombra dell'informazione. E, anche quando si tratta di guerre più note, che interessano l'occidente, i giornalisti sono sempre embedded, incorporati nelle truppe e quindi scrivono e vedono solo una parte della guerra.
Invece qui c'è un uomo morto, insieme ai soldati ancora vivi. A casa c'è la sua famiglia, che ora lo piange e che si indigna - giustamente - per la pubblicazione della foto. Hanno di certo le loro ragioni. Il rispetto per la famiglia e per il morto è sicuramente da tener conto, ma purtroppo questo è quello che accade in guerra, non deve essere taciuto. In guerra si muore: e i giornali, i giornalisti e i fotografi esistono per raccontarlo, testimoniarlo e immortalarlo su pellicola, per sempre.

(Corriere, Blitz)