lunedì 21 gennaio 2013

Intervista a Ernest van der Kwast

La mia intervista a Ernest van der Kwast, sul blog Isbn:

1- Quando hai deciso di scrivere L’ombelico di Giovanna? Credo sia stato anni fa. Vivevo a Bolzano e aspettavo un treno che mi portasse verso nord, tra le montagne. Al binario 6 c’era un altro treno, fermo: un Intercity in partenza per Lecce. Dagli altoparlanti veniva una voce, che elencava tutte le stazioni in cui il treno si sarebbe fermato: “Ora, Mezzocorona, Trento, Rovereto, Verona Porta Nuova, Mantova…”. Era come ascoltare qualcosa di magico, una poesia composta da nomi di città. Rimasi subito stregato. Il treno faceva un viaggio di 13 ore attraverso ben 37 stazioni! Era come una Transiberiana, solo che era in Italia, dal profondo nord al profondo sud. Non sono andato al binario 6 a prendere quell’Intercity, ma nel viaggio in treno attraverso le montagne ho iniziato a fantasticare su un libro in cui un uomo anziano un giorno si metteva in viaggio verso Lecce, verso la sua terra natia, la sua giovinezza, il suo primo vero amore.

martedì 1 gennaio 2013

La tecnologia ci rende meno social?



Oggi riflettevo su quanto la tecnologia ci avvicini e ci semplifichi le cose, ma su quanto allo stesso tempo riesca ad allontanarci gli uni dagli altri, e alle volte a complicarci la vita.

Durante queste feste grazie alle meraviglie offerte dalla tecnologia sono riuscito a:
-Trovare rapidamente la strada più veloce per raggiungere alcune mete, grazie al servizio di mappe sul mio cellulare;
-Leggere due libri comodamente su Kindle, scaricarne un altro gratuito in un paio di click, evitando di appesantirmi inutilmente la valigia;
-Festeggiato il capodanno collegato via Skype con mia sorella, a più di 2000 km di distanza;
-Fatto foto al panorama di Napoli, uploadandole immediatamente sui più noti social network;
-Augurato buone feste ad amici vicini e lontani, usando i più svariati social network e applicazioni; Nell'ordine: WhatsApp, Facebook, Twitter e poi forse un paio di messaggini, devo ammetterlo sempre e solo come risposta ad auguri precedentemente ricevuti.
-Non perdemi nulla, via twitter, degli avvenimenti politici e culturali più importanti delle ultime settimane.

Allo stesso tempo, pero, durante queste feste sono riuscito a:
-Perdermi più volte perché il mio cellulare non riusciva a geolocalizzarsi bene;
-Rendermi conto che la mia lettura si è fatta più frammentata e meno approfondita rispetto al passato, e soprattutto troppo distratta da stimoli indesiderati (un tweet arrivato sullo smartphone, l'icona della posta sul mac mi segnalava due nuovi messaggi e il timer del televisore mi ricordava che tra 10 minuti iniziava Masterchef);
-Non godermi poi tanto il panorama fotografato perché subito dopo doveva essere uploadato sui social network;
-Ricevere decine di auguri di buone feste, su tutti i social network a disposizione, quasi tutti indirizzati a decine di contatti alla rinfusa, taggati all'inverosimile, alla fine quasi anonimi e spersonalizzati;
-Perdere più tempo su twitter che a fare una bella chiacchierata approfondita con amici e parenti.

E poi mi sono accadute tre cose che mi hanno davvero fatto riflettere sui nostri tempi:
1) Ero in autobus, per un breve tragitto, a Napoli: solitamente Napoli è sinonimo di chiasso, di casino, di gente che parla a voce alta, e che si sbraccia. Quando son salito sul mezzo c'era un silenzio irreale: c'erano soprattutto ragazzi tra i 18 e i 30 anni, e anziani: i primi erano tutti con il naso nei loro smartphone, tutti a fare chissà che cosa, nessuno parlava, neanche con il loro amico o compagno di corsa.
2) Ero al concerto di Pino Daniele, al Teatro Palapartenope: Per goderci meglio lo show siamo andati quasi sotto al palco, in piedi, in posizione defilata sulla destra. Mi sono ritrovato ad avere una vista d'insieme su tutta la platea, quasi 5000 persone credo: e quello che ho visto sono state centinaia e centinaia di schermi luminosi puntati sul concerto, una scena quasi irreale in cui la metà delle persone presenti sembravano maggiormente interessate a filmare, fotografare o registrare il concerto, che godersi il momento.
3) Stasera, dopocena, ero in salotto con mia madre a guardare la tv: Un film. A metà ci siamo annoiati entrambi, e senza volerlo, quasi nello stesso istante, abbiamo acceso il portatile e abbiamo iniziato a navigare, controllare la posta, perdere tempo online. E' passata mezz'ora prima che uno dei due rivolgesse la parola all'altro. Eravamo nella stessa stanza, ma distratti dal piccolo schermo che avevamo a disposizione abbiamo ritenuto più interessante fare un giro sul web che scambiare due chiacchiere. E vorrei che non capitasse mai più.