mercoledì 30 giugno 2004

Plick..
Plock...
Plick....
Plock.....
"Il rubinetto gocciola. Bisognerà aggiustarlo, prima o poi. Per il momento preferisco restare a mollo, fin quando non si saranno spugnate tutte le dita delle mani e dei piedi".
I miei pensieri, mezz'ora fa. Sono stato per un po' nella vasca, nel vano tentativo di rinfrescare il corpo e le idee.
Fa caldo. Troppo caldo.
Alle volte mi sembra di essere il solo a soffrirlo così tanto, e quando dico di preferire l'inverno alle estate mi danno sempre del folle....
"Ma dai, che dici, con tutto quel freddo, d'inverno!!!!E' meglio l'estate, il sole, il mare, le vacanze..." mi dicono gli amici.
Ma fa caldo. Troppo caldo.
Continuo a preferire l'inverno....

martedì 29 giugno 2004

Estate, esami

Spento.


In questi afosi giorni di fine giugno, durante i quali il caldo sembra togliere il respiro. E' così che mi sento: spento, come se mi avessero tolto le batterie che, fino ad un paio di giorni fa, mi rendevano incredibilmente attivo, pronto a superare qualsiasi ostacolo. Arranco, in affanno, alla ricerca di una concentrazione che sembra essere già scappata sulla spiaggia, in attesa che il corpo si decida a raggiungerla dopo aver abbandonato i libri, gli appunti e le fotocopie accumulate lì, sul tavolo...


Speriamo passi presto...


Devo convincermi che si tratta dell'ultimo sforzo, poi potrò godermi la meritata vacanza.

lunedì 21 giugno 2004

Questa sera la partita decisiva.
Non perdiamo tempo in calcoli inutili e stupidi timori, dobbiamo soltanto
V I N C E R E !!!!!!
Incrociamo le dita....

giovedì 17 giugno 2004

Tornando in Portogallo...

Soltanto tre giornate di squalifica per il pupone nazionale.


Siamo stati davvero fortunati, un gesto di quel genere fu ultimamente sanzionato con 8 giornate di squalifica (si trattò di Mihajlovic colpevole di aver sputato alle spalle di Mutu durante una partita di Champions League).


Tiriamo tutti un sospiro di sollievo, anche se ci metterò un po' di tempo per riaffidare nuovamente le mie speranze di vittoria ad un giocatore che si è comportato in quel modo.


Staremo a vedere, intanto domani ci aspetta la Svezia...

Lista sempre più lunga

I morti causati dallo scoppio di un'autobomba stamattina, a Bagdad, salgono a 41.


La situazione irachena, con un attentato ogni giorno, puntuale manco fosse un orologio svizzero, è diventata ormai insostenibile.


Ciò che mi rattrista maggiormente è il fatto che, almeno io, non riesco ad immaginare una soluzione per porre fine all'orrore.

Un orrore senza fine

Forse il più grave attentato del dopoguerra (che continua, sfortunatamente, a non mostrarsi come tale) iracheno.


Per il momento il bilancio è di 32 morti e 120 feriti, causati dall'esplosione di un'autobomba davanti al centro di reclutamento del nuovo esercito iracheno. Una violentissima esplosione, una nuova strage, in un paese ormai devastato dall'orrore e dal caos, a pochi giorni dal passaggio di poteri al nuovo governo transitorio, che si ritroverà un paese in condizioni disastrate, pieno di contrasti e fratture interne, terreno fertile per lo scoppio di una guerra civile come quella affrontata dalla Jugoslavia.


Penso davvero che gli iracheni non chiedevano altro, essere liberati dal dittatore Saddam per poi potersi liberamente scannare tra di loro.


E chi ha combinato il guaio, bene ha pensato di farsi da parte quando la situazione si è fatta davvero insostenibile.


Ci aspetta un futuro molto, ma molto oscuro...

mercoledì 16 giugno 2004

Bugie e sangue

Ora che la Commissione d'inchiesta sull'11 settembre afferma che non ci sono mai stati legami tra Irak e Al-Qaeda e che, quindi, è crollata, come un castello di carte malfermo, la prima e fondamentale causa delle operazioni americane in Irak, qualcuno potrebbe spiegarmi il perchè di questa guerra, il perchè di tutti quei morti, dei detenuti ammassati come bestie, dei giovani antennisti decapitati, degli ostaggi, degli attentati, perchè l'Italia si è resa complice di un simile orrore.


Vorrei che qualcuno, Berlusconi, Bondi, qualche altra marionetta comandata dall'alto, non importa, mi venisse a spiegare i veri motivi, senza nascondersi dietro le solite bugie.


Esportazione della Democrazia? Ma non diciamo sciocchezze...


Risollevare lo stato iracheno da una situazione insostenibile? Mi pare che vada sempre peggio...


Trovare le armi chimiche di Saddam? Non mi sembra sia stato trovato alcunchè...


Credo semplicemente che la legge del denaro e del petrolio sia stata l'unica da seguire, per l'amministrazione americana, e che l'Italia, grazie al Governo Berlusconi, si sia resa colpevole di un ignobile raggiro ai danni del mondo intero, obbligandoci a convivere, come il popolo americano fa ormai dai tempi della Guerra Fredda, con il "Fear Factor": unendoci all'allegra banda di Bush l'Italia non ha ottenuto nient'altro che paura, sottomissione psicologica, solita illusione di contare qualcosa, diventando soltanto una delle principali nazioni responsabili della più grave crisi internazionale dagli ultimi trent'anni.


Ora vorrei soltanto che qualcuno mi spiegasse PERCHE'....

Tanto pè sputà...

Stamattina, nello stereo, ascoltavo "Heroes" di David Bowie.
"We can be heroes, just for one day", cantava più di tren'anni fa il duca bianco.
Essere eroi, cantava, solo per un giorno. C'è chi, invece, eroe lo è quotidianamente per milioni di persone. Alle volte può essere un cantante, che ci conquista con le sue note accattivanti; alle volte un personaggio del mondo dello spettacolo, che con i suoi atteggiamenti , la sua simpatia, il suo modo di fare trova un posto privilegiato nel nostro cuore diventando ai nostri occhi "un eroe, per sempre".
Alle volte il nostro eroe può essere un simpatico ragazzotto di borgata che tira calci ad un pallone meglio di chiunque altro. Un pupone dal fisico robusto cresciuto all'ombra del Colosseo, poco abile nei congiuntivi ma professore del passaggio filtrante, maestro di punizioni dal limite e dottore in tiri dalla distanza. Questo eroe può risultare a tutti simpatico, da subito, perchè unisce la spavalderia sul campo alla sobrietà nella vita privata, per sa divertirsi e far divertire, pubblica libri di barzellette e durante le interviste mescola amorevolmente italiano e romanesco, confonde con tranquillità inglese e latino, riuscendo sempre a risultare simpatico, diventa l'uomo simbolo dell'Italia all'estero, calcistica e non solo, tra milioni di lattine di bibita stappate ed un palleggio con Figo nelle varie pubblicità di cui è protagonista.
Tutta l'Italia si riunisce davanti alla televisione in questi pomeriggi di metà giugno, pronta ad assistere alle prodezze del nostro eroe: l'Italia freme, non vede l'ora di arrivare in finale, guidata e capitanata dall'uomo che da tanto tempo mancava alla nostra nazionale, il giocatore di classe, il leader ormai maturo che potrà traghettarci verso il trionfo finale senza molti problemi.
Vederlo con le treccine nella partita inaugurale ci fa addirittura sorridere, perchè il nostro eroe non trascura neanche il suo look, insieme ad un altro paio di compagni di squadra dalle particolari acconciature: "che bello!!!", pensiamo tutti, arriveremo in finale con un eroe trascinatore, bello e alla moda come nessun altro. E non ci preoccupa vederlo arrancare in campo, perchè sappiamo che tirerà fuori il solito coniglio dal cilindro: siccome il simpatico roditore è rimasto ben nascosto nel cappello, ci domandiamo il perchè dei problemi incontrati dal nostro eroe contro i lenti e macchinosi difensori danesi.
Colpa delle scarpette, ci viene detto dal diretto interessato. "Era come giocare sulla sabbia rovente", precisa nel dopopartita, riuscendo a giustificarsi in maniera non troppo brillante, ma sempre con quell'espressione da allegro buontempone, capace sempre di farsi perdonare.
Una partita negativa non può smontare i sogni degli italiani, i tifosi delle "notti magiche" che da più di vent'anni, ormai, aspettano di vedere i propri beniamini vincere una competizione internazionale. "Il nostro eroe, alla prossima, sarà il campione che noi tutti conosciamo" ci ripetiamo tutti, prendendocela con il resto della squadra per il mediocre pareggio contro la Danimarca.
Sappiamo che la colpa non può essere del nostro eroe, ma del centrocampo lento, della difesa insicura, delle ali poco veloci, dell'allenatore troppo difensivista.
"IL NOSTRO EROE E' IL NOSTRO EROE E NON SI TOCCA!!!!!!"
Ma quando si manca di rispetto all'avversario, ci si innervosisce compiendo atti ignobili e orribili come quelli che da stamattina sono testimoniati dai fotogrammi presenti su molti siti sul web, qualsiasi eroe deve essere condannato, scendere dal piedistallo dei migliori e diventare "un uomo qualunque": un uomo che ha sbagliato, gravemente, e per questo deve pagare.
Non si può ridurre il calcio, uno sport ormai da anni in coma irreversibile, a questo: ad una lotta che, quando è persa, porta a simili nefandezze.
Perchè un gesto simile non è soltanto antisportivo, volgare, orribile, meschino: è un gesto carico di odio, che punta a togliere dignità ad un avversario che si è dimostrato più forte, è l'estremo, frustrato tentativo di sopraffare con la brutalità chi non è stato sconfitto sul campo. Non può essere giustificato con nervosismo, tensione, risposta alle provocazioni che, per quanto gravi, non autorizzano nulla di simile.
E' il gesto di una persona che, per quanto geniale sul campo, non è capace di comportarsi da persona civile.
La radio libera danese che ha per prima pubblicato on line i fotogrammi definisce Totti: "un lama".
Credo che sia meglio lasciare la parte i riferimanti ai ruminanti sudamericani, che sputano soltatno per digerire meglio il cibo che ingeriscono.
Questo triste gesto mi sembra essere molto, fin troppo, umano.

lunedì 14 giugno 2004

Delusione Italia

Una brutta, bruttissima partita.
Un'Italia molle, ferma sulle gambe, pochi guizzi da parte di Totti, Del Piero, come sempre, un fantasma. La Danimarca ha fatto il minimo indispensabile e ci ha fermati sullo 0 a 0.
Se continuiamo a giocare in questo modo insulso non andremo molto avanti.
Per il momento speriamo in un pareggio, stasera, tra Svezia e Bulgaria, le altre due squadre nel girone italiano.

Vittoria o sconfitta?

Se il partito del Cavaliere subisce una sonora battuta d'arresto (meno 5% rispetto al 1999, se non di più), manifestazione sintomatica di quell'Italia che non crede più alle bugie e non vuole più sentirsi prendere in giro, dall'altra parte il Listone Prodi, pur stravincendo, non mantiene le aspettative (si era parlato di previsioni più rosee, intorno al 37 %).


Quali sono le prime riflessioni da fare, allora?


Innanzitutto il dato reale che testimonia il fatto che l'Italia non ha più fiducia in Berlusconi, nei suoi patti firmati in televisione e non mantenuti, nel suo voler sempre fare della politica uno scontro aperto e selvaggio contro tutti, contro le regole basilari della democrazia, in un continuo, maleducato e autoritario "o con me, o contro di me"; l'Italia non sopporta più la sua paura incondizionata dei Comunisti, il suo volersi sentire sempre al centro di un complotto, il suo essere sempre sgarbato, presenzialista fino alla nausea, e non sopporta più i suoi servi mediatici e non, i suoi lacchè televisivi, il continuo vendere fumo per tenersi tutto l'arrosto.


Ma l'Italia che ha abbandonato il "Premier", e si tratta di una fetta importante di elettori, non lo ha fatto per cambiare rotta, per voltare pagina e permettere alla Lista dell'Ulivo di sfondare: alle ultime politiche, infatti, Ds e Margherita, sommando i propri voti, avevano ottenuto di poco meno di quel 31,7 % che emerge dalla quinta proiezione Nexus.


Chi non ha votato per FI, quindi, avrà dato forse fiducia all'UDC di Follini, davvero un trionfo per questo partito, o a Rifondazione Comunista, o ai Verdi, anche per loro un risultato positivo, al partito della Mussolini o ancora al nuovo PSI. O ad un altro dei tanti piccoli partiti per i quali Berlusconi, nel suo piccolo comizio al seggio elettorale, aveva consigliato di non votare.
Gran parte dell'Italia, invece, lo ha fatto.
Perchè è un'Italia indecisa, che non sa più dove guardare, come comportarsi, di chi fidarsi; teme per il futuro, si accorge che la situazione è molto più nera di come ce la vuole presentare il Governo, Berlusconi, Bondi o chi per loro. E' un'Italia frammentata e disunita, che non è attratta dai due poli e si perde in tanti piccoli partiti finendo per non cambiare di molto le cose nella sostanza, pur effettuando una netta, percepibile inversione di tendenza rispetto alle ultime elezioni.


La sconfitta di Berlusconi è un dato di fatto. C'è, è nei dati, leggibile, sotto gli occhi di tutti. Berlusconi ha perso la propria scommessa: una parte dell'Italia, più intelligente di quanto forse si aspettasse, non si fida più di lui.
Ma l'opposizione, pur essendo contenta del risultato ottenuto, non deve gioire senza rendersi conto che la bocciatura pesante del Cavaliere non coincide con una promozione a pieni voti per il Listone Prodi, ma soltanto con un piccolo passo per cominciare a lavorare in modo unitario e costruttivo.


Ai postri l'ardua sentenza...

domenica 13 giugno 2004

Il Presidente senza freni

Ma dove andremo a finire???

<<A urne aperte, il minicomizio tenuto dal presidente del Consiglio Berlusconi al seggio milanese, scatena la bufera. Le esternazioni e gli inviti del premier su varie questioni, da quella a non votare i piccoli partiti all'annuncio che Forza Italia supererà il 25% e che la sinistra "è impossibilitata a governare", provoca da una parte il "no comment" del ministro del Welfare Roberto Maroni, dall'altra la telefonata del leader dei Ds Piero Fassino al ministro degli Interni Pisanu per '"rappresentargli la gravissima violazione della legge elettorale da parte del presidente del Consiglio">>.

Un'altra grave violazione delle regole basilari del vivere civile, un altro grave colpo inferto alla democrazia.

Al peggio non c'è mai fine...

(Repubblica)


 

sabato 12 giugno 2004

Europei

Oggi, alle ore 17:15, inizia la lunga cavalcata degli Europei di calcio.

Gara d'apertura: Portogallo - Grecia. Per gli amanti del bel calcio e le amanti degli affascinanti calciatori portoghesi.

A seguire: Spagna - Russia. Per le amanti del bel calcio e gli amanti delle affascinanti mogli dei calciatori russi, senza veli su un giornale nazionale "con lo scopo di sostenere il morale della squadra alla vigilia del calcio d'inizio ma anche "per dimostrare che le mogli della squadra russa sono le più belle". Contente loro, contenti tutti. Forse un po' meno i mariti.

Lunedì tocca agli azzurri, speriamo bene.

Una media di due partite al giorno, una vera manna per tutti i malati di calcio che, come me, si mettono a gridare come forsennati non appena vedono in tv un pallone rotolare su un campo d'erba inseguito da ventidue giocatori ed un omino vestito di nero.

Poi, finiti i gironi, i quarti di finale, le semifinali a fine mese, la finalissima domenica 4 luglio.

Ed io che volevo soltanto studiare, in questo periodo...

venerdì 11 giugno 2004

Mah...

 Ieri sera, nel salotto buono di "Porta a Porta" (non so che mi è passato per la testa, ma ieri sera, per mezz'ora, l'ho visto, e me ne sono amaramente pentito), l'ex sindaco comunista di Fivizzano è stato davvero inimitabile, toccando vette irraggiungibili per qualunque comico. Le risposte alle domande del Direttore de "Il Riformista" Antoni Polito e di Boselli sono state degli splendidi monologhi di comicità surreale, tra riforme attuate e sotto gli occhi di tutti, miglioramenti continui del Governo, la solita ossessione comunista che non manca mai, e dati in positivo, conti in attivo, sproloqui senza nè capo nè coda sulla bell'Italia dal roseo futuro, la solita sviolinata a Silvio e la solita risatina di Vespa...non credo di essere il solo, ma non ci trovo nulla da ridere...

Oggi nello stereo...

"TRANSFORMER" - Lou Reed

PERFECT DAY

Just a perfect day
drink Sangria in the park
And then later
when it gets dark, we go home

Just a perfect day
feed animals in the zoo
Then later
a movie, too, and then home

Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spend it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on

Just a perfect day
problems all left alone
Weekenders on our own
it's such fun

Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was
someone else, someone good

Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spent it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on

You're going to reap just what you sow
You're going to reap just what you sow
You're going to reap just what you sow
You're going to reap just what you sow

...oggi è davvero un giorno perfetto...vabbè, non esageriamo, ma almeno l'esame è andato bene...

giovedì 10 giugno 2004

Teso come una corda di violino

Uff...la tensione sale, minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, e non è soltanto per gli esami ormai alle porte, i soliti scogli appuntiti da superare indossando un'armatura di una finta sicurezza e spavalderia che non riesco quasi mai a trovare nel mio armadio, ma per una serie di circostanze snervanti che mi rendono a poco a poco più insicuro: domani, per la ventottesima volta in due anni e mezzo, grazie agli illuminanti cambiamenti introdotti dall'accoppiata Berlinguer-Moratti nell'ambito dell'istruzione universitaria, sosterrò un esame, studiato in poco più di dieci giorni, dopo aver seguito un corso massacrante da sei ore alla settimana (annuale compattato, lo chiamano...), ricco di contenuti dei quali, nella migliore delle ipotesi, non ricorderò nulla dopo un paio di settimane. Dopo cinque giorni mi troverò nuovamente di fronte ad un professore, per disquisire di altre duecentocinquanta pagine memorizzate, di fretta e furia, nelle pause prese dallo studio di un altro esame da sostenere a fine mese, anticipato da un test a risposta multipla per superare lo scritto di un esame che mi darà un voto sul libretto e quattro cfu (linguaggio in codice per indicare crediti formativi universitari, ma formazione di chi e su cosa?) soltanto dopo aver consegnato una tesina di dieci pagine approfondendo un argomento trattato al corso; e in mezzo tanti allegri tirocini e laboratori, elaborati da consegnare, il professore da inseguire e informare sulle nuove modalità per la stesura della tesi breve, tante piccole e grandi insicurezze per la scelta del biennio di specializzazione, il desiderio di crearmi un futuro lontano da qui e la paura di non essere in grado di cavarmela da soloOra, però, è il momento di andare; un’ultima ripetizione prima di chiudere i libri e sarò pronto ad affrontare l'ennesimo esame.

lunedì 7 giugno 2004

Oggi nello stereo...

"PINK MOON" - Nick Drake

PARASITE

Lifting the mask from from a local clown
Feeling down like him
Seeing the light in a station bar
And travelling far in sin
Sailing downstairs to the northern line
Watching the shine of the shoes
And hearing the trial of the people there
Who’s to care if they lose.
And take a look you may see me on the ground
For I am the parasite of this town.

Dancing a jig in a church with chimes
A sign of the times today
And hearing no bell from a steeple tall
People all in dismay
Falling so far on a silver spoon
Making the moon for fun
And changing a rope for a size too small
People all get hung.
Take a look and see me coming through
For I am the parasite who travels two by two.

When lifting the mask from a local clown
And feeling down like him
And I’m seeing the light in a station bar
And travelling far in sin
And I’m sailing downstair to the northern line
Watching the shine of the shoes
And hearing the trials of the people there
Who’s to care if they lose.
And take a look you may see me on the ground
For I am the parasite of this town.
And take a look you may see me in the dirt
For I am the parasite who hangs from your skirt.

Il sole fuori, le nuvole dentro

Una giornata trascorsa in fretta, rapida come un battito di ciglia: fuori una città, come sempre, caotica e frenetica, spontanea e immediata come lo sguardo delle tante persone che incrocio casualmente per strada e osservo, di sfuggita, con occhi distratti. Riscaldata da un sole finalmente caldo, nascosto da troppi giorni dietro nuvole autunnali, oggi la mia città mi sembra davvero la più bella di tutte, proprio come quella ritratta sulle cartoline che i turisti stranieri inviano ai loro parenti, con il pino “sempreverde” di Posillipo in primo piano e il Golfo sullo sfondo, con il mare limpido come uno specchio, pronto ad dare il benvenuto a tutti gli accaldati alla ricerca di un po’ di fresco.

La mia città si muove entusiasta, là fuori, e con lei i miei concittadini, che non vedono l’ora di abbrustolirsi sotto i roventi raggi del sole. Io non posso essere con loro, e non lo sarò ancora per molto tempo.

E’ tempo di esami, all’Università. E’ tempo di studiare. Rinchiuso in biblioteca comunale a studiare un testo dal titolo tanto interessante ("Storia della Musica") quanto i suoi contenuti poco entusiasmanti (Stravinskij, Debussy, Satie e tanti altri esponenti della musica colta degli ultimi due secoli), cerco di attaccare alle pareti del cervello quante più informazioni possibili, cercando di trovare un filo logico nelle parole di un musicista improvvisatosi scrittore e critico musicale, incapace di dare un senso compiuto alle sue frasi, incomprensibili ed enigmatiche come responsi della Sibilla Cumana.

Meglio lasciar perdere.

Quattro chiacchiere con due amiche, che hanno un esame domani; una sigaretta scroccata, accesa ma subito spenta con l’aria colpevole dell’ex fumatore che ogni tanto ha una voglia, immediatamente placata. Torno a casa, cerco di buttare giù due righe della tesi, ma devo aver staccato la spina che collega il cervello alle dita delle mani, perché non riesco a scrivere niente.

Sullo schermo della mia tv la gente applaude Nino Manfredi, l’ultimo grande del cinema nostrano, che se n’è appena andato, lasciandoci in compagnia di fratelli d’arte con un’insopportabile esse blesa e inespressivi e muscolosi attori incapaci di offrire vere emozioni.

Spengo questa “scatola infernale”: non è la serata adatta per inebetirmi, in poltrona, davanti ad “Excalibur” o “Chi l’ha visto”. Accendo lo stereo, metto su Nick Drake, “Pink Moon”, l’album adatto per queste serate malinconiche, nelle quali l’unica cosa che desideri è sentirti ancora più depresso…

domenica 6 giugno 2004

Oggi nello stereo...

"New adventures in hi-fi" - R.E.M.


LEAVE

Nothing could be bring me closer
Nothing could be bring me near
Where is the road I follow?
Believing, leave

It's under, under, under my feet
The scene spread out there before me
Better I go where the land touches the sea
There is my trust in what I believe

That's what keeps me,
That's what keeps me,
That's what keeps me down,
To leave it, believe it,
Leave it all behind

Shifting the dream
Nothing could bring me further from my old friend time
Shifting the dream
Charging the scene
I know where I marked the signs
Suffer the dreams of a world gone mad
I like it like that and I know it

I know it well, ugly and sweet
A temperament who said believe in his dream

That's what keeps me
That's what keeps me
That's what keeps me down
I set it on there lightly
I sent it off in an airplane
That never left the ground

Lift me, lift me,
I attain my dream
I lost myself, I lost them
Heartache calling me
I lost myself in sorrow
I lost myself in pain
I lost myself in gravity,
Memory, leave, leave, leave

Midnight hands, my eyes are still
I walk into the scene
Shoot myself in a different place
Leavin'

Longed for this to take me,
Longed for my release
Waited for the coming
Leavin', leave

Leave, leave
Leavin', leavin'
Leavin', leave

Un approdo (in)sicuro

Un po' per caso, seguendo le orme di un altro utente, ho deciso di intraprendere questa particolare e insolita avventura.


Lo ammetto, ho ancora poca dimestichezza con questa realtà: i tags, le varie barre degli strumenti, quello strano e criptico linguaggio chiamato html, questo nuovo modo di comunicare-manifestare le proprie sensazioni nel caos della rete mi affascina e nello stesso tempo mi angoscia. La paura di risultare banale, il timore di non riuscire ad essere interessante, l'ansia di ricevere giudizi e commenti di ogni tipo da chi, navigando nel web, si troverà a naufragare da queste parti, la sensazione di diventare soltanto "uno tra i tanti blogger della rete" mi hanno inizialmente scoraggiato, quasi convincendomi a mollare tutto prima ancora di iniziare.


Un ultimo e inconsueto sussulto di autostima mi ha permesso di restare aggrappato con sicurezza alla mia sedia…


Ho fissato lo schermo, il cursore lampeggiante che reclamava ininterrottamente una lettera, un simbolo, una semplice parola che avesse un senso: chinando senza convinzione la testa, mi sono soffermato sulla tastiera e sui suoi tasti, duri e pesanti come macigni, così difficili da premere e da utilizzare per creare un testo degno di essere letto.


Poggiate così, quasi senza vita davanti ai miei occhi , le mani si sono mosse, seguendo l’istinto, lasciando fluire senza sosta il fiume violento delle parole che mi porto dentro, decidendo che avrebbero, per il momento, lasciato da parte il cervello e dato la parola unicamente al cuore.


Questo è il risultato.


Grazie Sbiadita