giovedì 31 maggio 2007

Agosto era il mese più freddo dell'anno

Certo che Itunes è strano. Piazzi il party mix, le canzoni partono un po’ a caso e le metti di sottofondo mentre scrivi. Alcune ti piacciono, altre meno, ma le lasci stare comunque, perché sei troppo impegnato a concludere il terzo capitolo della tesi per cliccarne un’altra.
Tom Waits, i REM, Air e Phil Collins scivolano via veloci, manco le canticchi, le loro canzoni, sei troppo preso dalla scrittura e continui solo a digitare.
Poi, però, ti fermi. All’improvviso, la canzone che non ti aspetti. Non ti ricordavi nemmeno di averla più, pensavi d’averla cancellata. L’ascoltavi tanto, l’estate scorsa. Fino ad impararla a memoria. Ogni volta, le lacrime.
Acustica, intima, delicata, Agosto dei Perturbazione è una canzone che ha un potere evocativo fenomenale. Ed è anche una canzone che fa male. Si insinua sotto la pelle, sa benissimo quali corde toccare per emozionarti. Nonostante possa avere numerose interpretazioni, io l’ho sempre vista come la canzone di un amore che finisce, ad agosto, e nonostante la città che arde e  il caldo infernale per le strade, dentro il cuore c’è un freddo invernale.
I Perturbazione, dopo Agosto, li ho persi un po’ di vista. Ho ascoltato poco altro, dopo, ma nulla mi è mai sembrato all’altezza di questo singolo, straordinario.

Agosto è il mese più freddo dell'anno, recita la canzone. L’anno scorso, ogni volta che l’ascoltavo, sentivo freddo. E soffrivo. Ora, a distanza di quasi un anno e con un altro agosto alle porte, riesco ad apprezzarla senza una stretta al cuore, ad alzare il volume delle casse e a cantarla colsorriso sulle labbra. A riappropriarmi di questa canzone che ho sentito mia, che mi ha fatto male, che mi ha aiutato a crescere e a metabolizzare un dolore che credevo non sarebbe finito mai.
Ora la riascolto, ancora una volta. La riascolto e sono felice.
E, visto che mi trovo, linko anche il video. Bello, bello, bellissimo.


(Youtube)


 

Agosto era il mese più freddo dell'anno

Certo che Itunes è strano. Piazzi il party mix, le canzoni partono un po’ a caso e le metti di sottofondo mentre scrivi. Alcune ti piacciono, altre meno, ma le lasci stare comunque, perché sei troppo impegnato a concludere il terzo capitolo della tesi per cliccarne un’altra.
Tom Waits, i REM, Air e Phil Collins scivolano via veloci, manco le canticchi, le loro canzoni, sei troppo preso dalla scrittura e continui solo a digitare.
Poi, però, ti fermi. All’improvviso, la canzone che non ti aspetti. Non ti ricordavi nemmeno di averla più, pensavi d’averla cancellata. L’ascoltavi tanto, l’estate scorsa. Fino ad impararla a memoria. Ogni volta, le lacrime.
Acustica, intima, delicata, Agosto dei Perturbazione è una canzone che ha un potere evocativo fenomenale. Ed è anche una canzone che fa male. Si insinua sotto la pelle, sa benissimo quali corde toccare per emozionarti. Nonostante possa avere numerose interpretazioni, io l’ho sempre vista come la canzone di un amore che finisce, ad agosto, e nonostante la città che arde e  il caldo infernale per le strade, dentro il cuore c’è un freddo invernale.
I Perturbazione, dopo Agosto, li ho persi un po’ di vista. Ho ascoltato poco altro, dopo, ma nulla mi è mai sembrato all’altezza di questo singolo, straordinario.

Agosto è il mese più freddo dell'anno, recita la canzone. L’anno scorso, ogni volta che l’ascoltavo, sentivo freddo. E soffrivo. Ora, a distanza di quasi un anno e con un altro agosto alle porte, riesco ad apprezzarla senza una stretta al cuore, ad alzare il volume delle casse e a cantarla colsorriso sulle labbra. A riappropriarmi di questa canzone che ho sentito mia, che mi ha fatto male, che mi ha aiutato a crescere e a metabolizzare un dolore che credevo non sarebbe finito mai.
Ora la riascolto, ancora una volta. La riascolto e sono felice.
E, visto che mi trovo, linko anche il video. Bello, bello, bellissimo.


(Youtube)


 

mercoledì 30 maggio 2007

Demessengerizzarsi

Da un paio di settimane ho detto addio a messenger. Vabè, non proprio addio, ma arrivederci. Diciamo che non è nemmeno un arrivederci, perché ogni tanto ricompaio, parlo con qualcuno da occupato e, molto più spesso, da invisibile. Più che altro, osservo.
Sono diventato un voyeur telematico, insomma.
Mentre voi vi scambiate messaggini, trillettini, in una continua rincorsa a chi ha l’emoticon più stupida, vi inviate foto sexy o di gatti, o di gatti sexy, o fate videochiamate, o conversazioni multiple in una finestra mentre nell’altra giocate a dama on line, io faccio cose ben più interessanti e costruttive, come ad esempio cercare di finire una tesi che forse non finirò mai.
Il fatto è che non sopportavo più i trilli, i salutini inutili, le 6-7 finestre che mi si aprivano contemporaneamente sulla barra degli strumenti lampeggiando intermittenti.
Mi sto disintossicando, insomma. Mi ci voleva proprio. Ogni tanto, da invisibile, clicco sulla piccola icona in basso a destra, osservo le nuove frasi che avete messo come sottonick, sorrido sconfortanto all'ennesima lunghissima frase con la quale desiderate ardentemente condividere il vosto mondo con gli altri, contatto le persone importanti e solo per le comunicazioni effettivamente indispensabili. Sempre da invisibile.
Per il resto, vivo tranquillo. Anche senza messenger. Anzi, mi sento sereno come da tempo non mi accadeva. Spero solo di non essermi dato la zappa sui piedi da solo, adesso, facendo sì che tutti quelli che prima mi pensavano sempre e solo off line inizino a contattarmi comunque, sapendo che io sono sempre qui, dietro la tastiera, e posso leggerli.

Demessengerizzarsi

Da un paio di settimane ho detto addio a messenger. Vabè, non proprio addio, ma arrivederci. Diciamo che non è nemmeno un arrivederci, perché ogni tanto ricompaio, parlo con qualcuno da occupato e, molto più spesso, da invisibile. Più che altro, osservo.
Sono diventato un voyeur telematico, insomma.
Mentre voi vi scambiate messaggini, trillettini, in una continua rincorsa a chi ha l’emoticon più stupida, vi inviate foto sexy o di gatti, o di gatti sexy, o fate videochiamate, o conversazioni multiple in una finestra mentre nell’altra giocate a dama on line, io faccio cose ben più interessanti e costruttive, come ad esempio cercare di finire una tesi che forse non finirò mai.
Il fatto è che non sopportavo più i trilli, i salutini inutili, le 6-7 finestre che mi si aprivano contemporaneamente sulla barra degli strumenti lampeggiando intermittenti.
Mi sto disintossicando, insomma. Mi ci voleva proprio. Ogni tanto, da invisibile, clicco sulla piccola icona in basso a destra, osservo le nuove frasi che avete messo come sottonick, sorrido sconfortanto all'ennesima lunghissima frase con la quale desiderate ardentemente condividere il vosto mondo con gli altri, contatto le persone importanti e solo per le comunicazioni effettivamente indispensabili. Sempre da invisibile.
Per il resto, vivo tranquillo. Anche senza messenger. Anzi, mi sento sereno come da tempo non mi accadeva. Spero solo di non essermi dato la zappa sui piedi da solo, adesso, facendo sì che tutti quelli che prima mi pensavano sempre e solo off line inizino a contattarmi comunque, sapendo che io sono sempre qui, dietro la tastiera, e posso leggerli.

martedì 29 maggio 2007

Non è più divertente

Ma che tristezza, alle volte, questi video del Corriere.

Sbaglio, o la folle corsa inseguendo il formaggio l'aveva proposta già la gialappa's almeno una decina d'anni fa?

(Corriere)

Non è più divertente

Ma che tristezza, alle volte, questi video del Corriere.

Sbaglio, o la folle corsa inseguendo il formaggio l'aveva proposta già la gialappa's almeno una decina d'anni fa?

(Corriere)

La Russia antigay

Quello che è accaduto al mancato Gay Pride di Mosca è vergognoso, volendo usare parole moderate.
In una terra dove la democrazia e i diritti civili vengono sempre più tranquillamente cancellati (pensare alla Cecenia, alla polizia violenta, ai giornalisti uccisi, tanto per averne un’idea), è andato in scena un nuovo atto di violenza e abusi nei confronti dei cittadini, che quando sono minoranza devono ancora di più subire senza fiatare.
Funziona così, vediamo se ho capito bene: nella Russia di Putin si organizza una manifestazione per i diritti dei gay, e accade che le forze di polizia lascino tranquillamente lanciare uova e malmenare i pacifici manifestanti – tra cui parlamentari ed europarlamentari – e arrestino quelli che hanno subito violenze, tra cui tre attivisti russi incriminati per resistenza a pubblico ufficiale che rischiano fino a 15 giorni di carcere.
Il video è davvero shockante (al cazzotto in faccia sono quasi saltato dalla sedia), così come lo è la colpevole complicità degli agenti russi, che palesemente hanno lasciato via libera ai giovani nazionalisti e ortodossi colpevoli delle violenze ai danni dei manifestanti.
Tra gli italiani, c’erano anche Marco Cappato, Vladimir Luxuria e Ottavio Marzocchi: da notare nel filmato come il primo cerchi di fare tutto il possibile per attirare l’attenzione delle forze di polizia, chiamando a gran voce: “Where is the police? Why are not you protecting us?” e ne riceva, in cambio, l’arresto.
Ora, a tre giorni dall’episodio, pare che qualcosa si stia muovendo, che la Russia sia sotto accusa dopo questa repressione. D’Alema condanna, Bertinotti pure, in Europa si indignano.
Ma, oltre a condannare questo episodio orribile, credo si debba anche riflettere sulla situazione dei diritti delle minoranze in un mondo lontano dal nostro come è ancora quello russo, e su quanto l’Europa tutta abbia seriamente intenzione di porre un freno agli atti antidemocratici di Putin o intenda, come spesso ha fatto finora, ammonire a parole e nei fatti non fare nulla per cercare di cambiare lo stato delle cose.


(Corriere)

La Russia antigay

Quello che è accaduto al mancato Gay Pride di Mosca è vergognoso, volendo usare parole moderate.
In una terra dove la democrazia e i diritti civili vengono sempre più tranquillamente cancellati (pensare alla Cecenia, alla polizia violenta, ai giornalisti uccisi, tanto per averne un’idea), è andato in scena un nuovo atto di violenza e abusi nei confronti dei cittadini, che quando sono minoranza devono ancora di più subire senza fiatare.
Funziona così, vediamo se ho capito bene: nella Russia di Putin si organizza una manifestazione per i diritti dei gay, e accade che le forze di polizia lascino tranquillamente lanciare uova e malmenare i pacifici manifestanti – tra cui parlamentari ed europarlamentari – e arrestino quelli che hanno subito violenze, tra cui tre attivisti russi incriminati per resistenza a pubblico ufficiale che rischiano fino a 15 giorni di carcere.
Il video è davvero shockante (al cazzotto in faccia sono quasi saltato dalla sedia), così come lo è la colpevole complicità degli agenti russi, che palesemente hanno lasciato via libera ai giovani nazionalisti e ortodossi colpevoli delle violenze ai danni dei manifestanti.
Tra gli italiani, c’erano anche Marco Cappato, Vladimir Luxuria e Ottavio Marzocchi: da notare nel filmato come il primo cerchi di fare tutto il possibile per attirare l’attenzione delle forze di polizia, chiamando a gran voce: “Where is the police? Why are not you protecting us?” e ne riceva, in cambio, l’arresto.
Ora, a tre giorni dall’episodio, pare che qualcosa si stia muovendo, che la Russia sia sotto accusa dopo questa repressione. D’Alema condanna, Bertinotti pure, in Europa si indignano.
Ma, oltre a condannare questo episodio orribile, credo si debba anche riflettere sulla situazione dei diritti delle minoranze in un mondo lontano dal nostro come è ancora quello russo, e su quanto l’Europa tutta abbia seriamente intenzione di porre un freno agli atti antidemocratici di Putin o intenda, come spesso ha fatto finora, ammonire a parole e nei fatti non fare nulla per cercare di cambiare lo stato delle cose.


(Corriere)

Gli Uccelli



(la Repubblica)

Gli Uccelli



(la Repubblica)

sabato 26 maggio 2007

La censura non esiste. No, non esiste.

Da queste parti eravamo quasi convinti che il video Sex Crime and Vatican, andato in onda sulla BBC in novembre e ignorato dai media italiani, sarebbe passato in prima serata ad Anno Zero di Santoro. Così dicevano.
Ovviamente, dati questi chiari di luna, abbiamo cambiato radicalmente idea: probabilmente, in tv non lo vedrete mai e ora, cliccando sullo stesso link di Google Video segnalato qualche giorno fa, trovate questa frase:
Siamo spiacenti, questo video non è disponibile.
Aggiorna la pagina e ricontrolla.
Per visualizzare altri video, visita la nostra home page.
Per fortuna, il documentario è ancora disponibile sul sito della BBC, e su bispensiero.
Vedetelo, vedetelo, vedetelo.

La censura non esiste. No, non esiste.

Da queste parti eravamo quasi convinti che il video Sex Crime and Vatican, andato in onda sulla BBC in novembre e ignorato dai media italiani, sarebbe passato in prima serata ad Anno Zero di Santoro. Così dicevano.
Ovviamente, dati questi chiari di luna, abbiamo cambiato radicalmente idea: probabilmente, in tv non lo vedrete mai e ora, cliccando sullo stesso link di Google Video segnalato qualche giorno fa, trovate questa frase:
Siamo spiacenti, questo video non è disponibile.
Aggiorna la pagina e ricontrolla.
Per visualizzare altri video, visita la nostra home page.
Per fortuna, il documentario è ancora disponibile sul sito della BBC, e su bispensiero.
Vedetelo, vedetelo, vedetelo.

Sicko

Michael Moore è tornato.
Non ci sono dubbi: farà discutere, come sempre.

(Youtube, Quotidiano Net)

Sicko

Michael Moore è tornato.
Non ci sono dubbi: farà discutere, come sempre.

(Youtube, Quotidiano Net)

venerdì 25 maggio 2007

Facce da ping pong

Per chi non lo sapesse, io gioco a ping pong. E' uno sport da sfigati, lo so. Pensate che anche io, che alla fine dovrei chiamarlo tennistavolo perché in italiano così si dovrebbe dire, optò sempre per la scelta onomatopeica.
E' da sfigati, dicevo, ma è anche una grande passione. Gioco da quando avevo nove anni, qualche soddisfazione me la sono tolta, e in generale credo che sia uno sport bello. Poco televisivo, certo. Ma anche fin troppo ignorato dai media. Cioè, il curling sì e il tennistavolo no? Questo non lo tollero.
E non tollero nemmeno questo colpevole silenzio anche ora che ci sono i mondiali. Dico, i mondiali.
E l'unica galleria che la Repubblica porta nel boxerino sulla destra è quella con una serie di primi piani con le smorfie degli atleti mentre battono. E non mi dicono nemmeno chi sta vincendo, o chi ha vinto.
Cioè, mi sembra un po' riduttivo. Ma almeno è già una cosa, và.


(la Repubblica)

Facce da ping pong

Per chi non lo sapesse, io gioco a ping pong. E' uno sport da sfigati, lo so. Pensate che anche io, che alla fine dovrei chiamarlo tennistavolo perché in italiano così si dovrebbe dire, optò sempre per la scelta onomatopeica.
E' da sfigati, dicevo, ma è anche una grande passione. Gioco da quando avevo nove anni, qualche soddisfazione me la sono tolta, e in generale credo che sia uno sport bello. Poco televisivo, certo. Ma anche fin troppo ignorato dai media. Cioè, il curling sì e il tennistavolo no? Questo non lo tollero.
E non tollero nemmeno questo colpevole silenzio anche ora che ci sono i mondiali. Dico, i mondiali.
E l'unica galleria che la Repubblica porta nel boxerino sulla destra è quella con una serie di primi piani con le smorfie degli atleti mentre battono. E non mi dicono nemmeno chi sta vincendo, o chi ha vinto.
Cioè, mi sembra un po' riduttivo. Ma almeno è già una cosa, và.


(la Repubblica)

martedì 22 maggio 2007

Scusa, c'hai d'accendere?

Sul Corriere di ieri Christopher Hitchens, noto giornalista britannico, si è esibito in un duro e sarcastico articolo contro la “tolleranza zero” varata dall’Inghilterra verso il fumo e le “cicche” in genere.
E c’ha ragione, diamine. Ormai non se ne può più: c'avete fatto diventare gruppi di emarginati con le occhiaie e l'ansia addosso, che si accendono una sigaretta di nascosto in vicoli bui, inspirando in rapide e furtive boccate per finire il prima possibile. Accalcati l’uno sull’altro nelle zone riservate ai non fumatori all’Ikea o all’aeroporto, osservati come dei drogati quando usciamo dalla metropolitana ed il nostro pensiero è quello di accendere una gustosa bionda. Io li vedo i vostri occhietti indagatori, che credete.
E’ un nostro vizio, che problema c’è? C'abbiamo messo del tempo a prenderlo, e non vogliamo certo togliercelo per qualche legge un po' più severa.
Non fumiamo nei luoghi pubblici, e questo è ovvio. Ci avete preso per dei maleducati? Siamo tolleranti, comprensivi. Sappiamo che la nostra libertà finisce dove inizia la vostra. Ma ormai pare che la nostra comunità di fumatori, in Inghilterra così come in Italia, debba essere ghettizzata manco fossimo lebbrosi, con tutto il rispetto per questi ultimi.
Capisco, il fumo fa male a me e a chi mi circonda, ma io non mi metto ad esempio a bucare le ruote dell’automobile di quello che mi parte in sgommata davanti, nonostante i suoi gas di scarichi siano dannosi per me e per lui.
E’ normale che ogni tanto scattino di queste crociate, più o meno rigide, contro delle categorie di persone, non dobbiamo stupircene. La mamma dei proibizionisti è sempre incinta, d’altra parte.
E noi poveri fumatori, siamo come capri espiatori, tanti Benjamin Malaussene in un mondo di falsi moralisti contenti quando possono obbligarci a spegnere la nostra sigaretta, e magari ignorano che le polveri sottili nell’atmosfera li stanno ammazzando molto più rapidamente.
E ora, dopo il caffè, una bella sigaretta è proprio quello che ci vuole.


(Corriere)

Scusa, c'hai d'accendere?

Sul Corriere di ieri Christopher Hitchens, noto giornalista britannico, si è esibito in un duro e sarcastico articolo contro la “tolleranza zero” varata dall’Inghilterra verso il fumo e le “cicche” in genere.
E c’ha ragione, diamine. Ormai non se ne può più: c'avete fatto diventare gruppi di emarginati con le occhiaie e l'ansia addosso, che si accendono una sigaretta di nascosto in vicoli bui, inspirando in rapide e furtive boccate per finire il prima possibile. Accalcati l’uno sull’altro nelle zone riservate ai non fumatori all’Ikea o all’aeroporto, osservati come dei drogati quando usciamo dalla metropolitana ed il nostro pensiero è quello di accendere una gustosa bionda. Io li vedo i vostri occhietti indagatori, che credete.
E’ un nostro vizio, che problema c’è? C'abbiamo messo del tempo a prenderlo, e non vogliamo certo togliercelo per qualche legge un po' più severa.
Non fumiamo nei luoghi pubblici, e questo è ovvio. Ci avete preso per dei maleducati? Siamo tolleranti, comprensivi. Sappiamo che la nostra libertà finisce dove inizia la vostra. Ma ormai pare che la nostra comunità di fumatori, in Inghilterra così come in Italia, debba essere ghettizzata manco fossimo lebbrosi, con tutto il rispetto per questi ultimi.
Capisco, il fumo fa male a me e a chi mi circonda, ma io non mi metto ad esempio a bucare le ruote dell’automobile di quello che mi parte in sgommata davanti, nonostante i suoi gas di scarichi siano dannosi per me e per lui.
E’ normale che ogni tanto scattino di queste crociate, più o meno rigide, contro delle categorie di persone, non dobbiamo stupircene. La mamma dei proibizionisti è sempre incinta, d’altra parte.
E noi poveri fumatori, siamo come capri espiatori, tanti Benjamin Malaussene in un mondo di falsi moralisti contenti quando possono obbligarci a spegnere la nostra sigaretta, e magari ignorano che le polveri sottili nell’atmosfera li stanno ammazzando molto più rapidamente.
E ora, dopo il caffè, una bella sigaretta è proprio quello che ci vuole.


(Corriere)

venerdì 18 maggio 2007

25 anni

L'incredibile storia di Jerry Miller: 48 anni, 25 dei quali trascorsi dietro le sbarre per un reato che non aveva commesso.
Stefania Mascetti  sul blog Prigioni di Internazionale.

(Internazionale)

25 anni

L'incredibile storia di Jerry Miller: 48 anni, 25 dei quali trascorsi dietro le sbarre per un reato che non aveva commesso.
Stefania Mascetti  sul blog Prigioni di Internazionale.

(Internazionale)

Poco informato

Scusate, ma sono solo io a non aver mai sentito parlare dei Circoli della Libertà e di Michela Vittoria Brambilla, pupilla di Silvio Berlusconi e probabile erede dell'ex premier alla guida della Casa delle Libertà?

(Iniziativa)

Poco informato

Scusate, ma sono solo io a non aver mai sentito parlare dei Circoli della Libertà e di Michela Vittoria Brambilla, pupilla di Silvio Berlusconi e probabile erede dell'ex premier alla guida della Casa delle Libertà?

(Iniziativa)

giovedì 17 maggio 2007

Il gioco è bello quando dura poco

Da stamattina le Poste italiane mi hanno inviato - un attimo che le conto - otto email per avvertirmi che i miei dati anagrafici non corrispondono, che devo modificare il mio profilo, che non mi sono comportato bene, che ho fatto il cattivo, che ho infranto legge contro il riciclaggio e la transparenza dei dati forniti in auto certificazione, e tante e tante altre ancora.
Otto email: "Gentile cliente", "Messaggio dalla Bancoposta", "Comunicazione nr. 73849 del 16 Maggio 2007". Ogni volta un'intestazioe diversa. Che carini.
Beh, la sostanza però cambia poco: sempre di Phishing si tratta. E mi sto iniziando ad innervosire un po'.

Il gioco è bello quando dura poco

Da stamattina le Poste italiane mi hanno inviato - un attimo che le conto - otto email per avvertirmi che i miei dati anagrafici non corrispondono, che devo modificare il mio profilo, che non mi sono comportato bene, che ho fatto il cattivo, che ho infranto legge contro il riciclaggio e la transparenza dei dati forniti in auto certificazione, e tante e tante altre ancora.
Otto email: "Gentile cliente", "Messaggio dalla Bancoposta", "Comunicazione nr. 73849 del 16 Maggio 2007". Ogni volta un'intestazioe diversa. Che carini.
Beh, la sostanza però cambia poco: sempre di Phishing si tratta. E mi sto iniziando ad innervosire un po'.

martedì 15 maggio 2007

Un Kilo di Seeds

Non so se vi è capitato di ascoltare l'ultimo singolo di Zucchero, "Un Kilo".
A me sì, perché da quando non c'è più la tv in cucina pranziamo e ceniamo con la radio accesa.
Beh, c'è da dire che è un pezzo davvero molto carino e orecchiabile. Peccato che sia una copia sfacciata di "The Seeds" di Cody ChesnuTT, canzone diventata poi famoso grazie alla versione rifatta dai Roots.
Ve la ricordate? Ascoltate e fatemi sapere.

(Youtube)

Un Kilo di Seeds

Non so se vi è capitato di ascoltare l'ultimo singolo di Zucchero, "Un Kilo".
A me sì, perché da quando non c'è più la tv in cucina pranziamo e ceniamo con la radio accesa.
Beh, c'è da dire che è un pezzo davvero molto carino e orecchiabile. Peccato che sia una copia sfacciata di "The Seeds" di Cody ChesnuTT, canzone diventata poi famoso grazie alla versione rifatta dai Roots.
Ve la ricordate? Ascoltate e fatemi sapere.

(Youtube)

domenica 13 maggio 2007

La democrazia del rifiuto

Piccola pausa tra una mensola e l'altra, giusto per segnalare il lucido commento di Franco Mennitto sulla vergognosa questione della discarica di Serre: Il rifiuto della democrazia e la democrazia del rifiuto.
"Dopo Acerra, Serre è solo l’ultimo grano di un rosario di disperazione di chi lotta in difesa del proprio territorio e della democrazia. La crisi che attraversa la nostra regione non è solo quella dei rifiuti ma quella, ben più grave, delle istituzioni democratiche. Sembra che i soli colpevoli siano i cittadini, cioè le vittime. Vittime di una politica alleata con la camorra e i poteri forti, che si nasconde dietro i commissari di turno, non avendo neanche il coraggio di apparire in pubblico. Il signor Bassolino, che applaude alle cariche di Bertolaso oggi come quelle di Catenacci ieri, vero mandante morale e materiale della crisi istituzionale che stiamo vivendo, si erge a paladino della democrazia". Più chiaro di così, davvero non si può.
E, sempre citandolo: "Oggi siamo tutti serresi. Tutti vittime di una democrazia formale che usa la polizia per difendere i poteri forti contro inermi cittadini".

(Franco Mennitto)

La democrazia del rifiuto

Piccola pausa tra una mensola e l'altra, giusto per segnalare il lucido commento di Franco Mennitto sulla vergognosa questione della discarica di Serre: Il rifiuto della democrazia e la democrazia del rifiuto.
"Dopo Acerra, Serre è solo l’ultimo grano di un rosario di disperazione di chi lotta in difesa del proprio territorio e della democrazia. La crisi che attraversa la nostra regione non è solo quella dei rifiuti ma quella, ben più grave, delle istituzioni democratiche. Sembra che i soli colpevoli siano i cittadini, cioè le vittime. Vittime di una politica alleata con la camorra e i poteri forti, che si nasconde dietro i commissari di turno, non avendo neanche il coraggio di apparire in pubblico. Il signor Bassolino, che applaude alle cariche di Bertolaso oggi come quelle di Catenacci ieri, vero mandante morale e materiale della crisi istituzionale che stiamo vivendo, si erge a paladino della democrazia". Più chiaro di così, davvero non si può.
E, sempre citandolo: "Oggi siamo tutti serresi. Tutti vittime di una democrazia formale che usa la polizia per difendere i poteri forti contro inermi cittadini".

(Franco Mennitto)

Domenica bestiale

Oggi si scaricano e si montano almeno 5 o 6 mobili Ikea. Chiavino esagonale, aspettami.
Non so se sopravviverò.

Domenica bestiale

Oggi si scaricano e si montano almeno 5 o 6 mobili Ikea. Chiavino esagonale, aspettami.
Non so se sopravviverò.

mercoledì 9 maggio 2007

Il suicida

Stamattina ero nell'Eurostar Napoli Roma delle 6 e 42.
Appena usciti dalla stazione di Latina, una frenata improvvisa. Poi un botto. Io non l'ho sentito, ma c'è stato.
Abbiamo messo sotto un tizio. Il tizio è morto. O meglio, si è lasciato morire. Si è suicidato sotto il nostro Eurostar.
Non riesco a non pensarci, anche ora. La cosa mi ha toccato molto, direi quasi sconvolto. Soprattutto quando ho notato che, all'interno del vagone, nessuno sembrava preoccuparsi minimamente della sorte dello sconosciuto suicida, ma piuttosto delle ore di ritardo al lavoro che questa morte avrebbe comportato.
Uno, ad un certo punto, ha detto: "Ma proprio sotto questo treno questo si doveva buttare?". Mi è salita la nausea.

Il suicida

Stamattina ero nell'Eurostar Napoli Roma delle 6 e 42.
Appena usciti dalla stazione di Latina, una frenata improvvisa. Poi un botto. Io non l'ho sentito, ma c'è stato.
Abbiamo messo sotto un tizio. Il tizio è morto. O meglio, si è lasciato morire. Si è suicidato sotto il nostro Eurostar.
Non riesco a non pensarci, anche ora. La cosa mi ha toccato molto, direi quasi sconvolto. Soprattutto quando ho notato che, all'interno del vagone, nessuno sembrava preoccuparsi minimamente della sorte dello sconosciuto suicida, ma piuttosto delle ore di ritardo al lavoro che questa morte avrebbe comportato.
Uno, ad un certo punto, ha detto: "Ma proprio sotto questo treno questo si doveva buttare?". Mi è salita la nausea.

martedì 8 maggio 2007

Moltheni, Toilette Memoria



Cantautore sfortunato, Umberto Giardini, in arte Moltheni. Sempre giudicato come clone d’altri artisti, prima troppo influenzato dalla cantantessa Consoli e dopo troppo simile a Manuel Agnelli. Beh, non è affatto vero. E il cantante marchigiano trapiantato a Bologna, con il suo Toilette Memoria, lo conferma.
Il suo quarto lavoro, infatti, è un disco maturo, intimo, che cresce dentro ascolto dopo ascolto. Solo così, infatti, è possibile farsi travolgere dalle molteplici anime di questo disco.
Il suono, per certi versi, si lega al precedente Splendore Terrore, ma lo arricchisce di venature pop e sonorità più distese e avvolgenti.
C’è molta più roba, in questo disco: c’è il singolo orecchiabile (L’età migliore), il rock-pop divertente (
Minerva), il pianoforte minimale e drammatico (Nel futuro potere del legno). C’è la melodia delicata ed il testo sofferto (Io), la ballata carica d’energia (Eternamente, nell’illusione di te), il dolore e la catarsi (Bufalo), il grido viscerale e disperato (Nella mia bocca).  C’è Franco Battiato (Sta per succedermi qualcosa), i fratelli Ferrari dei Verdena (Cavalli sciolti del Nord) e Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi.
Il bel pezzi strumentali (Deserto Biondo) e altre piccole gemme prezione (L’alba, la notte e l’inverno, L’amore d’alloro), completano il tutto.
Notevoli i testi, ma a questo il caro Umberto già ci aveva abituato.
Tredici canzoni che lasciano il segno, e che sono quanto di meglio il rock italiano c’abbia regalato negli ultimi anni.


Qui il sito dell'artista, qui il myspace.
E una serie di video youtubati che è impossibile perdere

Moltheni, Toilette Memoria



Cantautore sfortunato, Umberto Giardini, in arte Moltheni. Sempre giudicato come clone d’altri artisti, prima troppo influenzato dalla cantantessa Consoli e dopo troppo simile a Manuel Agnelli. Beh, non è affatto vero. E il cantante marchigiano trapiantato a Bologna, con il suo Toilette Memoria, lo conferma.
Il suo quarto lavoro, infatti, è un disco maturo, intimo, che cresce dentro ascolto dopo ascolto. Solo così, infatti, è possibile farsi travolgere dalle molteplici anime di questo disco.
Il suono, per certi versi, si lega al precedente Splendore Terrore, ma lo arricchisce di venature pop e sonorità più distese e avvolgenti.
C’è molta più roba, in questo disco: c’è il singolo orecchiabile (L’età migliore), il rock-pop divertente (
Minerva), il pianoforte minimale e drammatico (Nel futuro potere del legno). C’è la melodia delicata ed il testo sofferto (Io), la ballata carica d’energia (Eternamente, nell’illusione di te), il dolore e la catarsi (Bufalo), il grido viscerale e disperato (Nella mia bocca).  C’è Franco Battiato (Sta per succedermi qualcosa), i fratelli Ferrari dei Verdena (Cavalli sciolti del Nord) e Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi.
Il bel pezzi strumentali (Deserto Biondo) e altre piccole gemme prezione (L’alba, la notte e l’inverno, L’amore d’alloro), completano il tutto.
Notevoli i testi, ma a questo il caro Umberto già ci aveva abituato.
Tredici canzoni che lasciano il segno, e che sono quanto di meglio il rock italiano c’abbia regalato negli ultimi anni.


Qui il sito dell'artista, qui il myspace.
E una serie di video youtubati che è impossibile perdere

Hai rotto

Io ho amato il primo album dei Libertines, ho anche aspettato con curiosità l'esordio solista di Pete Doherty.
Il primo singolo, "Fuck forever", mi ritrovai addirittura a canticchiarlo un'estate intera.
Il presonaggio mi stava quasi simpatico, tanto era fuori di testa: che fosse il nuovo genio del rock, mai pensato. Però si ascoltava con piacere.
Ma ormai è più di un anno che ce lo ritroviamo linkato solo per questioni di droghe, arresti e litigate con la mogliettina, e sinceramente all'ennesimo flash dal titolo: "Londra: fermato per droga Pete Doherty", credo proprio di non dargli nessun'altra chance, in futuro.

(AGI)

Hai rotto

Io ho amato il primo album dei Libertines, ho anche aspettato con curiosità l'esordio solista di Pete Doherty.
Il primo singolo, "Fuck forever", mi ritrovai addirittura a canticchiarlo un'estate intera.
Il presonaggio mi stava quasi simpatico, tanto era fuori di testa: che fosse il nuovo genio del rock, mai pensato. Però si ascoltava con piacere.
Ma ormai è più di un anno che ce lo ritroviamo linkato solo per questioni di droghe, arresti e litigate con la mogliettina, e sinceramente all'ennesimo flash dal titolo: "Londra: fermato per droga Pete Doherty", credo proprio di non dargli nessun'altra chance, in futuro.

(AGI)

Un convegno da "nn" perdere

Io non sono sicuro che gli sms stiano lì a minacciare la lingua italiana, perché a far quello già ci pensano la scuola che non funziona, l'immondizia letteraria che c'è in giro e la tv spazzatura.
Certo è che una volta uno una volta mi mandò un messaggio del tipo: "cvdmofuorilunivknnpsvnrprima", ed io fui quasi tentato di dargli buca. E forse lo feci sul serio, non ricordo.
E poi, parlarne con gli accademici della Crusca, che stanno ancora lì ad interrogarsi e rispondere sull'uso dell'avverbio olofrastico nella lingua italiana, dev'essere davvero un'esperienza unica.

(Accademia della Crusca)

Un convegno da "nn" perdere

Io non sono sicuro che gli sms stiano lì a minacciare la lingua italiana, perché a far quello già ci pensano la scuola che non funziona, l'immondizia letteraria che c'è in giro e la tv spazzatura.
Certo è che una volta uno una volta mi mandò un messaggio del tipo: "cvdmofuorilunivknnpsvnrprima", ed io fui quasi tentato di dargli buca. E forse lo feci sul serio, non ricordo.
E poi, parlarne con gli accademici della Crusca, che stanno ancora lì ad interrogarsi e rispondere sull'uso dell'avverbio olofrastico nella lingua italiana, dev'essere davvero un'esperienza unica.

(Accademia della Crusca)

lunedì 7 maggio 2007

Io che ne capisco di calcio

Capisco che veniva da un lungo infortunio, capisco che non segnava da tempo, capisco pure che ha tirato da 38 metri e fatto gol, ma qualcuno mi spiega perché il portiere del Siena si è accasciato a terra, è scivolato, svenuto, non so, e solo questo ha permesso il gol a Bobo Vieri?

Io che ne capisco di calcio

Capisco che veniva da un lungo infortunio, capisco che non segnava da tempo, capisco pure che ha tirato da 38 metri e fatto gol, ma qualcuno mi spiega perché il portiere del Siena si è accasciato a terra, è scivolato, svenuto, non so, e solo questo ha permesso il gol a Bobo Vieri?

Ne vedremo delle belle

Ah, giornalisti birbantelli, sempre pronti a creare casi e polemiche laddove non ce n'è nemmeno l'ombra. Ma sì, che poi in fondo è il vostro mestiere.
Scommetto che con questa dichiarazione qui, dato che il campionato è ormai finito e c'è solo la finale di Champions, si tirerà avanti per un po'.
Botta e risposta, Donadoni contro Totti, Totti contro Donadoni, l'opinionista che dice la sua, poi un altro e un altro ancora. Fino alla nausea.
Un po' di sana polemica partendo da un po' d'aria fritta, tanto per non perdere l'abitudine. Ve possino...


(la Repubblica)

Ne vedremo delle belle

Ah, giornalisti birbantelli, sempre pronti a creare casi e polemiche laddove non ce n'è nemmeno l'ombra. Ma sì, che poi in fondo è il vostro mestiere.
Scommetto che con questa dichiarazione qui, dato che il campionato è ormai finito e c'è solo la finale di Champions, si tirerà avanti per un po'.
Botta e risposta, Donadoni contro Totti, Totti contro Donadoni, l'opinionista che dice la sua, poi un altro e un altro ancora. Fino alla nausea.
Un po' di sana polemica partendo da un po' d'aria fritta, tanto per non perdere l'abitudine. Ve possino...


(la Repubblica)

venerdì 4 maggio 2007

In edicola perplesso


E’ ufficiale: non so più che giornale leggere.
E poi, lo confesso: i quotidiani, così come sono fatti e pensati ora, mi hanno stufato ormai da un pezzo.
E non è che non ne compre, anzi. Qui si parla di una spesa quotidiana che oscilla da uno a tre euro quotidiani, che scherziamo? A volerli metterli nel salvadanaio, avrei già la vacanza estiva pagata.
La Repubblica
è stato il primo amore. Lo trovavo a casa da quando avevo quindici anni. Non sempre, certo, perché qui in famiglia giornali se ne sono letti sempre pochi, e a me non so che accidenti mi è preso quando ho deciso che da grande avrei voluto fare il giornalista. Ma ora, quando arrivo la mattina in edicola vorrei tanto non prenderlo, perché come prima cosa ne dimezzerei il numero di pagine. Ma capisco che i giornalisti son tanti e tutti devono mangiare, quindi mi porto a casa le settanta e passa pagine quotidiane almeno tre o quattro volte a settimana. Quelle di cultura restano le più interessanti, ed un paio di firme (Sofri, Berselli, Serra) che leggo sempre con piacere. Per il resto, giusto la sufficienza. Credo, poi, di non averlo mai letto per intero, lo ammetto: ci vorrebbero almeno tre ore, e chi ce l’ha tutto questo tempo?
E la prossima volta che mi date un chilo e mezzo di rivista-pubblicità come allegato, ad esempio il sabato, giuro che non la prendo e la Repubblica delle donne la tiro in testa all’edicolante.
Il Corriere della Sera? Poco leggibile e accattivante, mi annoia già solo a guardarlo. Mi piace il Magazine, ma quindi è da comprare solo una volta a settimana.
Le risposte di Romano mi fanno sbadigliare, e il mielismo in generale credo sia la morte del giornalismo. Che ci posso fare.
Il Foglio mi diverte. Sul serio. Alcune rubriche sono da scompisciarsi, ma 4 paginette non valgono il prezzo che costa e, con tutto il bene, alle volte penso alla puntata di Report sul finanziamento ai quotidiani e la voglia di dare un euro a Ferrara mi passa del tutto.
Il Riformista, che vorrebbe essere il Foglio di sinistra, o qualcosa di simile, sul serio non ce la fa a raggiungere una soglia minima di decenza: una delle ultime volte che l’ho acquistato, in 4 pagine ho trovato una decina d’errori.
Del Messaggero m’importa poco, poi ho quasi vergogna di chiederlo al mio edicolante. Se però è un giornale decente, fatemelo sapere. Lo stesso vale per La Stampa.
Ci sarebbe Libero. Ma non so se definirlo giornale.
Che resta? Il Mattino di Napoli. Mio dio. Stendiamo un telone pietoso. Interessante come una partita a briscola tra vecchietti. Anche se alle volte mi piacciono le pagine di politica estera. Ma forse sto invecchiando.
Quando proprio voglio farmi le grasse risate, Compro Napoli più o Cronache di Napoli.
Il primo costa pure solo 50 centesimi, e sono ben spesi perché almeno sai che è successo nel tuo quartiere, giochi a trovare gli errori di ortografia e tutto questo ti tiene sempre attivo il cervello.
Per il secondo, invece, il gioco è contare o indovinare quante facce di camorristi o latitanti ci saranno nelle pagine interne.

Poi dicono che i quotidiani di carta non moriranno. Se non si danno una mossa, sono già belli che defunti.


In edicola perplesso


E’ ufficiale: non so più che giornale leggere.
E poi, lo confesso: i quotidiani, così come sono fatti e pensati ora, mi hanno stufato ormai da un pezzo.
E non è che non ne compre, anzi. Qui si parla di una spesa quotidiana che oscilla da uno a tre euro quotidiani, che scherziamo? A volerli metterli nel salvadanaio, avrei già la vacanza estiva pagata.
La Repubblica
è stato il primo amore. Lo trovavo a casa da quando avevo quindici anni. Non sempre, certo, perché qui in famiglia giornali se ne sono letti sempre pochi, e a me non so che accidenti mi è preso quando ho deciso che da grande avrei voluto fare il giornalista. Ma ora, quando arrivo la mattina in edicola vorrei tanto non prenderlo, perché come prima cosa ne dimezzerei il numero di pagine. Ma capisco che i giornalisti son tanti e tutti devono mangiare, quindi mi porto a casa le settanta e passa pagine quotidiane almeno tre o quattro volte a settimana. Quelle di cultura restano le più interessanti, ed un paio di firme (Sofri, Berselli, Serra) che leggo sempre con piacere. Per il resto, giusto la sufficienza. Credo, poi, di non averlo mai letto per intero, lo ammetto: ci vorrebbero almeno tre ore, e chi ce l’ha tutto questo tempo?
E la prossima volta che mi date un chilo e mezzo di rivista-pubblicità come allegato, ad esempio il sabato, giuro che non la prendo e la Repubblica delle donne la tiro in testa all’edicolante.
Il Corriere della Sera? Poco leggibile e accattivante, mi annoia già solo a guardarlo. Mi piace il Magazine, ma quindi è da comprare solo una volta a settimana.
Le risposte di Romano mi fanno sbadigliare, e il mielismo in generale credo sia la morte del giornalismo. Che ci posso fare.
Il Foglio mi diverte. Sul serio. Alcune rubriche sono da scompisciarsi, ma 4 paginette non valgono il prezzo che costa e, con tutto il bene, alle volte penso alla puntata di Report sul finanziamento ai quotidiani e la voglia di dare un euro a Ferrara mi passa del tutto.
Il Riformista, che vorrebbe essere il Foglio di sinistra, o qualcosa di simile, sul serio non ce la fa a raggiungere una soglia minima di decenza: una delle ultime volte che l’ho acquistato, in 4 pagine ho trovato una decina d’errori.
Del Messaggero m’importa poco, poi ho quasi vergogna di chiederlo al mio edicolante. Se però è un giornale decente, fatemelo sapere. Lo stesso vale per La Stampa.
Ci sarebbe Libero. Ma non so se definirlo giornale.
Che resta? Il Mattino di Napoli. Mio dio. Stendiamo un telone pietoso. Interessante come una partita a briscola tra vecchietti. Anche se alle volte mi piacciono le pagine di politica estera. Ma forse sto invecchiando.
Quando proprio voglio farmi le grasse risate, Compro Napoli più o Cronache di Napoli.
Il primo costa pure solo 50 centesimi, e sono ben spesi perché almeno sai che è successo nel tuo quartiere, giochi a trovare gli errori di ortografia e tutto questo ti tiene sempre attivo il cervello.
Per il secondo, invece, il gioco è contare o indovinare quante facce di camorristi o latitanti ci saranno nelle pagine interne.

Poi dicono che i quotidiani di carta non moriranno. Se non si danno una mossa, sono già belli che defunti.


giovedì 3 maggio 2007

Io so chi siete e che volete

Qualche giorno fa passeggiavo sotto la pioggia con un amico che ad un certo punto mi fa: “ma tu come fai a sapere come le persone arrivano sul tuo blog?”.
Io, con gli occhiali già mezzo appannati e l’aria di chi la sa lunga, gli ho confessato il mio segreto: il contatore di heracleum, che è qui sul blog in basso a sinistra, e mi permette di farmi un po’ i cavoli di quelli che passano da queste parti.
Lo pescai ormai quasi due anni fa sul blog di Noemi, lei chissà dove, ma fatto sta che da quel momento questo simpatico boxerino mi è servito spesso come utile spunto per scrivere sproloqui, inventarmi articoletti, prendere in giro la varia umanità che visita “Falsi movimenti”.
Molto spesso, però, questo apparecchietto mi ha dato anche momenti di grande sconforto: me ne dà quasi ogni giorno, ora che ci penso.
Ogni tanto ci rivedo vecchi amici e blog che ho linkato qui a sinistra, e questo è un bene, ma molto spesso gente che viene qua sopra a cercare cose assurde, frivole, pazzesche, spesso inutili, ancor più spesso sporcaccione.
Insomma, già me l’immagino il sedicenne brufoloso alla ricerca quotidiana di parti anatomiche femminili, di rapporti incestuosi o nel tentativo di imbrogliare al suo gioco on line preferito. Ne arrivano almeno dieci o quindici al giorno, così. Facciamo pure venti.
Gli altri, spesso, cercano foto che non ho mai messo, o cose un po’ zozze che non mi va nemmeno tanto di ripetere e che non ricordo di aver mai scritto. O quelle pubblicità delle suonerie che odio tanto. Misteri di Google.
Alcuni vogliono letteratura, libri che ho letto e citato in passato, cercano qualcosa su Wenders, di cui qualche volta ho scritto. Qualcuno arriva alla ricerca di canzoni, qualcun altro semplicemente seguendo il rapace del mio nick.  
Molti sono gli amici, di lunga data e non: vi tengo sott’occhio, mi leggete ed io vi leggo. Mi date un input rapido e immediato: vi vedo a sinistra, un click e sono subito da voi. Questo anche è il bello del web
Però alla fine son contento. Contento di sapere che qualcuno ha cercato qualcosa di interessante che non ho scritto, ma è arrivato comunque qui sopra, e un po’ per fargli un favore, un po’ per farlo a me stesso spesso decido di scrivere proprio su quel determinato argomento.
E poi, in generale, mi fa piacere sapere cosa passa per la testa di quelli che vengono a visitarmi. Cosa cercavano quando sono naufragati da queste parti.
Alcuni ci arrivano direttamente facendo il mio nome, o quello del blog, o nome e cognome più blog. Ne deduco che sto diventando sempre più famoso, questo aumenta a dismisura il mio ego.
E poi ci sono i click sconosciuti, quelli che mi attirano di più. E che non saprò mai. Gente che magari mi segue da un po’, che resta nell’ombra, che non mi commenta. Che magari ‘ste pagine se le spulcia ed è davvero interessata a quello che scrivo. Ma forse mi sto esaltando più del dovuto, meglio lasciar perdere.
Meglio continuare a scrivere, di cose un po’ più interessanti, lasciando da parte queste sterili elucubrazioni mentali.
Una cosa ci tengo a precisarla però. Tu che ogni giorno, puntuale, passi di qua, ti avverto: sulle mie pagine, foto di Antonella Elia non ne troverai mai.

Io so chi siete e che volete

Qualche giorno fa passeggiavo sotto la pioggia con un amico che ad un certo punto mi fa: “ma tu come fai a sapere come le persone arrivano sul tuo blog?”.
Io, con gli occhiali già mezzo appannati e l’aria di chi la sa lunga, gli ho confessato il mio segreto: il contatore di heracleum, che è qui sul blog in basso a sinistra, e mi permette di farmi un po’ i cavoli di quelli che passano da queste parti.
Lo pescai ormai quasi due anni fa sul blog di Noemi, lei chissà dove, ma fatto sta che da quel momento questo simpatico boxerino mi è servito spesso come utile spunto per scrivere sproloqui, inventarmi articoletti, prendere in giro la varia umanità che visita “Falsi movimenti”.
Molto spesso, però, questo apparecchietto mi ha dato anche momenti di grande sconforto: me ne dà quasi ogni giorno, ora che ci penso.
Ogni tanto ci rivedo vecchi amici e blog che ho linkato qui a sinistra, e questo è un bene, ma molto spesso gente che viene qua sopra a cercare cose assurde, frivole, pazzesche, spesso inutili, ancor più spesso sporcaccione.
Insomma, già me l’immagino il sedicenne brufoloso alla ricerca quotidiana di parti anatomiche femminili, di rapporti incestuosi o nel tentativo di imbrogliare al suo gioco on line preferito. Ne arrivano almeno dieci o quindici al giorno, così. Facciamo pure venti.
Gli altri, spesso, cercano foto che non ho mai messo, o cose un po’ zozze che non mi va nemmeno tanto di ripetere e che non ricordo di aver mai scritto. O quelle pubblicità delle suonerie che odio tanto. Misteri di Google.
Alcuni vogliono letteratura, libri che ho letto e citato in passato, cercano qualcosa su Wenders, di cui qualche volta ho scritto. Qualcuno arriva alla ricerca di canzoni, qualcun altro semplicemente seguendo il rapace del mio nick.  
Molti sono gli amici, di lunga data e non: vi tengo sott’occhio, mi leggete ed io vi leggo. Mi date un input rapido e immediato: vi vedo a sinistra, un click e sono subito da voi. Questo anche è il bello del web
Però alla fine son contento. Contento di sapere che qualcuno ha cercato qualcosa di interessante che non ho scritto, ma è arrivato comunque qui sopra, e un po’ per fargli un favore, un po’ per farlo a me stesso spesso decido di scrivere proprio su quel determinato argomento.
E poi, in generale, mi fa piacere sapere cosa passa per la testa di quelli che vengono a visitarmi. Cosa cercavano quando sono naufragati da queste parti.
Alcuni ci arrivano direttamente facendo il mio nome, o quello del blog, o nome e cognome più blog. Ne deduco che sto diventando sempre più famoso, questo aumenta a dismisura il mio ego.
E poi ci sono i click sconosciuti, quelli che mi attirano di più. E che non saprò mai. Gente che magari mi segue da un po’, che resta nell’ombra, che non mi commenta. Che magari ‘ste pagine se le spulcia ed è davvero interessata a quello che scrivo. Ma forse mi sto esaltando più del dovuto, meglio lasciar perdere.
Meglio continuare a scrivere, di cose un po’ più interessanti, lasciando da parte queste sterili elucubrazioni mentali.
Una cosa ci tengo a precisarla però. Tu che ogni giorno, puntuale, passi di qua, ti avverto: sulle mie pagine, foto di Antonella Elia non ne troverai mai.

mercoledì 2 maggio 2007

Qui c'è qualcosa che non va

E mentre uno nel cortile del palazzo continua a gridare: "Milan, Milan, vaffanculo", mi riscopro particolarmente felice per questa vittoria.
Misteri dello sport e dello spirito d'italianità? Mah, non so.
So solo che stasera non mi danno tanto fastidio le smorfie di Pippo Inzaghi, né la flemma spocchiosa di Andrea Pirlo. Mi risulta simpatico pure nasone Tassotti, lì seduto accanto al grande Carletto. Mi ritrovo a ripensare con ammirazione alle prodezze del prossimo pallone d'oro, Kakà, e alla prestazione da gladiatore del solito ringhio Gattuso.
Al secondo e al terzo gol ho anche urlato, pensa te.
E ora ad Atene, con un vago sentore di deja vu.

(Gazzetta, Youtube)

Qui c'è qualcosa che non va

E mentre uno nel cortile del palazzo continua a gridare: "Milan, Milan, vaffanculo", mi riscopro particolarmente felice per questa vittoria.
Misteri dello sport e dello spirito d'italianità? Mah, non so.
So solo che stasera non mi danno tanto fastidio le smorfie di Pippo Inzaghi, né la flemma spocchiosa di Andrea Pirlo. Mi risulta simpatico pure nasone Tassotti, lì seduto accanto al grande Carletto. Mi ritrovo a ripensare con ammirazione alle prodezze del prossimo pallone d'oro, Kakà, e alla prestazione da gladiatore del solito ringhio Gattuso.
Al secondo e al terzo gol ho anche urlato, pensa te.
E ora ad Atene, con un vago sentore di deja vu.

(Gazzetta, Youtube)

Come ti salvo il pomodoro

"A combination of global warming and diminishing rainfall could turn a third of Italy into a desert within 50 years, according to the Organisation for New Technology, Energy and the Environment.
In order to safeguard the tomato, the cornerstone of Italian cuisine, scientists have cross-bred a variety that can grow in a quarter of the water that is normally needed
".
Per salvare il pomodoro italiano dalla progressiva desertificazione della penisola, dal riscaldamento globale e da una rapida e sicura scomparsa, ecco che un gruppo di scienziati ne crea uno meno esigente, che per crescere necessita solo di un quarto dell'acqua di cui hanno bisogno i pomodori normali.
Spaghetti, pizza e lasagna, non avete nulla da temere.
Malcolm Moore sul Daily Telegraph.


(Daily Telegraph)

Come ti salvo il pomodoro

"A combination of global warming and diminishing rainfall could turn a third of Italy into a desert within 50 years, according to the Organisation for New Technology, Energy and the Environment.
In order to safeguard the tomato, the cornerstone of Italian cuisine, scientists have cross-bred a variety that can grow in a quarter of the water that is normally needed
".
Per salvare il pomodoro italiano dalla progressiva desertificazione della penisola, dal riscaldamento globale e da una rapida e sicura scomparsa, ecco che un gruppo di scienziati ne crea uno meno esigente, che per crescere necessita solo di un quarto dell'acqua di cui hanno bisogno i pomodori normali.
Spaghetti, pizza e lasagna, non avete nulla da temere.
Malcolm Moore sul Daily Telegraph.


(Daily Telegraph)

martedì 1 maggio 2007

Pro Rivera

Poche storie: il concerto di questo primo maggio è stato davvero bello.
Casino Royale, Enzo Avitabile, Avion Travel e Mauro Pagani accompagnato da Sarcina e Agnelli sono stati davvero degli ottimi momenti musicali, finora. Parere personale. Gli Afterhours, poi, come sempre di un altro pianeta.
Ma non voglio perdermi in chiacchiere sui protagonisti musicali. Vorrei invece soffermarmi sulla piccola polemica che si è scatenata a latere della manifestazione.
Protagonista Andrea Rivera, noto soprattutto per essere il citofonista del programma di Serena Dandini, ma anche comico intelligente dalle battute poco politically correct. Infatti, in apertura di concerto, ne ha dette un paio che hanno fatto innervosire un po' tutti. E quando mai. Vietato toccare la religione o la chiesa, altrimenti si scatena un putiferio.
"Il Papa ha detto che non crede nell'evoluzionismo. Sono d'accordo, infatti la chiesa non si è mai evoluta". E poi:  "Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, a Franco e per uno della banda della Magliana. E' giusto così, assieme a Gesù Cristo non c'erano due malati di Sla, ma c'erano due ladroni".
Per queste due battute, il finimondo. Critiche da tutte le parti, soprattutto dai sindacati, dimostratisi ovviamente sempre più succubi di una chiesa che, anche quando non interviene in prima persona, è sempre più vincolante e presente in tutte le questioni pubbliche che non le competono.
"Dichiarazioni molto stupide". "Frasi del tutto inopportune", hanno detto i sindacati. Ma pensassero alle loro, di frasi stupide e inutili. Senza chinare il capo, scodinzolare rivolti verso il Vaticano e mostrarsi così fintamente moralisti e bigotti.
Pensassero al vero e principale messaggio alla base di questo primo maggio: basta morti bianche, basta incidenti sul lavoro, basta stragi nei cantieri, basta con tutto questo.
Altro che Chiesa, altro che critiche ad un giovane che, su quel palco, ha detto la sacrosanta verità. Vergogna.


(la Repubblica)

Pro Rivera

Poche storie: il concerto di questo primo maggio è stato davvero bello.
Casino Royale, Enzo Avitabile, Avion Travel e Mauro Pagani accompagnato da Sarcina e Agnelli sono stati davvero degli ottimi momenti musicali, finora. Parere personale. Gli Afterhours, poi, come sempre di un altro pianeta.
Ma non voglio perdermi in chiacchiere sui protagonisti musicali. Vorrei invece soffermarmi sulla piccola polemica che si è scatenata a latere della manifestazione.
Protagonista Andrea Rivera, noto soprattutto per essere il citofonista del programma di Serena Dandini, ma anche comico intelligente dalle battute poco politically correct. Infatti, in apertura di concerto, ne ha dette un paio che hanno fatto innervosire un po' tutti. E quando mai. Vietato toccare la religione o la chiesa, altrimenti si scatena un putiferio.
"Il Papa ha detto che non crede nell'evoluzionismo. Sono d'accordo, infatti la chiesa non si è mai evoluta". E poi:  "Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, a Franco e per uno della banda della Magliana. E' giusto così, assieme a Gesù Cristo non c'erano due malati di Sla, ma c'erano due ladroni".
Per queste due battute, il finimondo. Critiche da tutte le parti, soprattutto dai sindacati, dimostratisi ovviamente sempre più succubi di una chiesa che, anche quando non interviene in prima persona, è sempre più vincolante e presente in tutte le questioni pubbliche che non le competono.
"Dichiarazioni molto stupide". "Frasi del tutto inopportune", hanno detto i sindacati. Ma pensassero alle loro, di frasi stupide e inutili. Senza chinare il capo, scodinzolare rivolti verso il Vaticano e mostrarsi così fintamente moralisti e bigotti.
Pensassero al vero e principale messaggio alla base di questo primo maggio: basta morti bianche, basta incidenti sul lavoro, basta stragi nei cantieri, basta con tutto questo.
Altro che Chiesa, altro che critiche ad un giovane che, su quel palco, ha detto la sacrosanta verità. Vergogna.


(la Repubblica)

Do you really want to hurt me?

Boy George arrestato per aver incatenato un modello al muro.

(la Repubblica)

Do you really want to hurt me?

Boy George arrestato per aver incatenato un modello al muro.

(la Repubblica)