La mia intervista a Ernest van der Kwast, sul blog Isbn:
1- Quando hai deciso di scrivere L’ombelico di Giovanna?
Credo sia stato anni fa. Vivevo a Bolzano e aspettavo un treno che mi portasse verso nord, tra le montagne. Al binario 6 c’era un altro treno, fermo: un Intercity in partenza per Lecce. Dagli altoparlanti veniva una voce, che elencava tutte le stazioni in cui il treno si sarebbe fermato: “Ora, Mezzocorona, Trento, Rovereto, Verona Porta Nuova, Mantova…”.
Era come ascoltare qualcosa di magico, una poesia composta da nomi di città. Rimasi subito stregato. Il treno faceva un viaggio di 13 ore attraverso ben 37 stazioni! Era come una Transiberiana, solo che era in Italia, dal profondo nord al profondo sud. Non sono andato al binario 6 a prendere quell’Intercity, ma nel viaggio in treno attraverso le montagne ho iniziato a fantasticare su un libro in cui un uomo anziano un giorno si metteva in viaggio verso Lecce, verso la sua terra natia, la sua giovinezza, il suo primo vero amore.
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