martedì 16 maggio 2006

Serra sul caso Moggi

Sul caso Moggi e l'etica pubblica uno splendido Michele Serra, su "la Repubblica" di ieri.
Ecco alcuni dei passaggi più importanti:
"Sono del tutto mancate, per l'ennesima volta, le misure di prudenza, di intelligenza pubblica, spesso di semplice buon senso che permettono di vivere in comunità limitando i danni e gli spaventi.




Queste misure, qui come altrove, si chiamano etica pubblica. Servono a stoppare prima, e non dopo, le cattive intenzioni, a isolare le persone poco raccomandabili o quantomeno a non emularle, a non trasformarle in esempi ammirevoli (...) Che Moggi abbia o non abbia orientato gli arbitri, e con essi i risultati delle partite, se cioè abbia o non abbia commesso il reato di frode, è questione che riguarda le magistrature (sportiva e ordinaria). Ma che un dirigente della prima società di calcio del Paese, per anni, abbia intrattenuto rapporti assidui e confidenziali con i designatori arbitrali, è cosa eticamente gravissima a prescindere dalla presenza di un reato".

E conclude:
"Luciano Moggi era temutissimo, chiacchieratissimo, ma anche molto ammirato: perché vinceva molto, e perché era potente. Ecco, forse basterebbe, per cominciare a rimediare almeno un poco all'analfabetismo etico di questo paese, confutare energicamente questa idea, non so se più stupida o più disgustosa, che ricchezza e potere giustifichino tutto".


L'intero articolo è qui.

(la Repubblica)

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