giovedì 24 novembre 2005

Schiavo dei videogames

Il futuro della letteratura italiana è non sembra essere dei più entusiasmanti, soprattutto se Niccolò Ammaniti, uno dei giovani scrittori più affermati e amati dal pubblico giovanile, afferma di essere stato, per un periodo, talmente schiavo dei videogiochi da non riuscire più a scrivere libri.
Francamente, leggere simili notizie è davvero avvilente. Sapere che colui che viene ritratto come uno dei migliori scrittori italiani della nuova generazione non riusciva a staccarsi dalla Playstation fa un po' cadere le braccia. Già lo immagino, lo "scrittore", davanti a Tomb Raider o Grand Theft Auto fino alle tre di notte, a sparare ai mostri che barcollano sullo schermo, rubare automobili senza rimorsi  e ammazzare con leggerezza i passanti per strada. Con le dita che si muovono frenetiche sul joypad, mentre supera un livello dopo l'altro e finisce l'ultimo videogioco sparatutto.
"Ho dovuto giurare che finché non finivo il libro smettevo: avevo capito che stavo diventando veramente dipendente, al punto che mi svegliavo la mattina e pensavo nei termini dell'altro mondo, era come se sloggiassi dal gioco per poter vivere qualche ora nella vita normale per poi tornare al mondo reale, quello del videogioco...".
Davvero commovente, la sua storia. E la scrittura? Abbandonata in un angolo, dimenticata fino al prossimo pseudoromanzo Einaudi che venderà milioni di copie in tutto il mondo. Il prossimo sottoprodotto editoriale che, con la giusta campagna proporzionale e le lobbies culturali a fare pressione, si venderà come le mele al mercato.
A proposito di mele, un paragone agricolo forse è possibile farlo, ma in positivo: io credo che la letteratura sia una cosa da coltivare, giorno dopo giorno. Leggendo, leggendo e leggendo ancora. Non ci si improvvisa scrittori e, soprattutto, giocare alla Playstation tutto il giorno non aiuta certo ad affinare gli strumenti linguistici e lessicali che permettono alla scrittura di elevarsi qualitativamente. Forse sbaglio, ma credo che sia così: bisogna tenere allenata la mente, renderla sempre più ricettiva e predispota a fare letteratura, e questo avviene solo leggendo continuamente. Poi serve esercizio di scrittura, certo, ma secondo me è nullo senza una solida base di testi letti lungo l'arco di una vita.
Si devono leggere migliaia di libri prima di decidere che è giunto il momento di passare dall'altra parte, davanti al foglio bianco, e scrivere un romanzo. Ammaniti ci dice che non riusciva più a scrivere perché pensava solo ai videogames. Non riusciva a scrivere? E a leggere, non ci pensava? Sembra di no, quindi. Ed è questa la cosa più triste, secondo me: la scrittura improvvisata da scrittori improvvisati, senza cultura e senza passione, che si riflette poi nel desolante paesaggio editoriale italiano, nel livello mediocre dei best-seller, nelle basse aspettative del pubblico e nei milioni di libri inutili che affollano le librerie.
Tutti scrivono, vogliono scrivere, e nessuno legge. Proprio nessuno no, forse. Ma sicuramente sono in pochi a prendere in mano i classici della letteratura e della poesia, mentre i libri che vendono milioni di copie sono quasi sempre immondizia editoriale.


(la Repubblica)

10 commenti:

  1. Mammamia, quanto siamo severi. :)
    Per quel che ne so molti dei grandi scrittori di questo secolo - e di quello precedente -furono "dipendenti" da incubi ben più degradanti e annichilenti di una Playstation; l'assioma secondo il quale chi ama videogiocare non possa - per forza di cose - essere un buono scrittore mi pare, in fin dei conti, un po' azzardato.
    E Ammaniti non è poi così terrificante, via.

    Ciao

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  2. Mammamia, quanto siamo severi. :)
    Per quel che ne so molti dei grandi scrittori di questo secolo - e di quello precedente -furono "dipendenti" da incubi ben più degradanti e annichilenti di una Playstation; l'assioma secondo il quale chi ama videogiocare non possa - per forza di cose - essere un buono scrittore mi pare, in fin dei conti, un po' azzardato.
    E Ammaniti non è poi così terrificante, via.

    Ciao

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  3. Io ho detto che mi sembra squallido che uno scrittore mi venga a dire che non riesce a scrivere un romanzo perché dipendente da una playstation.
    Se videogiochi ininterrottamente non solo non hai tempo per scrivere, ma neanche per leggere.
    E credo che alla base del lavoro dello scrittore ci sia soprattutto la lettura. Certo, se hai un padre professore e molti appoggi puoi anche improvvisarti e pubblicare tranquillamente per Einaudi, ma secondo me non è un buon approccio alla letteratura.
    No, a me Ammaniti non piace proprio, ma ho letto solo "Io non ho paura". Mi hanno detto che in altri romanzi ha una buona dose di ironia.
    Saluti.

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  4. Io ho detto che mi sembra squallido che uno scrittore mi venga a dire che non riesce a scrivere un romanzo perché dipendente da una playstation.
    Se videogiochi ininterrottamente non solo non hai tempo per scrivere, ma neanche per leggere.
    E credo che alla base del lavoro dello scrittore ci sia soprattutto la lettura. Certo, se hai un padre professore e molti appoggi puoi anche improvvisarti e pubblicare tranquillamente per Einaudi, ma secondo me non è un buon approccio alla letteratura.
    No, a me Ammaniti non piace proprio, ma ho letto solo "Io non ho paura". Mi hanno detto che in altri romanzi ha una buona dose di ironia.
    Saluti.

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  5. La storia della dipendenza a me pare più una nota aneddotica che un elemento su cui fondare un'analisi ragionevole del panorama letterario italiano. Credo anche che spiegare a se stessi il successo di un prodotto sgradito, costruendo facili dietrologie, ("molti appoggi", " le lobbies") non sia esattamente molto saggio. Hai visto mai che, invece, quel prodotto semplicemente piaccia, agli altri. A molti altri.
    Noto anche, tra le righe, un riferimento ad un più generale, presunto e insopportabile, cortocircuito tra cultura alta (letteratura) e passatempo popolari (videogioco), che nelle tue pagine torna spesso (riemergendo anche nel tuo frequente liquidare con sufficienza una TV "bestia-immonda") e che io rifiuto in toto. Ma questo conta poco.
    Niente, un post un po' stonato questo qui, secondo me. Ecco.
    :)

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  6. La storia della dipendenza a me pare più una nota aneddotica che un elemento su cui fondare un'analisi ragionevole del panorama letterario italiano. Credo anche che spiegare a se stessi il successo di un prodotto sgradito, costruendo facili dietrologie, ("molti appoggi", " le lobbies") non sia esattamente molto saggio. Hai visto mai che, invece, quel prodotto semplicemente piaccia, agli altri. A molti altri.
    Noto anche, tra le righe, un riferimento ad un più generale, presunto e insopportabile, cortocircuito tra cultura alta (letteratura) e passatempo popolari (videogioco), che nelle tue pagine torna spesso (riemergendo anche nel tuo frequente liquidare con sufficienza una TV "bestia-immonda") e che io rifiuto in toto. Ma questo conta poco.
    Niente, un post un po' stonato questo qui, secondo me. Ecco.
    :)

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  7. i libri di Ammaniti fanno tutti schifo, tranne io non ho paura, che chiaramente non ha scritto lui.
    ugh ho parlato

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  8. i libri di Ammaniti fanno tutti schifo, tranne io non ho paura, che chiaramente non ha scritto lui.
    ugh ho parlato

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  9. Non so, Danilo, ma l'attuale panorama letterario italiano mi disgusta, e non poco.
    Ammaniti, Baricco, Mazzantini e altri, per me sono immondizia letteraria. Non ho letto l'intera loro bibliografia, ma mi è bastato poco per capire di non volere mai più leggere una solo loro riga.
    Al di là delle facili dietrologie, tu come la spieghi la sua pubblicazione per Einaudi? Non preoccuparti, i meriti c'entrano poco...il prodotto piace a molti altri perché è quello che viene offerto loro in dosi massicce. Pubblica per Einaudi, ricorda, è ovvio che venda lui più di altri che pubblicano per case editrici semisconosciute.
    E poi, tu ti affidi al pubblico italiano? Quello che, in media, legge 3-4 libri all'anno? E' ovvio che Ammaniti possa piacere, allora.
    Sulla tv, forse mi trovi facilmente aggressivo perché davvero non sopporto nulla di quello che vedo sul piccolo schermo, a parte C.S.I e le partite di calcio.
    Buonanotte, speriamo di organizzarci per l'inizio della prossima settimana.

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  10. Non so, Danilo, ma l'attuale panorama letterario italiano mi disgusta, e non poco.
    Ammaniti, Baricco, Mazzantini e altri, per me sono immondizia letteraria. Non ho letto l'intera loro bibliografia, ma mi è bastato poco per capire di non volere mai più leggere una solo loro riga.
    Al di là delle facili dietrologie, tu come la spieghi la sua pubblicazione per Einaudi? Non preoccuparti, i meriti c'entrano poco...il prodotto piace a molti altri perché è quello che viene offerto loro in dosi massicce. Pubblica per Einaudi, ricorda, è ovvio che venda lui più di altri che pubblicano per case editrici semisconosciute.
    E poi, tu ti affidi al pubblico italiano? Quello che, in media, legge 3-4 libri all'anno? E' ovvio che Ammaniti possa piacere, allora.
    Sulla tv, forse mi trovi facilmente aggressivo perché davvero non sopporto nulla di quello che vedo sul piccolo schermo, a parte C.S.I e le partite di calcio.
    Buonanotte, speriamo di organizzarci per l'inizio della prossima settimana.

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