mercoledì 25 maggio 2005

Le conseguenze dell'amore, di Paolo Sorrentino

Rispondo a chi mi suggeriva la visione del film "Le conseguenze dell'amore". E' una pellicola che ho visto proprio poche settimane fa, e devo dire che mi ha davvero piacevolmente sorpreso.

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Le conseguenze dell'amore”, unico film italiano in concorso al Festival di Cannes 2004 e vincitore di cinque David di Donatello, è il secondo lungometraggio di Paolo Sorrentino, talentuoso regista napoletano, che aveva già impressionato felicemente pubblico e critica con “L’uomo in più”, del 2001.

A metà strada tra il noir, la commedia sentimentale e il dramma psicologico, il film appassiona e coinvolge sia nella prima parte, quando la macchina da presa insegue il misterioso protagonista nel suo piccolo mondo, sia nella seconda, quando la pellicola prende una strada più dinamica e movimentata. Lo stile del regista, molto personale e ricco di citazioni (riusciamo a intravedere, in alcune inquadrature, richiami a Kubrick, Antonioni, Wenders) riempie ogni inquadratura e colpisce per l’eleganza geometrica e la funzionalità di ogni ripresa, unite a numerose invenzioni stilistiche di grande spessore artistico.

Ogni scena, ogni singola inquadratura si tiene con l’altra in un tutt’uno coerente e coeso; senza mai strafare, riuscendo sempre a mescolare le giuste dosi di originalità e armonia narrativa, Paolo Sorrentino usa la macchina da presa come un perfetto giocoliere dell’immagine.

Ne deriva un’opera filmica estremamente suggestiva e poetica: ogni fotogramma è denso e ricco di significati, ogni ripresa studiata nei minimi dettagli, dando sempre la priorità al linguaggio delle forme geometriche, oppure sconvolgendo l’occhio dello spettatore muovendosi lungo linee e percorsi contorti e particolari.

Superba la prova di Toni Servillo, attore di teatro dall'immenso talento, capace di calarsi alla perfezione nella difficile parte del commercialista taciturno e scontroso e di Olivia Magnani, splendida nipote d’arte dagli occhi color del mare.
Molto bravi anche Adriano Giannini che interpreta Valerio, giovane e immaturo fratello di Titta passato a trovarlo in albergo prima di partire per i Caraibi, e Raffaele Pisu, strepitoso nella parte del nobile decaduto, amante del gioco d’azzardo, che ha sperperato l’intera fortuna al tavolo verde e desidera morire in modo rocambolesco
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Particolare citazione, infine, merita la colonna sonora (Lali Puna, Mogwai, James, Terranova), che mescola sapientemente musica classica e rock alternativo, elettronica e intermezzi minimalisti, fino alla splendida “Rossetto e cioccolata” cantata da Ornella Vanoni.

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A breve troverete la mia recensione completa sul sito www.lankelot.com. Sempre all'interno del caffè letterario è possibile, intanto, leggere due splendidi interventi, di Enrico Campofreda e Jeffrey Beaumont, su uno dei migliori film della passata stagione.

(Lankelot)

3 commenti:

  1. l'ho fortunatamente recuperato al cineam questa settimana ed e' davvero sorprendente per la sua bellezza
    grande cast (immeso servillo) ma sulla bravura di Giannini non mi sento di concordare con te.

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  2. anch'io l'ho trovato notevole. se ti va, puoi passare qui per leggere qualche mia considerazione

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  3. Dust - Notevoli le tue considerazioni. complimenti.

    Avag - Io l'ho trovato bravo, pensa che stiamo parlando di un attore spesso mediocre.

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