martedì 19 aprile 2005

Habemus Papam

Tutti i blog ne parlano. E dovrebbero essere i più liberi dalle logiche mediali e dai criteri che regolano la diffusione delle notizie sugli altri mezzi di comunicazione. Anch'io, per primo, ne ho parlato. Fa notizia. Il Papa, la sua morte, la nuova elezione di Ratzinger. E' la notizia. Questo non è un male, anzi, lo trovo logico. Meno logica, quasi inconcepibile, è l'imponente macchina mediatica che si è mossa per riprendere l'elezione, e ancor di più la morte del precedente Papa. La stessa macchina che, dopo aver ripreso la fumata di oggi, piano piano si allontanerà dalle faccende di Chiesa, dal Papa e dalla religione.


Di questi ultimi mesi ricorderò soprattutto l'agonia di Giovanni Paolo in diretta tv, gli aggiornamenti minuto per minuto sulla sua situazione, le false speranze affidate ai più improbabili opinionisti, i potenti del video che sembravano tirare i piedi del povero pontefice, ricercando nel loro vocabolario finte parole di cordoglio e commozione.
Trovo tutto questo orribile. Ecco, il solo ricordo dell'immensa fila di fedeli che scattava foto ad un morto, dei dibattiti inutili e retorici, della cinica riunione di potenti presente al suo funerale, delle fiction meschine oggi in giro sulle nostre tv, mi fa venire il voltastomaco.
Non intendo essere moralista o apocalittico, ma alle volte credo proprio che il mondo vada al contrario.


Gente che non andava in Chiesa da anni si è messa in fila per ore, per salutare per l'ultima volta una persona che non aveva mai considerato, quand'era in vita: ma in questo modo non avrebbe potuto inviare mms agli amici. Per non parlare dei giganti della terra: erano tutti lì, a compiangere un Papa che, quand'era in vita e supplicava un minimo di pace e fratellanza, non l'hanno mai ascoltato. Una volta morto, però, erano tutti in prima fila, a fingere partecipazione, a far finta di volersi bene, per tornare a bombardarsi il giorno dopo, esportare armi, sfruttare bambini, far morire di fame popolazioni africane. C'erano tutte le tv, però: l'importante era apparire come personaggi uniti dal dolore, tutti d'amore e d'accordo come voleva il Papa.


Ora che è stato eletto il nuovo Pontefice, mentre le figurine del precedente vanno a gonfie vele, sono tutti più felici. Felici di vederlo in tv, di essere in piazza tra la gente a fare festa, di parlarne al bar con gli amici come se si trattasse dell'ultima partita di calcio e a scriverne sui blog, come faccio io. Sarò in malafede, ma credo che una buona parte delle persone in piazza, a Roma, ci sia andata seguendo un inconscio tam tam mediatico, vittima del richiamo occulto delle telecamere di mezzo mondo.


Mi rendo conto che nella nostra epoca le parole principali, quando si parla di religione, sono secolarizzazione e laicizzazione. La fede non esiste più, o meglio, si evolve mutando in nuove forme: pochi credono davvero in Dio e c'è poco amore nei confronti dell'istituzione Chiesa. E' sempre più evidente quanto gli intermediari non siano all'altezza di Dio. La preghiera personale, se c'è, è sporadica, ancor meno il desiderio di andare a messa. Pochissimi si attengono ai dettami della religione cattolica, tutti la interpretano in una visione sempre più laica e relativa. E' la fine di un cattolicesimo che, ai miei occhi, non attira più nessuno, risulta antico e primitivo nelle idee ed è visibile solo quando è inserito nel circuito dei media. Forse mi sbaglio. Me lo auguro, per tutti i cattolici. Io non so se credere in Dio, ma vorrei tanto che chi si considera cattolico cerchi di esserlo sempre al cento per cento, e non lo diventi per conquistare qualche punto in più di share o per dire agli amici al paese: "ragazzi, mi avete visto in tv, anche io sono andato a salutare il Papa".

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