Nuova condanna per la Russia: la Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata a proposito della sparizione e la probabile uccisione di numerosi civili ceceni negli ultimi anni.
Diverse le sentenze emesse ieri dai giudici di Strasburgo: tra queste risalto particolare meritano quelle riguardanti la scomparsa nel 2002 di tre persone che abitavano nel distretto di Urus-Martan, e quella relativa alla sparizione di un abitante di Cechen Aul nel 2004.
In questi e in altri casi gli uomini – assicurano i testimoni oculari, i familiari delle vittime - sono stati prelevati dalle loro case nelle prime ore del mattino da uomini russi (o che parlavano russo) armati e in uniforme, e sono stati caricati su mezzi militari. Inoltre, la condanna è arrivata anche per non avere fornito le prove e i documenti che la Corte aveva richiesto.
A seguito di queste sentenze, la Russia è stata condannata a pagare ai familiari delle presunte vittime un totale di 177mila euro per violazione del diritto alla vita, per i trattamenti inumani e degradanti e per la mancanza di una inchiesta efficace dopo la loro scomparsa.
Questi soldi sono il risarcimento per le vittime di quelli che – stando a incredibili colpi di scena – sono alcuni dei tanti omicidi brutali compiuti dai soldati russi. Detenzione illegale, rapimenti, maltrattamenti e assassini di civili, soprattutto nel territorio Ceceno, continuano ad essere molto frequenti e quasi sempre impuniti.
Il problema delle sparizioni e delle uccisioni in Russia – e soprattutto in Cecenia, ancora frequente teatro di lotte e violenze nel silenzio mediatico generale – è stato spesso uno degli argomenti principali degli articoli e delle inchieste di Anna Politkovskaja, la giornalista russa del settimanale Novaja Gazeta, assassinata nel suo appartamento, in un quartiere centrale di Mosca il 7 ottobre del 2006. Ricordiamo che il tribunale di Mosca ha assolto tutti e quattro gli indagati dell’assassinio (due fratelli ceceni, Dzhabrail e Ibrahim Machmudov, un ex poliziotto moscovita, Sergej Chadzhikurbanov e il colonnello dei servizi segreti russi Pavel Rjaguzov).
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