Ricevo e pubblico, perché bisogna documentare quel che sta avvenendo tra Chiaiano e Marano.
Ore 20.00 - Un elicottero rimane fisso su un punto ben noto. Il rombo delle sue pale rende l’aria pesante, tesa, nulla in confronto a quello che si sta consumando un po’ più in là. Un primo cordone di polizia in tenuta antisommossa transenna la grande arteria stradale che porta alla rotonda “Rosa Dei Venti” di Marano. Sono poliziotti grandi, navigati, compatti non lasciano passare nessuno e si chiudono come un contagocce sempre più stretto.
Riusciamo ad arginare il primo blocco, siamo del posto e conosciamo un piccolo vialetto sterrato che bypassa il Bivio di Mugnano chiuso. Siamo più vicini al sit-in adesso. Scavalchiamo un cancello e ci troviamo al di là di quella che è stata battezzata “piazza”. Non lo è e non lo è mai stata, questa rotonda era chiamata il “Titanic” adesso sarà ribattezzata. Centinaia di persone la riempiono.
Un autobus è stato messo di traverso all’imbocco del Poggio Vallesana, dove da settimane c’è il presidio anti-discarica. La folla prosegue a perdita d’occhio verso il Corso di Marano, riempie gli spazi lasciati liberi dalla rotonda e si ferma troncata da un cordone di Poliziotti, Guardie di Finanza e Carabinieri. Questi sono più giovani del primo troncone, forse vorrebbero essere al di là della barricata, rimangono immobili. Cittadini e cittadini, separati da scudi e manganelli.
Il capopopolo è giovane ha un foulard colorato al collo, urla con il megafono di stare seduti. Qualcuno si sente male e cercano di fargli spazio, le guardie non arretrano e la tensione sale. Dopo un po’ – un po’ troppo – arriva l’ambulanza e le camionette sono costrette ad arretrare per farla passare. I manifestanti fanno passare le donne avanti, a loro il compito di fare da prima barriera.
Quelle madri possiamo star certi che da lì non si schioderanno.
di Marianna Sansone
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