"Capisco l'allarme sociale creato dalla presenza nella rete di contenuti violenti, illegali, pericolosi per i minori. Ma non capisco come questo allarme possa tradursi nella tentazione di "controllare" o "filtrare" la rete.
La questione viene discussa da anni in diverse sedi internazionali e dalla discussione sono fin qui emerse alcune conclusioni che mi sembrano valide per tutti i paesi liberi.
Primo, ciò che non si può e non si deve fare. Non è possibile imporre blocchi o filtri centralizzati: sarebbe politicamente sbagliato, oltre ad essere tecnicamente assai poco praticabile. Non è possibile, come invece sostenuto in una recente sentenza del tribunale di Aosta che ha fatto il giro del mondo, equiparare i gestori dei blog ai responsabili delle testate giornalistiche e quindi applicare nei confronti dei blogger le responsabilità (tipo omesso controllo in caso di diffamazione) previste dalla legge sulla stampa del 1948.
Secondo, ciò che si può e si deve fare. Bisogna promuovere l'informazione e l'educazione sull'importanza della rete e sulla necessità che utilizzandola siano rispettati alcuni principi generali (no all'incitamento all'odio, alla violenza e al razzismo; rispetto delle culture, delle religioni e delle minoranze; tutela dei minori). Bisogna coinvolgere i providers per rendere più efficace l'intervento repressivo quando vengono segnalati siti penalmente illegali.
L'importanza di Internet è destinata a crescere e al futuro dobbiamo guardare con ottimismo e fiducia, sapendo che i pericoli si combattono con la crescita della coscienza civile e con l'efficacia degli interventi di fronte a illeciti penali. Non con illusorie muraglie.
Paolo Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni.
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