martedì 18 novembre 2014

Quanto ci distraggono i social network?



Per scrivere questo post mi sono imposto di metterci mezz'ora, non di più. Già so che ce ne metterò almeno il doppio, perché:

- mi arriveranno alcune notifiche su facebook
- riceverò una mail di lavoro
- forse un messaggio su whatsapp
- improvvisamente mi verrà voglia di ascoltare una canzone su spotify
- poi leggerò un paio di pagine sul kindle
- e infine tornerò a scrivere questo post

Che i social network e molta della tecnologia che usiamo abbiano completamente cambiato la nostra vita e il nostro modo di interfacciarsi con gli altri è ormai fuori da ogni dubbio: sono stati scritti decine di testi sull'argomento, alcuni più apocalittici, altri maggiormente integrati. Se alcune ricerche ci dicono che i social network distraggono i giovani da altri vizi, altri ci confermano la loro pericolosità in termini di distrazione, per i giovani e per i meno giovani.

Da quando esistono i social network leggo meno libri, più articoli online, più estratti, più pdf, ma molti meno libri. Da quando esistono facebook e twitter e soprattutto da quando ho le applicazioni sullo smartphone, quindi più o meno da 3 anni, non c'è stato un giorno in cui io non abbia consultato i social network. La mia presenza sui social network, volendo quantificarla, varia da un'ora alle tre ore al giorno – io con i social ci lavoro, sia chiaro – ma in queste ore molto spesso sono indubbiamente distratto: dai post scemi del mio amico scemo, da un link acchiappaclick messo da una pagina fb che non ricordavo di seguire, da quella foto di quel vecchio amico che non ricordavo si fosse trasferito in Galles.

Tutto tempo sprecato? Difficile da dirsi, ma il più delle volte è sì, tempo sprecato. Ma per quante volte mi trattenga dal cliccare sul sederone di Kim Kardashian, per quanto provi a non farmi incuriosire da quel video in cui il cane mangia tutti i wurstel degli altri cani più grandi di lui, alla decima comparsa sulla mia timeline cadrò in tentazione e ci cliccherò. Mi capita sempre più spesso, e credo capiti a molte altre persone come me, che hanno cambiato la propria dieta mediatica senza volerlo, e le 12, 14 ore produttive durante la giornata sono costantemente intaccate da questi "detriti del web" che si accumulano in tutti gli account social. Evitare di sporcarsi è sempre più difficile, e distrarsi sempre più semplice. Alcuni usano applicazioni e tool per essere più produttivi, io non l'ho ancora fatto, ma non lo escludo.

L'approfondimento e la cura sembrano – mi si perdoni il taglio apocalittico – costantemente in pericolo, in vari campi, e tutto questo si ripercuote sulla nostra vita quotidiana. Siamo troppo distratti da troppe cose su troppi social network, alla ricerca perenne del click e della gratifica della condivisione apprezzata.  Quella che sentiamo sulle spalle, nel collo e nella testa è una sorta di sbronza di contenuti, un overload di informazioni non filtrate che nulla aggiungono e nulla tolgono alla nostra formazione e non offrono approfondimenti di qualità. Alle volte, quando finisce la giornata, sento il peso di tutta la deriva multitasking che ha preso la nostra vita, e mi sembra di non reggerla più.
Ma è solo un momento, ormai ci sono, ci siamo dentro ed è difficile uscirne fuori, a meno di non "suicidarsi dai social", cosa che sempre più persone fanno, per disintossicarsi e tornare ad essere liberi dai click e dagli share.


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