Da leggere assolutamente, dall'inizio alla fine.
Davvero complimenti.
(Mantellini)
Stanotte non ho proprio sonno, anche perché sto pensando e ripensando a due questioni che mi tormentano da qualche settimana a questa parte:
1) Dove andare in vacanza quest’estate e – soprattutto – con quali soldi;
2) Cercare o non cercare di smettere di fumare.
Due gran brutte gatte da pelare, insomma.
Poi ho fatto un paio di rapidi calcoli, e tutto mi è apparso immediatamente più chiaro.
Un pacchetto di Benson & Hedges (3,20 euro) ogni 2 giorni, sono quasi 50 euro a settimana (48, per la precisione, ma è sempre meglio abbondare).
In un anno, se la poca matematica fatta alle superiori non m’inganna, dovrebbero essere 576 euro.
Ecco, se avessi smesso di fumare a partire dalla scorsa estate, forse ora avrei i soldi per una nuova vacanza.
Almeno per avere una speranza di partenza.
Me tapino, me squattrinato. Sigh, sob.
Vorrei partire alle 8.44, con il buon vecchio diretto per Roma da Campi Flegrei.
Ho prenotato il giorno prima il biglietto in agenzia. Sono pronto.
Arrivo in stazione con 15 minuti d’anticipo, ma il treno non c’è più.
E’ stato soppresso dal 1° maggio. Che carini ad avvertire, questi di Trenitalia, fanno bene a cancellare l’unico diretto da Campi Flegrei per Roma e lasciarlo ancora in bella mostra sul sito. Complimenti.
Insieme a me, ci sono altre 2 o 3 presone incazzate come bisce, che bestemmiano in turco. Ci confortiamo a vicenda, con occhiate di compassione reciproca.
Non mi perdo d’animo, faccio l’integrazione e corro a prendere l’Intecity Plus delle 9.33.
Il mondo intero, però, ha deciso di concentrarsi bene per impedirmelo.
Prima il bigliettaio, che per digitare i codici del nuovo biglietto ci mette soltanto 30 secondi a lettera, poi la metropolitana che preferisce muoversi a passo d’uomo e fermarsi 5 – 6 volte senza motivo prima del capolinea.
Sono fuori casa da neanche un’ora e già sono madido di sudore, rosso di rabbia, parlo da solo come un pazzo.
Riesco comunque a salire sul treno, ovviamente perché in ritardo di un paio di minuti, mi siedo comodo e dormo per tutt’e due le ore di viaggio. Come un sasso.
Una volta a Roma, già so con precisione come muovermi per arrivare alla sede de “la Repubblica”: bus 714, 11 fermate, alla vista di un enorme palazzone con la scritta Habitat posso scendere e raggiungere il palazzo a specchi sede del prestigioso quotidiano.
Ovviamente, perdo il conto delle fermate ed entro nel panico. La scritta Habitat non la vedo, ma mi aiuta una signora.
Scendo. La vedo. La sede romana de “la Repubblica”.
Un grande palazzo con la scritta a specchi in Largo Fochetti: un paio di guardie all’entrata, borsa nel metal detector e la consegna di un badge magnetico per entrare da “privato” nella sede.
Ascensore, sesto piano e sono dal professore.
Vi tralascio i dialoghi precisi, ma vi assicuro che è stato disponibile e garbato, come sempre.
E insieme abbiamo scelto la tesi. Anzi due, per il momento.
Abbiamo semplicemente circoscritto il campo a due dei 5 spunti che gli avevo proposto, ma si tratta già di un grande passo in avanti.
Adesso, quindi, devo solo scegliere: le inchieste dei Muckrakers o la figura del giornalista Enzo Baldoni.
Speriamo che la notte mi porti consiglio.
Basta parlare di Moggi, basta.
Passiamo al calcio vero, ora, a quello giocato e a quello che inizieramo a giocare tra meno di un mese, in Germania.
Con tutto il clamore creatosi attorno alle intercettazioni telefoniche, nessuno ha riflettuto un po’ sulle scelte di Lippi per i prossimi mondiali.
Ovviamente, direte, perché con tutto questo processo mediatico ai danni di Moggi & co. Discutere dei convocati italiani per la trasferta tedesca sarebbe stato come parlare del gattino sull'albero mentre un branco di leoni inferociti si aggira per la città
Quindi, tutti i giornalisti a sguazzare nello scandalo e nessuno che si è interrogato sulla presenza di Materazzi nei 23 convocati.
Ma parliamone, dunque, che di cose da dire ce ne sono parecchie.
Non di pressioni, di telefonate, di orologi o di combine, ma solo delle qualità dei singoli giocatori che ci faranno sognare (speriamo) ai mondiali di Germania.
Su Buffon, Peruzzi e Amelia, nulla da ridire, per carità: il primo continua ad essere tra i migliori del mondo, nonostante un’annata non certo da incorniciare.
Il secondo dà sicurezza alla squadra e potrebbe essere un’ottima alternativa, data l’esperienza quasi ventennale tra i pali di squadre di mezz’Italia.
Il terzo, invece, è senza dubbio la rivelazione del campionato che si è appena concluso.
Con il suo Livorno, Amelia ha giocato una stagione indimenticabile – l’anno scorso, quando l’avevo io al fantacalcio, prendeva la media di 3 gol a partita, ma fa nulla – e ha meritato senz'altro la presenza in nazionale.
Dietro di loro il pur bravo De Sanctis, che quest’anno non ha brillato e partirà solo nel caso in cui qualcuno dei tre si faccia male prima del 2 giugno.
Riflettiamo un po’ sulla difesa, ora: andiamo in Germania con Cannavaro, Nesta, Zambrotta, Grosso, Materazzi, Barzagli, Zaccardo, Oddo.
Titolari dovrebbero essere, sicuramente, i primi quattro.
Preoccupa Nesta, però, che da qualche mesi sembra solo un lontano parente del difensore più forte del mondo che conoscevamo, e ci auguriamo che l’esperto Fabio riesca a svegliarlo e caricarlo a dovere per la sfida mondiale.
In panca come centrali, purtroppo, Lippi ha portato Materazzi, uno che non ha giocato quasi mai con l’Inter quest’anno e, quando è entrato, ha offerto prestazioni mediocri, fallose e ha segnato l'incredibile autogol da centrocampo contro l’Empoli, e Barzagli, uno bravo ma forse non ancora pronto per una così grande esperienza.
Sulle fasce, Zambrotta e Grosso sono delle sicurezze, ma quando non sono in giornata diventano inguardabili. Dietro di loro Oddo, che data la stagione meriterebbe forse di partire titolare, e l’inutile Zaccardo, un anonimo difensore di fascia (mi dicono che gioca nel Palermo) che si trova con i 23 non capisco bene per quale motivo.
Io, personalmente, avrei portato volentieri Pasqual.
Poi, centrocampo.
I tre titolari saranno probabilmente Camoranesi, Pirlo e Gattuso, giocatori che negli ultimi due mesi non hanno certo brillato per lucidità e freschezza fisica. Gattuso il cuore ce lo mette sempre, ma appunto è solo quello, mentre gli altri due mi sembrano effettivamente non al massimo.
Preferirei, quindi, vedere un De Rossi in campo dal primo minuto, al massimo della forma, mentre mi auguro che Perrotta mantenga la concretezza e la intelligenza tattica dimostrata con la Roma quest’anno. Su Barone, non mi pronuncio, ma avrei preferito altri giocatori, al suo posto.
Un paio di nomi? Su tutti Fiore e Morrone, inspiegabilmente ignorati, il primo capace di cambiare da solo una partita quando è in serata, il secondo molto bravo in interdizione e a proporsi anche in zona gol.
Ah, anche Totti è nella lista dei centrocampisti, ma dovrebbe essere inserito in quella dei grandi campioni, fortunatamente recuperati per i mondiali, nonostante gli interventi assassini dei difensori.
In attacco, invece, ovvie le convocazioni di Gilardino (devastante quando è in forma), Toni (devastante sempre) e Del Piero, molto apprezzata quella di un Inzaghi dato per finito fino a qualche mese fa, ma invece tornato alla grande a gonfiare le reti avversarie. Il miglior rapace d’area di rigore degli ultimi 20 anni.
Inspiegabile, infine, la convocazione di Iaquinta, da quasi 6 mesi irriconoscibile, reduce da un infortunio, poco concreto in zona gol e mai brillante nelle poche apparizioni in nazionale.
Può essere molto importante per la squadra, lo so, ma per il mondiale servono giocatori al massimo della forma e in grado di carburare subito.
C’era Lucarelli, alla seconda incredibile annata col Livorno; c’era Tavano, giovane, incontenibile ed esplosivo come pochi altri; c’era Rocchi, giocatore capace di sacrificarsi per la squadra e di dare tutto in campo; io avrei visto bene anche Di Michele o Di Natale, a dirla tutta.
Ma per fare queste scelte ci vuole coraggio, perché fare una mossa sbagliata sarebbe un rischio troppo grande per Lippi, come per qualsiasi allenatore di nazionale durante i mondiali.
Una pedina posizionata male e finisci sulla graticola mediatica, con i giornalisti che ti sbranano come sciacalli su una carcassa in decomposizione.
Meglio puntare sui soliti nomi, allora, senza osare più di tanto.
Sperando di non uscire fuori già nel girone.
Allora, stare dietro a tutta questa faccenda delle intercettazioni telefoniche di Moggi, Giraudo & co. è davvero complicato.
E’ molto difficile, soprattutto, riuscire a mantenere la giusta obiettività e valutare i fatti senza pregiudizi e complottismi d’ogni sorta.
Partiamo da quello che è sicuro. Così, per fare un po’ di chiarezza.
Tutto il caso è esploso sui media, e di conseguenza nelle teste di milioni di italiani, dopo una richiesta di archiviazione della Procura di Torino che attesta come la Juve non abbia comprato partite o arbitri.
Partita chiusa per la giustizia penale, quindi.
Ok, fin qui ci siamo.
Poi la vicenda si è evoluta quasi da sola e, con un effetto valanga, ha raggiunto dimensioni spropositate.
I media hanno avuto un ruolo fondamentale, uniti ai vari giornalisti e alle persone che da anni considerano - a ragione? A torto? Chissà - i campionati falsati per una certa “sudditanza” nei confronti della Signora.
Questa notizia, quindi, li ha fatti andare direttamente a nozze.
Ci sono state le intercettazioni.
Molte, di tutti i tipi, alcune sinceramente non c’entravano nulla con il caso che si stava creando.
Altre erano però molto ambigue, e rivelavano una rete di rapporti molto stretta tra Moggi, Pairetto e Mazzini.
Non ci sono dubbi, mi sembra. Né su questo fatto, né che simili rapporti tra il designatore degli arbitri e il dg della più importante squadra di Italia non siano eticamente corretti.
Chi dice che da quelle intercettazioni non emerge nulla, perché c'è stata la richiesta di archiviazione del PM, secondo me non dice la verità.
Al di là della personale indignazione per la pubblicazione delle intercettazioni e la gogna mediatica che si è scatenata, sono indubbi i rapporti troppo stretti tra Moggi e Pairetto, Pairetto e gli arbitri destinati a partite della Juve, troppe ambiguità e chiacchierate sospette tra Giraudo e lo stesso Moggi.
Qualche esempio?
Il 21/09/2004, prima della partita Samp - Juve, parlano Pairetto e Dondarini, che dovrà arbitrare la partita:
Pairetto: «Pronto»
Dondarini: «Gigi, sono Donda»
Pairetto: «Ciao Donda, come stai? (...) Mi raccomando domenica che non ci salti tutto»
Dondarini: «Mercoledì, domani»
Pairetto: «Sì mercoledì ecco fai una bella partita, tu sai che lì... sai che son sempre...»
Dondarini: «Eh, son particolari (...). Con cinquanta occhi bene aperti»
Pairetto: «Eh, bravo per vedere anche quello che non c'è, a volte (...) non facciamo subito che si dica "Ah, bene, complimenti per le scelte» (Dondarini è appena stato designato arbitro internazionale, ndr).
Dondarini: «Vedrai che non vi deludo».
Il 26/09/2004, una settimana prima di Juve – Udinese, Giraudo parla a Moggi dell'arbitro Dattilo:
«Se è un po' sveglio, gli dimezza l'Udinese».
Guarda caso, nella partita Udinese – Brescia ne succedono di tutti i colori, tra ammoniti ed espulsi. Squadra dimezzata.
Dopo la partita di andata dei preliminari di Champions League contro gli svedesi del Djugarden ecco una nuov intercettazione:
Pairetto: «Pronto»
Moggi: «Gigi? Dove sei»
Pairetto: «Siamo partiti»
Moggi: «Oh, ma che c... di arbitro ci avete mandato?»
Pairetto: «Oh, Fandel è uno dei primi...»
Moggi: «Ho capito, ma il gol di Miccoli è valido»
Pairetto: «No»
Moggi: «Sì, come no? (...) Ma poi tutto l’andamento della partita ha fatto un casino a noi»
Pairetto: «Gli assistenti non mi sono piaciuti molto, in assoluto, no, ma stavo pensando ad un altro, quello che aveva alzato era quello di Trezeguet che mi ricordo davanti»
Moggi: «Quello è un altro discorso. (...) Ora mi raccomando giù a Stoccolma, eh?»
Pairetto: «Porco Giuda, mamma mia, questa veramente dev’essere una partita...»
Moggi: «Ma no, ma si vince, ma sai, si dice...»
Pairetto: «Ma questi sono scarsi»
Moggi: «Però con uno come questo qui resta difficile, capito?» (...)
Moggi: «Oh, a Messina mandami Consolo e Battaglia»
Pairetto: «Eh, l’ho già fatta»
Moggi: «E chi ci hai mandato?»
Pairetto: «Mi pare Consolo e Battaglia»
Moggi: «Eh, con Cassarà, eh?»
Pairetto: «Sì»
Moggi: «E a Livorno, Rocchi?»
Pairetto: «A Livorno Rocchi, sì»
Moggi: «E Berlusconi Pieri, mi raccomando»
Pairetto: «Non l’abbiamo ancora fatto»
Moggi: «Lo facciamo dopo»
Pairetto: «Vabbò, lo si fa poi»
Sceglie Moggi, insomma.
Altra chiacchierata abbastanza strana:
Moggi: «Pronto»
Pairetto: «Ehilà, lo so che tu ti sei scordato di me, mentre io mi sono ricordato di te»
Moggi: «Ma dai»
Pairetto: «Eh, ho messo un grande arbitro per la partita di Amsterdam».
Moggi: «Chi è?»
Pairetto: «Meier»
Moggi: «Alla grande»
Pairetto: «Vedi che io mi ricordo di te anche se tu ormai...»
Moggi: «Ma non rompere, adesso vedrai, quando ritorno, poi te lo dico io se mi sono scordato»
Moggi e Baldas su Pairetto:
Baldas: «Intanto è stato Pairetto a mettere i bastoni tra le ruote all’Uefa, perché l’Uefa mi vuole tenere, mi vorrebbe tenere (...) Ho parlato con Eberle ed Eberle mi ha detto guarda, se la Federazione non l’Aia perché io non c’entro più con gli ispettori arbitrali no, mase la Federcalcio manda due righe all’Uefa loro mi tengono»
Moggi: «Chi, la Federazione dovrebbe mandarle?»
Baldas: «Sì, esatto» (...)
Moggi: «Eh, adesso sento un pochino»
Baldas: «Ascolta io ho fatto, ti ho preparato due righe di appunto, te le mando via fax in ufficio?»
Moggi: «Mandamele in ufficio»
Baldas: «Va bene, e comunque sarà poi mica Pairetto che mette i bastoni tra le ruote no?» (...)
Moggi:«Ma va’, ma guarda se tu immagini che Pairetto può mettere i bastoni tra le ruote (risata)»
Moggi e Pairetto hanno intrattenuto rapporti troppo stretti. Pairetto si rivolgeva ad alcuni arbitri in termini a dir poco ambigui.
Le conversazioni dello stesso Moggi con Mazzini, Baldas, Giraudo, destano molti dubbi sulla trasparenza e la correttezza dei suoi metodi.
Ad una prima lettura, neanche troppo maliziosa, sembra proprio che il grande vecchio del calcio italiano, Luciano Moggi, dava direttive, consigli, commenti e qualcosa di più sul campionato di calcio 2004 - 2005.
Tornando al discorso su Moggi, è molto facile per lui diventare ora il capro espiatorio.
Anzi, già lo è a tutti gli effetti, messo com’è sulla graticola mediatica e sbranato dai cronisti che non aspettavano altro che torturarlo.
Tutti da anni si lamentano della sudditanza e dei presunti favori, questa è stata la definitiva conferma. E dagli, dagli all’untore, è lui la parte malata del sistema, e così via.
Non nascondiamoci dietro ad un dito, sappiamo tutti che non è così.
Certo è che Moggi ha molte cose da raccontare e da chiarire, soprattutto visto che, in parallelo a questa vicenda, c’è la faccenda della GEA, a Roma e a Napoli.
Altre questioni, ma sempre Moggi al centro dei riflettori.
Il coperchio del calderone è ormai stato aperto, e difficilmente si potrà richiuderlo.
Prima di mettere l’imputato sul patibolo, aspettiamo ancora un po’.
Non è solo Moggi ad essere colpevole, ma è ovvio che si tratti della punta di un iceberg fin troppo grande.
Ma non stiamo a dire che Moggi non ha fatto nulla di male, per cortesia. Niente forca, ma nemmeno sorriso sulle labbra e pacche sulle spalle.
Che la giustizia sportiva faccia il proprio dovere.
Vabbé che ormai nel calcio siamo abituati a vederne di tutti i colori e non ci stupisce più nulla, e che molto spesso quando si parla di queste cose si finisce facilmente in discorsi tipo Bar dello Sport, ma lo scenario è al momento inquietante e la questione non mi sembra per nulla trascurabile.
Staremo a vedere.
Allora, nessuna novità.
E’ proprio lui il nostro nuovo presidente, l’undicesimo dalla nascita della Repubblica: Giorgio Napolitano.
Ha raggiunto la maggioranza assoluta con 542 voti e ricoprirà la carica più importante dello Stato per i prossimi sette anni.
Ma chi è Giorgio Napolitano?
Nato più di ottanta anni fa (1925), vanta un passato da giovanissimo antifascista e una lunga carriera nel PCI.
Laureato in Giurisprudenza, da politico è stato deputato, ministro degli esteri nel 1989, ministro dell’interno nel 1996, parlamentare europeo e Presidente della Camera, Senatore a vita e ora Presidente della Repubblica.
Pur non apprezzando totalmente la scelta, da questo blog i migliori auguri al nuovo Presidente.
(Ansa)
Dai referrers del mio blog vedo che i pochi e sporadici visitatori che si trovano a passare per queste pagine – probabilmente per sbaglio – sono molto curiosi di sapere qualcosa in più sulla famosa erba sintetica cancerogena, di cui si fa un gran parlare nelle ultime settimane.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Allora, tutto è nato da una segnalazione della Lega Nazionale Calcio Dilettanti e, solo successivamente, da una indagine condotta da una commissione dell’Istituto superiore di Sanità nel 2005, per accertare la reale pericolosità dei materiali del cosiddetto intaso usati per realizzare l’erba sintetica dei campi di calcetto.
Già nel 2003, infatti, come è possibile leggere sul sito della Lega, era stata effettuata una analisi sui materiali ipoteticamente nocivi presenti nella parte che si trova sotto il manto erboso artificiale.
Il risultato dell’indagine, affidata a Labo Sport France e al Prof. Alessandro Lolli, fu abbastanza chiaro: i materiali usati – granuli di gomma, pneumatici, zinco – erano e sono pericolosi per la salute e l’ambiente.
Tutto questo fu segnalato al Ministero dell’Ambiente, per far sì che fossero eliminate quelle sostanze dai campi di gioco, ma senza ottenere concreti interventi. Solo in seguito ad altre indagini fu creata la Commissione federale, che ha poi accertato l’effettiva tossicità di numerosi campi da gioco.
Dai prelievi effettuati dai Nas, infatti, gli esperti della commissione hanno appurato la presenza di IPA – idrocarburi policiclici aromatici –, zinco e toluene, tutti potenzialmente dannosi.
Solo potenzialmente, comunque, perché non è ancora ben chiaro quali siano i reali pericoli per la salute umana.
La commissione non si è ancora espressa a riguardo con una valutazione scientifica precisa, ma probabilmente pericolosità dipenderà da alcune variabili, come la maggiore o minore granulosità dell’intaso, l’usura dei terreni di gioco e la presenza o meno di vento, in grado di alzare le polveri poi inalate dai giocatori.
Attendiamo con ansia, quindi, la risposta della commissione.
Ma al momento, lo ricordo, nessuno ha ancora scientificamente provato di che tipo possano essere i rischi per l’uomo.
Chi era Guido Rossa?
Un operaio di 45 anni dell’Italsider di Genova, militante del PCI e delegato sindacale della CGIL, ucciso dalle BR alle 6.30 del 24 gennaio 1979 con sei colpi di pistola a bruciapelo.
Ammazzato barbaramente a causa della sua testimonianza al processo contro Francesco Berardi, impiegato nella sua medesima fabbrica e denunciato dallo stesso Rossa, che lo aveva visto lasciare volantini delle BR negli stabilimenti della fabbrica.
Ammazzato nonostante fosse un compagno, Guido Rossa. Perché, secondo loro, non era altro che una “spia”.
Bang, bang, bang!
Le BR si rivelavano, ancora una volta, un’organizzazione terroristica spietata e senza scrupoli, capace di qualsiasi efferatezza. In grado di uccidere anche un compagno.
Oggi, a molti anni di distanza, la figlia di Guido Rossa, Sabina, ha incontrato gli assassini di suo padre ed ha scritto un libro-inchiesta dal titolo “Guido Rossa, mio padre”.