mercoledì 31 dicembre 2008

Il bel Capodanno

Capodanno.
Cellulare intasato di messaggini.
Saluti ed auguri fintissimi ai parenti che non sopporti.
La telefonata della zia lontana che senti una volta all’anno.
Buonismo e banalità ovunque.
Che fai, che fai, che fai? Ci si vede qui, ci si vede lì…
Sorrisi che sembrano disegnati coi pastelli a cera, tanto che sono irreali.
Padri coi bambini che si affrettano per prendere gli ultimi tricchetracche (tali padri, tali figli, alle volte la castrazione chimica dovrebbe essere obbligatoria)
La mutanda rossa.
A cap’ e Lavezzi.
Pesce fresco, pesce surgelato, pesce avariato appena scongelato.
Lo zampone che è quasi più disgustoso del capitone.
Eeeeeeeeeeeeeh!che il 2009 possa darti tutto ciò che vuoi!
Paolo Fox ha detto che il 2009… Paolo Fox non capisce un cazzo.
Uà, tutti in piazza a sentire Maria Nazionale… meno male che dopo la mezzanotte c’è almeno Silvestri.
Un 2008 di soddisfazioni sì, però il 2009 sarà ancora meglio.
Non è vero, è solo un numero convenzionalmente riconosciuto da tutti che cambia.
Buona fine e buon inizio. Lo dico anch’io, ma che vor dì?
Pepe peeeeeeeeeeeeeeeeepepepeeeeeee… i clacson sotto casa. Sempre.
50 euro per andare in un locale che normalmente ha l’ingresso gratuito.
Gli orribili top capodanneschi nei negozi femminili.
Carlo Conti anche a Capodanno su Rai Uno.
Tempo di bilanci. Di aspettative e di propositi.
Tempo di spostare la macchina da sotto casa che altrimenti stanotte la sommergono di petardi.
Il conto alla rovescia. Ancora Carlo Conti.
Le linee telefoniche intasate.
Scendere di casa al buio, nella nebbia dei botti, con qualche coglione che spara ancora e i cocci di piatti rotti a terra.
L’immancabile traffico.
Ancora più supercafoni e disumani per la strada, che sembrano usciti da un film dell’orrore, e per la prima volta durante l’anno.
E dopo: che hai fatto a capodanno? Nooooo, daaai, io mi sono divertito tantissimo! (se, se…)
E infine due bellissimi giochi: evita il petardo inesploso del giorno dopo e la conta delle dita saltate ai bambini.
Bella festa, il capodanno.

giovedì 25 dicembre 2008

Gli Afterhours a Sanremo



Non ci volevo credere.
Ho stropicciato gli occhi più volte, convinto che si trattasse di una bufala.

Naaaaaaaaaa, impossibile dai. Sui giovani d’oggi ci scatarravano su, figurati se vanno al Festival, spè che control… oh cacchio, è vero!!
Gli Afterhours a Sanremo: è vero! Sono nella lista. Leggo il nome, più volte: Afterhours, insieme ad Albano, Alexia, Marco Carta, Gemelli Diversi e Fausto Leali.
Perché, perché, perché? Perché, se eravate contro chi andavano il sabato in barca a vela e il lunedì al Leoncavallo? Perché, se avete dato vita al Tora Tora! Festival? Perché, se avete scritto Rapace, Plastilina, Germi, Strategie e Non si esce vivi dagli anni Ottanta?
Una lacrima mi scende da sola, non riesco a controllarla. La canzone si chiama “Il paese è reale”.
Gli Afterhours parteciperanno al prossimo Sanremo. La notizia è reale. Ed io sto male.
Dai, giusto per infierire un po’, la lista definitiva dei big di Sanremo: Albano, Alexia, Marco Carta, Dolcenera, Gemelli Diversi, Fausto Leali, Marco Masini, Nicky Nicolai & Stefano Di Battista, Patty Pravo, Povia, Pupo + Paolo Belli + Youssou’n Dour, Francesco Renga, Sal Da Vinci, Tricarico, Iva Zanicchi.
Miodio.

mercoledì 24 dicembre 2008

mercoledì 17 dicembre 2008

lunedì 15 dicembre 2008

Sempre sul pezzo

Sabato 13 dicembre il Manifesto riportava un bell'articolo a mezza pagina su Noah Kalina, in cui si parlava del suo progetto Everyday, della musica di sottofondo, della sua idea originale...
L'unico problema è che il video è su Youtube dall'agosto 2006, e sulla rete ne hanno già parlato praticamente tutti, me compreso.
(la vera cosa di cui discutere è il perché io abbia comprato il Manifesto, ma sabato esce Alias e quindi mi tocca)


(Noah Kalina, Everyday)

venerdì 12 dicembre 2008

Il mio concorso

Fiumi di persone, sbadigli.
Fumo che esce dalle bocche, tra una risata nervosa e un caffé che per l'occasione costa un euro. Come vacche stipate in una vecchia stalla, come gruppi di turisti di ritorno dal mare a Ferragosto, ci ammassiamo formando una lunga fila scomposta, una massa amorfa che arriva quasi al bordo del marciapiede.
Uno stato di semicongelamento, mal di testa.
L’identificazione attesta che sei proprio tu. Poi ti accomodi.
Amicizia col vicino di posto, uno sbuffo dopo l’altro. Poi il palazzetto si riempie quasi completamente ma tutti iniziano a smadonnare, qualcuno urla che tutto è truccato. Isterismi vari.
Ritardo. Ancora ritardo. Uno con la testa lucida dice che tra un po’ iniziamo.
Fa freddo, e il tipo che è convinto sia tutto un imbroglio grida che manderà “Striscia la notizia”.
Io inizio a volermene andare, fa sempre più freddo.
Inizio a pensare che è stato una perdita di tempo. Tutto: levataccia mattutina, colazione al buio, corsa per arrivare in tempo e principio di assideramento in coda.
I posti tanto già sono assegnati, quello che viene da Bari ha solo perso tempo, anche quelli che vanno per i cinquanta e sono convinti di essere superpreparati.
Cazzo se fa freddo al Paladozza. Chissà se riuscirò a tornare in tempo a casa, chissà se almeno tu ce la farai, qui manca una firma, ma la carta d’identità l’ho presa dal banco?
Di matematica e scienze non capisco nulla, perché poi hanno messo biologia? Le domande di italiano le so tutte, ma non so proprio che significhi corrusco. Lascio bianco.
Vorrei chiudere gli occhi e svegliarmi su una spiaggia dei Caraibi, invece li riapro e quello accanto a me borbotta qualcosa mentre gli cola il naso.
In questa gelida mattina di inverno siamo in quasi tremila a provare per un posto mediocre in un ministero mediocre che ci darà uno stipendio fisso ma mediocre. Mi sento un po’ triste, un po’ spaesato, ripenso al caffé pagato un euro e alla pioggia sottile che mi aspetta fuori.
Sbadiglio, perso nei miei pensieri come in una bolla di sapone gigante.

Colore perfetto - Un giorno Qualunque

Stasera ascolto i Colore perfetto con Un giorno Qualunque.
Con la magica voce di Moltheni.
Bella proprio, Francè.

mercoledì 10 dicembre 2008

Recensione libro

Recensione Libro.
Per chi vuole acquistare, conoscere le ultime novità, leggere le recensioni su molti dei più famosi romanzi in libreria.
Un sito di cui fidarsi.

domenica 7 dicembre 2008

Sciocchezze

Cose a cui in città non si pensa mai: è bellissimo vedere i comignoli che fumano, qui ad Urbino.

E questa è Napoli...

Ricevo e pubblico da Fabrizio Caliendo, direttore artistico del Kestè, uno dei migliori locali di Napoli, punto di distribuzione nano e luogo di aggregazione sociale in una delle zone più disastrate di Napoli:



Questa notte al centro antico lo staff del Kestè, chiuso il locale, è stato picchiato da un gruppo di ragazzi e RAGAZZE in prossimità di Largo Banchi Nuovi.
Largo Banchi Nuovi. Punto di spaccio e "casa" dei delinquenti del quartiere.
Siamo stanchi di subire tali violenze da anni. E' totale assenza. Volontaria.
Si lascia il centro antico in balia dei criminali. Le strade battute dalla polizia sempre le stesse.
Il decumano principale e le tre piazze. Niente di più! Sempre e rigorosamente in macchina. Non a piedi, in borghese,
con lo scopo di arrestare criminali e malviventi.  No, in macchina per farsi riconoscere, come per dare un segnale.....
Mentre al vomero si affollano camionette dell'esercito che controlla i documenti ai ragazzini della nuova borghesia.
Lo staff del Kestè ha subito l'ennesima violenza da parte di malviventi o semplici teppisti. Vandali. Comunque sempre le stesse persone che agiscono incontrastate da mesi.
Ronde di motorini, furti, accoltellamenti. Spaccio incontrollato. Risse organizzate ad hoc con lo scopo preciso di far impaurire e lasciare in piazza solo la marmaglia. Cosa che di fatto è riuscita
negli ultimi 4 mesi. La risposta istituzionale? Nessuna. Solo si chiede al kestè di chiudere alle 2,
come se il problema fossimo noi che abbiamo recuperato una piazza e che facciamo operazione di aggregazione sociale. Lo sanno tutti. I media, i clienti, i politici.
Ma non si fa nulla per cambiare la situazione. Poi ci si lamenta che i giovani cervelli fuggono. Che i coraggiosi cittadini lasciano per una vita lontana dalla propria città ma più umana.
Senza possibilità di reagire LE RAGAZZE del kestè sono state picchiate. E gli uomini impossibilitati a reagire perchè minacciati da ragazzi armati di cocci di vetro e altro non visibile in quanto nascosto nel giubbotto.
Una vera umiliazione che dopo le risse a San Giovanni Maggiore, le mazzate nel vicolo della pipì,
le aiuole distrutte, i danni strutturali, le petizioni senza risposta ci fanno sentire degli idioti. Umiliati. Perchè le maniere buone in questa città non funzionano mai?
Perchè si deve ricorrere alla spranga? Perchè se si aspetta il giusto il giusto non arriva mai?
Perchè dobbiamo sottostare a sorrisi di poliziotti, forze dell'ordine e politici che ci rispondono
"vabbè ma voi sapete come è Napoli...!!" .
Perchè i controlli al locale sono sempre così puntuali e le denunce fatte per i parcheggiatori abusivi a Sedile di Porto e a Mezzocannone non sortiscono nessun effetto? O perchè non riusciamo ad ottenere NULLA dal Comune di Napoli?
Abbiamo fatto arrestare noi il parcheggiatore/estorsore della piazza. Abbiamo fatto chiudere noi la catena che rendeva Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli un parcheggio.
Siamo noi a pulire tutti i giorni la piazza. Abbiamo risposto al racket con riunioni pubbliche in piazza...!
Per questo non riceviamo nulla. Non un contributo e neppure un grazie. Un riconoscimento.
L'unica cosa che riusciamo ad ottenere sono inciviltà, assenza, delinquenza, vandali, droga, ignoranza.
Noi vendiamo alcool. E basta! E se chiediamo aiuto nulla si muove. Noi come i tanti che si stanno muovendo in tale direzione.
Se domani mattina il Kestè sparisse da San Giovanni Maggiore si tornerebbe a quello che era la piazza. Un punto di spaccio dove ci si sparava addosso.
Ma tutto questo non vale. Si pensa ad abbellire via San Sebastiano, a chiudere Via Luca Giordano al traffico e a fare il restyling di chiaia.
Mentre al centro antico non cambia nulla. Forse dobbiamo convertirci anche noi alle spranghe?
E nel frattempo il centro storico continua a scivolare nel nero. A vivere nel buio.
E i politicanti assecondano il crollo con eleganti inchina e enormi leccate .... al potere regionale. Per salvare i loro di c....posto!
Questo carro dei vincitori non è ora di cambiarlo?? Non è ora di far governare chi ha il coraggio di andare contro la camorra
e contro chi fa solo interessi personali? DI FARE IL GIUSTO! Non è ora di dare al centro antico quello che si merita?
Per adesso vi informiamo dell'accaduto. Ma a breve organizzeremo una manifestazione del centro per il centro.
Unendo le forze. Di tutti i sostenitori  del diritto ad una vita migliore.
E porteremo le spranghe. Come bandiera, non per usarle. Perchè i fiori ce li hanno già rubati e distrutti.
Le parole dolci e di democrazie ricacciate in gola. Non ci resta che la rabbia. E i lividi oggi, che con quelli che ci portiamo dentro al cuore
fanno male. Troppo.

sabato 6 dicembre 2008

La volpe a tre zampe

L'assurda storia della Volpe a tre zampe, il film Sandro Dioniso uscito in tutto il mondo, ma mai uscito in Italia.

(Repubblica)

giovedì 4 dicembre 2008

L'editore dei vampiri

Basta trovarsi una fetta di mercato seppur piccina, una nicchia, e il gioco è fatto?
Boh, ma intanto questi qui di Gargoyle Books si sono specializzati in horror. E secondo me hanno visto giusto.

(Gargoyle)

mercoledì 3 dicembre 2008

Punto interrogativo

Oggi fa freddo.
Respiro piano piano, aria gelida e pungente che quasi non mi sembra aria.
Abituato a quello schifo di Napoli, questa qui di Urbino è una pozione rigenerante.
Viaggio lungo ed estenuante, curve su curve e un gusto amaro della notte che è andato via solo dopo un caffè doppio all'autogrill.
La distanza è un foglio accartocciato dove ho scritto pensieri che non voglio rileggere.
Qui ad Urbino è andato tutto così di fretta. E' stato tutto così intenso. Necessario. Sono cresciuto.
Un altro capitolo sta finendo, e insieme a lui un altro anno. Mille pensieri aggrovigliati e mi chiedo - as usual - se e quanto servirà tutto quello che sto facendo. Sacrifici, soldi, azzardi.
Anche io - come te, proprio come te - alle volte mi vedo girare come una trottola, senza riuscire a dare un senso alle migliaia di cose che faccio.
Tutto bene, tutto bene, va tutto bene.
Qui non c'è ancora la neve, anche se io già la sento.