sabato 28 aprile 2007

Strunz

Oltre a farci scompisciare dalle risate ogni volta che apre bocca e spazientire col suo catenaccio ultradifensivista, Trapattoni qualcosa in carriera l'ha vinta. Anzi, più di qualcosa. E continua a vincere ancora, nonostante tutto.
Infatti, in Austria il Trap si è portato a casa un altro scudetto, con il Salisburgo. Il decimo della sua lunga carriera, che negli ultimi tempi - dalla guida della nazionale in poi - non dava molte soddisfazioni.
Complimenti al Trap, insomma, anche se a noi piace sempre e comunque ricordarlo così. O, senza guardare troppo al passato, così. Pura poesia.

(Datasport, Youtube)

Strunz

Oltre a farci scompisciare dalle risate ogni volta che apre bocca e spazientire col suo catenaccio ultradifensivista, Trapattoni qualcosa in carriera l'ha vinta. Anzi, più di qualcosa. E continua a vincere ancora, nonostante tutto.
Infatti, in Austria il Trap si è portato a casa un altro scudetto, con il Salisburgo. Il decimo della sua lunga carriera, che negli ultimi tempi - dalla guida della nazionale in poi - non dava molte soddisfazioni.
Complimenti al Trap, insomma, anche se a noi piace sempre e comunque ricordarlo così. O, senza guardare troppo al passato, così. Pura poesia.

(Datasport, Youtube)

venerdì 27 aprile 2007

Giusto un po' fuori corso

"Vive in Kansas e il 12 maggio entrerà nel Guinness dei primati come la laureata più anziana del pianeta. Ha da poco spento 95 candeline Nola Ochs che nel 1972, alla morte di suo marito, iniziò a seguire corsi universitari". (la Repubblica)
Cavolo, complimenti. Mi viene da pensare, però. O il corso di laurea era parecchio difficile, o la nonnina non dev'essere stata proprio una cima, se per laurearsi ci ha messo 25 anni.

Giusto un po' fuori corso

"Vive in Kansas e il 12 maggio entrerà nel Guinness dei primati come la laureata più anziana del pianeta. Ha da poco spento 95 candeline Nola Ochs che nel 1972, alla morte di suo marito, iniziò a seguire corsi universitari". (la Repubblica)
Cavolo, complimenti. Mi viene da pensare, però. O il corso di laurea era parecchio difficile, o la nonnina non dev'essere stata proprio una cima, se per laurearsi ci ha messo 25 anni.

Il mondo sotto sopra

E chi l'avrebbe mai detto.
Io dalla parte di Gigi D'Alessio. E contro tutti quei cretini che rappresentano la rovina del calcio, e della società in generale.

(Tgcom)

Il mondo sotto sopra

E chi l'avrebbe mai detto.
Io dalla parte di Gigi D'Alessio. E contro tutti quei cretini che rappresentano la rovina del calcio, e della società in generale.

(Tgcom)

Ironic

Vabè che è un po' di tempo che non sta facendo nulla di entusiasmante, ma qualcuno sa spiegarmi il perché di questa parodia musicale di Alanis Morissette?
(Per chi vive in un altro pianeta e non abbia capito bene, è la presa in giro - inascoltabile, tra l'altro - di My Humps dei Black Eyed Peas).

Ironic

Vabè che è un po' di tempo che non sta facendo nulla di entusiasmante, ma qualcuno sa spiegarmi il perché di questa parodia musicale di Alanis Morissette?
(Per chi vive in un altro pianeta e non abbia capito bene, è la presa in giro - inascoltabile, tra l'altro - di My Humps dei Black Eyed Peas).

mercoledì 25 aprile 2007

Due passi da Mel Book (e un po' d'insonnia)

Io quando vado da Mel Book Store a Roma quasi impazzisco. Impazzisco perché vorrei una cosa simile anche a Napoli, invece mi devo accontentare della Feltrinelli, della Fnac - ma è da fighetti e non ci vado quasi mai - e delle bancarelle di Port'Alba.
Insomma dicevo, Mel Book Store. Una specie di paradiso per chi ama le buone letture, ma non disdegna un buon 50 % di sconto, se capita.
In primis, io la adoro perché ha i libri divisi per case editrici, oltre che per ordine alfabetico.
Ma forse sono io ad essere un po' fissato, e a provare un brivido di inspiegabile piacere quando mi trovo davanti una variopinta parete di edizioni Adelphi, un'austera muraglia di Sellerio blu notte, i dorsi rossi degli Oscar Mondadori o i colori pastello di un monolito di economica Feltrinelli.
Probabilmente questa non è una cosa che emoziona tutti allo stesso modo (e meno male, aggiungerei), ma secondo me è una figata e come catalogazione è molto molto più comoda.
Ma la questione è un'altra. E spiega perché quando vado a Roma Mel Book Store è tappa obbligata. Sì, perchè questa enorme libreria in via Nazionale - a due passi dalla stazione Termini, per intenderci - al piano inferiore ha un fantastico reparto di remainder e libri usati a metà prezzo, alle volte anche col 75 % di sconto. Roba da non crederci. Ci sono i gialli, libri di storia e filosofia, i fumetti, alcune ultime novità, uno scaffale intero di classici italiani e stranieri, che volendo proprio esagerare arrivi a pagare 10 euro.
Alle volte, poi, si va di lusso: a me la scorsa volta è capitato di prendere 4 libri, e pagarli in tutto 10 euro. Libriccini niente male, e non ho avuto tanto tempo altrimenti avrei scavato un po' e trovato altre offerte.
A proposito di scavare: per i più ghiotti e coloro che hanno un po' di tempo da perdere, una dritta. Al piano superiore, prima dei bagni, c'è addirittura il reparto di  libri a 1 euro: molti di questi servono a mantenere stabile il tavolo, vabè, ma se si ha un po' di pazienza si trovano anche cosucce interessantissime.
E, mentre mi rendo conto che questo post avrei potuto anche risparmiarmelo ma non ho molto sonno e poco altro da fare, spero che un posticino tipo questo lo aprano pure a Napoli, prima o poi. Che così Fnac e la Feltrinelli le boicotto definitivamente.

Due passi da Mel Book (e un po' d'insonnia)

Io quando vado da Mel Book Store a Roma quasi impazzisco. Impazzisco perché vorrei una cosa simile anche a Napoli, invece mi devo accontentare della Feltrinelli, della Fnac - ma è da fighetti e non ci vado quasi mai - e delle bancarelle di Port'Alba.
Insomma dicevo, Mel Book Store. Una specie di paradiso per chi ama le buone letture, ma non disdegna un buon 50 % di sconto, se capita.
In primis, io la adoro perché ha i libri divisi per case editrici, oltre che per ordine alfabetico.
Ma forse sono io ad essere un po' fissato, e a provare un brivido di inspiegabile piacere quando mi trovo davanti una variopinta parete di edizioni Adelphi, un'austera muraglia di Sellerio blu notte, i dorsi rossi degli Oscar Mondadori o i colori pastello di un monolito di economica Feltrinelli.
Probabilmente questa non è una cosa che emoziona tutti allo stesso modo (e meno male, aggiungerei), ma secondo me è una figata e come catalogazione è molto molto più comoda.
Ma la questione è un'altra. E spiega perché quando vado a Roma Mel Book Store è tappa obbligata. Sì, perchè questa enorme libreria in via Nazionale - a due passi dalla stazione Termini, per intenderci - al piano inferiore ha un fantastico reparto di remainder e libri usati a metà prezzo, alle volte anche col 75 % di sconto. Roba da non crederci. Ci sono i gialli, libri di storia e filosofia, i fumetti, alcune ultime novità, uno scaffale intero di classici italiani e stranieri, che volendo proprio esagerare arrivi a pagare 10 euro.
Alle volte, poi, si va di lusso: a me la scorsa volta è capitato di prendere 4 libri, e pagarli in tutto 10 euro. Libriccini niente male, e non ho avuto tanto tempo altrimenti avrei scavato un po' e trovato altre offerte.
A proposito di scavare: per i più ghiotti e coloro che hanno un po' di tempo da perdere, una dritta. Al piano superiore, prima dei bagni, c'è addirittura il reparto di  libri a 1 euro: molti di questi servono a mantenere stabile il tavolo, vabè, ma se si ha un po' di pazienza si trovano anche cosucce interessantissime.
E, mentre mi rendo conto che questo post avrei potuto anche risparmiarmelo ma non ho molto sonno e poco altro da fare, spero che un posticino tipo questo lo aprano pure a Napoli, prima o poi. Che così Fnac e la Feltrinelli le boicotto definitivamente.

martedì 24 aprile 2007

Post-partita

Bel match. Sontuoso Kakà, evanescente C. Ronaldo, Nesta roccioso e Rooney concreto.
Ma Brocchi, dico io. Brocchi non può giocare una semifinale di Champions.

Post-partita

Bel match. Sontuoso Kakà, evanescente C. Ronaldo, Nesta roccioso e Rooney concreto.
Ma Brocchi, dico io. Brocchi non può giocare una semifinale di Champions.

lunedì 23 aprile 2007

Spinelli e giornalismo

Alla fine questo curioso articolo di Repubblica (che tra le altre cose già inizia a parlare di emergenza caldo e siccità, e siamo soltanto a fine aprile, e che cavolo) mi serve soprattutto come spunto per segnalare chi, parecchi anni fa, già aveva parlato di San Francisco, della marijuana, e delle polemiche sul suo uso a scopi terapeutici: Enzo G. Baldoni, su Linus.
Ma, volendo essere ancora più sinceri, il mio intento principale è segnalare questa straordinaria pagina con quasi tutti gli articoli scritti da Enzo su riviste e quotidiani.
Credo una delle migliori pagine di vero giornalismo che si possano leggere, ora come ora.

(la Repubblica, Balene)

Spinelli e giornalismo

Alla fine questo curioso articolo di Repubblica (che tra le altre cose già inizia a parlare di emergenza caldo e siccità, e siamo soltanto a fine aprile, e che cavolo) mi serve soprattutto come spunto per segnalare chi, parecchi anni fa, già aveva parlato di San Francisco, della marijuana, e delle polemiche sul suo uso a scopi terapeutici: Enzo G. Baldoni, su Linus.
Ma, volendo essere ancora più sinceri, il mio intento principale è segnalare questa straordinaria pagina con quasi tutti gli articoli scritti da Enzo su riviste e quotidiani.
Credo una delle migliori pagine di vero giornalismo che si possano leggere, ora come ora.

(la Repubblica, Balene)

Promemoria

Mai mettere o togliere le lentine dopo aver mangiato un'arancia.
Ahia (che cretino che sono).

Promemoria

Mai mettere o togliere le lentine dopo aver mangiato un'arancia.
Ahia (che cretino che sono).

domenica 22 aprile 2007

586 Partenope


La cosa più strana dei viaggi in treno da Napoli a Roma, alla fine, sono le svariate tipologie di personaggi che ti capita incontrare in quelle due ore scarse di intercity plus. Che forse si chiamerà plus perché ci sono più persone che ti rompono i maroni, non so.
In realtà tutto inizia già prima, appena arrivi a piazza Garibaldi. Ecco, è lì che finisce il mondo civile e capisci subito d'essere entrato in una sorta di realtà parallela, dove tutto è permesso. Quindi c'è chi si rotola a terra completamente ubriaco, chi barcolla appoggiato ad una colonna gridando frasi sconnesse, chi non ha una gamba e ti insegue perché gli hai dato solo un euro di spiccioli, chi ti vuole portare le valigie per due euro, chi ti vuol dare dieci accendini per "una cosa a piacere".
Il tutto in massimo dieci minuti, mentre tu maledici d'essere arrivato in anticipo e vorresti tanto finire quel libro che hai aperto davanti. Ma non ci riesci, perché arriva a chiederti soldi quello che è appena uscito di galera, ha un enorme lettera cinese sul collo e tre figli piccoli da crescere. Poveretto: la prossima volta la castrazione chimica potrebbe tornare utile, penso.
Per fortuna arriva il treno. Dici: sono salvo, e invece no. Prima ci sono gli "acqua birra panini coca", almeno 5 o 6, che passano e spassano nei dieci minuti che il treno sosta in stazione. Che tu non abbia né sete né fame, non importa. Ti disturberanno comunque. Così come il pluripregiudicato che "ten tutt' e 'nnovità musicali", e vuole per forta appiopparti l'ultima compilation di neomelodici, e il tossico che invece non ha nulla da offrire, ma una "cosa di spicci" se la prende sempre con grande piacere.
Poi si parte. In quasi due ore di viaggio, state tranquilli: qualcun altro che vuole vendervi qualcosa arriva. Per la precisione: occhiali da sole ultimo modello e una serie di magliettine estive da donna, tutte stipate in una borsa minuscola.
E non ho beccato quello dei calzini 5 paia a 10 euro, di solito abituale compagno dei miei viaggi verso Roma, che se ti punta non ti lascia più e se non compri nulla si offende bestemmiandoti i morti in qualche lingua sconosciuta ai più.
E sono davvero in pochi quelli che riescono ad uscirne vivi, da quell'intercity, con tutti i soldi nel portafogli e nessun cazettino tra le mani. Io ce l'ho quasi fatta: ho ceduto solo una volta, ma un accendino tutto sommato mi serviva ed il tizio aveva una faccia da serial killer e mi faceva un po' troppa paura.

586 Partenope


La cosa più strana dei viaggi in treno da Napoli a Roma, alla fine, sono le svariate tipologie di personaggi che ti capita incontrare in quelle due ore scarse di intercity plus. Che forse si chiamerà plus perché ci sono più persone che ti rompono i maroni, non so.
In realtà tutto inizia già prima, appena arrivi a piazza Garibaldi. Ecco, è lì che finisce il mondo civile e capisci subito d'essere entrato in una sorta di realtà parallela, dove tutto è permesso. Quindi c'è chi si rotola a terra completamente ubriaco, chi barcolla appoggiato ad una colonna gridando frasi sconnesse, chi non ha una gamba e ti insegue perché gli hai dato solo un euro di spiccioli, chi ti vuole portare le valigie per due euro, chi ti vuol dare dieci accendini per "una cosa a piacere".
Il tutto in massimo dieci minuti, mentre tu maledici d'essere arrivato in anticipo e vorresti tanto finire quel libro che hai aperto davanti. Ma non ci riesci, perché arriva a chiederti soldi quello che è appena uscito di galera, ha un enorme lettera cinese sul collo e tre figli piccoli da crescere. Poveretto: la prossima volta la castrazione chimica potrebbe tornare utile, penso.
Per fortuna arriva il treno. Dici: sono salvo, e invece no. Prima ci sono gli "acqua birra panini coca", almeno 5 o 6, che passano e spassano nei dieci minuti che il treno sosta in stazione. Che tu non abbia né sete né fame, non importa. Ti disturberanno comunque. Così come il pluripregiudicato che "ten tutt' e 'nnovità musicali", e vuole per forta appiopparti l'ultima compilation di neomelodici, e il tossico che invece non ha nulla da offrire, ma una "cosa di spicci" se la prende sempre con grande piacere.
Poi si parte. In quasi due ore di viaggio, state tranquilli: qualcun altro che vuole vendervi qualcosa arriva. Per la precisione: occhiali da sole ultimo modello e una serie di magliettine estive da donna, tutte stipate in una borsa minuscola.
E non ho beccato quello dei calzini 5 paia a 10 euro, di solito abituale compagno dei miei viaggi verso Roma, che se ti punta non ti lascia più e se non compri nulla si offende bestemmiandoti i morti in qualche lingua sconosciuta ai più.
E sono davvero in pochi quelli che riescono ad uscirne vivi, da quell'intercity, con tutti i soldi nel portafogli e nessun cazettino tra le mani. Io ce l'ho quasi fatta: ho ceduto solo una volta, ma un accendino tutto sommato mi serviva ed il tizio aveva una faccia da serial killer e mi faceva un po' troppa paura.

mercoledì 18 aprile 2007

Bufalino, Le menzogne della notte

Qualcuno è arrivato qui sopra alla ricerca di commenti personali a “Le menzogne della notte”. Forse non tutti conoscono questo libro, e allora può essere utile precisarne l’anno – 1988, anno in cui vinse anche il Premio Strega – e l’autore: Gesualdo Bufalino.
Forse non tutti conosceranno l’autore, e a quel punto non saprei cosa dire, se non constatare come spesso Bufalino sia poco considerato rispetto al suo reale valore, e consigliare la lettura di questo testo, almeno, insieme al folgorante romanzo d’esordio Diceria dell’untore”.
Pochi fronzoli, però. Vado subito al sodo.

“Le menzogne della notte” è un capolavoro letterario del Novecento. L’opera più intrigante e completa dello scrittore siciliano.
E’ anche il libro più ricco di storia, in fondo, dato che mescola in modo originale giallo e il romanzo storico, con la solita scrittura che da sola è manifesto di purezza letteraria.
E la storia? Citando la quarta di copertina: “Argomento – In un’isola penitenziaria, probabilmente mediterranea e borbonica, fra equivoche confessioni e angosce identità, un gruppo di condannati a morte trascorre l’ultima notte”.
Nello specifico, il gruppo è composto da quattro uomini condannati per aver preparato un attentato ai danni del sovrano.
Saranno decapitati all’alba, a meno che qualcuno di loro non confessi la persona alle spalle della congiura. I quattro sovversivi hanno poche ore per decidere il da farsi, e da qui parte uno scambio boccaccesco di racconti e aneddoti, arricchito da una nuova, inquietante presenza: “Frate Cirillo”, fasciato da bende in volto, grondante sangue dopo essere stato torturato, sarà il loro ultimo compagno.
Raccontare di più non mi pare il caso, perché il libro è bellissimo ed il finale è di quelli da non rivelare. E questa non è certo una menzogna.

Ah, quasi dimenticavo: ne ho scritto anche qui.

martedì 17 aprile 2007

Il mio amico Phishing

Devo ammetterlo, stanno migliorando. Le email di phishing che mi arrivano sulla casella di posta sono fatte sempre meglio.
Banche, siti web, poste italiane che ti richiedono dati personali da inserire online, prima non mi incuriosivano nemmeno e le cestinavo subito. Non davano soddisfazione, quasi come quelle lì che ti propongono "a longer penis". Mattacchioni.
Invece, da qualche settimana a questa parte, noto che gli errori di ortografia sono diminuiti vistosamente, le frasi hanno quasi un senso compiuto, c'è addirittura un mezzo logo sbiadito delle poste italiane e un paio di frasi minacciose (reato penalmente perseguibile?) che dovrebbero impaurire l'utente - me - e convincerlo a cliccare sul link in calce, palesemente contraffatto e lungo mezzo chilometro.

Oggetto: Comunicazione nr. 91219 del 17 Aprile 2007 - Leggere con attenzione
Gentile Cliente,
nell'ambito di un progetto di verifica dei data anagrafici forniti durante la sottoscrizione dei
servizi di Posteitaliane e stata riscontrata una incongruenza relativa ai dati anagrafici in oggetto
da Lei forniti all momento della sottoscrizione contrattuale.
L'inserimento dei dati alterati puo costituire motivo di interruzione del servizio secondo
gli art. 135 e 137/c da Lei accettati al momento della sottoscrizione, oltre a costituire reato penalmente
perseguibile secondo il C.P.P ar.415 del 2001 relativo alla legge contro il riciclaggio e la transparenza dei
dati forniti in auto certificazione.
Per ovviare al problema e necessaria la verifica e l'aggiornamento dei dati relativi
all'anaagrafica dell'Intestatario dei servizi Postali.
Effetuare l'aggiornamento dei dati cliccando sul seguente collegamento sicuro.


Sicuro. Sì, se c'è qualcosa di sicuro qui, è che questi dati non te li darò mai e poi mai.
E non fatelo nemmeno voi, mi raccomando.

Il mio amico Phishing

Devo ammetterlo, stanno migliorando. Le email di phishing che mi arrivano sulla casella di posta sono fatte sempre meglio.
Banche, siti web, poste italiane che ti richiedono dati personali da inserire online, prima non mi incuriosivano nemmeno e le cestinavo subito. Non davano soddisfazione, quasi come quelle lì che ti propongono "a longer penis". Mattacchioni.
Invece, da qualche settimana a questa parte, noto che gli errori di ortografia sono diminuiti vistosamente, le frasi hanno quasi un senso compiuto, c'è addirittura un mezzo logo sbiadito delle poste italiane e un paio di frasi minacciose (reato penalmente perseguibile?) che dovrebbero impaurire l'utente - me - e convincerlo a cliccare sul link in calce, palesemente contraffatto e lungo mezzo chilometro.

Oggetto: Comunicazione nr. 91219 del 17 Aprile 2007 - Leggere con attenzione
Gentile Cliente,
nell'ambito di un progetto di verifica dei data anagrafici forniti durante la sottoscrizione dei
servizi di Posteitaliane e stata riscontrata una incongruenza relativa ai dati anagrafici in oggetto
da Lei forniti all momento della sottoscrizione contrattuale.
L'inserimento dei dati alterati puo costituire motivo di interruzione del servizio secondo
gli art. 135 e 137/c da Lei accettati al momento della sottoscrizione, oltre a costituire reato penalmente
perseguibile secondo il C.P.P ar.415 del 2001 relativo alla legge contro il riciclaggio e la transparenza dei
dati forniti in auto certificazione.
Per ovviare al problema e necessaria la verifica e l'aggiornamento dei dati relativi
all'anaagrafica dell'Intestatario dei servizi Postali.
Effetuare l'aggiornamento dei dati cliccando sul seguente collegamento sicuro.


Sicuro. Sì, se c'è qualcosa di sicuro qui, è che questi dati non te li darò mai e poi mai.
E non fatelo nemmeno voi, mi raccomando.

Quelle cose che non riesco a capire

Beh, alle volte se errare è umano, perseverare è davvero diabolico. O, per lo meno, un po' incomprensibile.
Amica mia di Caltanissetta, quest'uomo che hai deciso di risposare dopo sette anni di carcere - un ottimo partito, deduco - non solo chissà quante cinghiate ti ha dato in passato, ubriacone che non è altro.
Ma questo qui stuprava anche tua figlia, lo ricordi? Stu - pra - va. Violentava. Dopo averti picchiato, abusava di lei.
Ed ora che è uscito di galera, tu non solo lo perdoni, ma lo risposi?
Tua figlia penso ne sarà entusiasta.
Probabilmente lei l'avrà già fatto di persona, ma ti faccio anche io i complimenti per la scelta.

(Corriere)

Quelle cose che non riesco a capire

Beh, alle volte se errare è umano, perseverare è davvero diabolico. O, per lo meno, un po' incomprensibile.
Amica mia di Caltanissetta, quest'uomo che hai deciso di risposare dopo sette anni di carcere - un ottimo partito, deduco - non solo chissà quante cinghiate ti ha dato in passato, ubriacone che non è altro.
Ma questo qui stuprava anche tua figlia, lo ricordi? Stu - pra - va. Violentava. Dopo averti picchiato, abusava di lei.
Ed ora che è uscito di galera, tu non solo lo perdoni, ma lo risposi?
Tua figlia penso ne sarà entusiasta.
Probabilmente lei l'avrà già fatto di persona, ma ti faccio anche io i complimenti per la scelta.

(Corriere)

domenica 15 aprile 2007

Il principe della risata




Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio.
Più semplicemente, Totò.
(Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967)

Il principe della risata




Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio.
Più semplicemente, Totò.
(Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967)

sabato 14 aprile 2007

Esprimi un desiderio

Dopo il crollo del lampione di Ponte Milvio, perché non sperare che crollino un po' anche le vendite del libro?
(Cavolo solo ora, vedendo la classifica dei più venduti della settimana, mi sono reso conto che Moccia ne ha sfornato un altro: Scusa ma ti chiamo amore. Aiuto).

(Rainews, Wuz)

Esprimi un desiderio

Dopo il crollo del lampione di Ponte Milvio, perché non sperare che crollino un po' anche le vendite del libro?
(Cavolo solo ora, vedendo la classifica dei più venduti della settimana, mi sono reso conto che Moccia ne ha sfornato un altro: Scusa ma ti chiamo amore. Aiuto).

(Rainews, Wuz)

giovedì 12 aprile 2007

Amavo gli Oasis

C’è stato un periodo in cui gli Oasis mi facevano andar fuori di testa. Cioè, roba che sapevo a memoria le canzoni dei primi due album.
Non proprio tutte, lo ammetto, ché una memoria di ferro non l’ho mai avuta. Però me la cavavo, e le musicassette copiate dagli amici le consumavo con insolita avidità.
Forse, dico forse, intorno ai 17 anni mi feci crescere anche un po’ i capelli associandoci dei bei basettoni a chiazze, dal momento che la barba non mi è mai cresciuta in modo decente. Ma sarà stato per qualche settimana, rinsavii quasi subito.
In ogni caso amavo le loro canzoni: Roll with it, Don't Look Back In Anger, Cigarettes and Alchool, Live Forever, Champagne Supernova, Rock'n'Roll Star. Pezzi da paura, per uno sbarbatello con le prime pulsioni musicali come me allora.
Canzoni che c’hanno fatto sognare un po’ tutti, ammettiamolo. Melodie eccezionali, di facile impatto, orecchiabili, molto belle anche se un po' ripetitive e banali. Con l’intramontabile Wonderwall, forse, il massimo che si possa fare con una canzone pop.
Purtroppo gli anni passano per tutti, ti accorgi che il brit pop era solo e soltanto brit pop, orecchiabile e poco più, e passi ad altro. Ti guardi attorno, elimini i paraorecchie (cit. Picazio) e scopri nuovi mondi musicali.
Ma i due fratelli caciaroni ti restano sempre, bene o male, nel cuore. Continui a seguirli. In un modo o nell’altro, cavalcando di tanto in tanto l'illegalità ascolti comunque la loro musica. I loro nuovi dischi.
Beh, nuovi è una parola grossa però.
Ascolti Be Here Now e tutto sa di già sentito altrove. Le canzoni ti prendono perché sai che sono degli Oasis, ma se le metti su una seconda volta già ti guardi attorno con aria stranita. Ma davvero ho amato alla follia questi cosi qui? Salvi due tre cose, certo, come l’imponente D'You Know What I Mean e la commovente Be Here Now. Forse Stand by me e Magic Pie, ma le tiri dentro proprio per i capelli.
Si poteva fare peggio dopo? Direi di sì, dato che The Masterplan, anche se solo raccolta di B-sides, era a mio parere davvero inascoltabile, Standing On The Shoulder Of Giants povero di idee e di contenuti e sebbene con Heathen Chemistry i fratelli avessero cercato una svolta musicale, l’ultimo Don't Believe The Truth li ha definitivamente affossati.
Tutto questo sproloquio per dire cosa?
Prima di tutto, che io gli Oasis davvero li ho amato, per un periodo della mia vita. Poi, che ora li ascolto soltanto quando non ho nulla, ma proprio nulla di meglio da fare. E infine, anche per segnalare che il fratello buono del gruppo, Noel Gallagher, ci a breve ci proporrà un suo disco solista, mentre anche il nuovo album della band sarà pronto quanto prima.
E, sinceramente, non so fino a quanto ne sentivamo il bisogno.

Amavo gli Oasis

C’è stato un periodo in cui gli Oasis mi facevano andar fuori di testa. Cioè, roba che sapevo a memoria le canzoni dei primi due album.
Non proprio tutte, lo ammetto, ché una memoria di ferro non l’ho mai avuta. Però me la cavavo, e le musicassette copiate dagli amici le consumavo con insolita avidità.
Forse, dico forse, intorno ai 17 anni mi feci crescere anche un po’ i capelli associandoci dei bei basettoni a chiazze, dal momento che la barba non mi è mai cresciuta in modo decente. Ma sarà stato per qualche settimana, rinsavii quasi subito.
In ogni caso amavo le loro canzoni: Roll with it, Don't Look Back In Anger, Cigarettes and Alchool, Live Forever, Champagne Supernova, Rock'n'Roll Star. Pezzi da paura, per uno sbarbatello con le prime pulsioni musicali come me allora.
Canzoni che c’hanno fatto sognare un po’ tutti, ammettiamolo. Melodie eccezionali, di facile impatto, orecchiabili, molto belle anche se un po' ripetitive e banali. Con l’intramontabile Wonderwall, forse, il massimo che si possa fare con una canzone pop.
Purtroppo gli anni passano per tutti, ti accorgi che il brit pop era solo e soltanto brit pop, orecchiabile e poco più, e passi ad altro. Ti guardi attorno, elimini i paraorecchie (cit. Picazio) e scopri nuovi mondi musicali.
Ma i due fratelli caciaroni ti restano sempre, bene o male, nel cuore. Continui a seguirli. In un modo o nell’altro, cavalcando di tanto in tanto l'illegalità ascolti comunque la loro musica. I loro nuovi dischi.
Beh, nuovi è una parola grossa però.
Ascolti Be Here Now e tutto sa di già sentito altrove. Le canzoni ti prendono perché sai che sono degli Oasis, ma se le metti su una seconda volta già ti guardi attorno con aria stranita. Ma davvero ho amato alla follia questi cosi qui? Salvi due tre cose, certo, come l’imponente D'You Know What I Mean e la commovente Be Here Now. Forse Stand by me e Magic Pie, ma le tiri dentro proprio per i capelli.
Si poteva fare peggio dopo? Direi di sì, dato che The Masterplan, anche se solo raccolta di B-sides, era a mio parere davvero inascoltabile, Standing On The Shoulder Of Giants povero di idee e di contenuti e sebbene con Heathen Chemistry i fratelli avessero cercato una svolta musicale, l’ultimo Don't Believe The Truth li ha definitivamente affossati.
Tutto questo sproloquio per dire cosa?
Prima di tutto, che io gli Oasis davvero li ho amato, per un periodo della mia vita. Poi, che ora li ascolto soltanto quando non ho nulla, ma proprio nulla di meglio da fare. E infine, anche per segnalare che il fratello buono del gruppo, Noel Gallagher, ci a breve ci proporrà un suo disco solista, mentre anche il nuovo album della band sarà pronto quanto prima.
E, sinceramente, non so fino a quanto ne sentivamo il bisogno.

Chiudi anche tu?

Non solo alternapoli si è preso un periodo di pausa, a quel che vedo.
Anche il Barbiere della Sera chiude per un po'. Forse per sempre? Speriamo di no
E mi mancherà, non ci sono dubbi.

Chiudi anche tu?

Non solo alternapoli si è preso un periodo di pausa, a quel che vedo.
Anche il Barbiere della Sera chiude per un po'. Forse per sempre? Speriamo di no
E mi mancherà, non ci sono dubbi.

Lorenzo Bassano libero

Allora, torniamo a parlare di cose serie. Una volta tanto, perché mi pare che sia davvero necessario.
Lorenzo Bassano, 40 anni, regista di spot pubblicitari e di un film, Natale a casa Deejay: è stato fermato e arrestato il 21 di marzo all'areoporto internazionale di Dubai, negli Emirati arabi, con 0,8 grammi di hashish in tasca.
Purtroppo nel paese la legislazione in materia di droga è molto dura: infatti il regista, in carcere da allora, rischia quattro anni o piu' di galera, se sarà ritenuto colpevole di spaccio. A questa situazione, già difficile di suo, si aggiunge il fatto che Lorenzo è affetto dal morbo di Crohn, una rara malattia infiammatoria dell'apparato digerente, che può essere combattuta solo attraverso una speciale alimentazione, che non può seguire nel carcere in cui è rinchiuso.
Quindi, da allora Lorenzo sta mangiando poco - non può, purtroppo - e ha perso più di 10 chili. Lo si legge nella lettera scritta il 31 marzo dal Centro di detenzione del Terminal 3 dell'aeroporto di Dubai.
Non avevo mai sentito parlare di Lorenzo prima d'ora, ma quando ho letto della sua vicenda mi sono sentito immediatamente coinvolto. Perché quando leggi simili notizie ti accorgi che in certe zone del mondo la giustizia non esiste, non si sa nemmeno cosa sia, ed un povero ragazzo è ora costretto a passare le pene dell'inferno. Per colpa di un pezzetto di hashish. Non è possibile che per un motivo così stupido, Lorenzo si trovi rinchiuso in carcere a migliaia di chilometri da casa.
Ho aggiunto il banner che ho trovato sul sito, per quanto possa servire. Volevo firmare la petizione e lasciare un commento, ma al momento è impossibile farlo per l'altissimo numero di interventi postati.
E mi auguro con tutto il cuore che questa vicenda abbia al più presto il suo lieto fine.
Intanto, il 10 Aprile all'Alcatraz di Milano c'è stato un mega concerto per Lorenzo, per raccogliere fondi, per riunirsi nella speranza di vederlo al più presto libero.
Per conoscere meglio Lorenzo, il suo lavoro, la sua vita, ecco il blog ed il sito web a lui dedicati:
www.helplorenzo.com
tutticonlorenzo.blogspot.com

mercoledì 11 aprile 2007

Misteri della cucina

Non so per quale misterioso e incomprensibile rapporto causa-effetto, ogni volta che decido di mettermi a dieta il frigo di casa si riempie di cioccolata, la credenza di merendine, a pranzo si mangia solo roba fritta e a tavola non si beve più acqua, ma solo bibite gassate.
Quindi ho deciso: abbandono ancora prima di iniziare.

Misteri della cucina

Non so per quale misterioso e incomprensibile rapporto causa-effetto, ogni volta che decido di mettermi a dieta il frigo di casa si riempie di cioccolata, la credenza di merendine, a pranzo si mangia solo roba fritta e a tavola non si beve più acqua, ma solo bibite gassate.
Quindi ho deciso: abbandono ancora prima di iniziare.

Te per che squadra tieni?

Ritrovarsi a dover tifare Milan pur di vedere un'italiana nelle semifinali di Champions.
E' mai possibile?
Sono davvero combattuto. Lo faccio, non lo faccio. Certo che tre inglesi tra le prime quattro squadre d'Europa sono proprio troppe.
E poi le squadre tedesche mi stanno tutte amorevolmente sulle scatole.
Vabè, sta iniziando. La tv in cucina mi aspetta.
Sto per dirlo: forza Milan, solo per stasera.

Te per che squadra tieni?

Ritrovarsi a dover tifare Milan pur di vedere un'italiana nelle semifinali di Champions.
E' mai possibile?
Sono davvero combattuto. Lo faccio, non lo faccio. Certo che tre inglesi tra le prime quattro squadre d'Europa sono proprio troppe.
E poi le squadre tedesche mi stanno tutte amorevolmente sulle scatole.
Vabè, sta iniziando. La tv in cucina mi aspetta.
Sto per dirlo: forza Milan, solo per stasera.

martedì 10 aprile 2007

Di misura

Ed io che volevo giocarmi il pareggio.

(Gazzetta)

Di misura

Ed io che volevo giocarmi il pareggio.

(Gazzetta)

Vorrei vederlo fare in Italia

Questo sì che è fair play.

Vorrei vederlo fare in Italia

Questo sì che è fair play.

Grindhouse flop

Grindhouse è un mezzo flop al botteghino Usa, pare per l'eccessiva lunghezza: tre ore e dodici minuti, in effetti, sono un po' dure da digerire anche per i fan più accaniti di Tarantino e Rodriguez.
Quindi dalle nostre parti lo dividono (per farci anche più soldi?), creando due film da un'ora e mezza ognuno.
Staremo a vedere, chissà quando uscirà in Italia. Intanto, questo è il trailer da Youtube.

Grindhouse flop

Grindhouse è un mezzo flop al botteghino Usa, pare per l'eccessiva lunghezza: tre ore e dodici minuti, in effetti, sono un po' dure da digerire anche per i fan più accaniti di Tarantino e Rodriguez.
Quindi dalle nostre parti lo dividono (per farci anche più soldi?), creando due film da un'ora e mezza ognuno.
Staremo a vedere, chissà quando uscirà in Italia. Intanto, questo è il trailer da Youtube.

Catania - Palermo: per fare chiarezza

Giuseppe Lo Bianco e Piero Messina ricostruiscono su l'espresso le ultime ore del maresciallo Raciti, ma alcuni interrogativi, purtroppo, rimangono senza risposta: "Resta una domanda: Raciti muore per il colpo subito tra le 19,04 e le 19,09 non ripreso dalle telecamere? Oppure ne ha subito un altro, mortale, durante la guerriglia successiva?".

(l'espresso)

Catania - Palermo: per fare chiarezza

Giuseppe Lo Bianco e Piero Messina ricostruiscono su l'espresso le ultime ore del maresciallo Raciti, ma alcuni interrogativi, purtroppo, rimangono senza risposta: "Resta una domanda: Raciti muore per il colpo subito tra le 19,04 e le 19,09 non ripreso dalle telecamere? Oppure ne ha subito un altro, mortale, durante la guerriglia successiva?".

(l'espresso)

sabato 7 aprile 2007

Oggi tengo Banco




I lavori di sventramento casa hanno risparmiato poco e nulla. Anche i cd appena comprati a Valencia, in un lampo, son finiti in uno scatolone. Chi li abbia messi lì dentro, sinceramente, non lo so. La purga musicale non ha risparmiato quasi nulla, e degli ottocento compact solo cinque hanno avuto la grazia, e sono ora sulla mia scrivania: li sto ascoltando a ripetizione, perché sono gli unici e anche perché era da un po’ che non lo facevo.
Oggi è toccato al Banco del Mutuo Soccorso col cd omonimo del 1972: per chi non li conosce, il Banco è il gruppo di Francesco Di Giacomo e dei fratelli Nocenti, nato agli inizi degli anni Settanta sulle onde del progressive rock britannico. In particolare però il Banco si caratterizza, oltre che per i brani lunghi in stile prog, le suite e la tendenza al concept album, per i testi visionari e poetici riferiti ad un mondo che sembra uscito da una fiaba medievale.
Il cd è di quelli così belli e intensi da essere immortali: sono passati più di trent’anni ma i suoni risultano ancora incredibilmente attuali.
La voce di Francesco di Giacomo si sposa alla perfezione con la musica, e sia “In volo” che “R.I.P. (Requiescant in pace)” sono due canzoni di una intensità unica che riascoltare oggi mette i brividi addosso.
Dopo l’intervallo live di “Passaggio”, poche note al piano e rumore di passi che vanno via,  “Metamorfosi”: pianoforte, due linee sonore, intrecci coinvolgenti di organo e batteria.
Il pezzo più carico dell’album è senza dubbio la lunga performance di “Il giardino del mago”, divisa in capitoli (…passo dopo passo…, …chi ride e chi geme…, …coi capelli sciolti al vento…, COMPENETRAZIONE), attraverso un’atmosfera medievale, tra farfalle, gnomi, torte di fiori, foglie di vetro e cigni che danzano.
L’ultimo brano, semplicemente “Traccia”, è un ricamo musicale di pianola e batteria: ogni tanto la chitarra penetra questo soffice muro del suono, ed è il finale adatto per un disco storico.
Uno dei migliori esempi di progressive-rock italiano, non ci sono dubbi.
Ma che fine hanno fatto? Guardando Gigi D’Alessio e gli Zero Assoluto in testa alle classifiche, non posso che rabbrividire e sperare in un loro ritorno. Presto però.

Oggi tengo Banco




I lavori di sventramento casa hanno risparmiato poco e nulla. Anche i cd appena comprati a Valencia, in un lampo, son finiti in uno scatolone. Chi li abbia messi lì dentro, sinceramente, non lo so. La purga musicale non ha risparmiato quasi nulla, e degli ottocento compact solo cinque hanno avuto la grazia, e sono ora sulla mia scrivania: li sto ascoltando a ripetizione, perché sono gli unici e anche perché era da un po’ che non lo facevo.
Oggi è toccato al Banco del Mutuo Soccorso col cd omonimo del 1972: per chi non li conosce, il Banco è il gruppo di Francesco Di Giacomo e dei fratelli Nocenti, nato agli inizi degli anni Settanta sulle onde del progressive rock britannico. In particolare però il Banco si caratterizza, oltre che per i brani lunghi in stile prog, le suite e la tendenza al concept album, per i testi visionari e poetici riferiti ad un mondo che sembra uscito da una fiaba medievale.
Il cd è di quelli così belli e intensi da essere immortali: sono passati più di trent’anni ma i suoni risultano ancora incredibilmente attuali.
La voce di Francesco di Giacomo si sposa alla perfezione con la musica, e sia “In volo” che “R.I.P. (Requiescant in pace)” sono due canzoni di una intensità unica che riascoltare oggi mette i brividi addosso.
Dopo l’intervallo live di “Passaggio”, poche note al piano e rumore di passi che vanno via,  “Metamorfosi”: pianoforte, due linee sonore, intrecci coinvolgenti di organo e batteria.
Il pezzo più carico dell’album è senza dubbio la lunga performance di “Il giardino del mago”, divisa in capitoli (…passo dopo passo…, …chi ride e chi geme…, …coi capelli sciolti al vento…, COMPENETRAZIONE), attraverso un’atmosfera medievale, tra farfalle, gnomi, torte di fiori, foglie di vetro e cigni che danzano.
L’ultimo brano, semplicemente “Traccia”, è un ricamo musicale di pianola e batteria: ogni tanto la chitarra penetra questo soffice muro del suono, ed è il finale adatto per un disco storico.
Uno dei migliori esempi di progressive-rock italiano, non ci sono dubbi.
Ma che fine hanno fatto? Guardando Gigi D’Alessio e gli Zero Assoluto in testa alle classifiche, non posso che rabbrividire e sperare in un loro ritorno. Presto però.

venerdì 6 aprile 2007

Non chiamarmi non ti sento

A me in fondo quelle che fanno le promozioni al telefono (addette al telemarketing, mi dicono dalla regia) stanno quasi simpatiche. O meglio: non stanno poi tanto antipatiche.
Conosco gente che le ammazzerebbe in blocco, giuro. Soprattutto quando chiamano a ora di pranzo.
Altri che si fanno sempre raccontare tutto per filo e per segno, fingono di essere interessati e poi tagliano in modo netto, attaccando il telefono in faccia.
Altri che nemmeno danno il la, subito borbottano e si lamentano. Risposta secca: “no no guardi non mi interessa” e giù il telefono.
I maschietti più mandrilli, poi, non possono risparmiarsi l’acchiappanza, e dopo un paio di minuti di ascolto a cervello spento provano senza problemi l’approccio via cornetta, con tanto di richiesta numero. Non importa se dall’altra parte ci sia una brufolosa ragazza dell’entroterra calabrese o una coattona romana, basta che respiri, insomma, e che abbia una voce gradevole
Altri non capiscono mai la promozione, soprattutto perché solitamente trattasi di promozione incomprensibile farfugliata in modo velocissimo e senza congiunzioni.
Nonostante tutto, però, io ‘ste poverine non riesco proprio ad odiarle. Perché penso sempre ai drammatici e stressanti racconti di amici e amiche che ci sono passate per il call center. E’ il loro lavoro, cavolo. Anche se alla fine rompono le palle un po’ a tutti, non lo fanno certo con piacere.
L’altro ieri mi ha chiamato una, per propormi una non ben definita promozione con la più importante piattaforma digitale via satellite italiana. Sky, insomma.
Una bella parlantina, voce simpatica, ci diamo subito del tu e lei sin da subito si sente mia amica, mia confidente. “Puoi vedere proprio tutto”, mi dice. “Film, tutti gli sport che vuoi, e tanto tanto tanto altro ancora”. Oltre 150 canali tematici, mi dice. Ci mancava solo che mi presentasse pure il palinsesto del porno. Io vorrei tanto dirle che odio la tv, al massimo ogni tanto vedo qualche tg e una puntata di Report, ma in fondo non ho nulla da fare in quel momento e la lascio parlare.
Forse però le do un po’ troppo corda, e lei crede di avermi quasi conquistato. Mi rendo conto che ormai è quasi troppo tardi per tirarmi indietro, forse qualche mio atteggiamento deve averla convinta di avermi ormai in pugno, di essersi accaparrata la sua tanto sospirata provvigione per la vendita di un pacchetto completo.
Invece improvvisamente tentenno, le faccio notare che coi lavori in casa, pacchi e scatoloni in ogni stanza, quintali di polvere ovunque e i prossimi due mesi d’inferno la tv satellitare è l’ultima delle mie preoccupazioni. Lei ci resta male, sente smaterializzarsi il sogno. Non demorde. Aveva visto un miraggio, ora lo sente sfuggire dalle mani.  Fa di tutto per riacciuffarmi. Non molla la presa, come un cane col suo osso.
Mi ripete che potrò vedere tutti gli sport, tutti i film, tutti i documentari, tutto ciò che voglio. Mi dice che non so cosa mi perdo. Mi dice che devo e posso farlo ora, non devo per forza installarlo subito ma anche dopo aver rifatto casa. Mi dice che può richiamarmi quando finiremo i lavori, se la promozione è ancora attiva. Mi dice che non devono per forza essere i genitori a decidere, posso anche io, sono maggiorenne (e risatina: che te ridi, penso io). Mi dice che non posso perdere un’offerta così conveniente, anche se io non l’ho ben capita. Mi dice anche che si scusa di essere così insistente, ma la sua è una proposta fenomenale per chi ama la tv (quindi non io, deduco).
Probabilmente mi avrebbe detto un sacco di altre belle cose, se il mio dito inavvertitamente non avesse premuto il tastino rosso sul telefono. Ops. Per sbaglio ho chiuso la telefonata. Che peccato sul serio.
Perché vabbè che non mi state poi tanto antipatiche, care addette al telemarketing, ma ogni pazienza ha un limite però.

Non chiamarmi non ti sento

A me in fondo quelle che fanno le promozioni al telefono (addette al telemarketing, mi dicono dalla regia) stanno quasi simpatiche. O meglio: non stanno poi tanto antipatiche.
Conosco gente che le ammazzerebbe in blocco, giuro. Soprattutto quando chiamano a ora di pranzo.
Altri che si fanno sempre raccontare tutto per filo e per segno, fingono di essere interessati e poi tagliano in modo netto, attaccando il telefono in faccia.
Altri che nemmeno danno il la, subito borbottano e si lamentano. Risposta secca: “no no guardi non mi interessa” e giù il telefono.
I maschietti più mandrilli, poi, non possono risparmiarsi l’acchiappanza, e dopo un paio di minuti di ascolto a cervello spento provano senza problemi l’approccio via cornetta, con tanto di richiesta numero. Non importa se dall’altra parte ci sia una brufolosa ragazza dell’entroterra calabrese o una coattona romana, basta che respiri, insomma, e che abbia una voce gradevole
Altri non capiscono mai la promozione, soprattutto perché solitamente trattasi di promozione incomprensibile farfugliata in modo velocissimo e senza congiunzioni.
Nonostante tutto, però, io ‘ste poverine non riesco proprio ad odiarle. Perché penso sempre ai drammatici e stressanti racconti di amici e amiche che ci sono passate per il call center. E’ il loro lavoro, cavolo. Anche se alla fine rompono le palle un po’ a tutti, non lo fanno certo con piacere.
L’altro ieri mi ha chiamato una, per propormi una non ben definita promozione con la più importante piattaforma digitale via satellite italiana. Sky, insomma.
Una bella parlantina, voce simpatica, ci diamo subito del tu e lei sin da subito si sente mia amica, mia confidente. “Puoi vedere proprio tutto”, mi dice. “Film, tutti gli sport che vuoi, e tanto tanto tanto altro ancora”. Oltre 150 canali tematici, mi dice. Ci mancava solo che mi presentasse pure il palinsesto del porno. Io vorrei tanto dirle che odio la tv, al massimo ogni tanto vedo qualche tg e una puntata di Report, ma in fondo non ho nulla da fare in quel momento e la lascio parlare.
Forse però le do un po’ troppo corda, e lei crede di avermi quasi conquistato. Mi rendo conto che ormai è quasi troppo tardi per tirarmi indietro, forse qualche mio atteggiamento deve averla convinta di avermi ormai in pugno, di essersi accaparrata la sua tanto sospirata provvigione per la vendita di un pacchetto completo.
Invece improvvisamente tentenno, le faccio notare che coi lavori in casa, pacchi e scatoloni in ogni stanza, quintali di polvere ovunque e i prossimi due mesi d’inferno la tv satellitare è l’ultima delle mie preoccupazioni. Lei ci resta male, sente smaterializzarsi il sogno. Non demorde. Aveva visto un miraggio, ora lo sente sfuggire dalle mani.  Fa di tutto per riacciuffarmi. Non molla la presa, come un cane col suo osso.
Mi ripete che potrò vedere tutti gli sport, tutti i film, tutti i documentari, tutto ciò che voglio. Mi dice che non so cosa mi perdo. Mi dice che devo e posso farlo ora, non devo per forza installarlo subito ma anche dopo aver rifatto casa. Mi dice che può richiamarmi quando finiremo i lavori, se la promozione è ancora attiva. Mi dice che non devono per forza essere i genitori a decidere, posso anche io, sono maggiorenne (e risatina: che te ridi, penso io). Mi dice che non posso perdere un’offerta così conveniente, anche se io non l’ho ben capita. Mi dice anche che si scusa di essere così insistente, ma la sua è una proposta fenomenale per chi ama la tv (quindi non io, deduco).
Probabilmente mi avrebbe detto un sacco di altre belle cose, se il mio dito inavvertitamente non avesse premuto il tastino rosso sul telefono. Ops. Per sbaglio ho chiuso la telefonata. Che peccato sul serio.
Perché vabbè che non mi state poi tanto antipatiche, care addette al telemarketing, ma ogni pazienza ha un limite però.

De gustibus

Il nuovo sito de La Gazzetta nun se pò guardà.

(Gazzetta dello Sport)

De gustibus

Il nuovo sito de La Gazzetta nun se pò guardà.

(Gazzetta dello Sport)

giovedì 5 aprile 2007

Pubblicità regresso

Ieri per me altra magica puntata nel mondo delle pubblicità televisive.
Quando pensavo di averle ormai viste tutte, è arrivata prontamente la smentita.
Anzi, una doppia smentita. Prima ad ora di pranzo, l’ape trombina. Non scherzo, sul serio. Ora di pranzo e ape trombina. Cioè un’enorme ape in formato 3d che si avventa su un fiore e comincia ad andare su e giù col bacino. Giuro.
Ho stropicciato gli occhi, mentre Rossella continuava catatonicamente a ripetere: “non ci credo”. Invece era tutto vero, purtroppo.
Eccola qui, allora, la nuova frontiera della pubblicità regresso, con una suoneria polifonica per cellulari che ha come protagonista il ronzio di un’ape grassoccia e fastidiosa che si dimena su un girasole. Mah.
A parte che è una cosa che non ha senso (non capisco perché l’ape debba cercare di trombarsi il fiore invece che raccogliere il nettare), mi chiedo dove sia finito il buon gusto. Ma la domanda è retorica e scuotendo la testa mi rispondo: sarà la società che si evolve ed io non riesco a stare al passo.
Inorridisco qualche minuto, ma poi finisco per non pensarci più, tanto le suonerie polifoniche ci avevano già abituato ai cari Eggio & Score e al demente che rubava la Gioconda e rideva come un ebete a bordo di una decappotabile.
Ma poi, dopo qualche ora, ecco un’altra pubblicità: stavolta il prodotto è una gomma di quelle air fresh. Per l’alito fresco, anzi glaciale, e il protagonista un tenero scoiattolino che esce dalla sua tana sull’albero se ne mangia una per bloccare il fuoco di un incendio inarrestabile.
Fin qui, tutto molto carino. Poi, all’improvviso, il dramma: lo scoiattolo corre all’impazzata verso la punta di un ramo e scorreggia, trasformando in ghiaccio un paio di ettari di terreno intorno a lui.
Sbigottito, mi chiedo cosa c’entri quello che ho appena visto con le gomme da masticare. Non ottengo risposta. La pubblicità può risultare anche simpatica, certo: la prima volta forse strappa anche un sorriso. Già dalla seconda, però, i peti di uno scoiattolo mi fanno ridere di meno. Opinione personale.
Ma leggo da qualche parte che la pubblicità è piaciuta, l’idea è geniale ed il messaggio adatto al prodotto. Beati coloro che ci vedono tutte queste cose.
Forse sono sempre io ad essere troppo vecchio, bacchettone, a non capire le cose, e a intristirmi quando capisco che ormai la tv, oltre a propinarci spesso aria fritta, alle volte ce la fa arrivare anche da altre parti, bella gelata pure.
Io, intanto, torno alle Brooklyn.

(Reebo, Youtube)

Pubblicità regresso

Ieri per me altra magica puntata nel mondo delle pubblicità televisive.
Quando pensavo di averle ormai viste tutte, è arrivata prontamente la smentita.
Anzi, una doppia smentita. Prima ad ora di pranzo, l’ape trombina. Non scherzo, sul serio. Ora di pranzo e ape trombina. Cioè un’enorme ape in formato 3d che si avventa su un fiore e comincia ad andare su e giù col bacino. Giuro.
Ho stropicciato gli occhi, mentre Rossella continuava catatonicamente a ripetere: “non ci credo”. Invece era tutto vero, purtroppo.
Eccola qui, allora, la nuova frontiera della pubblicità regresso, con una suoneria polifonica per cellulari che ha come protagonista il ronzio di un’ape grassoccia e fastidiosa che si dimena su un girasole. Mah.
A parte che è una cosa che non ha senso (non capisco perché l’ape debba cercare di trombarsi il fiore invece che raccogliere il nettare), mi chiedo dove sia finito il buon gusto. Ma la domanda è retorica e scuotendo la testa mi rispondo: sarà la società che si evolve ed io non riesco a stare al passo.
Inorridisco qualche minuto, ma poi finisco per non pensarci più, tanto le suonerie polifoniche ci avevano già abituato ai cari Eggio & Score e al demente che rubava la Gioconda e rideva come un ebete a bordo di una decappotabile.
Ma poi, dopo qualche ora, ecco un’altra pubblicità: stavolta il prodotto è una gomma di quelle air fresh. Per l’alito fresco, anzi glaciale, e il protagonista un tenero scoiattolino che esce dalla sua tana sull’albero se ne mangia una per bloccare il fuoco di un incendio inarrestabile.
Fin qui, tutto molto carino. Poi, all’improvviso, il dramma: lo scoiattolo corre all’impazzata verso la punta di un ramo e scorreggia, trasformando in ghiaccio un paio di ettari di terreno intorno a lui.
Sbigottito, mi chiedo cosa c’entri quello che ho appena visto con le gomme da masticare. Non ottengo risposta. La pubblicità può risultare anche simpatica, certo: la prima volta forse strappa anche un sorriso. Già dalla seconda, però, i peti di uno scoiattolo mi fanno ridere di meno. Opinione personale.
Ma leggo da qualche parte che la pubblicità è piaciuta, l’idea è geniale ed il messaggio adatto al prodotto. Beati coloro che ci vedono tutte queste cose.
Forse sono sempre io ad essere troppo vecchio, bacchettone, a non capire le cose, e a intristirmi quando capisco che ormai la tv, oltre a propinarci spesso aria fritta, alle volte ce la fa arrivare anche da altre parti, bella gelata pure.
Io, intanto, torno alle Brooklyn.

(Reebo, Youtube)

domenica 1 aprile 2007

Tutta un'altra musica

I cd in Spagna costano molto meno che in Italia, non lo sapevo prima di fare un giro alla Fnac di Valencia cinque giorni fa.
Quando sono entrato e mi sono ritrovato U2, Tom waits, Who, Bruce Springsteen e tanti tanti altri a 5 euro e 90 quasi avevo le lacrime agli occhi. E mentre io iniziavo ad asciugarmele con difficoltà, Noemi già aveva una quindicina di cd in bilico tra le mani e la bavetta ai lati della bocca, mentre continuava avidamente a scavare tra i vinili nel reparto alternative rock.
Roba da non crederci. Quasi un sogno.
I cd musicali, da quello che ho visto, costano al massimo 15 o 16 euro, anche le nuove uscite. Una cosa impensabile dalle nostre parti. Ma non solo: in Spagna, quelli vecchi di un paio d'anni scendono normalmente intorno ai 10 euro, qualcuno lo trovi già a 7 e 90 dopo neanche dodici mesi dall'uscita.
Questo non solo per i prezzi già normalmente più bassi, ma anche perché Zapatero ha ben pensato, ormai 3 anni fa, di abbassare l'Iva sulla musica:  al 4 per cento, leggo su Repubblica, mentre "in Italia su cd e cd-rom si paga un'Iva del 20 per cento". Olè.
Insomma, a parte gli elogi alla politica spagnola su questo tema, fa davvero un bell'effetto trovarsi davanti colonne e colonne di capolavori musicali a poco più di 5 euro, mentre nei negozi italiani a quel prezzo trovi solo Rita Pavone, Fabio Concato Live o i cd tributo ai Led Zeppelin.
Tutto questo per dire che alla fine la scelta è stata molto dura, quasi ci chiudevano dentro mentre stavamo ancora scegliendo, ma alla fine ce ne siamo andati tutti soddisfatti con un bel bottino tra le mani.
Personalmente, mi sono accaparrato due cd dei Portishead, Different Class dei Pulp e l'unico di Nick Drake che mi mancava: purtroppo avevo pochi soldi in tasca, altrimenti mi sarei sbizzarrito ancora di più, giocandomi il resto della vacanza.
Per i prossimi acquisti musicali, mi farò due conti: magari conviene di più un low cost per la Spagna più la spesa per i cd che spendere 20 euro alla volta per comprare qualcosa qui in Italia.

Tutta un'altra musica

I cd in Spagna costano molto meno che in Italia, non lo sapevo prima di fare un giro alla Fnac di Valencia cinque giorni fa.
Quando sono entrato e mi sono ritrovato U2, Tom waits, Who, Bruce Springsteen e tanti tanti altri a 5 euro e 90 quasi avevo le lacrime agli occhi. E mentre io iniziavo ad asciugarmele con difficoltà, Noemi già aveva una quindicina di cd in bilico tra le mani e la bavetta ai lati della bocca, mentre continuava avidamente a scavare tra i vinili nel reparto alternative rock.
Roba da non crederci. Quasi un sogno.
I cd musicali, da quello che ho visto, costano al massimo 15 o 16 euro, anche le nuove uscite. Una cosa impensabile dalle nostre parti. Ma non solo: in Spagna, quelli vecchi di un paio d'anni scendono normalmente intorno ai 10 euro, qualcuno lo trovi già a 7 e 90 dopo neanche dodici mesi dall'uscita.
Questo non solo per i prezzi già normalmente più bassi, ma anche perché Zapatero ha ben pensato, ormai 3 anni fa, di abbassare l'Iva sulla musica:  al 4 per cento, leggo su Repubblica, mentre "in Italia su cd e cd-rom si paga un'Iva del 20 per cento". Olè.
Insomma, a parte gli elogi alla politica spagnola su questo tema, fa davvero un bell'effetto trovarsi davanti colonne e colonne di capolavori musicali a poco più di 5 euro, mentre nei negozi italiani a quel prezzo trovi solo Rita Pavone, Fabio Concato Live o i cd tributo ai Led Zeppelin.
Tutto questo per dire che alla fine la scelta è stata molto dura, quasi ci chiudevano dentro mentre stavamo ancora scegliendo, ma alla fine ce ne siamo andati tutti soddisfatti con un bel bottino tra le mani.
Personalmente, mi sono accaparrato due cd dei Portishead, Different Class dei Pulp e l'unico di Nick Drake che mi mancava: purtroppo avevo pochi soldi in tasca, altrimenti mi sarei sbizzarrito ancora di più, giocandomi il resto della vacanza.
Per i prossimi acquisti musicali, mi farò due conti: magari conviene di più un low cost per la Spagna più la spesa per i cd che spendere 20 euro alla volta per comprare qualcosa qui in Italia.