venerdì 30 novembre 2007

Benigni yawn...



Appena appena carino Benigni ieri sera.

Simpatico, bella la scenografia, lui su di giri come sempre, toscanaccio, parla di Berlusconi, poi di D'Alema, divertente sui Savoia, poi di nuovo Berlusconi, poi varie altre magagne, scandali, ma alla lunga si perde il filo, perde colpi, lui parla così veloce che alcune battute manco le ho capite.
E così, al primo sbadiglio dopo una mezz'oretta l'ho salutato, mentre lui continuava a dimenarsi, tra una frecciatina a Prodi, una battuta sul sesso e un elogio dell'amore.
E mi son perso pure la lettura del canto di Dante, che ho letto in giro essere stata parecchio emozionante. Nonostante io l'abbia sempre trovata incredibilmente noiosa.
Alla prossima, Roberto, se puoi un po' meno prolisso, però.

giovedì 29 novembre 2007

E ora che son bi-dotto?



Chi si è tanto preoccupato in questi miei giorni di assenza, può finalmente dormire sonni tranquilli.
Il fatto è che le ultime settimane sono state un po’ concitate, dovevo laurearmi. E così l’ho fatto due giorni fa, in quel di Roma, pochi intimi ed una mattinata che credo non dimenticherò mai.
E allora vorrei ringraziare chi c’era, chi mi ha sorriso, accarezzato la schiena e incoraggiato prima della discussione, chi ha pianto alla proclamazione, chi mi ha abbracciato forte al ritorno, facendomi capire che davvero era tutto finito. Tutte le persone che mi hanno messaggiato con in bocca al lupo prima e chiamato per le congratulazioni dopo.
E soprattutto chi da lassù, magari, sorridendo annuiva soddisfatto. Ho fatto un buon lavoro, Enzo?
Insomma, finita anche questa, finita la raccolta punti e crediti formativi, l’università è di fatto un capitolo che si chiude alle mie spalle.
Cosa ci sarà, adesso, è difficile da dirsi. Intanto di una sola cosa mi dispiace: il non aver più alibi per evitare di lavorare.

giovedì 22 novembre 2007

La fine del web?



Questa notizia qui invece mi ricorda quella catena di sant'Antonio nella quale ci si dispera per l'imminente fine degli account su messenger.

Però pare che sia una ricerca seria, fatta da un gruppo di ricercatori seri, quindi un poco - proprio poco, però - ci possiamo credere.
Come quando ci dissero che il Millennium bug avrebbe fatto collassare tutti i pc del pianeta.
Sì, ok. Data la lezione precedente, andiamoci pian con gli allarmi

Update: ci ha pensato Quintarelli a fare chiarezza. Come spesso capita, i quotidiani c'hanno capito ben poco.

(la Repubblica)

PD, logo triste

Non è che ci goda a fare sempre quello ipercritico, ma vi pare mai che il logo del PD debba essere questo coso qui, a metà tra il logo di Italia.it e l'avatar di un tifoso della nazionale? Triste davvero.
Tricolore e ramoscello di ulivo. Ma cosa c'è di nuovo in questo disegnino?

(la Repubblica)

Betancourt, ancora nulla da fare

Per Ingrid Betancourt ancora nulla da fare. Per colpa del presidente colombiano che non vuole "l'ingerenza diretta di Chavez" negli affari di stato colombiani.
E intanto sono quasi sei anni che è nelle mani delle FARC. Sei anni.
Ne parlò anche Enzo

(Repubblica, Le Balene)

lunedì 19 novembre 2007

E' questo il buon giornalismo?



Sto seguendo la questione di Perugia dall'inizio, perché fin dall'inizio del caso penso che i giornalisti, all'interno di questa vicenda, si siano comportati come sciacalli affamati intorno alla preda.
Scia-cal-li. Sì, lo dico senza mezzi termini. Partendo dalle prime ricostruzioni in cui i “professionisti dell’informazione” si soffermavano - fregandosi le mani - sulle possibili dinamiche sessuali della vicenda, sulle sensazioni forti che i ragazzi volevano provare e chissà cosa sarà successo in quella camera.
Poi tutti su Sollecito, quello che nel blog scriveva d'essere un po' pazzo e si faceva foto con la mannaia in una mano, una bottiglia d’alcool nell’altra. Come non può essere colpevole uno così?
Anche Amanda. Non piange, troppo seria. Sarà lei, non sarà lei? Sì che è lei, ha la faccia troppo da brava ragazza, nasconde qualcosa.  
E Lumumba? E' l'uomo nero, che paura, sarà un violento, desiderava ardentemente la ragazza. Ma quante bugie non confermate avete intenzione di propinarci?
Ovviamente quello che più stupisce è anche il modo in cui queste informazioni filtrino, arrivando alle orecchie dei giornalisti tramite avvocati e fonti poco discrete. E soprattutto sorprendono le versioni contradditorie e le continue bugie di tutti gli indagati. E' assurda la lucidità con cui tutti i protagonisti del tragico episodio mentano di continuo, contraddicendosi e negando versioni precedenti. Come è possibile che accada questo?
Ma non meno stupefacente sono le fughe di notizie che riempiono i taccuini dei giornalisti giorno dopo giorno. Troppe notizie, troppe indiscrezioni, troppi particolari sulla vicenda. Troppa carne a cuocere, che confonde le acque, aggiunge misteri, insinua dubbi e giudica i presunti colpevoli.
E' il loro mestiere, raccogliere informazioni e poi scrivere, ma alle volte oltre allo scrivere c'è stato anche un ricamare, aggiungere, associare e mettere sulla forca senza fondamento, o almeno senza la definitiva certezza della colpevolezza.
Non lo so. E' che tutto questo cercare lo scoop, il particolare macabro, il titolo ad effetto, alla lunga mi dà la nausea. Soprattutto quando questo si associa a pressappochismo e superficialità nel gestire e consultare le fonti.
E se dico che questo meccanismo giornalistico sia una particolarità tutta nostrana, non credo di dire una sciocchezza.
Alle volte mi sembra che i giornalisti, anche quelli - soprattutto? - dei giornali più importanti, non si rendano conto del peso che le loro parole, anche su carta, possono avere. Il quotidiano, una volta letto, viene buttato nel cestino, certo. Ma le accuse velate, le allusioni, le forzature e i titoloni resteranno per sempre. Se non nella mente di tutti, di sicuro in quelle dei parenti e degli amici degli indagati. Che, nel caso in cui siano dichiarati “non colpevoli”, riusciranno mai a cancellare dalla mente di tutti il presunto coinvolgimento in quest’orribile vicenda?


Magari si trasforma pure in un raggio missile

Quelli di Rainews avranno visto troppi cartoni animati giapponesi. Mazinga, Daitarn 3, quelle cose lì.
Perché sono ancora convinti che la polizia canadese abbia ucciso l'uomo polacco con una "pistola laser".

(Rainews, via Emmebi)

domenica 18 novembre 2007

Ipod d'oro


Sempre alla ricerca dei regali da mettere sotto l'albero ma non vi piace Apicella?
Se avete tanti, ma tanti soldi da buttare, potete sempre ripiegare sull'ipod in oro 24 carati.
(non costa neanche tanto, pensavo peggio)

(Youtube, Amosu)

venerdì 16 novembre 2007

Te lo do io il portabottiglie

Dopo aver letto che a Milano in un negozio vendevano zampe di elefante come portabottiglie di lusso, mi piacerebbe tanto usare le orecchie del proprietario del negozio come posacenere (anche se non fumo più).

(Corriere della sera)

Liberate il magenta

Son davvero tempi duri, quando bastano soldi e potere per acquistare anche un colore.

(la Repubblica)

Regali sotto l'albero



Si avvicina il Natale e non sapete che regalo fare?

Siete stufi dei soliti guanti, delle pantofole e della vestaglia al nonno?
Volete davvero far felici i vostri amici con un pensierino musicale che delizierà le loro orecchie?
Allora non potete farvelo scappare: il terzo cd di Silvio con Apicella.

(Corrieredelmezzogiorno)

Oggi chi metto in campo?

Beh, giocare al fantacalcio è sempre bello, ma comprare un'intera squadra reale deve essere una sensazione ben diversa.

(la Repubblica)

mercoledì 14 novembre 2007

Them, di David Moreau e Xavier Palud



Si può realizzare un film horror con pochi, pochissimi mezzi, solo qualche goccia di sangue versato e neanche una scena splatter?
Pare di sì, dato che l’altro ieri per conciliarmi il sonno ho fatto zapping su sky e ho trovato questo Them, horror francese ambientato a Bucarest e ispirato ad una storia vera.
Poco più di 70 minuti di camera a mano, inquadrature traballanti, buio e alta tensione. Una coppietta di sposi e una casa enorme dispersa nel bosco. Strane presenze, grida e rumori da gelare il sangue nelle vene. Dalla casa si arriva al bosco, e poi giù nelle fogne.
Con finale a sorpresa a dir poco shockante.
Niente, fatto sta che mi sono ritrovato rannicchiato sul divano con tutt’e due le mani sugli occhi.
Mamma che paura.

La famiglia normale

La famiglia normale.
E vorrei ben vedere, altrimenti potremmo iniziare a pensare che tutte quelle storie dalla destra a proposito della famiglia e dei valori del matrimonio, facciano solo parte di un "predicare bene e razzolare male?".
E l'altro che tratta male la moglie, quello che va con le soubrette, quell'altro ancora che divorzia e si risposa due o tre volte. Ma mi facciano il piacere, mi facciano.

(Repubblica)

lunedì 12 novembre 2007

Oceano? Ma come, Oceano?

Dio, dopo Chanel pensavo proprio di averle sentite tutte.
Ma ora arriva Oceano Agnelli, e come commentare? Per il prossimo figlio, mettete direttamente le lettere a caso.

(Ansa)

Hillary e Huma

Quando mi lamento della piega gossippara che spesso prendono le notizie nostrane, vi prego di portarmi come esempio anche l’America, che in questo senso non scherza affatto.
Anzi, forse lì è molto più evidente la deriva sentimental-sessuale delle informazioni sui politici. Da noi, più una lettera di Veronica a Repubblica o di Fini che ingravida una valletta in età pensionabile non ci è dato sapere. E meno male, c'è da aggiungere.
Oltreoceano, invece, pettegolezzi piccantelli sui politici sono all’ordine del giorno.
Ad esempio, ora gira voce che Hillary Clinton sia lesbica, e la sua amante sia la sua ventenne collaboratrice, la misteriosa Huma Abedin. Che le due siano molto legate, non è certo un mistero. Sempre insieme, quasi inseparabili, la stessa Clinton l’ha elogiata su Vogue ultimamente senza risparmiare complimenti. Lei la segue ovunque, le dà consigli, la accompagna, sembra essere una lavoratrice instancabile. La sua ombra, il suo factotum, la sua accompagnatrice personale. La sua amante?
In campagna elettorale tutto è permesso, e colpi bassi di questo tipo sono spesso usati. Far circolare voci antipopolari su un candidato è una delle prime mosse da fare per sgombrare il campo dai possibili concorrenti.
La Clinton è uno dei candidati Democratici alla Casa Bianca, tra i favoriti, per giunta. Quindi tutto torna.
Che si tratti di campagna diffamatoria, non ci sono dubbi. Voci che girano prima delle elezioni, partono dal Los Angeles Time e rimbalzano da un blog all’altro.
Ma qui cerchiamo di non farci prendere la mano e riflettere senza gridare allo scandalo. Che scandalo, poi? Su, su, anche se fosse vero, sarebbe un problema? Meglio il caro Giuliani – che in materia di scandali, prostitute e amanti non è secondo a nessuno?
Chissà se queste dicerie sul suo conto influiranno sui risultati politici della signora Clinton.
Che si tratti di bugie o verità, poco dovrebbe interessare agli elettori americani. Che però, si dice in giro, si facciano spesso influenzare da queste cose, invece che dalle idee politiche.
Scandali e gossip, retroscena e particolari piccanti a condire il tutto. Signori, il piatto è servito. E tutto il mondo è paese, soprattutto in questi casi.


(La Stampa, New York Observer)


domenica 11 novembre 2007

Ratatouille




Ratatouille è un film che ti mette in pace con il mondo.
Ti aiuta a tornare bambino, ma nemmeno più di tanto. Perché come sempre più spesso accade, quella che il cartone animato sia un divertimento solo per bambini è davvero diventata una scusa.
Ti ritrovi a fissare lo schermo, magari a bocca aperta, ipnotizzato dagli effetti speciali e dai miglioramenti continui delle tecniche di animazione.
Ti appassioni alla storia del piccolo Remy, ti appassioni perché è un topino tenero e divertente realizzato in modo stupefacente (era da tempo che non andavo a vedere cartoni simili, tipo da Toy Story, ma questi qui della Pixar hanno fatto passi da gigante).
Insomma, c’è un topo dal palato sopraffino e dalla capacità uniche di creare ricette da leccarsi i baffi (non solo da roditori). E c’è un giovane che i fornelli non sa nemmeno accenderli, ma lavora in cucina come sguattero e si ritrova – suo malgrado – a competere con lo chef cattivo del ristorante da Gausteau.
Dall’amicizia e dall’aiuto reciproco tra i due – sarebbe perfido svelare il come – nasce un’avventura comico-culinaria che non tralascia interessanti spunti di riflessione, come il legame con la famiglia, l’accettazione dell’altro e la forza dei sentimenti sulla cattiveria umana.
Inutile dire altro. Soltanto che io ho riso come da tempo non mi succedeva.
Per non parlare del corto animato che precede il film, 5 minuti di spasso e risate con due alieni, una navicella spaziale ed un umano da portare su con il raggio laser.
In attesa del prossimo film della Pixar, WALL-E.

Rabbrividiamo

Stimo Romagnoli. Lo leggo spesso, su carta e su web.
Ma quando scrive certe cose sulla rete - così piene di luoghi comuni, di generalizzazioni, di esagerazioni e mezze verità - mi fa davvero cadere le braccia.
E soprattutto mi fa capire che molti giornalisti, se non tutti, di web, internet e nuove frontiere della comunicazione non ci capiscono un'acca.

(la Repubblica)

sabato 10 novembre 2007

La Treccani un Pacs avanti

E’ un bene o un male che sulla Treccani, alla voce matrimonio ci siano anche le unioni di fatto?
Secondo il sottoscritto un bene, nonostante tutto questo serva, come sempre a scatenare polemiche politiche a 360 gradi. Puntuali, sono arrivate dalla destra, mentre la sinistra – che comunque con le unioni di fatto ha sempre avuto idee e proposte ambigue – come sempre latita e lascia parlare.
Fatto sta che la Grande Enciclopedia Italiana già le ha inserite, le unioni di fatto, nelle sue pagine.
Mentre invece, sulle carte costituzionali, la tutela e la giurisdizione delle unioni diverse dal matrimonio non rispondono ancora al cambiamento dei nostri tempi.
Non esiste solo il matrimonio, purtroppo anche Forza Italia e UDC dovranno svegliarsi prima o poi. Ma anche Mastella e qualcun altro che gravita a sinistra, quella bella e finta sinistra paraculo e conservatrice, con le idee poco chiare in materia ma ben chiare quando si deve accalappiare un po’ di favore popolare nelle fasce più basse della popolazione.
Non ci stancheremo mai di ripeterlo: la famiglia è unica, le sue manifestazioni molteplici.
In Italia, forse, quando avrò 60 anni forse qualche passo in avanti sarà stato fatto.

Per ora, fin quando ci saranno Isabella Bertolini, Luca Volontè, Maurizio Lupi ed altri a gridare allo scandalo per una cosa simile, non resta che ammirare sconvolti il ritardo della politica italiana, ma anche della nostra società civile ancora incastrata nel medioevo.

Il taglio dei Ministri

Pur essendo tornati ai 12 dicasteri previsti dalla Bassanini, non ci sono dubbi: questo governo è appeso ad un filo.
Anzi, ad un elastico.

(Corriere)

giovedì 8 novembre 2007

Sciacallaggio o giornalismo?

Solo una nota: sul caso della povera Meredith, ancor di più che in altre occasioni, ho letto sui quotidiani delle schifezze da fare accapponare la pelle.
Sia per come sono state scritte, sia per le allusioni, sia per i titoli che per le fotografie usate.
Siamo in bilico tra sciacallaggio e giornalismo e, sinceramente, non so proprio più cosa pensare.

(Corriere, Messaggero, Rai, Blogosfere)

martedì 6 novembre 2007

Enzo Biagi (1920-2007)


Immagino che nelle redazioni giornalistiche il suo coccodrillo fosse pronto ormai da tempo.
Con tutto quello che aveva fatto in vita, dai primi anni in redazione all’editto bulgaro.
Ora che se n’è andato, come ovvio che sia, fiumi di inchiostro saranno dedicati alla sua memoria.
Quello che mi va di ricordare, invece, è che Enzo Biagi è stato per me il primo simbolo del giornalismo.
Quando intorno ai dieci anni, mamma se ne tornò con due dei suoi libri a casa, ed io chiesi chi fosse quel signore dall’aria buona e dai capelli bianchi. La sua risposta: Giornalista.
Con la G maiuscola, mi sembra necessario.

Dire che uno come lui mancherà a questo mondo di pennivendoli e imbrattacarte di bassa lega, mi sembra quasi scontato.
Ma facciamolo comunque, perché davvero era un Maestro.

lunedì 5 novembre 2007

Benvenuto nel magico mondo del non lavoro

Venti giorni alla ricerca di lavoro on line.
Siti consultati: almeno 40.
Chiavi di ricerca utilizzate: giornalismo, editoria, comunicazione, redazione, ufficio stampa, addirittura radio e tv.
Disponibilità a muoversi: senza problemi.
Offerte di lavoro lette: almeno 1000.
Grado di soddisfazione: pari a zero.
Offerte che si avvicinano al profilo o alle richieste del candidato: esattamente zero.
San Gennà, pensaci tu...

Il fascino dell'horror

Oggi su "il Mattino" (non lo compro, è che me lo regalano al bar col caffé), un incomprensibile articolo sul "fascino dell'horror sui giovani". Ma che roba è? Dove vuole andare a parare il sociologo Claudio Risè, che in altre occasioni ho letto sempre con interesse?
Innanzitutto, l'articolo parte dal presupposto che l'horror - sulla scia della festa di Halloween - piaccia soprattutto ai giovani di questa generazione, cosa che non mi sembra affatto vera.
Poi, dire che li adolescenti venerino le immagini dell'orrore e a volte le realizzino anche, nella nostra società, mi sembra una generalizzazione a dir poco sempliciotta.
Come quella che vuole come causa di tutto questo fascino per l'orrore, la mancanza del "vecchio tabù" del sesso. Come? E che c'entra adesso il sesso e il suo sdoganamento?
Meno male che questo tabù sia crollato, meno male che se ne parli sempre di più, senza inutili bigottismi, sin dalle età dell'adolescenza. Così da evitare inutili repressioni e possibili problemi d'approccio alla sessualità.
Che per provare nuovi stimoli, gli adolescenti sostituiscano il sesso con la violenza nei confronti dei passanti, beh, anche questa mi sembra un po' una forzatura.
La violenza c'è sempre stata, bambini violenti ed attratti dall'horror anche - forse prima ancor di più, con tutti quei zombie, esorcismi e film di Dario Argento - e qualche caso isolato di superviolenza non può farci pensare che le nuove generazioni siano quelle che di più amano queste tematiche e siano portate a realizzarle più facilmente.
Dai, su. Mi sembra esagerato.
Aspettatemi, vado ad ammazzare una vecchietta e torno.

(Il Mattino)

Il gioco preferito

Io lo conoscevo solo come autore di splendide canzoni.
Invece mi ritrovo tra le mani un libro di Leonard Cohen, e scopro così che l'autore di Suzanne e So long, Marianne, è anche uno straordinario scrittore.
Leonard Cohen, Il gioco preferito.

(Tecalibri)

Bin Laden poteva andare in video, lui no

Per chi l'ha persa su La7, ecco la prima puntata di Decameron di Luttazzi, su Youtube.
Che dire?  Luttazzi ci mancava tanto, tantissimo. Ed il suo nuovo programma è stato una valanga.
Una vera e propria valanga di spunti, idee, battute, ricordi e frecciatine, insulti e parolacce, sia a destra che a sinistra.
Per sei anni non aveva parlato in tv, ed ora al suo ritorno ha voluto dire proprio tutto. O quasi. Ripartendo proprio dalla sua cacciata, dal discorso di Berlusconi e dall'editto bulgaro del 2001. Ma stavolta la risposta è stata una sonora pernacchia.
E poi, dopo la sigla cantata e ironica, lo show: quasi come uno dei suoi spettacoli, anzi: quasi come un mix di tutti i suoi ultimi spettacoli, con l'inserimento di alcuni nuovi ingredienti comici.
La comicità, appunto: spesso di buon livello, altre volte superlativo, altre volte un po' troppo volgare. Conoscendo Luttazzi, non ci si stupisce, ma alcune delle sue oscenità gratuite  sul serio non hanno fatto ridere, oltre che essere fastidiose.
Molto più interessante quando il comico ha parlato di politica, di politici (senza schieramenti nè ideologie, un po' per Prodi, un po' per Berlusconi, spesso Mastella), di legge e di Chiesa. Molto più schietto, diretto, intelligente. Luttazzi non fa solo ridere, propone idee e soluzioni ai problemi, come per il ddl Gentiloni o il sovraffollamento delle carceri.
E poi originali sono stati anche i Dialoghi Platonici, con quattro attori ad interpretare quattro filosofi che riflettono sul mondo e sulla società. Un po' inutili e ripetitivi gli altri siparietti.
Insomma, il giudizio sul programma, da parte di un telespettatore medio che vede poca tv, non è un fan sfegatato del comico ma è, in generale, amante della buona satira, è più che positivo. Sarebbe stato bello avere qualche intervista in più, come in Satyricon. Sarebbe stato bello averlo in seconda serata, invece che quasi a mezzanotte. Io gli ultimi 10 minuti me li sono persi perché mi sono addormentato.
Ma poco importa, in fondo ci sono altre puntate e non è detto che ci saranno modifiche e cambiamenti.
L'unica cosa che davvero preoccupa? Come sottolinea Tvblog, è che il suo programma non abbia suscitato alcun tipo di critiche. Nè a destra, nè a sinistra. Da ambo le parti, hanno preferito non parlarne, non dare corda.
Anche questa, forse, una tipologia di censura verso Daniele Luttazzi.

(Youtube, Tvblog)

venerdì 2 novembre 2007

Un campanile da un milione e mezzo di euro



Vabè, capisco e mi rendo conto che Mastella ormai sia il capro espiatorio preferito da giornalisti, presentatori, vecchietti al bar e signore in metropolitana, ma quando leggo l'inchiesta de L'espresso sui fondi e la gestione de "Il Campanile", il bel giornaletto di Clemente, iniziano a girarmi e quasi non si fermano più.
Perché quando leggo che "All'ombra del 'Campanile' Clemente Mastella, i suoi familiari e le loro società hanno ottenuto soldi e vantaggi grazie a un giornale finanziato con i soldi dei contribuenti", quasi non voglio crederci, ma dopo la batosta di Report con la puntata dedicata al "Finanziamento quotidiano" la cosa di certo non mi stupisce.
Quando però vengo a sapere di "40 mila euro pagati a Clemente Mastella per la sua collaborazione giornalistica nel 2004; i 14 mila euro usati per acquistare i celebri torroncini di Benevento che spesso finivano in regalo a politici e giornalisti, magari con il messaggino di auguri di Sandra e Clemente. Più i biglietti aerei per i familiari del segretario e poi ancora i 12 mila euro incassati dallo studio del figlio, Pellegrino Mastella, e i 36 mila euro risucchiati in tre anni dalla sua società di assicurazioni", quasi non riesco ad andare avanti. Cazzo, i torroncini no. I miei soldi per i torroncini, proprio no.
Penso ai nostri sforzi quotidiani per fare andare avanti alternapoli o gli altri progettini paralleli, penso a quando i miei sogni e la mia voglia i scrivere ogni giorno cozzano contro una realtà che offre poco spazio e poca pecunia
Penso ai finanziamenti che noi giovani non riusciamo mai a trovare per le nostre attività editoriali (non dico certo che siano migliori, ma diamine, un milione e 331 mila euro di finanziamento pubblico per un giornale di partito che pubblica 5.000 copie è una vergogna).
Penso al giro di soldi allucinante che si muove sopra le nostre teste, sempre e solo appannaggio della Casta, e mentre faccio queste riflessioni già mi rendo conto di essermi rovinato la giornata.

(Espresso, Il campanile)