mercoledì 31 ottobre 2007

Fred d'Aguiar, La memoria più lunga






Quando vado a Roma e ho un po’ di tempo, mi perdo sempre da MelBookstore, subito dopo Piazza Esedra. Lì le ore passano veloci veloci, e l’ultima mezz’ora la trascorro sempre a scavare tra i libri ad un euro, nascosti nella sala che precede il bagno.
Lì ho sempre trovato dei romanzi e dei testi grandiosi, intriganti, poco conosciuti, comprati un po’ perché il titolo incuriosiva ma soprattutto perché con un euro oggi non ci paghi neanche la colazione al bar.
L’ultimo letto è stato un bel romanzetto Einaudi, di un autore nato in Guyana: Fred d'Aguiar. Nel suo libro, La memoria più lunga, parla di schiavitù, di dolore e morte, con uno stile poetico e molteplici punti di vista.
Ne viene fuori un racconto dalle numerose voci, dagli infiniti registri narrativi, ambientato in una piantagione americana dell'Ottocento: c’è il padrone, c’è lo schiavo anziano e suo figlio, c’è la figlia del padrone e chi deve mantenere l’ordine tra gli schiavi. La loro vita, le loro storie animano il romanzo.
Le pagine scivolano via veloci, e con esse resta impresso soprattutto il marchio a fuoco infame della schiavitù, la sofferenza che per secoli ha arrecato agli uomini di colore. Una tragedia riattualizzata in cui tutti i protagonisti hanno un ruolo importante, in cui amore e morte vanno a braccetto, nonostante si tratti di un amore impossibile, di bianchi e neri, tra chi ha il potere e lo subisce, per colpa di regole da spazzar via ma che nemmeno la modernità ha cancellato del tutto.
Inaspettatamente bello, questo libro.


(Bol)

Libero, il Riformista, ora l'Unità: altro ancora?








In giro c’è parecchia preoccupazione sull'acquisto de l’Unità da parte della famiglia Angelucci, che è già editrice di Libero e il Riformista. Già il fatto che questa famiglia sia proprietaria di un giornale di destra e uno di opinione di centrosinistra, è cosa strana assai. Figuriamoci ora che le sue mire vanno dritte dritte al quotidiano fondato da Gramsci e per decenni organo del Pci.
C’è qualcosa che non quadra. In questa manovra, certo, ma prima di tutto nel mondo del giornalismo nostrano. Dove gli editori puri non esistono, e una notizia di questo tipo passa quasi sotto silenzio. Il nostro è proprio un paese sui generis, con una realtà editoriale a dir poco avvilente: nessuno che faccia giornali per fare informazione in modo libero e senza pressioni d'alcun tipo: le proprietà dei quotidiani italiani sono tutte in mano a persone che, in un modo o nell’altro, hanno giornali e stampano giornali anche per i loro affari personali, politici o economici.
Già questo dovrebbe far rabbrividire anche i più duri di stomaco, figuriamoci a pensare che questo gruppo imprenditoriale ha deciso di avere giornali di destra e di sinistra, costituendo un piccolo ma influente impero a mezzo stampa. Riformista, Libero, ed ora anche l’Unità. Ma per far cosa, ci chiediamo?
I giornalisti del giornale sono ovviamente più che preoccupati. Da Furio Colombo a scendere giù, nessuno può essere favorevole ad una simile intromissione. C’è paura di una perdita di autonomia e indipendenza. Paura fondata, certo. Anche perché la mossa degli Angelucci non è per nulla chiara. Destra, sinistra, centro. Perché tutti questi quotidiani?
L’Unità è un giornale che non mi è per nulla simpatico, ma di certo una simile acquisizione comporterebbe uno snaturamento della testata, influendo alla lunga sulla sua impostazione storica.
Quello che più avvilisce, è che se ne parli poco. E che una cosa di questo tipo appaia quasi normale, in Italia.
E, come ha detto Furio Colombo, "uno stesso editore che pubblica due giornali così diversi non c’è in alcun posto al mondo".
Chissà che fine farà, l’Unità. Chissà.

martedì 30 ottobre 2007

L'erede di Cutolo

Raffaele Cutolo è stato uno dei boss più famosi della storia della camorra. Immortalato al cinema da Giuseppe Tornatore, ne “Il Camorrista”, cantato da Fabrizio De Andrè in “Don Raffaè”.
E’ stato un boss atipico, diverso dai precedenti, per certi versi geniale, che per primo ha unito le varie famiglie camorristiche del napoletano in una struttura organizzata e ben definita, la Nuova Camorra
Organizzata (NCO).
Ormai Cutolo è un boss vecchio. Ha fatto il suo tempo. La NCO è finita, il modo di intendere la camorra è cambiato.
Su di lui pendono numerosi ergastoli, dopo una storia processuale infinita. Ha trascorso la maggior parte della propria vita in carcere, molti dei quali al 41 bis.
Intanto, nel tempo passato dietro le sbarre ha fatto tanto. Ha scritto poesie, si è avvicinato alla religione e si è addirittura sposato: con Immacolata Iacone, vent’anni meno di lui. 
Si sono conosciuti nel 1982, con Cutolo già in galera, e sposati nel gennaio del 1983, quando lui era in isolamento all’Asinara e lei appena ventiduenne.
Sono marito e moglie da quasi venticinque anni ma non si sono mai visti fuori dalla prigione. Ovviamente, non hanno mai consumato il matrimonio. E non è stato possibile avere un figlio. Quel figlio – Roberto - che, il 20 dicembre del 1990, fu ucciso a 28 anni, vittima di un agguato a fuoco nel varesotto.

Per questo, in soccorso è arrivata l’inseminazione artificiale. Dopo due tentativi non andati a buon fine, ecco la lieta notizia: Cutolo diventerà papà di Denise.


(la Repubblica)

La Redbull non fa bene, ma neanche male

A chi da quattro – cinque giorni continua a mandarmi email nelle quali mi terrorizza con i “reali pericoli della bevanda Redbull”, farei leggere questo articolo di Paolo Attivissimo, sul suo utilissimo blog.
E basta con questo terrorismo psicologico, lasciateci almeno bere in santa pace.


(Paolo Attivissimo)


lunedì 29 ottobre 2007

Praga: 25 - 28 ottobre 2007




Non l’avevo nemmeno scritto che stavo per partire, ma almeno ora scrivo che sono tornato. Da Praga, dopo un week end davvero indimenticabile. Con lei, ma non ho purtroppo link a nessun blog. Lei, comunque. E il nostro primo viaggio insieme.
Praga, terra magica diceva qualcuno, terra che una volta vista non t’abbandona più, avevo letto su una guida.
Ma soprattutto, città che se non vedi e non vivi sul serio, sulla tua pelle, non sei in grado di descrivere. Solo camminando per le sue strade ad occhi socchiusi, attraversando i suoi ponti, ammirando i suoi palazzi con le guance punzecchiate dal freddo mattutino è possibile assaporare la vera essenza di questa città.
In questa capitale si mescolano Franz Kafka ed Alfons Mucha, il freddo secco delle strade ed il calore dei locali, la potenza delle guglie gotiche che vanno a sfiorare il cielo e i gradevoli eccessi dei palazzi art nouveau.
Con la Moldava, fredda, lenta e silenziosa, che taglia in due la città: da una parte il Castello, Hradcany, Mala Strana e la tranquillità delle strade e degli spazi verdi al di là del fiume, dall’altra il caos turistico della Città Vecchia, di Piazza Venceslao, di Nove Mesto e della zona circostante.
Impossibile raccontare di tutte le cose viste, di tutte le emozioni provate. Splendide e indimenticabili, soprattutto se paragonate allo squallore dei gruppi di maschietti napoletani in giro per la città e all’aeroporto non certo per turismo culturale.
E così ecco il viaggio che non ti aspetti: con il freddo secco che ci ha accolto all’arrivo, e la nebbia fitta e misteriosa che ci ha salutati, alla partenza. E quei ponti che attraversano uno dopo l’altro il fiume, misteriosi e incantati. Quando passi sul principale, il Ponte Carlo, non puoi che restare senza fiato. Contare le statue, farti trasportare dalla massa di turisti, e sognare.
Il Castello più grande d’Europa, che dall’alto domina la città e i mosaici di una Chiesa – San Vito – che mi segneranno per sempre.
Così come non potrò mai dimenticare le lapidi ammassate l’una sull’altra nel cimitero del ghetto ebraico, conficcate nella terra quasi come fossero stalagmiti informi. Più di 1200, in poche centinaia di metri quadrati.
Una città dalle mille emozioni contrastanti, Praga: romantica, emozionante, misteriosa ed eterna. La città dai nasi all’insù, la chiamano, ed è vero. Anche se io spesso ce l’avevo all’ingiù, spulciando la guida. Nella mia mano destra la tua, e quando alzavo la testa le vedevo, quelle splendide costruzioni gotiche, romaniche, o ancora cubiste sebbene non abbia ancora capito bene quali fossero. Le torri e gli affreschi, le buffe decorazioni rococò, o la pietra nera della fortezza di Vysherad. E le luci di notte sul fiume, migliaia di stelle artificiali a pochi metri da terra.
Ma mette un po’ di malnconia vedere quanti Mc Donald, quanti negozi superoccidentali e discoteche accalappia-allupati affollino il centro. Addirittura il Museo del comunismo, che si trova tra un Big Mac ed un Casinò. E quella piazza Venceslao inghiottita da mega insegne e accecanti scritte al neon, che la sera verso le otto già trasformano la città  nella capitale degli eccessi. Tristezza.
Tristezza che viene subito spazzata via dalla magia di un paesaggio che cambia di distretto in distretto, continuamente, riuscendo comunque ad amalgamare con eleganza l’insieme. Tristezza che si trasforma in divertimento quando ad ogni ora suona l’orologio nella piazza della Città Vecchia, con gli apostoli, lo scheletro, il turco e la strombettata finale. O quando ti trovi di fronte la forma femminile e sinuosa della casa danzante.
Il divertimento, infine, si trasforma in stupore quando ti rendi conto che tutti parlano correttamente l’inglese, e lo parlano bene. Tutti sono gentili e disponibili. Le metro e i tram funzionano una meraviglia, e non resti più di 3 minuti ad aspettarli alla fermata.
Solo la moneta, cavolo, che non capisci mai a quanto corrisponda, con un cambio oscillante ed i cechi che ci speculano sopra col sorriso sulle labbra.
Ma manco ci fai caso, tre giorni sono pochi e dopo un battito di ciglia già ti ritrovi a pagare il tassista che ti ha riaccompagnato all’aeroporto. E mentre trascini le valigie, ti guardi indietro per l’ultima volta: e sai già che questa città la porterai dentro di te, per sempre.

mercoledì 24 ottobre 2007

Il ddl della discordia














C’è tanto di quel panico in giro per la rete in merito al nuovo ddl Levi, che mi son preso un paio di giorni per studiarmi meglio la situazione prima di dire cretinate. Magari le dirò comunque, ma almeno mi sarò studiato un poco meglio la questione che da una settimana terrorizza blogger e gestori di siti web.
Allora, cosa ho capito: innanzitutto che il governo e i governanti di web ed internet ci capiscono meno di zero. E chi ha scritto questo ddl forse un giro in rete non se l'è mai fatto.
Poi, seconda cosa. Nessuna censura, nessuna limitazione della libertà di informazione. L’unica cosa, un ingigantimento della già elefantiaca macchina burocratica: ogni blog dovrebbe essere schedato, in teoria, ed anche ogni sito che faccia comunicazione ed informazione, attraverso l’iscrizione al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione). E' così, correggetemi se sbaglio.
Soltanto pensarlo, mette i brividi. Il monitoraggio, la documentazione, i controlli, il rallentamento dei meccanismi liberi del web andrebbero a farsi benedire.
Alla fine questo assurdo ddl non passerà. No che non potrà passare, perché è una follia impossibile materialmente da realizzare. In realtà la cosa che stupisce è che una cosa simile sia stata partorita:
1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.

Si tratta dell’art. 7 del ddl. Dai, che cavolo significa?
Sinceramente, anche l’art. 14 (Interventi sulla disciplina del prezzo dei libri) mi lascia piuttosto perplesso, ma non mi sembra il momento di parlarne.
Soffermiamoci ancora sulla questione blog. Non mi pare ci sia nessuno che voglia imbrigliare o fermare il web, si prevede soltanto l’iscrizione al Roc. Di per sé una assurdità, perché è impossibile immaginare che tutti, dico tutti i prodotti editoriali vengano iscritti al registro. Dal sito di Grillo al mio blog, per intenderci. E no, soldi da spendere per registrare Falsi Movimenti non ho proprio voglia di cacciarli.
Per le testate giornalistiche, invece, questo sarebbe addirittura un miglioramento, dal momento che “L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione è condizione per l’inizio delle pubblicazioni dei quotidiani e dei periodici, e sostituisce a tutti gli effetti la registrazione presso il Tribunale, di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Sono fatti salvi i diritti già acquisiti da parte dei soggetti tenuti a tale registrazione in base alla predetta normativa”.
Non più tribunale ma Roc, quindi, anche per i piccoli giornali o siti che vogliono diventare testate registrate. Meno soldi da spendere, quindi. E non è certo un male.
Sulla diffamazione, invece, l’assurdità è che “per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni”. In teoria, anche i commenti. Con pene più severe rispetto alle precedenti. Assurdo anche questo.
La rete è libera, è nata così e così dovrà restare per sempre. Tranne alcuni casi, anche l’informazione al suo interno deve esserlo. Niente burocratizzazione, per favore. E’ al di fuori dello spirito del web.
Vabè, non ci resta che aspettare. Che tra qualche mese ci siano i necessari passaggi parlamentari per capire che fine farà questo ddl. Io non mi preoccupo più di tanto, non credo che il mondo dei blog sia in pericolo, ma resta evidente l’ignoranza di chi ci governa sulle questioni che riguardano internet.
Sarò fin troppo ottimista?



Nei link seguenti c’è chi ne scrive e ne parla con maggiore competenza.
Mantellini
Punto informatico
Guido Scorza

Solo e tormentato, dagl altri

Su Anelli di Fumo ho trovato questa intervista fatta dalla Bignardi a Michele Santoro a Le invasioni barbariche.
Dire che è interessante è poco. Dire che Santoro, al di là di tutte le polemiche che possa suscitare, resta uno dei migliori giornalisti italiani, è fuori da ogni dubbio.
Strana invece la Bignardi: ride, scherza, fa affermazioni un po' approssimative. Vuole provocare e minimizzare ma Santoro le tiene testa - anzi la supera nettamente - senza il minimo sforzo.
Una bella intervista, comunque. Da vedere.

(Anellidifumo)

Esplode

Solo ora scopro una delle canzoni più belle di tutto il repertorio dei Tiromancino: "Esplode", contenuta nell'album Illusioni parallele.
Guarda caso cantata con Manuel Agnelli degli Afterhours. Che pezzone.

Guardare senza interferire pagare per non esserci
cadere a piedi e non coinvolgersi
usando la memoria fino a dove serve
dimendicando se non serve
siamo pallidi non vedi
scendiamo lentamente senza scale
per questo non riesco ad accettare
l'incomprensibile indifferenza del mondo che esplode
esplode
essere sinceri non ci interessa affatto
vogliamo cose impossibili e quando le abbiamo sfasciamo tutto
il tempo fa paura lo utilizziamo male
siamo abili non vedi a spingere i rapporti in altomare
per questo non riesco ad accettare
l'incomprensibile insofferenza del mondo che esplode
esplode
esplode
esplode
esplode
esplode...

martedì 23 ottobre 2007

Ditemi di più

"MSF: nei TG italiani la breve carcerazione di Paris Hilton guadagna il triplo della visibilità rispetto al dramma di milioni di persone in fuga dalle guerre in Darfur, Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Ciad".
Certo non c'è da stupirsi. No, per nulla. Ma è comunque un dato avvilente.
Non credo di essere il solo a volerne sapere di più. A desiderare che le sgalletate come la Hilton scompaiano dai media, una volta per tutte.
Per questo segnalo nuovamente un pagina già linkata tempo fa, con l'iniziativa "Dimmi di più" di MSF. Forse può servire a qualcosa.


(Crisi dimenticate)

lunedì 22 ottobre 2007

Via ai ricchi per dare ai poveri

Ecco, questo sì che è interessante.
E si lega anche alla deprimente inchiesta sull'ultimo venerdì di Repubblica sugli stipendi degli italiani. Con certe categorie precarie o che guadagnano talmente una miseria, che sembra impossibile che riescano ad arrivare a fine mese.

Enzo Rossi, il produttore della pasta all'uovo Campofilone, doveva provarlo sulla propria pelle per capirlo. Ma quando lo ha fatto, questo è servito ad aumentare di 200 euro al mese gli stipendi dei dipendenti della sua azienda.
Una bella storia, non c'è che dire, che avrà anche un ottimo richiamo pubblicitario sulla pasta prodotta dal Rossi. Che dice di non averne bisogno, che le cose vanno bene e si vergogna di "non essere riuscito a fare nemmeno per un mese intero la vita che le sue operaie sono costrette a fare da sempre".
Sono buono, voglio credere che l'abbia fatto solo per il bene dei suoi dipendenti. E allora bravo Enzo Rossi, sul serio.

(Repubblica)

La prima azienda italiana

Tra un po' mi laureo. Un anno su una tesi che spero mi darà qualche soddisfazione, e poi in giro per tuffarmi nel magico mondo della disoccupazione a tempo indeterminato.
Nell'ultimo periodo sto impazzendo io e i siti trova lavoro, che ci vorrebbe quasi una nuova laurea solo per capire come inserire il curriculum e trovare l'offerta corrispondente alle proprie aspettative. Vabè, sarò io incapace, lo so. Fatto sta che sto inviando curricula, consultando portali, prendendo contatti con aziende. Dopo 10 giorni di ricerche, ancora nulla di nuovo.
Alla fine però l'azienda giusta forse l'ho trovata, fattura anche molto bene: 90 miliardi all'anno. La prima in Italia, pare. Quasi quasi il curriculum glielo mando, chissà che non gli serva un neolaureato con tanta voglia di fare e di imparare.

(Adnkronos)

sabato 20 ottobre 2007

Italia.it chiude?

Italia.it, è finalmente giunta l'ora di chiuderlo.
Per quel logo, per il pressappochismo nei contenuti, per tutti i soldi che hanno speso (45 milioni di euro?) per un progetto di una mediocrità imbarazzante.
Alla fine, qualsiasi sia l'epilogo della vicenda, quella del portale per il turismo italiano resterà la storia di un grande fallimento.
E l'unica cosa divertente da ricordare sarà la sua presentazione.

(Panorama, Youtube)

venerdì 19 ottobre 2007

Van Wood vs Coldplay

Me lo ricordo Peter Van Wood: era quello che da Fazio faceva gli oroscopi, e gli avevano pure dedicato una squadra nei dilettanti, se non sbaglio. Nasceva però come chitarrista, e prima di passare anzianotto su Raitre veva anche suonato con Carosone.
Dopo essere scomparso, essere ripescato per Quelli che il calcio, era finito di nuovo giù nel dimenticatoio.
Fino a qualche giorno fa, quando Van Wood ha chiesto un maxirisarcimento di un milione di euro ai Coldplay.
Il motivo? Il plagio della canzone Clocks da Caviar and Champagne, un suo brano del 1982.
Per questa presunta copia, l’olandese ha chiesto un milione di euro. Alla faccia.
Il precedente con Al Bano e Michael Jackson, non mi pare andò a buon fine per il cantautore meno noto. Chissà questo come finirà.


(Tgcom, Youtube)

Miracolo, miracolo!

Palestra da venti giorni, trenta minuti di corsa quotidiani e da due settimane senza toccare sigarette.

Devo ricredermi, i miracoli sono possibili.

giovedì 18 ottobre 2007

Anvedi come balla...

Io questa ballerina la vedo ferma. Immobile, non si muove. Sarà grave?
Scherzo, anche io sono clockwise (la vedo girare in senso orario), come mi pare la maggior parte in giro per il web. Incredibile pensare che qualcuno possa vederla girare nell'altro senso.

(Herald Sun, via Farfintadiesseresani)

Stiamo tornando

mercoledì 17 ottobre 2007

Striscia le primarie

Un altro motivo per cui non ho votato alle Primarie.
Evviva la democrazia.

(Youtube)

Snai, che pubblicità fai

Un amico mi ha detto che se la pubblicità della SNAI sui 6X3 è orribile, quella alla radio è a dir poco inascoltabile.

lunedì 15 ottobre 2007

Discontinuità?

Dal De Mauro online.
Discontinuità:
mancanza di uniformità, di continuità nel tempo o nello spazio: d. delle tradizioni, d. di una superficie;
| fig., mancanza di coerenza e continuità: d. di metodo, di stile, di narrazione;
l’essere discontinuo, incostante nell’applicazione a un lavoro, a un impegno: d. nello studio, d. di gioco dell’atleta.
Non so voi, ma io non ho mai chiesto ad un politico o ad un partito "discontinuità". Né tanto meno la vorrei da questo PD.

(Corriere)

In Rainbows: la recensione

Accantoniamo per un po’ – facciamo per sempre, và – Veltroni e le primarie, per parlare dell’ultimo lavoro dei Radiohead. Ascoltato e riascoltato, negli ultimi 5 giorni.
Mi ero promesso di fare una cosa, appena avessi parlato del disco: non scrivere neanche una volta le parole “rivoluzione discografica”, “innovazione”, “alternativi”, o “fine delle case discografiche”.
Sì, perché va bene la novità, ma se stiamo parlando di musica, è soprattutto quella che bisogna valutare. E com’è? Di alto livello, diciamolo subito.
Poi, diciamo anche che questo è il settimo disco della band. E i Radiohead nei sei precedenti avevano fatto tutto: canzoni splendide, canzoni rock, canzoni-non canzoni, canzoni politiche, canzoni melodiche e finanche pop.
Cosa potevano fare, ora, di più? Poco altro. Infatti, questo In rainbows non innova né rivoluziona, dal punto musicale, ma è come una lunga traccia musicale quasi perfetta.
L’uniformità è la prima cosa che colpisce, in questo disco. A parte le prime due canzoni (15 StepBodysnatchers, più rock), tutto l’album si caratterizza per i suoni morbidi e le melodie delicate.
Chitarre e batteria piuttosto lineari, ogni tanto qualche suono elettronico appena accennato. Quello che sorprende, è soprattutto l'uso abbondante di cori, coretti e archi.

Verso la fine, volendo entrare nel particolare, i brani più belli: House of cards, Jigsaw falling into place e Videotape. Tenendo da parte la rivoluzione, prima di tutto splendide canzoni.
Come un Ok Computer meno eclettico, o un Amnesiac meno delirante, questo In Rainbows ci dà l’idea di una band che ha fatto di tutto nella propria carriera, ha fatto parlare fin troppo di sé in passato ed ora - al di là della trovata del download - può tranquillamente lasciare da parte la sperimentazione e permettersi di stare rilassata a fare buona musica, tra gli arcobaleni.

domenica 14 ottobre 2007

Vincere facile

Vabè, ha vinto Walter e nessuno aveva dubbi in merito.
Ma il caro Adinolfi, come come? Al momento (2800 sezioni su 11204) solo 660 voti. Parenti e amici stretti, insomma, più qualche blogger che l'aveva scritto in un post e ha tenuto fede alla parola data.
Mi aspettavo qualcosa di più, ma in fondo poco mi frega.


(la Repubblica)


Tre milioni

Uno non vuole stare qui a dire sempre le stesse cose, ma tre milioni di elettori alle urne per le primarie signi almeno - e dico almeno - tre milioni di euro.
Per eleggere in un'elezione farsa il capo di un megapartito farsa.
Tre milioni di euro. Che di questi tempi, mi sembra proprio uno schiaffo al buon senso.

venerdì 12 ottobre 2007

In Rainbows: com'è?

Ascoltato il nuovo album dei Radiohead, "In Rainbows".
Due volte.
Ancora non ho capito se mi piace o no.
Di certo è un disco bello tosto, ma sembra l'album da solista di Tom Yorke con più strumenti e migliori arrangiamenti.
Lo ascolto un'altra decina di volte, poi vi dico.

giovedì 11 ottobre 2007

Studio Aperto, cambio della guardia

Nel mondo del giornalismo italiano c’era un bel giro di poltrone e non c’avevo fatto proprio caso. 
Mario Giordano, da Studio Aperto a Il Giornale. Maurizio Belpietro da il Giornale a Panorama. E a Studio Aperto arriva Giorgio Mulè, che non so proprio chi sia ma ho letto che si tratta del direttore di Videonews, (una cosa che fa capo sempre a Mediaste e gestisce programmi come Verissimo).
Quando mi perdo ‘ste cose ci resto male, perché leggo il saluto fatto da Giordano e quasi mi viene la pelle d’oca con lacrimuccia annessa. Sono ironico, ovviamente.
Avrò scritto già in passato che il tg di Italia uno è per me il peggio del peggio, davvero l’emblema del declino della civiltà occidentale.
Forse è un po’ come sparare sulla Croce Rossa, lo so.
Ma intanto, con questo cambio ai vertici sono curioso di capire Mulè come si comporterà. Se seguirà il trend precedente – un culo, una tetta, un approfondimento sui cani, l’intervista a una velina, servizio strappalacrime, un gossip, una presa per i fondelli di Prodi e di nuovo un culo – o cercherà una strada alternativa. Facile la prima strada, intrigante la seconda.
Che farà Mulè?
In ogni caso, col suo tg in bilico fra trash, sensazionalismo, sangue e belle donne, Giordano si era distinto. Io dico nel male, c’è chi sostiene il contrario. Ma comunque distinto.
Prendere il suo posto, non sarà facile.
Vista la difficoltà dell’impresa, perché non eliminarlo dal palinsesto? Scherzo eh, ne va del pluralismo informativo.


(Adnkronos)

martedì 9 ottobre 2007

Punti di vista

Prima i bamboccioni, poi le tasse sono belle. Anzi bellissime.
A Padoa Schioppa, che te stai ad ammattì?

(Corriere, Il Giornale)

Che che?



Quasi quasi dimenticavo l'anniversario della morte dell'icona per magliette e bandiere più famosa degli ultimi quarant'anni.
Se lo sapesse, si rivolterebbe nella tomba.
¡Hasta la victoria, siempre! Comandante Che Guevara.

(La Stampa)

Snai, che coraggio che hai

Al di là di tutto, al di là di Toscani, dell'etica, delle polemiche, qualche post più giù si discuteva della campagna Nolita, quella con la modella anoressica. In ogni caso, nel bene o nel male, qualcosa in grado di stimolare un dibattito.
Mi guardo un poco intorno, e scopro che anche un'altra "creatura" ultimamente sui 6X3 italiani è di Toscani: o meglio, è stata realizzata dai ragazzi del laboratorio di comunicazione "La Sterpaia", sotto la supervisione di Toscani.
Il risultato? Credo che qualcuno l'abbia visto.
"
Sotto la direzione artistica di uno dei più famosi fotografi e creativi contemporanei, ha preso vita un concept innovativo, che ruota intorno a immagini di grande impatto visivo e a un linguaggio evocativo di un mondo giovane, fatto di passione e di voglia di vincere, tutto però ricondotto a livello di gioco e di divertimento, di come dovrebbe essere l'atto di scommettere".
La realtà? Slogan improponibili (che giocano sul fattore C., con cose del tipo "Che Snai che hai!", o "Ci sei o ci Snai"), soggetti fotografati con espressioni non proprio sveglie, il font utilizzato il claim, tipo arial di word: una delle cose più brutte mai viste.

(Gioco & giochi)

James Graham Ballard, "Un gioco da bambini"

Mi avevano detto: "Leggi Stephen King, non ti farà dormire la notte".
O ancora: "E. A. Poe, quello sì che ti terrorizza".
Un amico mi consigliò e mi presto poi i racconti di Lovecraft, ispiratore dello stesso Poe. Aveva in parte ragione. Scritti bene, ansiogeni, ma alla lunga noiosi.
Cercavo un libro che mi terrorizzasse. Che non mi facesse dormire, che mi tenesse sveglio per tutta la notte per la tensione. L'ho trovato tra un Borges e un Calvino, seminascosto, comprato qualche mese fa ad un euro dalle parti di Roma: James Graham Ballard, "Un gioco da bambini".

(Devilhouse)

Non fumo più, ma non toccatemi le sigarette


Sono tre giorni che non tocco sigarette, per un motivo o per un altro. Mi sa che il vizio me lo tolgo definitivamente, non come la volta scorsa che un anno e mezzo di salutismo è stato spazzato via dall'inutile ansia per una laurea triennale.

Comunque, tutto questo per dire che già mi considero un ex fumatore (se se).
Ma come si fa a non essere d'accordo con Filippo Facci? La macchina è mia e ci fumo quanto mi pare...

(Il Giornale)

Italiano 'sta cippa

Ma si può parlare di Nobel all'italiano Capecchi, se vive dall'età di 7 anni negli Stati Uniti d'America?

(Wikipedia)

lunedì 8 ottobre 2007

Google Earth 007

Google Earth è un programma straordinario. Crea dipendenza, ma è straordinario.
Soprattutto quando serve, addirittura, a svelare i segreti del governo cinese, ed un suo sottomarino lanciamissili ancorati in un porto tra Dalian e Lüshun.
Dal satellite si osserva tutto, si smascherano sotterfugi, si entra nella vita della gente. Prima o poi succederà anche questo, non vi preoccupate.

(Corriere, Youtube)

Gli adesivi antifurto

Che figata. Dal Festival del Design di Londra, gli adesivi antifurto. Li attacchi, e la tua macchina invecchia, arrugginisce, cade a pezzi e non farà più gola al ladruncolo di turno.
Una trovata molto originale. Chissà se esiste anche il modello opposto, quello che le ammaccature, i graffi e le macchie di ruggine li copre in men che non si dica.
Così, almeno per un po', la mia Fiat Uno non sembrerà la più vecchia, polverosa e sgarrupata del circondario.

(Repubblica)

sabato 6 ottobre 2007

Un appello

Non mi interessa sapere della sua storia con la Tatangelo.
Non mi interessa che il suo nuovo singolo si intitoli "Non mettermi in croce" (Non mettermi in croce? Oddio).
Non mi interessa sapere già che sarà l'ennesima cafonata assurda.
Non mi interessa nemmeno che sfornerà addirittura un box con 4 cd, 50 canzoni in tutto.
Vorrei solo che Gigi D'Alessio la smetta di cantare. Al più presto.

giovedì 4 ottobre 2007

La palestra

Che ci crediate oppure no, mi sono iscritto in palestra. E che ci crediate oppure no, ci andrò con costanza.
Sì, vabè, per perdere un po’ di peso e tonificare, ma soprattutto per farmi due, anzi quattro risate nell’osservare la varia e bizzarra umanità che popola la struttura. E pensare che vado di mattina, non oso immaginare cosa ci sia di sera.
Arrivo, alla porta una montagna con gli occhi mi chiede il tesserino, che ancora non ho. Mi guarda stranito, un po’ inebetito, poi mi accorgo che è la sua espressione di sempre. L’equazione tutto muscoli niente cervello pensavo fosse un luogo comune, evidentemente mi sbagliavo. E' vera.
Nello spogliatoio, due quarantenni in pancetta parlano di conquiste amorose. In due avranno sì e no sessanta capelli, mi diverto ad immaginare chi di loro sia più bugiardo. Mi cambio ed esco proprio quando quello somigliante ad Alvaro Vitali inizia a spiegare il post cena soft porno. Peccato.
In palestra, mi guardo attorno perplesso, adocchio un tapis roulant e mi ci fiondo sopra. Una ragazza mi guarda come se si guardasse una donna coi baffi. Capisco che è l’istruttrice, deve farmi la scheda. Annota peso, altezza, eventuali disturbi fisici. Segna segni strani e cifre sul foglietto, è quello che devo fare per le prossime settimane.
Bene. Torno al tapis (ormai sono in confidenza, lo chiamo così) e attorno a me l’età media è 60 anni. Di fronte ho uno che suda e sembra possa sbattere a terra da un momento all’altro, alla destra uno della circonferenza vita di due metri, che emette strani suoni tipo sgrunt, sbuff, urgh urgh.
Alle mie spalle, intanto, ha preso il via una gara. Sono in due, sono belli gonfi, sono abbastanza stupidi e si sfidano a colpi di “Frà, ma tu quant’ aiz? (amico, ma tu quanto riesci a sollevare)”. Bellissimo, ammirarli vale da solo l’iscrizione per tre mesi. Si ammirano soddisfatti allo specchio, si scrutano i deltoidi narcisisticamente, apprezzano la perfezione del loro polpaccio appena pompato.
“Uà, sto facend nù bicipit enorm”, “stamattina mi sent nù toro”, “mammamà, oggi sto spaccann tutt cos”. Musica per le mie orecchie, quasi esplodo in una fragorosa risata.
Io, che intanto sto facendo dieci minuti su un infernale aggeggio che mi impegna braccia e gambe, non posso fare a meno di guardarli. Mi chiedo quale tipo di processo evolutivo possa averli portati a sviluppare unicamente i muscoli del corpo, e non quelli del cervello. Intanto sudo parecchio, guardo l’orologio e noto che è l’una, tempo di andare.
Ma tornerò presto, la palestra è un divertimento di cui non posso più fare a meno.

Attacco d'ansia

Su Dida che crolla a terra dopo essere stato sfiorato da un tifoso, non posso che tornarci una seconda volta.
Solo per segnalare una straordinaria interpretazione di Tombolini: attacco d'ansia.

(Youtube)

Premio Oscar per Dida

La caduta del gigante. Ma va là, pare sia stato fulminato da una scossa.
E Galliani annuncia di non voler fare ricorso: e per cosa avrebbe dovuto farlo, per quella carezza?

(Repubblica)

mercoledì 3 ottobre 2007

Radiohead in saldo



I Radiohead ritornano alla grande. Anzi, alla grandissima.
Pronti a stupire non solo con le canzoni, ma anche con le modalità di vendita: infatti, il nuovo album di Yorke e soci, dal titolo "In Rainbows", si potrà scaricare sul sito della band ad un prezzo deciso dall'ascoltatore. E' il pubblico a decidere quanto vale la loro musica, quanto pagare per ascoltare. Non c'è un minimo, non c'è un massimo.
Non una mossa avventata, quella dei Radiohead, che probabilmente hanno fatto i loro conti, puntano sul sostegno e l'affetto dei fan, e soprattutto in parallelo offrono una chicca da non perdere: il cofanetto deluxe, con due cd, due vinili ed un sacco, testi, foto e altro. Il prezzo, 40 sterline.
Insomma, con questa mossa la band di Oxford spiazza tutti: dando una spallata sia ai discografici e alle grandi majors della musica, sia al mercato del download e della pirateria generalizzata.
Dal 10 ottobre, tutti pronti all'acquisto virtuale. Come m'ha detto Danilo in chat, quasi quasi 50 centesimi glieli diamo (anche qualcosa in più, và).

(Radiohead)

Free Burma Day

Nonostante le notizie sulla Birmania stiano sparendo dall'agenda setting, devo ammettere che gli articoli sulla Repubblica di ieri - R2, per la precisione - erano davvero molto interessanti.
E mi permettono di ricordare una cosa: domani è il Free Burma Day. Grazie ad Antonio per averlo segnalato.
Io partecipo. Voi, fate un po' come vi pare.

(Free Burma, Antonio Vergara)

martedì 2 ottobre 2007

Di destra o di sinistra?





Stamattina ero sull’Eurostar dell’alba da Napoli a Roma e, come sempre, dormivo alla grande. Stranamente però, stavolta ho sognato pure. Già è strano per me farlo, figuriamoci nel treno mentre il tuo vicino ti pianta il gomito nella costola.
Insomma, senza divagare: sognavo. Ed il sogno era talmente strano, perché ho sognato lo stesso treno, e davanti a me una persona occhialuta mi sorrideva, chiedendomi: Antonio, io non ho ancora capito: tu sei di destra, o di sinistra?.
A quel punto mi sono svegliato, davanti a me avevo la Repubblica di oggi, giornale di sinistra, aperto a pagina 2, con una bella foto di Prodi. Il premier. Mio dio, il Premier.
Ebbene, proprio in quel preciso istante mi sono reso conto di non saper rispondere alla domanda del tizio nel sogno. Di non farcela sul serio.
Però, per tutta la giornata ho pensato ininterrottamente ad una canzone. Di Giorgio Gaber e Sandro Luporini:




Tutti noi ce la prendiamo con la Storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra
un pacchetto di Marlboro è di destra
di contrabbando è di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Una bella minestrina è di destra
il minestrone è sempre di sinistra
quasi tutte le canzoni son di destra
se annoiano son di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Le scarpette da ginnastica o da tennis
hanno ancora un gusto un po' di destra
ma portarle tutte sporche e un po' slacciate
è da scemi più che di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra
il concerto nello stadio è di sinistra
i prezzi sono un po' di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

La patata per natura è di sinistra
spappolata nel purè è di destra
la pisciata in compagnia è di sinistra
il cesso è sempre in fondo a destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

La piscina bella azzurra e trasparente
è evidente che sia un po' di destra
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
son di merda più che sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

L’ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è la passione, l'ossessione della tua diversità
che al momento dove è andata non si sa
dove non si sa
dove non si sa.

Io direi che il culatello è di destra
la mortadella è di sinistra
se la cioccolata svizzera è di destra
la Nutella è ancora di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

La tangente per natura è di destra
col consenso di chi sta a sinistra
non si sa se la fortuna sia di destra
la sfiga è sempre di sinistra

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Il saluto vigoroso a pugno chiuso
è un antico gesto di sinistra
quello un po' degli anni '20, un po' romano
è da stronzi oltre che di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

L’ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché
con la scusa di un contrasto che non c'è
se c'è chissà dov'è, se c'è chissà dov'è.

Canticchiar con la chitarra è di sinistra
con il karaoke è di destra
i collant sono quasi sempre di sinistra
il reggicalze è più che mai di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

La risposta delle masse è di sinistra
con un lieve cedimento a destra
son sicuro che il bastardo è di sinistra
il figlio di puttana è a destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po' più di destra
ma un figone resta sempre un'attrazione
che va bene per sinistra e destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Tutti noi ce la prendiamo con la Storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Destra-sinistra
destra-sinistra
destra-sinistra
destra-sinistra…
Basta!

lunedì 1 ottobre 2007

Che fine ha fatto Massimo Coppola?

Ve lo ricordate Massimo Coppola? Quello di Brand New ed Avere vent’anni, per intenderci. Quello che ti lasciava incollato a tarda notte su Mtv, anche se avevi altro da fare, perché ti metteva dei video troppo fighi ed i suoi monologhi erano da storia della televisione.
Quello lì, insomma, che da quando è andato via la tele non la accendi quasi più.
Che fine ha fatto? Mi basterebbe un suo programma, anche piccolo piccolo, per stare meglio. Per ora, mi accontento di rivederlo su Youtube, ma è troppo poco, soprattutto ora che uno dei tre video che c’erano è stato pure rimosso.
Certi pezzi sono fenomenali, un amico mi ha detto che sono raccolti in un libro e credo proprio che me lo comprerò presto.
Poi, mi giro un po’ la rete alla ricerca di informazioni, e scopro che il caro Massimo Coppola ora dirige la Isbn edizioni, con Giacomo Papi – ottimo giornalista del mai troppo compianto Diario – e ha da poco presentato un film a Venezia.
Artista poliedrico, non ci sono dubbi. Ad avercene.


(Youtube, Minimum fax, ISBN, Sentieri selvaggi)

I fantasmi di Portopalo

Ieri sera è andato in onda Blu notte, di Carlo Lucarelli. Con una puntata su uno dei tanti misteri italiani di cui si parla poco, troppo poco: il naufragio fantasma della Yiohan, barca stracarica di clandestini, al largo di Portopalo.
Una storia che ormai risale ad 11 anni fa, ma che è la più grande tragedia del Mediterraneo dell’ultimo mezzo secolo: 300 morti. E' una storia di silenzi, mistificazioni, incomprensibili vuoti giornalistici.
Ma è una storia che non si può cancellare per sempre, e che GIovanni Maria Bellu, nel suo splendido libro "I fantasmi di Portopalo", ricostruisce alla perfezione.
Per chi vuole saperne di più, ne ho scritto anche qui.

(Blu notte, Lankelot)

Giusto per la cronaca

E mentre si discute ancora su che colore indossare per protestare contro il regime birmano (rosso, giallo, ocra, zafferano? Ma che importa?), sarebbero 1500 le persone scomparse o incarcerate, durante le manifestazioni della scorsa settimana.

(AGR)