Ancora complimenti ai tifosi interisti.
(Corriere)
Io questa scelta di posticipare tutte le partite di 5 minuti dopo l'ignobile episodio di razzismo contro Zoro la trovo, sinceramente, una presa in giro. Tutti pronti a condannare i cori razzisti, le svastiche sugli stadi, le frange della tifoseria vicine all'estrema destra, diciamo pure neonaziste, e l'unica risposta che ha saputo dare il "mondo del calcio" è stata quella di 5 minuti di ritardo nell'inizio delle partite? 600 secondi per riflettere sulla vicenda? Ma cosa rappresentano, cinque insulsi minuti, rispetto non solo all'offesa nei confronti del giocatore, ma al gravissimo problema del razzismo negli stadi?
Non prendiamoci in giro, per favore. Non è possibile lavarsi la coscienza con un po' di ritardo sull'inizio delle partite.
"La Repubblica" parla addirittura di "grande iniziativa", perché corredata addirittura dallo striscione a centrocampo contro il razzismo. Tutte cose inutili, che non servono a nulla, secondo me. Appena l'arbitro fischierà l'inizio tutti dimenticheranno tutto, come sempre, e si penserà soltanto al pallone e al giro di miliardi ad esso legato.
Bisogna agire sulle tifoserie, invece, ed eliminare dagli stadi tutti i reparti ultras pericolosi. Tutti quelli che portano l'odio sugli spalti, mazze e spranghe allo stadio, che sparano bombe carta durante le partite, che creano tafferugli, tutti i pregiudicati dalle facce poco rassicuranti che si dimenano sugli spalti, la cui massima aspirazione è rompere la faccia al tifoso avversario o riempire di "buu" razzisti il difensore di colore dell'altra squadra.
Impedire a queste bestie di mettere piede negli stadi e di poter assistere alle partite. E insieme a questo obbligare gli arbitri ad interrompere il gioco ogni volta che si presenti un simile episodio sugli spalti, magari facendo perdere la squadra a tavolino.
Facendo questo sono sicuro che le cose andrebbero meglio. Gli slogan e i minuti di ritardo, in questi casi, non servono a niente. Bisogna eliminare il male alla radice, e per questo non bastano le parole, ci vuole la buona volontà dei club, della federazione e di tutti i tifosi che ancora amano il gioco del calcio.
Stasera, per la prima - forse ultima? - volta in vita, ho mangiato giapponese.
Ho sopportato il dover mangiare con le bacchette, il wasabi (piccantissima radice nipponica), i California Roll, gli Hosomaki e i gamberetti crudi. Al salmone, però, per poco non vomitavo.
Ma ho sopportato con piacere, perché la compagnia meritava davvero.
Mani sudate, che problema. Per me, soprattutto in certe occasioni, non averle sarebbe una santa cosa, ma la cura attraverso un'iniezione al torace non riuscirei proprio a sopportarla.
(Corriere)
Approvata la ormai ex-Salva Previti, dopo le difficoltà della mattinata.
Per la legge che non serve più al deputato di Forza Italia - a causa di un emendamento dell’Udc che esclude la prescrizione per i reati già in corte d’appello o cassazione -, la maggioranza si è ricompattata ed ha approvato una delle ultime leggi vergogna, che non solo non servirà più ad agevolare l'assoluzione di Previti, ma probabilmente, a causa dell'inasprimento delle pene per i recidivi, riempirà ancora di più le carceri italiane.
Difficoltà in Senato per la discusa legge "ex-Cirielli", meglio conosciuta in passato come Salva Previti, che prevede sanzioni più dure per i recidivi e riduce i tempi della prescrizione.
Stamattina, a causa delle assenze della maggioranza e del boicottaggio dell'opposizione, per ben 6 volte non si è raggiunto il numero legale.
Seduta sospesa e tutto rinviato a oggi pomeriggio, tra accuse reciproche e scontri tra le due parti politiche.
Anche Paolo Di Canio, capitano della Lazio politicamente vicino all'estrema destra - ricordate il saluto fascista? -, ha voluto dire la sua sul caso Zoro.
Poteva risparmiarsela.
(Kataweb)
Questa è la bella immagine che il calcio italiano dà all'estero.
Come al solito: l'ennesimo episodio di razzismo sui campi italiani. Ma anche senza far riferimento a ciò che riportano i giornali stranieri, ciò che è accaduto dovrebbe far vergognare l'intero mondo calcistico e far riflettere, ancora una volta, sul grave problema del razzismo negli stadi.
Questo è solo l’ultimo di una lunga serie, che ha visto nel corso degli anni accumularsi piccole e grandi offese nei confronti dei giocatori di colore. Solo poco tempo fa, in una serie minore, fu addirittura l’arbitro ad insultare il capitano della Lecchese con offese razziste.
Ieri è toccato a Zoro, difensore del Messina, subire minuti e minuti di ignobili “buu” da parte della vergognosa e spregevole tifoseria interista. Ma questa volta il giocatore non ha resistito, non ce l’ha fatta più a sopportare simili attacchi gratuiti al colore della propria pelle: ha preso il pallone tra le mani e ha bloccato la partita, visto che l’arbitro e il quarto uomo non facevano nulla per porre fine a quella barbara manifestazione. Lo potevano e lo dovevano fare, gli arbitri della partita di ieri, sospendendo la partita, come previsto anche dal regolamento. In Spagna e in Olanda è già successo, ma da noi, si sa, gli esempi positivi tardano sempre ad essere imitati.
Meglio far finta di non sentire, forse avranno pensato. Così Zoro si è visto costretto a farsi giustizia da solo, e soltanto l’intervento dei compagni di squadra e di alcuni giocatori interisti lo hanno convinto a tornare in campo.
La partita è ripresa, ed è finita 2 a 1 per l’Inter. La squadra nerazzurra ha vinto, rimanendo agganciata ai piani alti della classifica, ma la sua tifoseria ha nettamente perso una partita ben più importante: quella della civiltà.
Non so a voi, ma a me quelli che parlano della grazia a Sofri solo ora che è in prognosi risevata all'ospedale mi fanno davvero venire il voltastomaco. Tanto inflessibili e decisi prima del suo ricovero, ora che è intubato sono disponibili a improvvisi e inaspettati gesti di bontà.
Molto comodo, cambiare improvvisamente idea solo ora. Un ottimo modo per guadagnarci in termini di immagine e considerazione popolare, che non fa mai male. Sarò in malafede e sospettoso, ma in queste dichiarazioni scorgo, tra le righe, uno dei soliti e squallidi spot pre-elettorali ai quali una certa parte politica ci ha sempre più spesso abituato ad assistere.
La scioccante verità sulla gioventù britannica: alcool e droghe, sesso e suicidi.
Jonathan Thompson e Marie Woolf sull'Independent online.
Il governo britannico ha avviato il suo primo sito "wiki", sulle innovazioni tecnologiche all'interno dell'amministrazione locale.
Sul modello della Wikipedia tanto cara a Grillo, insomma. Uno spazio libero e democratico per la costruzione della conoscenza, che permette a tutti gli utenti che desiderano parteciparvi di aggiungere e modificare liberamente i contenuti.
Beppe Grillo risponde a chi ha avuto da ridire sulla pagina "Parlamento Pulito" pubblicata sull'Herald Tribune.
Ammetto di essere anche io tra quelli che non ha apprezzato in pieno la spesa di più di 50.000 per acquistare quella pagina su un giornale estero, ma sono totalmente d'accordo con l'iniziativa del comico genovese per ripulire il nostro Parlamento dai numerosi politici condannati per reati gravissimi, che vanno dalla corruzione ai finanziamenti illeciti, dalla frode fiscale alla bancarotta fraudolenta, fino all'inquinamento delle falde acquifere, delitti colposi contro la salute pubblica e smaltimento fuorilegge di rifiuti tossici.
Per chi vuole rinfrescarsi la memoria ecco l'elenco completo dei parlamentari condannati.
L'Economist fotografa l'inesorabile declino della nostra penisola.
"Addio, dolce vita" è il titolo del rapporto presentato dal settimanale qualche giorno fa che, come prevedibile, fa un quadro tutt'altro che roseo della situazione economica italiana.
L'ultima del Premier: catturati 200 terroristi internazionali sul nostro territorio.
Ma quando è successo? E dove sono i dati precisi?
(Tgcom)
Il futuro della letteratura italiana è non sembra essere dei più entusiasmanti, soprattutto se Niccolò Ammaniti, uno dei giovani scrittori più affermati e amati dal pubblico giovanile, afferma di essere stato, per un periodo, talmente schiavo dei videogiochi da non riuscire più a scrivere libri.
Francamente, leggere simili notizie è davvero avvilente. Sapere che colui che viene ritratto come uno dei migliori scrittori italiani della nuova generazione non riusciva a staccarsi dalla Playstation fa un po' cadere le braccia. Già lo immagino, lo "scrittore", davanti a Tomb Raider o Grand Theft Auto fino alle tre di notte, a sparare ai mostri che barcollano sullo schermo, rubare automobili senza rimorsi e ammazzare con leggerezza i passanti per strada. Con le dita che si muovono frenetiche sul joypad, mentre supera un livello dopo l'altro e finisce l'ultimo videogioco sparatutto.
"Ho dovuto giurare che finché non finivo il libro smettevo: avevo capito che stavo diventando veramente dipendente, al punto che mi svegliavo la mattina e pensavo nei termini dell'altro mondo, era come se sloggiassi dal gioco per poter vivere qualche ora nella vita normale per poi tornare al mondo reale, quello del videogioco...".
Davvero commovente, la sua storia. E la scrittura? Abbandonata in un angolo, dimenticata fino al prossimo pseudoromanzo Einaudi che venderà milioni di copie in tutto il mondo. Il prossimo sottoprodotto editoriale che, con la giusta campagna proporzionale e le lobbies culturali a fare pressione, si venderà come le mele al mercato.
A proposito di mele, un paragone agricolo forse è possibile farlo, ma in positivo: io credo che la letteratura sia una cosa da coltivare, giorno dopo giorno. Leggendo, leggendo e leggendo ancora. Non ci si improvvisa scrittori e, soprattutto, giocare alla Playstation tutto il giorno non aiuta certo ad affinare gli strumenti linguistici e lessicali che permettono alla scrittura di elevarsi qualitativamente. Forse sbaglio, ma credo che sia così: bisogna tenere allenata la mente, renderla sempre più ricettiva e predispota a fare letteratura, e questo avviene solo leggendo continuamente. Poi serve esercizio di scrittura, certo, ma secondo me è nullo senza una solida base di testi letti lungo l'arco di una vita.
Si devono leggere migliaia di libri prima di decidere che è giunto il momento di passare dall'altra parte, davanti al foglio bianco, e scrivere un romanzo. Ammaniti ci dice che non riusciva più a scrivere perché pensava solo ai videogames. Non riusciva a scrivere? E a leggere, non ci pensava? Sembra di no, quindi. Ed è questa la cosa più triste, secondo me: la scrittura improvvisata da scrittori improvvisati, senza cultura e senza passione, che si riflette poi nel desolante paesaggio editoriale italiano, nel livello mediocre dei best-seller, nelle basse aspettative del pubblico e nei milioni di libri inutili che affollano le librerie.
Tutti scrivono, vogliono scrivere, e nessuno legge. Proprio nessuno no, forse. Ma sicuramente sono in pochi a prendere in mano i classici della letteratura e della poesia, mentre i libri che vendono milioni di copie sono quasi sempre immondizia editoriale.
Proprio ora ci pensavo: saranno tre mesi che non vado al cinema, forse un mese che non leggo un libro che non sia legato ad un esame universitario, almeno 10 giorni che non vedo un film per intero - mi hanno costretto a vedere "Tifosi", sabato scorso, ma è ovvio che non vale -, addirittura una settimana che non ascolto un cd in relax, sprofondato sul divano.
Speriamo che sabato arrivi presto. Così, finalmente, ricomincerò a dedicare un po' di tempo a me stesso.
Arroganti, prepotenti e pieni di sé. Ecco pronta la descrizione del tipico controllore sui treni delle Ferrovie dello Stato. Dico tipico ma non vorrei, a torto, generalizzare e definire in questo modo tutti i controllori ferroviari. Qualcuno si salva, lo premetto, ma si tratta davvero della minima parte.
Mi limiterò a descrivere solo gli esponenti di questa categoria che ho - mio malgrado - imparato a conoscere sulla tratta Napoli - Roma dell'Eurostar e nelle stazioni di Roma Termini e Napoli, tra Campi Flegrei e Piazza Garibaldi.
La macrocategoria comprende varie tipologie di addetti ai controlli:
1) Il controllore arrogante e borioso, stile sceriffo del Far West. Chiede con voce tonante e modi bruschi il biglietto, lo esamina con cura perché è convinto che il passeggero, soprattutto se pendolare, voglia fregarlo in qualsiasi modo. Quando si accorge che non è vero, soffre, ti guarda con occhi torvi e nervosamente si allontana.
2) Il controllore completamente disinteressato e maleducato. Forse perché odia il proprio lavoro, forse perché soffre il mal di treno, non vede l'ora di finire di lavorare e marca svogliatamente tutto ciò che gli capita tra le mani, senza neanche osservare se si tratti di un biglietto del treno o di un segnalibro consumato.
3) Il controllore che, una volta sceso dal treno, non alzerebbe un dito neanche se ti vedesse agonizzante in un lago di sangue. Puoi chiedergli qualsiasi cosa, anche la più semplice, ma lui evita di aiutarti e ti indirizza all'assistenza clienti;
4) Il controllore che ce l'ha a morte con tutti i pendolari: è convinto che siano una razza di passeggeri inferiore, perché non pagano il biglietto intero ma viaggiano con l'abbonamento, e per questo si sente in diritto di trattarli male e, come è capitato a me, di insultarli senza apparente motivo.
5) Il controllore ignorante. Solo ignorante. Che appena lo vedi ti chiedi: ma come ha fatto a prendere il posto?
6) Il controllore alle prime armi, timido e insicuro. Fa quasi tenerezza, nel suo completino verde nuovo di zecca mentre timbra titubante i biglietti, trattandoli come delle piccole reliquie. Ma alla fine è gentile, forse solo perché è all'inizio;
Ma, in mezzo a questa gente, questi tipi più o meno squallidi, ogni tanto una faccia pulita, una persona dai modi garbati con cui ti fa davvero piacere avere a che fare.
Devo ammetterlo: capita di rado, ma capita.
Di tanto in tanto, infatti, è possibile incontrare, quasi come un miraggio, il controllore gentile, che ti saluta col sorriso sulle labbra e rivaluta, anche se molto leggermente, la categoria. Mentre gli porgi il biglietto ti chiedi: perché non possono essere tutti come lui? Peccato.
Spero che nessuno si senta offeso, ma questo è ciò che ho visto nel mio primo anno da pendolare.
"Forse il 95% delle scuole e dei mercati sono distrutti. A Fallujah (…) non c’é sicurezza, non si segue nessuna legge e la cittá é come una prigione. Non possiamo né entrare né uscire facilmente, dobbiamo aspettare a lungo.
Inoltre, gli Americani, per prevenire problemi, usano le armi: per questo sparano dei colpi in aria (...) e quando entrano dentro, prendono chiunque dalla popolazione, come detenuti, anche sparando ai civili se i soldati lo vogliono".
Su "Osservatorio Iraq" un'intervista a Mohammed Tareq Halderaji, del Centro Studi per i diritti umani di Fallujah.
Via dall'Iraq alla fine del 2006, dice il Presidente del Consiglio. Anzi, entro dicembre del prossimo anno. Solita manovra pre-elettorale del Premier ma questa volta, almeno, ha comunicato una data precisa ed è stato quantomeno realista, parlando di un ritiro possibile non prima della fine del prossimo anno e non, come aveva precedentemente fatto intendere, addirittura prima delle elezioni politiche di aprile.
I soliti dubbi sono sollevati dalle condizioni che, secondo il Premier, consentiranno questa exit strategy, e che lui considera vicine. Per ora, da quello che leggiamo in giro, la situazione politica irachena è ancora incerta, gli attentati continuano a dilaniare il paese e l'esercito nazionale non sembra ancora in grado di assicurare l'ordine pubblico.
In un anno ci auguriamo che le cose possano radicalmente cambiare. Ci speriamo., davvero. Ma per il momento, se le forze della coalizione erano lì in missione di pace, hanno fallito il loro compito, perché la pace in quelle terre non c'è ancora.
I problemi, invece, sono ancora molti, e speriamo che il ritiro delle nostre truppe, insieme a quelle statunitensi - come dichiarato a Fox News da Condoleeza Rice - non rappresenti soltanto la testimonianza del fallimento statunitense in Iraq.
Nuova puntata della telenovela che più appassiona, attualmente, gli italiani. Peccato che, però, non si parli di "Beautiful", ma della realtà.
Si tratta della storia di una donna accusata dell'omicidio del proprio bambino. Dopo il barbaro assassinio, sia o non sia stata lei, è stato un continuo susseguirsi di colpi di scena mediatici: i racconti ai telegiornali, le lacrime della donna durante il talk-show di Costanzo, le interviste per i settimanali femminili più alla moda, poi l'annuncio in diretta tv della nuova gravidanza, fino ai pareri degli pseudosociologi e degli psicologi più fotogenici sui perché e i percome di quell'orribile assassinio. Poi ricostruzioni attreverso plastici, illazioni, conferme e smentite, presunte rivelazioni dell'avvocato difensore, mentre la donna continua a
Ma cos'è, un nuovo reality show? Sbaglio, o si sta perdendo il senso e la gravità di quello che sta accadendo? È morto un bambino, poco più di tre anni fa, e la donna accusata di averlo ucciso rischia trent'anni di carcere. Forse i media e le persone comuni lo hanno dimenticato. Io no.
(
Cia-gate, addestramento dei mujaeddin afghani, Bin Laden, George Tenet e le torture sui detenuti di Abu Ghraib.
Su Articolo 21 l'intervista di Stefano Corradino a Wayne Madsen, giornalista investigativo, in passato analista National Security Agency, offre molti spunti di riflessione interessanti.
Atlanta: il 23 novembre aprirà il Georgia Aquarium, l'acquario più grande del mondo.
Più di 30 milioni di litri d'acqua per 100.000 pesci di 500 specie, tra cui due squali balena, divisi in 60 ambienti differenti.
Se è una battuta, ancora non l'ho capita.
Il laptop da 100 dollari per i bambini poveri dell'Africa. A parte che, sicuramente, il prezzo non sarà mai così basso, come Negroponte ha già ammesso, e sarà difficile convincere i governi dei paesi africani ad acquistarne in migliaia di unità.
Ma, in ogni caso, mi spiegate a cosa serve effettivamente un pc portatile a manovella ai bambini di paesi in cui manca l'elettricità e l'acqua, che devono combattere quotidianamente contro la fame, le carestie e le epidemie che flagellano la popolazione, insieme alle guerre civili e all'Aids che fa milioni di morti ogni anno?
Questi sono i grandi problemi dell'Africa, e per giunta sono solo i primi che mi sono venuti in mente. Tra questi, di certo, non credo ci sia la mancanza dei computer. E non prendeteci in giro con queste trovate che arricchiscono soltanto, ed economicamente, i produttori occidentali.
(Panorama)
I classici della letteratura in sms. È l'idea di un folle, senza dubbio. Ma sembra non essere il solo, visto che da gennaio sarà un servizio disponibile per gli studenti inglesi che potranno, nel linguaggio puntato, cifrato, diciamo pure incoprensibile dei messaggini, leggere alcune pagine di capolavori di Shakespeare, Dante, Dickens o Milton.
Guardate gli esempi. Da pelle d'oca.
Il professore universitario che tradurrà le pagine in lingua sms arriva addirittura a dire che intende sfruttare le "qualità educative" degli sms. Qualità? Educazione? Ma come si fa a dire simili idiozie? Come si può con tanta disinvoltura ammazzare la letteratura mondiale, distruggere la cultura e ridurre tutta la bellezza di quelle pagine ad un miscuglio di cifre e segni cifrati senza senso?
Mi sembra impossibile che ancora nessuno abbia protestato nei confronti di un simile scempio. Non stiamo parlando, poi, di un servizio che aiuti i bambini, ma di un progetto pensato per aiutare gli studenti universitari a ripetere. Altro che Bignami. Altro che superficialità nello studio. Qui si sta toccando il fondo e si continua a scavare, si calpesta la cultura e la si butta nella spazzatura.
La tecnologia, quando viene usata in questi modi, potrà aiutarci - è tutto da vedere - nel breve periodo, ma alla lunga ci impoverisce mentalmente, facendoci regredire ad uno stato di mediocrità culturale che mi avvilisce. Non sono catastrofico o anacronistico, ma semplicemente realista.
Mi auguro sinceramente che questo progetto perda di visibilità ancora prima di iniziare. Che non trovi i finanziamenti, che non riesca a partire. Che gli studenti si ribellino di fronte a questa assurda trovata tecnologica.
Lo splendore di una pagina di Shakespeare riportata in caratteri indecifrabili sul display di un telefonino di ultimo grido è un pensiero che mi fa venire il voltastomaco. Spero anche a voi, davvero.
(Corriere)
In anteprima al Torino Film Festival il film sulla vita del grande Johnny Cash, icona della musica country e non solo.
In Italia nei cinema il 3 febbraio, "Walk the line", per la regia di James Mangold, vede Joaquin Phoenix nei panni di Cash e Resee Whiterspoon in quelli di June Carter, la donna che riuscirà a tirarlo fuori dai problemi di alcool e droga che lo tormentavano e grazie alla quale otterrà nuovi e inaspettati successi nella propria carriera.
Per un corso di "Giornalismo dello spettacolo" all'università avrei dovuto scrivere una cronaca dell'ultima puntata dell'Isola dei Famosi. Si trattava soltanto di una sessantina di righe, ma dopo dieci minuti di progamma - più o meno dopo aver visto il vestito della Ventura e aver sentito parlare Antonella Elia - non ce l'ho fatta.
Porterò volentieri un libro in più, e farò senza alcun problema l'esame da non frequentante. Ma quasi tre ore di quell'agghiacciante programma non le avrei sopportate per nulla al mondo.
Alcuni gruppi metal degli anni Ottanta li riconosci dal tipo di acconciatura. Erano detti "hair metal", a causa dei capelli, lunghi e cotonati, forse allora di moda ma oggi al limite della barzelletta.
Sul Boston Globe si vota la migliore tra queste band. Dal punto di vista musicale ne conosco solo un paio, ma per scegliere la pettinatura più ridicola c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Nuove prospettive per la sepoltura.
O liofilizzati nel giardino a fertilizzare piante, o in un'urna funeraria all'interno del Camp Nou.
Il fosforo bianco è stato usato, ma non contro i civili.
Chi dice la verità, il Pentagono o Rainews 24?
Un ritratto poco incoraggiante del Mezzogiorno italiano: tra spreco di risorse pubbliche, carenze di infrastrutture, debole crescita e distanze abissali dal Centro-Nord, il nostro Sud resta ancora il "malato d'Italia", in un contesto generale che vede l'Italia il "malato d'Europa".
Nicola Rossi, su Lavoce.info.
Ha interrotto barbaramente lo spettacolo, urlato in sala, rovinato il piacere della visione agli spettatori e costretto il protagonista a interrompere e modificare la trama della commedia.
Una simpatica signora ha protestato vivamente per la sigaretta accesa dall'attore Sebastiano Lo Monaco durante la rappresentazione di "Uno sguardo dal ponte" di Arthur Miller, al Teatro Toniolo di Mestre, per la regia di Giuseppe Patroni Griffi.
Loro, per accontentare la signora, hanno addirittura modificato lo spettacolo. Io mi sarei limitato a cacciarla a calci fuori dalla sala.
(Corriere)
Avrei voluto scrivere della nuova ricerca sull'analfabetismo in Italia, svolta da Saverio Avveduto e basata su dati Istat, e delle cifre avvulenti riportate ieri dal sito dell'Ansa. Avrei voluto riflettere sulla sconvolgente condizione della nostra Penisola, con il 66 % della popolazione (36 milioni) divisa tra analfabeti o appena alfabeti. Avrei voluto parlare della situazione critica e destinata, secondo me, a peggiorare al Sud, dove Basilicata, Calabria, Molise, Sicilia, Puglia, e Campania continuano ad essere le regioni con il maggior numero di analfabeti. Avrei voluto criticare lo stato della scuola italiana, i problemi delle nostre Università e la mancanza di idee per uscire da questo stato di cose. Avrei voluto manifestare pubblicamente il mio disaccordo con l'assurda proposta di Sergio Zavoli, che vede nella sinergia tra scuola e tv una soluzione per affrontare i rapidi cambiamenti della società.
Ma alla fine non l'ho fatto, perché c'è stato qualcuno che ha scritto, con la giusta dose di rabbia e sconforto, esattamente ciò che penso sulla drammatica situazione. Leggetelo.
Sabato non ho seguito la partita dell'Italia, ma ho intravisto, qua e là in tv, i gol e le azioni della squadra allenata da Lippi.
Al di là dello schiacciante risultato, quello che più mi ha impressionato è la nuova maglietta sfoggiata dalla nostra nazionale, realizzata dalla Puma in collaborazione con Neil Barrett.
Una specie di doppia maglia: sopra scollo a V bianco e sotto girocollo azzurro, con il nuovo logo della FIGC. Posso dirlo? È orribile.
(Puma, Neil Barrett, FIGC)
Partita di Terza categoria, arbitro da retrocessione immediata.
Altro che cornuto. Qui, per rispondere all'insulto, non ci sono parole abbastanza offensive.
(Kataweb)
Ieri ho regalato un libro di Giorgio Scerbanenco, preso ad occhi chiusi sullo scaffale dei gialli de "La Feltrinelli".
Chi lo ha ricevuto ha gradito, sembra anche parecchio.
Liberia: non è Weah il nuovo presidente del paese, ma Ellen Johnson Sirleaf. Il ballottaggio, infatti, ha visto la donna, ex ministro delle Finanze, Consulente dell'ONU e della Banca Mondiale, vincere con quasi il 60 % dei voti, sebbene l'ex calciatore del Milan accusi brogli elettorali e chieda di ripetere il voto.
Al di là delle polemiche, delle accuse e delle accese proteste dai parte dei suoi sostenitori, sembra che non ci sia proprio nulla da fare per il pallone d'oro 1995, dunque, che dovrà lasciare spazio al primo presidente donna dell'Africa.
Una donna alla guida della Liberia: una splendida conquista, dunque, che dovrebbe essere accettata con sportività da George Weah, che nella sua vita ci ha sempre abituato a prodezze, dentro e fuori il campo da gioco. Anche perché le sue accuse di irregolarità sembrano essere infondate. Anche se sconfitto, Weah non vedrà i suoi progetti per il paese andare in fumo, comunque, perché sembra che i programmi politici dei due sfidanti siano molto simili, basati soprattutto sulla lotta alla corruzione e ai traffici illeciti. Speriamo quindi che, con o senza il calciatore-politico, la Liberia riesca al più presto a imboccare la strada verso il risanamento economico e la stabilità sociale e civile.
Secondo i ricercatori della Bradford University la più alta quantità di ormoni estrogeni garantirebbe alle donne una guida meno rischiosa.
Dovrebbero fare un giro in auto con alcuni esponenti del gentil sesso di mia conoscenza. Secondo me cambierebbero immediatamente idea.
(Corriere)
Poi dice perché odi il Natale. Siamo ancora a metà novembre e già sono circondato da alberelli, decorazioni rosse, babbi natale e palline appese un po' dappertutto.
La questione della privatizzazione dell'acqua a Napoli, tra presunte trattative, sedicenti rappresentanti dei Comitati Civici e pochissima chiarezza, si complica sempre di più.
Facciamo, per una volta, una catena diversa. Sono in ritardo di un paio di giorni, lo so, ma in questi casi è sempre meglio segnalare in ritardo che non farlo affatto.
Riprendo e segnalo questo post, che approfondisce la questione del fosforo usato a Falluja per seminare morte e devastazione. Dal Vietnam all'Iraq. Dal napalm al fosforo. Sono passati ormai più di trent'anni, si sono modificate tecnologie ed è cambiata la situazione geopolitica internazionale, ma l'orrore che l'uomo è in grado di creare è sempre lo stesso, se non peggiore.
Mi sembra sia necessario leggerlo, e far circolare questo materiale attraverso la rete per far sapere ad un numero sempre maggiore di persone ciò che televisione, quotidiani e altri media sistematicamente ci nascondono. Leggere, copiare e incollare sul proprio blog, pagina web, sito internet, o semplicemente inviarlo via e-mail a quanti più contatti possibile. Oggi, attraverso internet, possiamo farlo, in modo che ci sia più coscienza riguardo ciò che accade in Iraq e queste atroci immagini non cadano, come sempre, nel dimenticatoio.
All'inizio pensavo fosse Mtv, ma senza strani programmi americani. Poi ho creduto si trattasse di AllMusic, ma presto ho notato che non c'era traccia di vee-jay e "The Club". Alla fine, facendo un giro in rete, ho trovato qui una risposta precisa e dettagliata. È Flux, terzo canale di Telecom, ai limiti - già superati - della legalità.
Ma, visto come si è sviluppato il mercato radiotelevisivo in Italia, la sua nascita non mi stupisce affatto; anzi, data l'alta qualità dei video che trasmette, mi auguro si possa vedere in chiaro quanto più tempo è possibile.
Credetemi, non è che io voglia fare lo snob, ma guardare una puntata de "L'isola dei famosi", secondo me, non è una cosa da persone normali.
Spero di non offendere nessuno, davvero, ma dopo averne visto un piccolo spezzone davvero non ho capito cosa possa attrarre in un simile spettacolo. Stasera mi hanno costretto a vederlo, e in poco meno di un'ora ho dovuto sorbirmi:
Una signora di mezza età, tutta pelle e ossa, che parlava con fierezza della propria resistenza all'isola, di un suo vecchio flirt con Cecchi Gori e, ancora in onda, chiedeva al cameraman di poter andare a fare pipì (Maria Giovanna Elmi).
Un'altra che continuava a fare riferimento alla molestia sessuale subita da un tizio senza capelli, ma nessuna sembrava crederle poi più di tanto; per questo, alla fine del collegamento, concludeva più o meno così: "voi non mi credete perché non sono abbastanza famosa" (Arianna David e Fabrizio Ferrini).
Un'altra ancora rivelava a tutti che un concorrente appena eliminato le aveva detto, qualche giorno fa, che non faceva il bidet da 40 giorni e probabilmente puzzava. Lei, parlando di lui, faceva doppi sensi sul pesce e sulla sua mancanza sull'isola (Lory Del Santo e Antonio Zequila).
Insomma, un'ora di pipì, tette palpate di notte e igiene intima.
Ripeto, non è che voglia star qui a fare l'intellettualoide radical-chic che non capisce i reality e odia a priori l'idiozia della tv, ma se un simile programma fa in media otto milioni di telespettatori credo ci sia realmente qualcosa che non va.
Differenze tra le attività cerebrali maschili e femminili. Anche nella lettura dei fumetti: le donne sembrano avere minori aspettative nei confronti del genere, e quando vi è dell'humor, lo apprezzano di più.
(Abc News)
Le scimmie e i confronti numerici.
Secondo me, qualcuna di loro, con i numeri se la cava nettamente meglio di me.
Il "Live 8" organizzato da Bob Geldof mi aveva entusiasmato, lo ammetto. Ne avevo già parlato, a suo tempo, più di una volta. Con toni fiduciosi, pieni di speranza, solo alla fine realisti.
Ora, a distanza di quasi 5 mesi, finalmente qualcuno fa chiarezza sulla situazione. Come è andata a finire, allora? Male, soprattutto per l'Africa.
Ma in che condizioni è l'asfalto delle strade di Napoli? Non è che mi sia accorto di questa situazione indecente solo oggi, quando per evitare un enorme fosso mi sono andato quasi a schiantare contro un palo, ma ormai credo si sia superato ogni limite.
Buchi che sembrano voragini, dislivelli, irregolarità e "toppe" di asfalto sistemate alla meno peggio un po' dappertutto. Per non parlare dei sempre più odiosi sanpietrini, splendidi da vedere ma spesso divelti e rovinati dall'usura del tempo.
Non ricordo strade ridotte così male a Roma, tanto per citare una città che, per motivi di studio, vedo con regolarità, ma sono convinto che la situazione sia ovviamente migliore in quasi tutte le grandi città d'Italia. La domanda, allora, è soltanto una: a chi chiedere una risistemazione decente delle strade di Napoli, che non sia realizzata con asfalto destinato a logorarsi dopo pochi anni dalla sua sistemazione?
Altro che Bill Gates. Questi due signori, che saranno premiati mercoledì prossimo con la Presidential Medal of Freedom, hanno reso possibile la magia del web, qualche decennio fa solo un sogno lontano ed ora parte integrante delle nostre vite.
Senza dimenticarci di quest'altro uomo geniale, il reale fondatore del www, che unendo ipertesto ed internet ha rivoluzionato le nostre esistenze.
E' grazie a questi studiosi che hanno lavorato nell'ombra se noi, oggi, possiamo raggiungere qualsiasi angolo del mondo con un click del mouse. Uomini che hanno dedicato la loro vita al miglioramento delle nostre, senza clamori e strategie di mercato e, soprattutto, senza guadagnarci miliardi. Uomini di cui, troppo spesso, sappiamo poco o nulla.
Si è superato ogni limite. Andreotti testimonial della nuova campagna pubblicitaria dei videofonini 3, insieme alla Marini e ad Amendola, è al di là di ogni possibile immaginazione.
Me lo avevano già detto, ma non riuscivo a crederci. L'ho visto per la prima volta stasera e, lo ammetto, mi ha davvero inquietato.
Ma, come si dice, non c'è limite al peggio: prima o poi mi imbatterò anche in quella con Cossiga.
La "Settimana Enigmistica" della campagna elettorale italiana propone, per mercoledì 9 novembre, un nuovo gioco: "Che dittatore manca?".
(l'Unità)
Mettersi contro i parcheggiatori abusivi, qui a Napoli, vuol dire rischiare di brutto. Non pagarli può comportare, infatti, una serie di spiacevoli conseguenze. Io non l'ho mai fatto, perché essere costretto a pagare un tossico che fa finta di sorvegliarti l'auto sotto casa per estorcerti qualche spicciolo e poi andarsi a bucare non l'ho mai ritenuta una cosa giusta.
Il risultato? Ho una Fiat Uno ormai quindicenne, con ammaccature varie e un motore ormai quasi andato, ma è già la terza volta in un anno che cercano di rubarla. La prima volta mi hanno addirittura spezzato lo sterzo, oggi si sono limitati a rovistare un po' dovunque e a mettere sottosopra tutto quel poco che avevo nel cruscotto. Grazie.
La British American Tobacco sta cercando di realizzare una sigaretta meno nociva per l'uomo.
Chissà cosa ne uscirà fuori, e quanto costerà il nuovo prodotto. Qui, intanto, il sottoscritto ha trovato già da qualche mese la soluzione migliore: cartine, filtrini e tabacco, per fumare di meno e risparmiare 8-10 euro alla settimana.
E' partito il progetto Google Print. Anche in Italia. E' ancora una "versione preliminare", si legge sulla home page ma, dopo molti problemi legati al copyright delle opere, sul motore di ricerca più famoso del mondo sarà possibile ricercare con precisione milioni di libri e romanzi. Per il momento questa biblioteca on line è ancora "povera", poiché per intero è possibile consultare solo i libri non protetti da copyright e quelli provenienti dall'accordo con quattro università americane e una biblioteca. Per i libri protetti da copyright, ovviamente, saranno disponibili solo poche frasi o pagine, di solito la copertina, l'indice e la quarta, con la possibilità di accedere dalla stessa pagina ad una delle librerie on line nelle quali effettuare l'acquisto o una ulteriore ricerca.
Ma, in ogni caso, Google Print permette di ottenere numerose informazioni precise su milioni e milioni di libri. Aiuterà a realizzare una ricerca bibliografica sempre più veloce e approfondita, eliminando tutti i link inutili offerti dai soliti motori di ricerca. E continuerà ad ampliarsi e migliorare i criteri di ricerca e selezione, offrendo - speriamo - un numero sempre maggiore di libri consultabili on line.
Come scritto anche sulla Guida on line, "Google Print è stato realizzato per aiutarti a scoprire i libri e non a leggerli dall'inizio alla fine. È come andare in libreria e sfogliare i libri, ma con un tocco di Google". Ben venga questo tocco, allora, se potrà servire ad ampliare le potenzialità della rete e saziare le nostre curiosità letterarie, rendendo il caos del web sempre più costruttivo e organizzato.
Come qualcuno ha già notato, la nuova campagna pubblicitaria di Trenitalia è davvero intelligente e ben fatta.
Tutto vero: bravi gli attori, interessante la trama, convincente il messaggio che veicola. Ma, al di là degli spot, la realtà al momento è una sola: ci sono ancora passi enormi da fare per evitare che il messaggio finale "Stiamo lavorando per migliorare e per non farvi più assistere a queste scene" non sia soltanto una delle tante promesse non mantenute dall'azienda.
E' ormai un anno e mezzo che vivo da pendolare, prendo treni eurostar, intercity e regionali decine di volte al mese e ne ho viste, sinceramente, di tutti i colori. Ritardi spaventosi, vagoni sporchi, personale inaffidabile, disagi d'ogni tipo che difficilmente possono essere perdonati ad una azienda ormai centenaria e monopolista del settore dei trasporti su rotaia.
Promosso lo spot, quindi, ma i risultati concreti e i miglioramenti reali sembrano ancora sogni irrealizzabili nel breve periodo.
Appuntamento da non perdere.
Il 10 novembre, alle 21, al cinema Modernissimo.it di Napoli ci sarà la proiezione di "La Mafia è bianca", un film di Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini. Il film in questione è anche un libro, edito dalla BUR nella collana Senza filtro, con il DVD del film in questione.
Beppe Grillo, padre Zanotelli e la questione della privatizzazione dell'acqua.
Durante la Notte Bianca a Napoli il comico genovese avrebbe dovuto parlarne, così come fece nello spettacolo al Palapartenope qualche mese fa. Invece non l'ha fatto, un po' per colpa degli organizzatori e un po' a causa dei problemi di sicurezza che l'hanno obbligato a interrompere lo spettacolo prima del previsto.
Ma il problema dell'acqua è di fondamentale importanza, non c'è dubbio. Vogliamo saperne di più a riguardo e ci uniamo a Grillo nella richiesta di un intervento di Bassolino che chiarisca la posizione della Regione sulla scottante questione.
Toh, il cantante dei Franz Ferdinand ha una rubrica gastronomica sul Guardian e io non ne sapevo nulla.
Qui, tradotto per Internazionale, parla di ostriche.
Così si dice dalle mie parti.
E la storia del marito che chiama il 113 perché pensa di avere i ladri in casa, scopre che in realtà è la moglie con l'amante e alla fine è addirittura denunciato per procurato allarme e interruzione di pubblico servizio sembra essere accaduta apposta per confermare questo modo di dire.
(Ansa)
I migliori e i peggiori film di guerra, votati dagli utenti, su IMDB.
(IMDB)
Da oggi è on line, su BlogItalia.it, la Tecnhocrati Ranking Top 100 italiana. Si tratta dei primi 100 blog italiani iscritti al sito e presenti su Technorati
Si parte da Beppe Grillo, Gianluca Neri e Personalità Confusa, passando per Giuseppe Granieri e Pino Scaccia, fino ad arrivare agli ultimi nomi della lista, alcuni conosciuti, altri meno.
(Blogitalia, via Deeario)
E' normale pagare 8 euro una birra annacquata in un locale fighetto del centro di Napoli? Secondo me no, ma la cameriera non era del mio stesso parere.
Sarò tirchio, tirato e poco amante della vita mondana, ma la prossima volta mi sa che resterò volentieri a casa.
Mettete insieme una nota azienda di scarpe e accessori d'alta moda, un tacco difettoso e una caviglia spezzata durante lo shopping natalizio.
Il risultato è un risarcimento record che lascia senza parole.
E per me che ho sofferto tutta l'estate con un paio di ciabatte scomodissime neanche un piccolo rimborso? Che colpa ne ho se non erano di nessuna marca?
(Corriere)
Sembra proprio che sia impossibile, negli ultimi tempi, scrivere un articolo, una recensione, due righe sul blog, un appunto su un pezzo di carta senza usare le parole "rock" e "lento".
Celentanomania dilagante? Mancanza di idee? Imitazione pedissequa di un tormentone televisivo neanche tanto originale? Speriamo si tratti soprattutto di una moda passeggera perché, se proprio devo essere sincero, leggerle non mi diverte più già da un pezzo.
Trenitalia sta facendo le cose in grande. Ieri, sul regionale da Aversa a Napoli, c'erano non meno di 25 controllori. Credo più di uno a passeggero. Una armata dalle giacche verdi. Ad un certo punto ho creduto di essere il protagonista di una candid camera, quando mi è stato controllato per la quinta volta in meno di 15 minuti (ma dico, dividervi il treno in zone di competenza, no?).
Erano controllori cattivissimi. Tutti giovanissimi, dai 25 ai 35 anni, ma implacabili. Senza pietà per nessuno.
Alla fermata di Frattamaggiore uno ha raggiunto l'apice della malignità: un signore voleva salire ma non era sicuro che il proprio biglietto fosse ancora valido. Prima di mettere piede sul treno ha chiesto un aiuto al controllore, sentendosi rispondere: "controlliamo sul treno, ma se poi il biglietto non va bene sono 25 euro di multa più il costo del biglietto". Alla fine andava bene, per fortuna, ma il tizio per poco non si metteva a piangere.
Chissà il perché di un simile dispiegamento di forze. Due, anzi forse un solo controllore, avrebbero fatto un lavoro più veloce e organizzato. E invece di pagare decine e decine di bigliettai inutili Trenitalia potrebbe assicurare qualche treno in più, in orario, e più pulito.