sabato 26 novembre 2005

Parlamento pulito, speriamo presto

Beppe Grillo risponde a chi ha avuto da ridire sulla pagina "Parlamento Pulito" pubblicata sull'Herald Tribune.
Ammetto di essere anche io tra quelli che non ha apprezzato in pieno la spesa di più di 50.000 per acquistare quella pagina su un giornale estero, ma sono totalmente d'accordo con l'iniziativa del comico genovese per ripulire il nostro Parlamento dai numerosi politici condannati per reati gravissimi, che vanno dalla corruzione ai finanziamenti illeciti, dalla frode fiscale alla bancarotta fraudolenta, fino all'inquinamento delle falde acquifere, delitti colposi contro la salute pubblica e smaltimento fuorilegge di rifiuti tossici.
Per chi vuole rinfrescarsi la memoria ecco l'elenco completo dei parlamentari condannati.


(Beppe Grillo)

2 commenti:

  1. "La pagina che Beppe Grillo ha acquistato sull’ International Herald Tribune, per una spesa di “48.275 euro + 19,60% di Iva” - come riportato sul suo blog, dove presto pubblicherà anche le iniziali dei contribuenti con relative donazioni - rappresenta un democratico, autorganizzato, partecipato e vitale esempio della moderna rivalutazione dell’ istituto della gogna.
    “Clean up Parliament” è il titolo accanto al faccione iroso di Grillo, in assonanza con “Clean Hands”, traduzione di Mani Pulite per il mercato anglossassone. E chiede aiuto al mondo per capire come mai “23 parlamentari italiani, già condannati dalla giustizia italiana, e i cui crimini sono elencati nel mio blog, www.beppegrillo.it., siedano nel parlamento italiano ed europeo” (e chiedendone la sospensione).
    Tralasciando il messaggio autopromozionale a spese dei generosi sottoscrittori dell’appello, quello che colpisce è il sapore di ritorno all’antico. Tralasciando anche che tra i “23 condannati”, per fare numero, ci stanno anche casi come quello di Jannuzzi condannato per diffamazione a mezzo stampa o di Roberto Maroni, condannato per “resistenza a pubblico ufficiale” (al tempo dell’irruzione della polizia nella sede leghista di via Bellerio) e che se questo principio fosse sempre valso l’intera storia del Pci andrebbe radicalmente riscritta.
    Il punto è che la maggior parte dei casi riguarda niente meno che il caso Enimont.
    “Nessuna testata internazionale ha voluto pubblicare l’elenco dei nomi” si lamenta Grillo, come ci fossero chissà quali collusioni.
    Ma si tratta di fatti di cui giornali e tv hanno parlato per anni, con processi mandati in tv prima serata. Si tratta di persone che hanno patteggiato o scontato la loro pena, e che sono stati rieletti. La sinistra che predica la rieducazione e il reinserimento anche dei peggiori assassini, cosa ha a che vedere con una simile richiesta di gogna perpetua e interdizione dai pubblici uffici a mezzo stampa? Niente, speriamo”.

    (il Riformista)

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  2. "La pagina che Beppe Grillo ha acquistato sull’ International Herald Tribune, per una spesa di “48.275 euro + 19,60% di Iva” - come riportato sul suo blog, dove presto pubblicherà anche le iniziali dei contribuenti con relative donazioni - rappresenta un democratico, autorganizzato, partecipato e vitale esempio della moderna rivalutazione dell’ istituto della gogna.
    “Clean up Parliament” è il titolo accanto al faccione iroso di Grillo, in assonanza con “Clean Hands”, traduzione di Mani Pulite per il mercato anglossassone. E chiede aiuto al mondo per capire come mai “23 parlamentari italiani, già condannati dalla giustizia italiana, e i cui crimini sono elencati nel mio blog, www.beppegrillo.it., siedano nel parlamento italiano ed europeo” (e chiedendone la sospensione).
    Tralasciando il messaggio autopromozionale a spese dei generosi sottoscrittori dell’appello, quello che colpisce è il sapore di ritorno all’antico. Tralasciando anche che tra i “23 condannati”, per fare numero, ci stanno anche casi come quello di Jannuzzi condannato per diffamazione a mezzo stampa o di Roberto Maroni, condannato per “resistenza a pubblico ufficiale” (al tempo dell’irruzione della polizia nella sede leghista di via Bellerio) e che se questo principio fosse sempre valso l’intera storia del Pci andrebbe radicalmente riscritta.
    Il punto è che la maggior parte dei casi riguarda niente meno che il caso Enimont.
    “Nessuna testata internazionale ha voluto pubblicare l’elenco dei nomi” si lamenta Grillo, come ci fossero chissà quali collusioni.
    Ma si tratta di fatti di cui giornali e tv hanno parlato per anni, con processi mandati in tv prima serata. Si tratta di persone che hanno patteggiato o scontato la loro pena, e che sono stati rieletti. La sinistra che predica la rieducazione e il reinserimento anche dei peggiori assassini, cosa ha a che vedere con una simile richiesta di gogna perpetua e interdizione dai pubblici uffici a mezzo stampa? Niente, speriamo”.

    (il Riformista)

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