Certo che Itunes è strano. Piazzi il party mix, le canzoni partono un po’ a caso e le metti di sottofondo mentre scrivi. Alcune ti piacciono, altre meno, ma le lasci stare comunque, perché sei troppo impegnato a concludere il terzo capitolo della tesi per cliccarne un’altra.
Tom Waits, i REM, Air e Phil Collins scivolano via veloci, manco le canticchi, le loro canzoni, sei troppo preso dalla scrittura e continui solo a digitare.
Poi, però, ti fermi. All’improvviso, la canzone che non ti aspetti. Non ti ricordavi nemmeno di averla più, pensavi d’averla cancellata. L’ascoltavi tanto, l’estate scorsa. Fino ad impararla a memoria. Ogni volta, le lacrime.
Acustica, intima, delicata, Agosto dei Perturbazione è una canzone che ha un potere evocativo fenomenale. Ed è anche una canzone che fa male. Si insinua sotto la pelle, sa benissimo quali corde toccare per emozionarti. Nonostante possa avere numerose interpretazioni, io l’ho sempre vista come la canzone di un amore che finisce, ad agosto, e nonostante la città che arde e il caldo infernale per le strade, dentro il cuore c’è un freddo invernale.
I Perturbazione, dopo Agosto, li ho persi un po’ di vista. Ho ascoltato poco altro, dopo, ma nulla mi è mai sembrato all’altezza di questo singolo, straordinario.
Agosto è il mese più freddo dell'anno, recita la canzone. L’anno scorso, ogni volta che l’ascoltavo, sentivo freddo. E soffrivo. Ora, a distanza di quasi un anno e con un altro agosto alle porte, riesco ad apprezzarla senza una stretta al cuore, ad alzare il volume delle casse e a cantarla colsorriso sulle labbra. A riappropriarmi di questa canzone che ho sentito mia, che mi ha fatto male, che mi ha aiutato a crescere e a metabolizzare un dolore che credevo non sarebbe finito mai.
Ora la riascolto, ancora una volta. La riascolto e sono felice.
E, visto che mi trovo, linko anche il video. Bello, bello, bellissimo.
(Youtube)