venerdì 4 maggio 2007

In edicola perplesso


E’ ufficiale: non so più che giornale leggere.
E poi, lo confesso: i quotidiani, così come sono fatti e pensati ora, mi hanno stufato ormai da un pezzo.
E non è che non ne compre, anzi. Qui si parla di una spesa quotidiana che oscilla da uno a tre euro quotidiani, che scherziamo? A volerli metterli nel salvadanaio, avrei già la vacanza estiva pagata.
La Repubblica
è stato il primo amore. Lo trovavo a casa da quando avevo quindici anni. Non sempre, certo, perché qui in famiglia giornali se ne sono letti sempre pochi, e a me non so che accidenti mi è preso quando ho deciso che da grande avrei voluto fare il giornalista. Ma ora, quando arrivo la mattina in edicola vorrei tanto non prenderlo, perché come prima cosa ne dimezzerei il numero di pagine. Ma capisco che i giornalisti son tanti e tutti devono mangiare, quindi mi porto a casa le settanta e passa pagine quotidiane almeno tre o quattro volte a settimana. Quelle di cultura restano le più interessanti, ed un paio di firme (Sofri, Berselli, Serra) che leggo sempre con piacere. Per il resto, giusto la sufficienza. Credo, poi, di non averlo mai letto per intero, lo ammetto: ci vorrebbero almeno tre ore, e chi ce l’ha tutto questo tempo?
E la prossima volta che mi date un chilo e mezzo di rivista-pubblicità come allegato, ad esempio il sabato, giuro che non la prendo e la Repubblica delle donne la tiro in testa all’edicolante.
Il Corriere della Sera? Poco leggibile e accattivante, mi annoia già solo a guardarlo. Mi piace il Magazine, ma quindi è da comprare solo una volta a settimana.
Le risposte di Romano mi fanno sbadigliare, e il mielismo in generale credo sia la morte del giornalismo. Che ci posso fare.
Il Foglio mi diverte. Sul serio. Alcune rubriche sono da scompisciarsi, ma 4 paginette non valgono il prezzo che costa e, con tutto il bene, alle volte penso alla puntata di Report sul finanziamento ai quotidiani e la voglia di dare un euro a Ferrara mi passa del tutto.
Il Riformista, che vorrebbe essere il Foglio di sinistra, o qualcosa di simile, sul serio non ce la fa a raggiungere una soglia minima di decenza: una delle ultime volte che l’ho acquistato, in 4 pagine ho trovato una decina d’errori.
Del Messaggero m’importa poco, poi ho quasi vergogna di chiederlo al mio edicolante. Se però è un giornale decente, fatemelo sapere. Lo stesso vale per La Stampa.
Ci sarebbe Libero. Ma non so se definirlo giornale.
Che resta? Il Mattino di Napoli. Mio dio. Stendiamo un telone pietoso. Interessante come una partita a briscola tra vecchietti. Anche se alle volte mi piacciono le pagine di politica estera. Ma forse sto invecchiando.
Quando proprio voglio farmi le grasse risate, Compro Napoli più o Cronache di Napoli.
Il primo costa pure solo 50 centesimi, e sono ben spesi perché almeno sai che è successo nel tuo quartiere, giochi a trovare gli errori di ortografia e tutto questo ti tiene sempre attivo il cervello.
Per il secondo, invece, il gioco è contare o indovinare quante facce di camorristi o latitanti ci saranno nelle pagine interne.

Poi dicono che i quotidiani di carta non moriranno. Se non si danno una mossa, sono già belli che defunti.


4 commenti:

  1. Il Manifesto?
    Marianna

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  2. no, mi pare che per leggere un quotidiano per intero ci vogliano intorno alle 6 ore, secondo gli studi.
    Sai che palle!
    Il Messagero non so, ma merita già solo per la redazione a Barberini che è troppo bella

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  3. La redazione è proprio bella, dobbiamo ringraziare Gambescia per avercela fatta visitare.

    Il manifesto? Uhm, non mi ha mai convinto. Ma lo sai che non l'ho mai comprato?

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  4. Il Manifesto lo comprerei per le copertine e i titoli della prima pagina, per il resto è fortemente intriso di ideologia e stanca, addirittura, me.
    Marianna

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