Munnezza, munnezza, ancora munnezza.
Napoli vergogna d’Italia, d'Europa, del mondo. Ancora oggi, qui nella mia città, ci sono 100.000 bambini che non vanno a scuola. I rifiuti continuano ad ammassarsi, spalmarsi, ammonticchiarsi agli angoli delle strade, mentre l’emergenza è ancora lì, emersa fino allo schifo.
Vent’anni di vergogne, non vi vergognate? E’ tutto qui, sotto i nostri occhi.
E mentre il signore di Ceppaloni e consorte sono i protagonisti delle vicende delle ultime ore, qui a Napoli siamo ancora sommersi da tonnellate di munnezza. La vogliamo esportare, la diamo un po’ qui e un po’ là. E ovviamente nessuno se la vuole prendere. Perché dovrebbe, poi?
Solidarietà tra regioni, amore per la patria, simpatia per i pulcinella pizza e mandolino? Fossi un umbro, la munnezza napoletana non la vorrei. Fossi toscano, neppure. Sardo? No, non la vorrei affatto.
Intanto il Governo latita, gli uomini che hanno rovinato la nostra terra negli ultimi decenni fanno finta di non capire, scaricano barile, mentre tutti, dico TUTTI i politici non sanno nemmeno da dove iniziare per porre rimedio alla catastrofe ambientale che sta rendendo la Campania una delle terre più pericolose in cui vivere.
Perché dalle nostre parti, in alcune zone – come il cosiddetto “triangolo della morte”, tra Nola, Acerra e Marigliano – ci sono le concentrazioni più alte di tumori di tutta Italia. E si muore, cazzo se si muore. E né De Gennaro, né l’esercito possono farci nulla.
Lo sanno tutti, in pochi lo scrivono, molti provano a farsi sentire. Perché questo campano è un disastro ambientale di proporzioni inimmaginabili. Colpevoli tutti: politici, camorristi, aziende del nord e del sud che scaricano i loro rifiuti tossici in modo illegale. Ma anche noi, cittadini napoletani, che di munnezza ne produciamo tanta ma soprattutto non sappiamo affatto cosa sia una raccolta differenziata.
E poi, ora vogliono farci credere che gli inceneritori risolvano i problemi. E anche molte persone, purtroppo, sono convinte di questo. Ma l’inceneritore – anzi gli inceneritori – non sono, mettetevelo in testa, la soluzione al problema. Non creano energia e sono inquinanti. Can ce ro ge ni. E poi, uno si andrà a posizionare in una zona come Acerra, già incredibilmente inquinata (l’inceneritore inquina, meglio riscriverlo), e non si costruirà dall’oggi al domani.
Meglio allora provvedere con gli impianti di riciclaggio, perché no con il Tmb (trattamento meccanico-biologico), o una differenziata che raggiunga livelli accettabili (non il 6 % attuale della Campania, grazie anche ai soldi della Provincia spesi in sagre e altri pseudoeventi). No, di queste cose non si parla mai.
Meglio incenerire, invece, secondo qualcuno. Meglio far finta di nulla. Meglio far scivolare tutto via, come sta accadendo ora sulle pagine dei quotidiani. Via, sempre più all’interno, sempre meno notizie. Fino al semplice trafiletto.
Intanto, qui ancora tonnellate di munnezza. I paesi della provincia non ce la fanno più, stanno per esplodere. Giugliano, Villaricca, Marano, Mugnano, e tanti tanti altri, sono bombe ad orologeria che esploderanno, prima o poi.
Certo, che beffa: morire, da soli e dimenticati, sommersi di munnezza. E noi non abbiamo ancora perso le speranze, restiamo ancora qua. Ma perché, poi?
(Rassegna, Alex321, Franco Mennitto, Nunzia Lombardi)