mercoledì 31 ottobre 2007

Libero, il Riformista, ora l'Unità: altro ancora?








In giro c’è parecchia preoccupazione sull'acquisto de l’Unità da parte della famiglia Angelucci, che è già editrice di Libero e il Riformista. Già il fatto che questa famiglia sia proprietaria di un giornale di destra e uno di opinione di centrosinistra, è cosa strana assai. Figuriamoci ora che le sue mire vanno dritte dritte al quotidiano fondato da Gramsci e per decenni organo del Pci.
C’è qualcosa che non quadra. In questa manovra, certo, ma prima di tutto nel mondo del giornalismo nostrano. Dove gli editori puri non esistono, e una notizia di questo tipo passa quasi sotto silenzio. Il nostro è proprio un paese sui generis, con una realtà editoriale a dir poco avvilente: nessuno che faccia giornali per fare informazione in modo libero e senza pressioni d'alcun tipo: le proprietà dei quotidiani italiani sono tutte in mano a persone che, in un modo o nell’altro, hanno giornali e stampano giornali anche per i loro affari personali, politici o economici.
Già questo dovrebbe far rabbrividire anche i più duri di stomaco, figuriamoci a pensare che questo gruppo imprenditoriale ha deciso di avere giornali di destra e di sinistra, costituendo un piccolo ma influente impero a mezzo stampa. Riformista, Libero, ed ora anche l’Unità. Ma per far cosa, ci chiediamo?
I giornalisti del giornale sono ovviamente più che preoccupati. Da Furio Colombo a scendere giù, nessuno può essere favorevole ad una simile intromissione. C’è paura di una perdita di autonomia e indipendenza. Paura fondata, certo. Anche perché la mossa degli Angelucci non è per nulla chiara. Destra, sinistra, centro. Perché tutti questi quotidiani?
L’Unità è un giornale che non mi è per nulla simpatico, ma di certo una simile acquisizione comporterebbe uno snaturamento della testata, influendo alla lunga sulla sua impostazione storica.
Quello che più avvilisce, è che se ne parli poco. E che una cosa di questo tipo appaia quasi normale, in Italia.
E, come ha detto Furio Colombo, "uno stesso editore che pubblica due giornali così diversi non c’è in alcun posto al mondo".
Chissà che fine farà, l’Unità. Chissà.

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