(Otto e mezzo)
giovedì 25 gennaio 2007
Il Reduce
(Otto e mezzo)
domenica 21 gennaio 2007
Tre notizie, solita Italia
Due di queste mi hanno sconcertato, fatto vergognare del mio paese - e quando mai -, me le hanno fatte girare parecchio, insomma.
Prima, la pagliacciata messa in atto da alcuni (tanti) deputati che hanno firmato due mozioni discriminanti contro gay e lesbiche, dimostrando ancora una volta che viviamo sì in Italia, ma siamo fermi al Medioevo.
Poi, come se non bastasse, mi ritrovo poco dopo a leggere del simpatico Vescovo di Aversa e del suo intervento nei confronti di un gruppo di preghiera.
Con i nervi a fior di pelle e la voglia di emigrare al più presto in Spagna, eccomi su Repubblica in tarda serata, a prendere nota della rivoluzione all'interno di "Un medico in famiglia", con la "prima coppia di fatto omosessuale del piccolo schermo, con tanto di bambina che vive con loro".
Insomma, nonostante l'inutile entusiasmo per quest'ultima notizia (viene addirittura precisato che si tratta di personaggi positivi: che dovrebbero essere, mostri assassini solo perché gay?) il tutto conferma la tesi di fondo: il nostro paese omofobico ha ancora molta strada da fare, e non basta una coppia gay in tv a tirarci su di morale.
(Wittgenstein, Gay.it, Repubblica)
Antonio Cassano, campione da Bar
Uno splendido Paolo Luti (aka Giudamaccablog) su Leftwing.
(Leftwing)
martedì 16 gennaio 2007
H5N1, di nuovo tu?
Non per il timore di un eventuale contagio, per carità, ma perché un'altra tempesta mediatica allarmistica e ridondante non credo riuscirei a sopportarla.
(la Repubblica)
lunedì 15 gennaio 2007
I have a dream...
venerdì 12 gennaio 2007
Deluche?
Cioè, per parlarne tutti questi blogger deve essere proprio una cosa figa.
Ma a me, in realtà, questa del delurking day pare una "cagata pazzesca" (cit.).
No perché, sul serio, forse non l'ho capita. Si chiede ai blogger che di solito leggono ma non commentano di lasciare una traccia sul blog, di intervenire, tanto per? E' questo? Ma a che pro?
Sul serio non lo capisco, ma questo serve a stimolare un po' la mia autostima: non so perché, ma sono certo che mi leggete in tantissimi, mi amate, apprezzate tutto ciò che scrivo da 3 anni a questa parte, ma in realtà aspettavate questo delurkind day per intervenire. Vero?
(Macchianera, Mantellini, Sasaki)
Cani pesanti
Curiosità dalla Dakar
(Gazzetta dello sport)
Tiro al bersaglio con patate
Dal momento che una tifosa inferocita, dal balcone di casa, ha pensato bene di tirargli addosso ortaggi d'ogni tipo.
(Datasport)
Occhiali da poco
Meno male che è tornato con i suoi nuovi occhiali da mille e sette euro. Lo stipendio mensile di mio padre, ora come ora.
Proprio così. E spiega: «Non si compra il marchio, si compra uno stile di vita».
Di certo non uno stile da poveracci, mi sembra di capire.
Che gradito ritorno, quello di Lapo Elkann.
(La Stampa)
giovedì 11 gennaio 2007
Gene Gnocchi e Ballarò
Qui il link alla puntata.
(Raiclick)
Perché è sempre il solito Sanremo (o quasi)
Quel Sanremo, insomma, di cui da almeno 10 anni non me ne può fregar di meno.
Questa edizione, però, a parte la riesumazione di Johnny Dorelli e Milva tra gli ospiti (largo ai giovani!) e Pippo Baudo alla conduzione, offrirà anche un inedito Paolo Rossi con un brano inedito di Rino Gaetano, "In Italia si sta male".
Neri Marcoré, invece bocciato dalla commissione, si dichiara né contento né deluso. Lui. Perché da queste parti la sua esclusione ci ha deluso parecchio.
E sarà davvero difficile riuscire a intercettare la performance canora di Paolo Rossi senza addormentarsi durante il solito festival di mummie.
(Corriere, Espresso)
Un appello
Il papà di Scooby - Doo
Scrivo solo per dire che un paio di giorni fa a 81 anni è morto anche Iwao Takamoto, padre del cartone animato Scooby-Doo che ha accompagnato tutta la mia infanzia (e qualcosa in più), sulle reti nazionali e private.
Il cagnolone inventato da questo genio, insieme ai Flintstones e ai Jetson, era davvero qualcosa di inimitabile (qui, giusto per gradire, una puntata dal titolo "The night of the living doo", semplicemente geniale).
Neanche un mese fa se n'era andato anche Barbera di Hanna e Barbera, con i quali Takamoto aveva collaborato per più di trent'anni.
Tutte persone vicine al secolo di vita, per le quali la morte non è neanche più di tanto una sorpresa.
Ma quando succede, permettetelo, la tristezza è tanta.
martedì 9 gennaio 2007
Nato per difendere
Io che faccio lo spavaldo, tento un sombrero un po' avventato in difesa, stacco di testa e "crack": sento che la caviglia mi abbandona.
Ma poi mi passa: ci cammino su tre ore abbondanti, ed il giorno dopo mi ritrovo un piede che somiglia parecchio al cotechino non mangiato a capodanno.
Non riesco a poggiarlo neanche più a terra, la fasciatura ed il Voltaren sono un palliativo pressocché inutile, quindi l'unica soluzione sembra essere il pronto soccorso.
Vicino casa c'è un ospedale, famoso dalle mie parti per l'inefficienza e il caos generalizzato. Mai provato finora, per fortuna.
Mi dico: "Ma no, saranno le classiche malelingue". Arrivato lì, mi accorgo ovviamente che è tutto vero.
Quindici minuti buoni prima di parlare con qualcuno che mi indichi il pronto soccorso, con aria svogliata - anzi incazzata.
Da lì, un'attesa snervante di un'altra mezz'ora, in corridoio, mentre all'interno della sala un paio di persone agonizzavano senza che nessuno se ne fregasse dei loro lamenti. Scene da terzo mondo. Capita l'antifona, ripieghiamo - io, papà mamma e sorella - su un altro pronto soccorso, stavolta semideserto, dove finalmente qualcuno si degna di darmi un'occhiata alla caviglia - ormai simile ad uno zampone, mancavano giusto le lenticchie.
Radiografia d'obbligo, per fortuna nessuna lesione all'osso.
Ma è una brutta distorsione, guaribile in 15 giorni salvo complicazioni.
E ora sono qui, con il mio fedele gambaletto in vetroresina, a maledire quel sombrero, quello stacco e l'atterraggio di fortuna sul piede destro.
La prossima volta, meglio spazzar via il pallone senza pensarci due volte. Che è meglio.
lunedì 8 gennaio 2007
Come mi hanno rapito
"The size of the cell, as I mentioned is 2 meters long by 1 and half meters wide. It has no openings whatsoever for ventilation except for an air filter with a motor that resembles, in sound, the sound of a tank's engine, and there is one blanket that I sleep on and that is extremely dirty and exudes a terrible rotting smell. I believe that dozens of other people have slept on it before me. And the cell is underground where you cannot distinguish between night and day and the cockroaches and rats and insects walk all over my body night and day".
(Chicago Tribune)
domenica 7 gennaio 2007
Che fine ha fatto il contrattino
Che mi fa notare come, per magia, il pdf che riportava l'intero contratto e riportava in modo dettagliato tutte le novità introdotte sia scomparso dal sito del Governo.
Ne avevo parlato in maniera entusiasta qualche post fa, ma ora sono sul punto di rimangiarmi tutto.
Voi lo vedete? Noi no. E qualcuno sa spiegarmi il perché?
(Governo)
mercoledì 3 gennaio 2007
martedì 2 gennaio 2007
Il cielo sopra Berlino, di Wim Wenders
Il primo film che ho visto – rivisto, per l’ennesima volta – nel 2007 è stato “Il cielo sopra Berlino”.
Per l’ennesima volta mi sono perso nelle magiche immagini di quella Berlino divisa dal muro, ma unita dagli angeli e dal cielo di cui si fanno portavoce.
Una città carica di storia, sospesa tra un passato doloroso e orribile, ed un futuro che di lì a poco sarebbe stato riscritto, ma che restava ancora un’incognita, sotto il perso dei mattoni di quel Muro che tagliava in due il suo corpo ancora sofferente.
Solo il cielo riesce a tenere ancora unite le due anime di Berlino.
E Wenders, cantore di storie comuni e osservatore curioso della realtà umana, segue quegli angeli che seguono gli uomini nella loro quotidianità, appoggiati alla Siegessäule o ad un concerto di Nick Cave, sul luogo di un incidente o in una biblioteca nell’ora di punta.
Il regista si perde per le strade della città: riprende gesti, dettagli, ma anche spazi immensi, palazzi, monumenti. Ci regala toccanti immagini di repertorio, un doloroso viaggio nella memoria.
Si sofferma su particolari estremamente necessari, ci fa ascoltare, attraverso le orecchie dei due angeli (Damiel – Bruno Ganz e Cassiel – Otto Sander), i pensieri di un’umanità varia e disorientata. Ma non riescono a comprenderla a pieno, perché non possono viverla sulla propria pelle.
Tutto questo mentre il cantore Omero si aggira tra i mille volumi della biblioteca, ricordando gli orrori della guerra, e Peter Falk interpreta se stesso, ma al termine della pellicola si rivela altro.
Gli angeli proteggono gli uomini, annotano su dei taccuini i loro pensieri, ma capita anche che possano innamorarsi. E così, Damiel, per amore della bella trapezista Marion – Solveig Dommartin – sceglie di diventare uomo e carne.
“Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia?”, si chiede la donna, bloccata dalle mille preoccupazioni di una vita difficile da affrontare. Il circo sta per chiudere i batternti ed il suo cuore, inoltre, sembra essersi fermato da tempo, come un orologio rotto che stenta a ripartire.
Ma non per sempre, fortunatamente, come testimoniato dal meraviglioso, interminabile dialogo finale con Damiel, con i Bad Seed di Cave che risuonano in lontananza.
Finalmente insieme, i due potranno amarsi e Marion, come un vero angelo, potrà di nuovo volteggiare appesa ad una fune - come in passato – in quell’incomprensibile circo che è la vita, stavolta guidata e protetta dal suo angelo Damiel, fattosi uomo.
Wenders, in questo che è puro cinema di poesia, ci parla di sofferenze, amori, solitudini e amicizie, con la solita mano delicata e la giusta dose di lirismo.
Il bianco e nero – quando gli angeli osservano il mondo – affascina, il colore della realtà attraverso gli occhi degli uomini risplende e abbaglia.
Ogni immagine imprigionata da Wenders sulla pellicola, tocca le corde dell’animo come pochi altri film sono in grado di fare.
Film intenso ed emozionante, girato dal regista tedesco tra il 1986 e l’87, dopo un periodo di cinema “americano” – 4 film, per lui, girati negli Stati Uniti fino al 1984 – questo Cielo risplende ogni volta che lo si rivede, di una luce viva e abbagliante.
Non solo immagini sublimi, ma anche un continuo mescolarsi di sensazioni ed emozioni.
E, soprattutto, una storia. Una storia fatta di frammenti di storie: semplice e essenziale, antica e moderna, una storia che riesce a catturarti col suo essere tutto e niente, e dove il cielo, quello splendido cielo sopra Berlino diventa il trait d’union tra gli affascinanti dialoghi dei protagonisti – nati dalla penna di Peter Handke: pesanti come macigni, ed incredibilmente poetici – e le immagini della Berlino degli anni Ottanta che quasi stenti a riconoscere.
Est e Ovest, Occidente e Comunismo. In mezzo, il muro, così carico e pregno di significati.
Ha scritto lo stesso regista, per spiegare la particolare atmosfera della città: "Berlino è divisa come il nostro mondo, è scissa come il nostro tempo, è separata come lo sono uomini e donne,giovani e anziani, poveri e ricchi, è frantumata come ciascuna nostra esperienza. [...] La mia storia parla di Berlino non perché sia ambientata qui, ma semplicemente perché non potrebbe essere ambientata in nessun altrove. Il film si intitolerà: IL CIELO SOPRA BERLINO, essendo il cielo, oltre al passato ovviamente, l'unico elemento comune alle due città contenute in questa città. Quasi a dire: 'Solo il cielo sa...' se ci sarà un futuro comune a entrambe."
Il Cielo sopra Berlino è un film necessario come pochi altri.
E Wim Wenders un poeta.
Album della settimana
Forse forse...
La cosa più strana - o normale, non saprei - è che non ne sento affatto la mancanza.
Anno nuovo, vita nuova (senza giornali)?
Meglio girare in bicicletta
La maglia nera, manco a dirlo, appartiene a Napoli, dove in media è possibile pagare 2.800 per un'assicurazione.
(Altroconsumo)