Nella penombra mattutina, occhi ancora mezzi chiusi cercano la complicità di altre due piccole fessurine aperte da poco più di venti minuti.
Da poco ha albeggiato, l’aria è ancora fresca e poche auto si muovono rapide per le strade ancora semideserte.
E mentre sembra che Napoli stia ancora dormendo, una piccola grande comunità di persone è già – quasi – sveglia, pronta ad affrontare una nuova giornata di lavoro o di studio a chilometri e chilometri da casa.
E’ la comunità dei pendolari napoletani, che puntuale, ogni mattina, si ritrova a Piazza Garibaldi, Mergellina o Campi Flegrei e cerca, disperatemente, di raggiungere il posto di lavoro.
Sale sul treno, e parte. C’è chi dorme, chi conversa animatamente e non lascia dormire, chi scrive al pc o ascolta musica. In molti sperano di arrivare in orario, alcuni questa speranza l’hanno già persa da tempo.
Diretto, interregionale, Intercity e Intercity Plus, il risultato cambia di poco.
I più ricchi e benestanti, beati loro, prendono la TAV o l’Eurostar. Ma, mentre i primi spendono cifre esorbitanti ma arrivano in tempo, i secondi non solo pagano abbonamenti salati, ma devono anche combattere contro sistematici ritardi che vanno dai cinque minuti alla mezz’ora, sulla breve tratta Napoli – Roma.
E non si tratta di retorica populista, ma della realtà dei fatti: sui treni non c’è nulla più puntuale dei ritardi.
Se parliamo di Eurostar, per fortuna, i problemi sono solo di questo tipo. Al massimo, qualche toilette inagibile, il riscaldamento troppo alto di inverno o l’aria condizionata a meno 10 gradi d’estate. Chi ha da spendere centinaia di euro l’anno, è il benvenuto e può viaggiare quasi comodo.
Per chi non naviga nell’oro ma deve comunque spostarsi, qual è l’alternativa? Presto detto: Intercity costosissimi dai pochi comfort, interregionali lerci e stipati fino all’inverosimile, diretti che cigolando arrancano sui binari e sono più sporchi dei carri bestiame, nei quali chi decide di andare in bagno merita almeno una medaglia al valore eroico.
E ancora caldo, aria condizionata che non funziona, sedili luridi, finestrini ricoperti da uno strato spesso così di sudiciume non ben identificato.
Per non parlare dei mendicanti, dei venditori di calzini made in Naples e di “acqua minerale panini coca”, ovviamente sempre senza biglietto.
I ritardi poi, sono da Guinness dei primati: provare per credere, non si arriva mai.
Quando si riesce a salire sul treno, sia ben chiaro. Alle volte i treni non partono proprio, o sono soppressi senza apparente motivo.
Ed il pendolare resta lì sulla banchina, timido e disorientato, senza sapere dove andare.
Sa solo che “i bagagli incustoditi verranno controllati dalle forze dell’ordine” e che “è vietato oltrepassare la linea gialla”.
Lo ripete, in maniera ossessiva, una vocina proveniente da altoparlanti gracchianti, che sembra quasi prendersi gioco di lui. E mentre il ritorno a casa diventa, minuto dopo minuto, un miraggio sempre più lontano, una lacrima scende sul suo viso e ripensa al messaggio di saluto sentito all’andata: “la ringraziamo per aver scelto di viaggiare con Trenitalia”.
Perché, ci sarebbe una possibilità diversa?
mercoledì 12 luglio 2006
Vita da pendolare
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Ricordo al liceo mi toccava fare Villaggio Coppola-Napoli e mi sembrava una distanza immensa...tu che arrivi fino a Roma sei un eroe :)
RispondiEliminaL'unico lato buono forse è che Trenitalia ti sta "temprando" e dopo questo periodo in sua balia nessun ostacolo riuscirà più a impensierirti! ^_^
Comunque sia, per quel poco che può valere...faccio il tifo per te, giovane cavaliere dal dispettoso destriero ;)
Mi sono temprato fin troppo, in questi due anni.
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