Alcune delle vette più alte della blogosfera hanno bocciato definitivamente il blog di Beppe Grillo. Ne ho trovati almeno 5, tra i miei blogger preferiti, che per vari motivi prendono le distanze dal progetto che Grillo sta portando avanti da poco più di un anno.
Gianluca Neri lo accusa di essere demagogico sia sul blog che in televisione, di avere troppi commentatori "alla cazzo" e di avere avuto "un sacco di cose da dire" in passato, "ma l’ultima l’ha detta, al più tardi, quindici anni fa".
Massimo Moruzzi, invece, dice che il blog di Grillo ha fatto il suo tempo, ribadisce la tesi del populismo e nei commenti afferma di volere "un populismo che inviti la gggente a FARE qualcosa, e non solo a fare i pecoroni che commentano come al bar. Che inviti la gente a farsi un blog, ad esempio. Ma lì non ci sentono. O a lanciare delle discussioni vere, che però con un blog da mille commenti a post non sono possibili"
Tony Siino segue a ruota, e toglie il blog di Grillo dal blogroll, Mantellini nota una certa somiglianza tra il blog di Grillo e quello di Di Pietro, Claudio Caprara lo considera un "leader disfattista e sfascista", nonché "il non plus ultra del qualunquismo sinistrorso".
Sinceramente, quando leggo in rete le critiche a Grillo resto sempre un po' perplesso. Non riesco mai a capire i motivi di questo accanirsi contro di lui, e alle volte penso che dietro queste accuse di populismo e demagogia si nasconda sempre un po' di invidia nei confronti di un comico ignorante in tecnologia e web, che un bel giorno è arrivato, ha aperto un blog e si è catapultato con forza dentro e fuori dalla rete, dando finalmente seria visibilità al fenomeno dei blog, che in Italia vivevano da sempre in un limbo fatto di autoreferenzialità e supponenza.
Volendo poi analizzare singolarmente le accuse che vengono mosse a Grillo, quelle neanche mi trovano totalmente d'accordo.
Demagogia e populismo. Leggo sul De Mauro on line che una definizione di demagogia è "forma degenerata di governo secondante le inclinazioni popolari". Volendo adottare un significato traslato, diciamo che lo si accusa di gridare dal pulpito del suo blog contro tutto e tutti, senza trovare nulla che vada bene nella nostra Italietta, per stimolare la furia del popolo e disfare, invece che proporre e costruire. E' questo?
Se è così, non sono d'accordo. Grillo, a parte offrire notizie e riflessioni su temi e argomenti che difficilmente vengono trattati dai media tradizionali e nella blogosfera, oltre che gridare e criticare è anche propositivo. Penso al caso napoletano della privatizzazione dell'acqua e alla collaborazione con padre Alex Zanotelli, ma è solo il primo caso che mi viene in mente.
Grillo è uno che grida, s'indigna, ma s'impegna, anche. Organizza incontri, segnala manifestazioni, vi partecipa, soprattutto prende querele, denuncie, combatte contro i potenti che smaschera nei suoi spettacoli a suon di cause vinte in tribunale.
Sempre meglio che fare gli intellettualoidi dietro una tastiera, secondo me.
Poi: lo si accusa anche di populismo, che sempre per De Mauro è "atteggiamento politico di esaltazione velleitaria e demagogica dei ceti più poveri". Più o meno qualcosa di simile, con l'aggiunta del velleitario nella definizione. Trovate che il blog e gli atteggiamenti di Grillo rispecchino questa definizione? Allora non saprei proprio cosa dire, e non capirò mai perché esistono persone alle quali non va mai bene nulla, e criticano spesso per il solo piacere di criticare.
E' come se i blogger più autorevoli debbano per forza dimostrarsi controtendenza sul caso del blog del comico genovese. Indossare la divisa da critici spietati e sentenziare che "un blog ha fatto il suo tempo", non si sa bene secondo quali criteri. Il blog di Grillo fa milioni di contatti al giorno e migliaia di commenti ad ogni post? Allora non è un buon blog, non stimola l'interazione, le discussioni e non serve a nulla, secondo alcuni. Ma perché, quale blog serve concretamente a qualcosa? Cerchiamo di non dare eccessivo peso ai nostri diari on line, per piacere.
Dare del populista e del demagogico ai post di Grillo la trovo una forma di snobismo intellettualoide, una presunzione irritante da parte di chi sembra dire "so solo io come si fa un blog, solo io parlo di cose interessanti" e considera quella del blogger come una missione elitaria e la comunità dei blogger come al di sopra dei comuni mortali.
Ora, sia o non sia lui lo scrittore dei post, Grillo non è un blogger, è un comico che ha un blog, e nel suo spazio virtuale parla di temi importanti, segnala notizie sconosciute, stimola riflessioni, offre spunti per pensare.
I migliaia di commenti sono inutili e nessuno li leggerà mai, ma è normale per uno dei siti più visitati del mondo. Ma pensiamo a quale blog, al di là del commento, offre più opportunità di discussione e riflessione, non in rete, ma nella vita di tutti i giorni. Quello di Grillo, per me, continua ad essere tra i primi
Io adoro leggere i blog citati, così come quello di Grillo. Solo che Beppe Grillo, grazie anche alla sua notorietà, ha fatto fare al blog un salto in avanti. Il suo blog è un'estensione dei suoi spettacoli. Anche durante i suoi spettacoli lui parla, straparla, sputa, suda, ma ti dà delle conoscenze che prima non avevi, ti lascia dentro qualcosa, e quando ti incammini verso casa ci rifletti sopra, poi ti vai a documentare ne parli a casa con la famiglia, o con gli amici, o con la fidanzata, o con chi ti pare. Questo è sbagliato?
Il blog di Grillo mescola nel miglior modo possibile l’offerta di informazioni e conoscenza con l’apertura a 360 gradi su tutto il potenziale pubblico. Senza post incomprensibili, riferimenti criptici ad altri blogger e titoli sibillini.
Grillo è concreto, immediato, diretto, senza mezze misure. Chi scambia il suo modo di essere e di parlare per qualunquismo e populismo, secondo me, sbaglia di grosso.
Grillo non parla ai pochi eletti che possono comprendere il “sistema dei blog”, parla a tutti. E, dato che parla di temi scottanti che tutti dovrebbero conoscere fa bene, eccome.
Non dico affatto che tutti debbano amarlo, ma vorrei almeno che mi venga offerta qualche motivazione più concreta per odiarlo.