Prendo spunto dall'editoriale di Giovanni De Mauro sull'ultimo numero di Internazionale (n° 597).
Il 24 giugno è stato presentato il "Quarto Rapporto sulla Comunicazione in Italia", a cura del Censis. Come sempre un lavoro dettagliato, interessante e utile per avere una panoramica complessiva del sistema dei media in Italia e del loro rapporto con il pubblico.
Ma la sezione sicuramente più interessante dell'intero studio, ignorata da tutte le fonti d'informazione e quindi sconosciuta dall'opinione pubblica è una ricerca che descrive pienamente la situazione della stampa italiana.
Cito direttamente dal comunicato stampa trovato sul sito del Censis: "Il terzo capitolo contiene i risultati di una ricerca svolta per conto del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti sulla delicata questione dell’autonomia/libertà effettivamente goduta dai giornalisti italiani. Sono stati intervistati 300 “redattori”, (quindi giovani giornalisti alla base della piramide gerarchica nelle redazioni) delle testate giornalistiche di agenzie, quotidiani, settimanali, radio e tv di livello nazionale e pluri-regionale. Alla domanda “Le capita di non riuscire a raccontare i fatti osservati/accaduti, perché condizionato da qualcuno?” Il 50% degli intervistati ha risposto “mai”, ovvero per il restante 50% i condizionamenti professionali sono una realtà, che per il 39% accade “di rado”, per l’8% “spesso” e per il 2% “sempre”.
Il 50 % dei giornalisti deve confrontarsi quotidianamente con condizionamenti e censure dall'alto, insomma.
Per chi non avesse già dei seri dubbi sulla libertà e sull'autonomia dei nostri quotidiani questa credo sia la definitiva conferma della situazione critica della stampa nella nostra penisola.
Ed il fatto che una simile notizia non abbia trovato il minimo spazio sui mass media, inoltre, ci porta a riflettere, in maniera ancora più sconcertata, sulla qualità, la verità e l'indipendenza dell'informazione nel nostro paese, che ricordiamo essere al 79° posto al mondo per libertà di stampa, secondo Freedom House.
mercoledì 6 luglio 2005
Libertà di stampa? No, grazie
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