Avevo il Fasciocomunista di Antonio Pennacchi sul comodino da una vita, lettura consigliata e prestito d'amore che rischiava d'essere sommerso da decine e decine di nuove letture.
Ma poi l'ho riacciuffato, un paio di settimane fa, e mi ha accompagnato durante il saliscendi milanese e - tornato a Napoli - nei miei rapidi spostamenti metropolitani.
Che dire: nonostante un'iniziale avversione, il personaggio di Accio Benassi mi ha conquistato completamente. Un mattacchione scapestrato e cinico, politicamente instabile, una mina vagante che attraversa gli anni più caldi della nostra storia, passando tranquillamente dal seminario all'MSI, con una capatina alla DC per finire poi nell'estrema sinistra, durante il 68/69.
Un romanzo vibrante e pieno di immagini rocambolesche, di lotte ideologiche e piccole/grandi battaglie. Un romanzo scritto in modo diretto, senza tanti fronzoli, che va al cuore delle cose e degli avvenimenti.
Un romanzo che ci descrive e ci ricorda la nostra storia sociale, culturale e politica. Necessario e intenso.
(Wikipedia)
Mio caro redattore editoriale, ogni tanto tocca a me consigliarti un libro che vale la pena leggere.
RispondiEliminaE adesso che ci penso questo libro lo abbiamo comprato una volta che siamo stati a Roma, in quel negozietto dove ci fermiamo a fare incetta di testi, oppure a Firenze. Insomma l'ho comprato insieme a te, ma non l'hai preso in considerazione (e capisco il perchè). Sono contenta che tu l'abbia rivalutato.
Era Firenze, c'è la tua bella scrittura sulla prima pagina. Firenze, febb 2008.
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