martedì 18 dicembre 2007

Bella la vita del neolaureato

Da bravo laureato, le ultime settimane le ho passate alla ricerca di un lavoro.
Ora il gioco si inizia a fare davvero duro. Ed io pensavo che la vita fossero tutti libri da studiare, corsi da seguire e sessioni d’esame da superare. Macché
C’è tutto un mondo fuori fatto di lavoro sottopagato, ma comunque inarrivabile e avvilente. Che mi aspettavo?
Quindi, come il Candide di Voltaire, con animo gioioso e ottimista mi sono recato non ad uno, ma a ben tre colloqui di lavoro. Uh, che bello.
Leggiucchiato qualcosa, sì. Pensavo in colloqui motivazionali. E poi valutavano titoli e colloqui, qualche speranza ce l’ho, mi son detto.
Sì, proprio così. Se ci fosse stato un limite d’età, forse. Dal momento che non vi era un simile sbarramento, mi son ritrovato a combattere con un mini-esercito di ultratrentenni, plurimasterizzati, probabilmente ancora a casa con mammà e sballottati tra un co.co.co. e un altro, senza progettualità né futuro.
Sempre quando il candidato non sembri avere né titoli né brilli particolarmente per intelligenza, ma conosce e saluta tutti all’interno della struttura. Vogliamo essere maliziosi? Naaaaa, anche se lo siamo, che ci entra in saccoccia?
Lotta impari. Partita senza storia. I colloqui fatti col sorriso sulle labbra, sono un’esperienza. Fallimentare, ma pur sempre un’esperienza.
Resta l’amarezza per un meccanismo ingiusto, per una realtà avvilente, per la solita realtà che, anche se hai solo annusato finora, hai compreso già alla perfezione.
Napoli, ti sto dando le ultime – ma proprio le ultime – possibilità.
Poi caccio le palle. Lo giuro. E prima ti mando affanculo, poi ti saluto.

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