lunedì 19 novembre 2007

E' questo il buon giornalismo?



Sto seguendo la questione di Perugia dall'inizio, perché fin dall'inizio del caso penso che i giornalisti, all'interno di questa vicenda, si siano comportati come sciacalli affamati intorno alla preda.
Scia-cal-li. Sì, lo dico senza mezzi termini. Partendo dalle prime ricostruzioni in cui i “professionisti dell’informazione” si soffermavano - fregandosi le mani - sulle possibili dinamiche sessuali della vicenda, sulle sensazioni forti che i ragazzi volevano provare e chissà cosa sarà successo in quella camera.
Poi tutti su Sollecito, quello che nel blog scriveva d'essere un po' pazzo e si faceva foto con la mannaia in una mano, una bottiglia d’alcool nell’altra. Come non può essere colpevole uno così?
Anche Amanda. Non piange, troppo seria. Sarà lei, non sarà lei? Sì che è lei, ha la faccia troppo da brava ragazza, nasconde qualcosa.  
E Lumumba? E' l'uomo nero, che paura, sarà un violento, desiderava ardentemente la ragazza. Ma quante bugie non confermate avete intenzione di propinarci?
Ovviamente quello che più stupisce è anche il modo in cui queste informazioni filtrino, arrivando alle orecchie dei giornalisti tramite avvocati e fonti poco discrete. E soprattutto sorprendono le versioni contradditorie e le continue bugie di tutti gli indagati. E' assurda la lucidità con cui tutti i protagonisti del tragico episodio mentano di continuo, contraddicendosi e negando versioni precedenti. Come è possibile che accada questo?
Ma non meno stupefacente sono le fughe di notizie che riempiono i taccuini dei giornalisti giorno dopo giorno. Troppe notizie, troppe indiscrezioni, troppi particolari sulla vicenda. Troppa carne a cuocere, che confonde le acque, aggiunge misteri, insinua dubbi e giudica i presunti colpevoli.
E' il loro mestiere, raccogliere informazioni e poi scrivere, ma alle volte oltre allo scrivere c'è stato anche un ricamare, aggiungere, associare e mettere sulla forca senza fondamento, o almeno senza la definitiva certezza della colpevolezza.
Non lo so. E' che tutto questo cercare lo scoop, il particolare macabro, il titolo ad effetto, alla lunga mi dà la nausea. Soprattutto quando questo si associa a pressappochismo e superficialità nel gestire e consultare le fonti.
E se dico che questo meccanismo giornalistico sia una particolarità tutta nostrana, non credo di dire una sciocchezza.
Alle volte mi sembra che i giornalisti, anche quelli - soprattutto? - dei giornali più importanti, non si rendano conto del peso che le loro parole, anche su carta, possono avere. Il quotidiano, una volta letto, viene buttato nel cestino, certo. Ma le accuse velate, le allusioni, le forzature e i titoloni resteranno per sempre. Se non nella mente di tutti, di sicuro in quelle dei parenti e degli amici degli indagati. Che, nel caso in cui siano dichiarati “non colpevoli”, riusciranno mai a cancellare dalla mente di tutti il presunto coinvolgimento in quest’orribile vicenda?


6 commenti:

  1. beato te che sei riuscito a destreggiarti tra le pagine e pagine dedicate all'omicidio di Perugia.
    Io, ormai, non le leggo neanche più!

    Paolo

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  2. La tua acerba accusa al giornalismo italiano è lecita ma eccessiva. Credo che sia opportuno che lo spirito umano e critico di una persona che fa tale professione sia piu' che normale e giusto oltre alla mia convinizione nella sensatezza che si presta a giudizi gratuiti su AMANDA,LUMUMBA o SOLLECITO nell'informazione coerente o incoerente. Il giornalismo inglese non è diverso

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  3. Nel ricamare si rifanno a vecchi stereotipi sempre buoni dall'essere dati in pasto all'opinione pubblica.
    Diventa quasi una fiction, ti ci addacchi per vedere "cosa è successo oggi" ed esclamare, "l'avevo detto io, quello/a lì non me la contava giusta!".
    Marianna

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  4. E poi non ci dimentichiamo che la notizia dell'ultim'ora è che rai è mediaset stanno ammanigliate, collaborano, se la fanno insieme, come due puttane d'alto borgo che si sentono signore distinte. Che schifo.L'Italia e il giornalismo italiano possono solo iniziare a scavare.

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