giovedì 27 settembre 2007

No, Nolita

Non volevo crederci, e invece è vero. Oliviero Toscani, come sempre tra i pubblicitari più provocatori e shockanti, ne ha fatta un’altra delle sue. Graffiante come sempre, eccessivo come pochi, ha lanciato una nuova campagna, per il marchio Nolita e con due foto che lasciano senza parole.
Fa discutere. Come sempre fa discutere.
Per fare una pubblicità come questa, senza dubbio, ci vogliono gli attributi. E’ normale vedersi piovere addosso una valanga di critiche, oppure che il pubblico si divida nettamente tra i pro e i contro.
Qui non abbiamo ancora preso una decisione definitiva. L’immagine è di quelle che non dimentichi più. Che non riesci a guardare fisso, giri la testa dall’altro lato, quasi disgustato.


Serve? Non serve? La modella ritratta, Isabelle Caro, pesa sì e no 30 chili, ed è un mucchietto di pelle e ossa che cammina. A me l’immagine sconvolge, ma non è detto che per le anoressiche quello sia un modello da imitare. Quello delle anoressiche è un problema psichico, che va al di là dell’osservare la devastazione della malattia con i propri occhi.
Allora, direte, la provocazione di Toscani serve per far parlare dell’anoressia. Ed è buono che se ne discuta, facendo vedere queste immagini crude. Ma in realtà questo messaggio che è come un pugno nello stomaco, e se stimola il dibattito nell’opinione pubblica, in realtà aiuta poco, pochissimo chi soffre di questa malattia, che va curata in altro modo e, forse, non spiattellata sui 6 X 3 di tutt’Italia.
Non so, vedo quello scheletro in foto, e rabbrividisco. Le anoressiche, forse, la vorranno imitare.
Poi, il messaggio contro l’anoressia proviene da Nolita, azienda di abbigliamento che proprio di modelle magre, spesso, ha bisogno. E che ora, grazie alla pubblicità, sta facendo molto, ma moooolto parlare di sé.
Di certo è che Toscani con le sue campagne, alle volte esagera. E’ un suo marchio di fabbrica, che va quasi al di là del messaggio pubblicitario lanciato. Quasi come una pubblicità a se stesso, alla sua voglia di stupire a tutti i costi, quel bisogno di essere eccessivo fino ad arrivare a mostrarci in tutto il suo orrore la vera faccia dell’anoressia.
Forse, se fosse stata una pubblicità progresso, svincolata da aziende, avrei storto il naso, ma accettato. Che si parli, sì, è un bene che si parli di malattie come questa (e l’aids, che fine ha fatto l’aids? L’agenda setting delle malattie…), anche in questo modo eccessivo. Ma qua stiamo parlando di una ragazza di 30 chili che mette in mostra il suo corpo morente, per mano di un fotografo dal grande ego, e per un’azienda che si serve – in parte – di modelle magrissime per i propri abiti.
Qualche riga su dicevo che non m’ero ancora deciso. Ora sì, riflettendoci. Checché ne dica la Turco, io questa pubblicità non la approvo.


(Nolita)

14 commenti:

  1. Svincolando l'aspetto sociale da quello pubblicitario: la pubblicità potrebbe sostire talmente tanto l'effetto voluto (colpire l'osservatore) da rimanere avvitata su se stessa. il marchio nascosto dientro quei manifesti fino ad eclissarsi dietro di essi.
    Dal punto di vista sociale, non c'era "emergenza" ma cade nella settimana della moda e di Miss Italia (che guarda caso è una taglia 38). E la possibilità di emulazione è dietro l'angolo.

    Forse da entrambi gli aspetti fallisce a conti fatti, e anch'io non l'approvo.

    Marianna

    RispondiElimina
  2. Una pubblicità è una pubblicità. Deve farsi guardare e deve farsi ricordare. Deve far nascere un'emozione, di ribrezzo o di simpatia purchè non sia di indifferenza. La provocazione è l'anima della pubblciità. Le pubblicità progresso, le campagne ministeriali (che servono solo a far mangiare l'agenzia di turno), dei miseri e classici concorsi nelle scuole ormai ne abbiamo le tasche piene.
    Due parole, infine, sul committente. Renzo Piano progetta centri commerciali; tutti lì a bocca aperta a dire: come è bravo Renzo Piano! Nessuno si pone il problema del committente: può essere la multinazionale come la camorra. Ma Renzo Piano è Renzo Piano. Invece per Toscani tutti a fare le pulci (la Benetton, la Nolita, eec.). Un artista è un artista: forse che qualcuno condanna Michelangelo o Caravaggio perchè accettavano committenze da tiranni e da papi corrotti?
    E allora, meno moralismo please.

    Franco

    RispondiElimina
  3. Hai detto la tua, io resto della mia.
    Ciao, il tuo amico moralista.

    RispondiElimina
  4. Concordo con Franco, Antò fai il Bastian Contrario anche quando non è il caso.Bacio!Vanessa

    RispondiElimina
  5. Non si tratta di bastian contrario, si tratta di idee.
    Che significa "non è il caso"?

    RispondiElimina
  6. Anzi, ora che ho un po' di tempo, mi va di rispondere in modo più argomentato. Che la provocazione sia l'anima della pubblicità, è un parere tuo: potrei citarti almeno 100 campagne pubblicitarie geniali, splendide, non provocatorie né di cattivo gusto come questa. Sul fatto che tu sia contro la pubbliità progresso, non posso farci nulla. Ma se quelle servono a far mangiare l'agenzia di turno, questa serve a far mangiare Toscani. La digressione su Renzo Piano, francamente, non la capisco.
    Così come il riferimento a Michelangelo e Caravaggio (e non ho detto nulla sul paragone con Toscani: mio dio): non ho detto che abbia accettato una committenza da un'azienda corrotta, ma da un'azienda di moda che usa modelle anoressiche in passerella, e si proclama contro l'anoressia sui 6X3. Contenti loro, contento tu, contenti tutti.

    RispondiElimina
  7. Le campagne pubblicitarie che strizzano l'occhio al sociale ed al politicamente corretto ormai sono di gran moda. Poi, che si debba ogni volta costruirle su sta cosa della "provocazione" e dell' immagine-shock, boh, a me pare un po' pigra come scelta, e francamente ormai inflazionata. Ma tant'è, è il Toscani-style. Certo se adesso salta fuori che proprio questa griffe qui annovera tra le sue fila dipendenti platealmente anoressiche, beh la cosa diventa effettivamente paradossale. Ma è davvero così? Dove lo hai letto?

    RispondiElimina
  8. (Anto francamente, quanto al pericolo "emulazione": ma ti pare che con tutto lo scheletrismo avvenente che ci sta attorno, adesso il rischio verrebbe da quell'ombra pallida messa lì a spaventare i passanti?)

    RispondiElimina
  9. No, platealmente non l'ho mai detto. Nel post ho scritto "in parte". Ho visto sul sito dell'azienda, e le modelle non mi sembrano proprio delle ciccione, anzi.
    Non pesano 31 chili come la Caro, certo, ma se tra i suoi prodotti la Nolita ha eliminato - dopo la campagna - le taglie 36 e 38, in favore di 46 e 48, allora mi sto zitto. Brutto moralista che non sono altro.

    RispondiElimina
  10. Oltre alla contraddizione sulle modelle usate, più di una persona mi ha detto che Nolita non fa taglie superiori alla 44.
    E parte da taglie bassissime. Ho trovato su ebay, jeans nolita che partono dalla 25, che se non sbaglio è la nostra 38. Su un altro sito ho letto della nolita come la marca più consigliata per i jeans skinny, non certo adatti alle 44.
    Nolita, sul suo sito, ovviamente non mette le taglie, ma le sue modelle non mi sembrano certo giunoniche.
    Non so, io mi sento molto più d'accordo con una De Clerq, ex anoressica e ora presidente ABA - Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, quando dice che "Con quell'immagine si rischia l'effetto emulazione". Chi meglio di lei può saperlo?

    Poi, parli di coerenza. L'unica coerenza che ho visto nella nolita, finore, è quello di far parlare di sè con campagne choc. Come quando per la linea "bambini" (nolita pocket) fotografo una bambina che aveva in braccio un altro bimbo. Se ne parla qui http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=2048&id_area=146&mac=2.
    Io tutta questa coerenza non la vedo, già da ora. Vedo solo un'azienda ed un fotografo che da questa campagna hanno ricavato grande, grandissima pubblicità. Missione compiuta, allora.
    Sul versante anoressia, invece, non mi pare sia cambiato molto.

    RispondiElimina
  11. oppsss

    * un altro

    Cate

    RispondiElimina
  12. Cate, io non sto parlando dell'aver o meno fatto centro, è ovvio che sia così. Toscani, in questo senso, è una garanzia.
    Io mi chiedevo, piuttosto, se questa pubblicità fosse eticamente accettabile.

    RispondiElimina
  13. discutere se è etico o no un cartellone del genere non credo ci porti lontano e si correrebbe il rischio di cadere in discorsi "alla Moige"... continuando ad informarci sull'operato di nolita ci faremo un'idea più precisa. ti ringrazio per le informazioni che hai condiviso pochi commenti più giù (anche se si basano su voci)... terremo gli occhi aperti. ;)

    ciao

    RispondiElimina