C’è qualcosa di affascinante e allo stesso tempo tremendamente inquietante nei maxicinema. La gente a fiumi, l’immensa varietà di film da scegliere – mai quello che vuoi vedere, però – luci e lucine varie, super-mega-bancone per il pop-corn e pinzillacchere varie.
E poi le sale, così tante che quasi ti ci perdi. E che sono capaci di attirare a sé il peggio del peggio del peggio della gioventù napoletana. Mi guardo intorno e non mi ci raccapezzo più, tra i cartelloni delle anteprime, le grida isteriche dei bambini e gli ultimi posti della sala 3, che stan per finire.
Un film ogni ora, anzi mezz’ora. Lo stesso film proiettato 15 volte al giorno. Un bambino mi sgranocchia un nachos nell’orecchio - o tacos, manco mi ricordo - e quasi mi stordisce. Io ero convinto ci fosse anche La ragazza del lago, ma sicuramente mi ero sbagliato. Mi sono sbagliato. Ma intanto è troppo tardi.
Dio, quanto sono brutti i multisala. Brutti e anonimi. Brutti, anonimi, e pieni di gente. Gente in fila inebetita che, già lo so, non farà altro che parlare e sghignazzare per tutta la durata del film. Altre coppie, ormai alla fine del rapporto, fissano uno schermo senza avere più niente da dirsi. Qualche supercafone grida al cellulare, qualcuno ha il pantalone arancione o rosso, mi chiedo come facciano ad andare in giro conciati così.
Mi ritrovo in questo non luogo un po’ per caso e non so bene come comportarmi. Troppa gente, troppo vociare. Ho paura di mettermi in fila, quasi quasi non lo faccio. Rimpiango il cinemino da 50 posti in piazza, c’andavo quando ero piccolo. O quell’altro ad un paio di chilometri, schiacciato dalla mole architettonica dell’ennesimo maxicinema di turno, per di più del biscione.
Ma forse la gente non può farne a meno, di questi multisala. Del posto numerato che nessuno rispetta mai e del Dolby Surround che ti spacca i timpani. Forse adorano l’aria condizionata, o il fatto che in 3-4 sale ci sia lo stesso film contemporaneamente. Amano la mezz’ora di pubblicità prima della proiezione, ne sono sicuro.
Forse nelle periferie desolate della città, simili non-luoghi aiutano. Danno una parvenza di aggregazione, distraggono dalla mediocrità circostante.
Ma io, quando posso, li evito. Come stasera, che invece di strozzare qualche cafone molesto in sala, sono andato a mangiare un panino.
mercoledì 19 settembre 2007
Multisala, no grazie
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
quanto ti devo dare ragione.
RispondiEliminaPaolo
Concordo su alcuni multisale...
RispondiEliminaL'Uci cinemas di Casoria è un delirio: un'accozzaglia di cafoni...
Mentre c'è l'Happy all'Ipercoop che non è per nulla così. Ci vado più volte la settimana e ho sempre trovato un ottimo pubblico e mi sono sempre goduta il film.
Provare per credere ;)