Purtroppo oggi non ho avuto tempo, per un motivo o per un altro, ma questa cosa volevo proprio scriverla, anche se in modo essenziale. Qui forse lancio solo qualche spunto, per ora. Poi ne riparliamo con maggiori argomentazioni.
Il punto è questo: sono almeno 4 anni che compro il giornale quasi tutti i giorni. Se non sono tutti i giorni, sono almeno 4 alla settimana, e per i restanti saltello tra i vari siti web delle principali testate nazionali. Con grande insoddisfazione, purtroppo.
Il fatto è che ormai il giornalismo italiano vive di marchette. Più o meno grosse, ma sempre di marchette si tratta. Dite che è sempre andata così? Se sì, chiedo scusa ma me ne rendo conto a pieno solo ora.
E pensare che, ad esempio, su
Oggi di marchette, sempre su
Sugli altri articoli, stenderei un velo, che è meglio. Molto spesso sono frottole, se si tratta poi di pseudoinchieste sulle nuove generazioni o il mondo di internet, poi, si vede lontano un miglio che molto spesso chi scrive non sa lontanamente di cosa parla.
Se poi non sono marchette, sono notizie inutili e prive di spessore, pezzi scritti in malo modo, noiosi, per nulla accattivanti. Inoltre, c’è un’ipertrofia della politica che caratterizza molti quotidiani e che, alla lunga, è devastante.
Non ci sono inchieste, ma questo si lega molto alla mancanza di tempo e alla poca voglia di investire nel campo, e al fatto che molti giornalisti hanno perso la passione. A che pro, poi, se il tuo giornale vende e continua a vendere pure così?
La cultura, forse, vive di buoni momenti, almeno su
Ma dove sta il problema? Me lo pongo solo io? Perché i nostri giornali sono così brutti e poco interessanti, perché in Italia si vendono le stesse copie di quotidiani che si vendevano 30 anni fa?
Forse un problema c’è, forse anche più di uno, e pensare che non ho nemmeno messo a cuocere altra carne sul fuoco, come ad esempio i collaboratori supersfruttati e sottopagati – se pagati -, gli interessi economici alla base di ogni testata, le commistioni con la politica e l’economia, il potere degli inserzionisti e la mancanza di editori puri, male incurabile della stampa nel nostro paese.
Domani credo che, pensando all’agonia del nostro giornalismo, quell’euro lo conserverò: se non saranno gomme sarà un altro caffè.
martedì 26 giugno 2007
Il giornalismo è morto?
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Purtroppo l'unica cosa positiva è che non sei l'unico a porti queste domande.E' vero che tutto ciò fa cadere le braccia,ma non credo che gli altri mezzi di informazione siano messi meglio riguardo alla qualità.Almeno nei giornali un briciolo ne resta ancora.
RispondiEliminami associo anch'io a questa amarezza: io ho fatto di Internazionale,Limes gli inserti del Giovedi e della Domenica del Sole 24 Ore e il sito di Le Monde gli ultimi baluardi di un'informazione fatta come si deve. Tutto ormai è preda del marketing,dei gossip e delle chiacchiere. 30 anni fa esistevano gli ideali, le ideologie e la cultura roba che ormai si dividono 4 mosche bianche...e poi, anche il giornalismo è diventato una casta, per scrivere sulla testata nazionale devi essere tizio e caio e quando sei lì, la comodità da poltrona ti fa diventare lascivo sui contenuti, per non parlare dei soliti retroscena di ammanettamenti con la politica...
RispondiElimina(P.S da quanto tempo che non venivo a trovarsi sul blog, grazie per latua visita dalle mie parti, per gli scritti sono a quota 40 su 45, ti dirò,mah: la solita zuppa conta la faccia e non il lavoro,non mi aspetto stravolgimenti alla Ponzio Pilato...è il sistema....)
Chiara, tieni d'occhio anche Diario. Ottimo.
RispondiEliminaSul fatto che ci sia ancora un briciolo di qualità sui giornali, sono d'accordo. E meno male, altrimenti avrei già cambiato paese da un po'.
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