mercoledì 18 aprile 2007

Bufalino, Le menzogne della notte

Qualcuno è arrivato qui sopra alla ricerca di commenti personali a “Le menzogne della notte”. Forse non tutti conoscono questo libro, e allora può essere utile precisarne l’anno – 1988, anno in cui vinse anche il Premio Strega – e l’autore: Gesualdo Bufalino.
Forse non tutti conosceranno l’autore, e a quel punto non saprei cosa dire, se non constatare come spesso Bufalino sia poco considerato rispetto al suo reale valore, e consigliare la lettura di questo testo, almeno, insieme al folgorante romanzo d’esordio Diceria dell’untore”.
Pochi fronzoli, però. Vado subito al sodo.

“Le menzogne della notte” è un capolavoro letterario del Novecento. L’opera più intrigante e completa dello scrittore siciliano.
E’ anche il libro più ricco di storia, in fondo, dato che mescola in modo originale giallo e il romanzo storico, con la solita scrittura che da sola è manifesto di purezza letteraria.
E la storia? Citando la quarta di copertina: “Argomento – In un’isola penitenziaria, probabilmente mediterranea e borbonica, fra equivoche confessioni e angosce identità, un gruppo di condannati a morte trascorre l’ultima notte”.
Nello specifico, il gruppo è composto da quattro uomini condannati per aver preparato un attentato ai danni del sovrano.
Saranno decapitati all’alba, a meno che qualcuno di loro non confessi la persona alle spalle della congiura. I quattro sovversivi hanno poche ore per decidere il da farsi, e da qui parte uno scambio boccaccesco di racconti e aneddoti, arricchito da una nuova, inquietante presenza: “Frate Cirillo”, fasciato da bende in volto, grondante sangue dopo essere stato torturato, sarà il loro ultimo compagno.
Raccontare di più non mi pare il caso, perché il libro è bellissimo ed il finale è di quelli da non rivelare. E questa non è certo una menzogna.

Ah, quasi dimenticavo: ne ho scritto anche qui.

2 commenti: