Beh, sulla notte degli Oscar, ovviamente, si sono già versati litri di inchiostro e sprecate centinaia di pagine web.
Ma sul fatto che per decenni Martin Scorsese fosse stato ingiustamente dimenticato dall'Academy e che il trionfo – 4 statuette – di ieri notte sia solo una magra e ritardataria consolazione, ho anche io da dire la mia.
Il piccolo regista newyorkese si è portato a casa, non proprio meritatamente, i due Oscar principali: Miglior film e Migliore regia per “The Departed”. Quest'anno sul grande schermo abbiamo visto molto di meglio – ammettiamolo, dai – ma sappiamo bene che da quelle parti non sempre vince il film migliore. E allora, più che un premio alla pellicola la statuetta appare più come un Oscar alla carriera – che è invece andato a Morricone, un altro che se lo meritava da tempo
Meglio tardi che mai, comunque: è proprio il caso di dirlo. Eh sì, perché sebbene il caro Martin non poteva non annoverare anche un Oscar tra i suoi innumerevoli premi in carriera, è anche innegabile che il piccoletto è da un po' che non ci regala pellicole memorabili.
Ma non poteva certo avviarsi alla fine della propria carriera cinematografica senza nemmeno un Oscar in saccoccia. Per sei volte, in passato, c'era già andato vicino, ma non si poteva non premiarlo, insomma, dopo tutti i torti subiti in passato.
Ed il fatto che a consegnargli la statuetta siano stati Lucas, Spielberg e Coppola (altri che, come lui, hanno rivoluzionato il modo di fare cinema tra gli anni Sessanta e Settanta), rende il tutto ancora più emblematico.
Questo, allora, mette tutto più o meno a posto. Scorsese finalmente sorride, dopo più di quarant'anni di formidabile carriera dietro la mdp, sul palco di quello spettacolone da circo che va in scena la notte degli Oscar.
Che queste statuette con la pelata non abbiano alcun valore, ormai, è un dato assodato. Registi immensi come Kubrick non sono mai stati considerati e non l’hanno mai vinto, basta questo per capire com'è la faccenda.
Comunque, resta un premio importante. Il più importante, ancora oggi.
Che arriva finalmente ad un regista virtuoso e originale che è stato ed è tuttora IL CINEMA. In questi quarant'anni di carriera Scorsese ci ha regalato capolavori indimenticabili quali Mean Streets, Taxi Driver, Fuori Orario, L’ultima tentazione di Cristo, Quei Bravi ragazzi, e mettiamoci pure Casinò.
Meritava un Oscar per ognuno di questi film, se davvero in quella serata si premiassero i film più belli dell’anno.
Non solo: ha scoperto e lanciato attori che sono ormai entrati di diritto nella storia del cinema, su tutti Robert De Niro e Harvey Keitel (con lui fin dal primo lungometraggio, Chi sta bussando alla mia porta).
Alla fine, dopo esserci andato vicino tante volte, ecco che è arrivata questa benedetta statuetta.
Quando ormai sono forse dieci anni che il suo tocco cinematografico non è più tagliente come prima, ed i suoi film sono sì – come sempre – apprezzabili, ma il suo stile si è ormai adagiato sui passati decenni di innovazione e originalità.
Forse è proprio per questo che il premio è arrivato solo ora. Ora che la fiamma del suo linguaggio filmico si è un po’ abbassata, i suoi sono diventati in tutto e per tutto film da Oscar. Addirittura quattro.
Lascio la parola a Youtube, ora: sbizzarritevi pure, con i suoi capolavori del passato, però.
martedì 27 febbraio 2007
Finalmente, Martin!
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Ciao, grazie per il commento!
RispondiEliminaSe ci vuoi sostenere al Festival puoi iscriverti come supporter (il blog ce l'hai già, quindi...); ogni volta che invieremo una newsletter potrai incrementare notevolmente il nostro punteggio! Grazie comunque! ;)
Joe
Se vuoi dare un'occhiata al sito:
www.cecchettofestival.eu
Già vi ho votato, ma mi iscrivo con piacere :)
RispondiEliminaCon Scorses hanno fatto ciò che fecero a suo tempo con Robin Williams, quando a questi diedero l'Oscar per Will Hunting come non protagonista. Forse Williams ne meritava qualcuno già prima; giusto per restare in tema di docenti, l'Attimo Fuggente
RispondiEliminabel blog, complimenti
Igor
mettiamocelo, casinó, mettiamocelo. Per me é il migliore, é li che tutto matura. Siamo talvolta portati a sottovalutarlo perché meno sovversivo, piú di maniera, ma é cosi perché é perfetto, fa genere in quanto E' il genere.
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