Allora, l'esame è andato bene.
Volevo gridare campioni del mondo mentre firmavo la camicia, ma alla fine non l'ho fatto.
Ora che ho la mente libera da impegni universitari, e ho riacquistato la lucidità dopo le troppe birre di ieri sera, credo sia il momento di tirare le somme di questo mondiale, mentre i nostri eroi azzurri sono appena usciti dal bagno di folla del Circo Massimo.
Il mondiale, bello o brutto che sia stato, l'abbiamo vinto.
Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!
La finale sarà stata fin troppo sofferta, il gioco non sempre spumeggiante, i talenti non avranno brillato come ci si aspettava, ma alla fine è il risultato quello che conta, no?
Abbiamo iniziato vincendo un girone abbastanza facile con qualche patema d'animo di troppo. Col Ghana una buona prestazione, con una nazionale cinica e compatta trascinata da un Pirlo ispiratissimo. Ma con gli USA il primo passo falso, e nel dopo-partita già tutti, giornalisti e allenatori del bar sport erano pronti a crocifiggere Marcello Lippi e boicottare la squadra.
Con la Repubblica Ceca si è rivista una buona squadra, grazie soprattutto alla superiorità numerica e al gol di testa del sostituto di Nesta, quel Materazzi che, da difensore più odiato del calcio italiano, si è trasformato in eroe nazionale. L'avreste mai detto?.
Negli ottavi, forse la nostra partita più dura e sofferta. Con l'Autralia, dopo l'espulsione di Materazzi, chi di noi non ha detto: E' già finita? E invece no: il terzino dalle gambe chilometriche, il fenicottero della fascia sinistra, quel Grosso partito tra mille dubbi come titolare di Lippi, ha preso il coraggio a due mani e si è esibito nel primo dei suoi capolavori mondiali: discesa forsennata sulla fascia, doppio dribbling e fallo guadagnato in area di rigore. Totti, niente cucchiaio e gol qualificazione.
Con l'Ucraina partita in discesa fin dall'inizio, con un fenomenale Zambrotta ed il nostro bomber Toni che solo lì ha segnato le sue uniche due reti del mondiale. 3 a 0, e via a incontrare la Germania.
I padroni di casa. Partita dura ma corretta, nervosa: gioco a sprazzi, poche emozioni fino a quei due magici minuti che già sono entrati nella storia: 119° e 120°.
Un uno-due micidiale: prima di nuovo Grosso, con un gol tutto cuore, coraggio e precisione chirurgica, poi il redivivo Del Piero, con una perla delle sue che è già da annali del calcio.
Siamo in finale. Nessuno c'avrebbe mai scommeso una lira. La nazionale degli scandali, quella che "di sicuro gli arbitri faranno di tutto per farci fuori", quella di Moggiopoli e Calciopoli ha raggiunto la finale.
Ce la giochiamo tutta qui, a Berlino, contro la Francia di Zidane e soci.
Antipatica come nessun altra nazionale. Superbi, spocchiosi, irritanti: e poi, già ci hanno condannato due volte all'eliminazione. Francia 98 ed europei del 2000.
Contro di loro è stato davvero l'epilogo più bello, perché ci siamo vendicati di due sconfitte che bruciavano ancora troppo.
Anche questa partita davvero brutta: nervosa, lenta, troppa tensione da ambo le parti.
La Francia subito in vantaggio con rigore che più dubbio non si può, pareggiamo con l'eroe del popolo Materazzi, giochiamo bene altri 15 minuti - vedi traversa di Toni - e poi crolliamo. Non facciamo più nulla, giochiamo male, siamo lentissimi.
La Francia, davvero sorprendente, sembra pronta a darci il colpo di grazia da un momento all'altro, guidati da uno straordinario Zidane.
Ma noi soffriamo, chiusi dietro e pronti a ripartire in contropiede. Con un Cannavaro capitano di sicuro il migliore del mondiale - altro che Zizou - che giganteggia lì dietro come ha sempre fatto.
Poi, i dieci secondi di follia di Zidane, con la zuccata nello sterno di Materazzi - cosa gli avrai detto, amico mio, per farlo incazzare così? Forse non ce lo dirai mai - e l'espulsione.
In molti già lo condannano a vita per questo gesto. Indecoroso e indecente, uscirsene così di scena è davvero poco gratificante, ma le qualità del campione più puro degli ultimi 15 anni non si toccano proprio.
Comunque, Francia in 10 ma Italia che fa poco o nulla per vincere.
Poi i rigori, ma questi già fanno parte della storia dei mondiali.
6 a 4, la coppa è nostra.
Che emozioni indescrivibili, uniche, irripetibili. Noi dell'83, che non avevamo visto Tardelli esultare dopo il gol, Pertini in piedi in tribuna e Paolo Rossi che la buttava dentro sei volte in tre partite, soffrivamo troppo per questa nostra mancanza.
La nostra generazione era quella degli eterni sconfitti: le notti magiche trasformate in tragedia per colpa di Zenga che va a farfalle, il dramma dei rigori in Usa, poi in Francia e ancora agli europei del 2000.
Non vincevamo mai: solo lacrime e dolori calcistici, per noi dell'83. Fino a ieri. Fino a quel trionfo splendido, inaspettato, maturato piano piano nella mente e nel cuore di noi tutti.
Un mondiale vinto dai terzini operai, dai faticatori, dai mediani dai piedi storti e dai difensori coraggiosi.
Un mondiale senza attaccanti, dove il nostro miglior marcatore è un enorme difensore che vedevamo tutti come uno spezzagambe e basta. Un mondiale vinto con merito, prima di tutto, e con tanto, tanto cuore. Che ci fa dimenticare per un momento tutti gli scandali che ci sommergono a casa nostra, e ci fa volare e sognare, perché vederla alzare al cielo dai nostri, quella coppa, è proprio un'emozione incredibile.
Un mondiale che ci ha offerto un Totti a mezzo servizio, incapace di incidere e quasi sempre irritante. Un mondiale che ha consacrato Zambrotta come uno dei migliori nel suo ruolo, ha fatto scoprire a tutti il talento di un giocatore duttile come Perrotta, ha fatto capire a tutti che la coppia Pirlo - Gattuso è un godimento per gli occhi e da manuale del calcio: un rubapalloni instancabile e aggressivo + un danzatore sopraffino con il pallone sempre attaccato ai piedi.
Complimentoni, ragazzi.
Ora noi abbiamo 4 stelline, meglio di noi soltanto il Brasile.
Abbiamo cancellato in un momento tutti quei ricordi che i nostri genitori ci avevano tramandato, che le televisioni tornavano a riproporci ogni volta come i bei tempi passati che non torneranno più. Tardelli, Rossi, Bruno Conti, lo scopone sull'aereo con Pertini.
Il mondiale spagnolo, l'ultimo mondiale vinto, che non abbiamo vissuto e ci toccava ripercorrere solo attraverso ricordi e fimati d'archivio.
Ma, ora, quei ricordi ce li abbiamo anche noi, e non sono meno belli di quelli dell'82.
Che soddisfazione, che soddisfazione.
Da domani possiamo tornare anche a parlare di Juve in B, arbitri, Moggi e condanne varie.
Da campioni del mondo, però.
Volevo gridare campioni del mondo mentre firmavo la camicia, ma alla fine non l'ho fatto.
Ora che ho la mente libera da impegni universitari, e ho riacquistato la lucidità dopo le troppe birre di ieri sera, credo sia il momento di tirare le somme di questo mondiale, mentre i nostri eroi azzurri sono appena usciti dal bagno di folla del Circo Massimo.
Il mondiale, bello o brutto che sia stato, l'abbiamo vinto.
Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!
La finale sarà stata fin troppo sofferta, il gioco non sempre spumeggiante, i talenti non avranno brillato come ci si aspettava, ma alla fine è il risultato quello che conta, no?
Abbiamo iniziato vincendo un girone abbastanza facile con qualche patema d'animo di troppo. Col Ghana una buona prestazione, con una nazionale cinica e compatta trascinata da un Pirlo ispiratissimo. Ma con gli USA il primo passo falso, e nel dopo-partita già tutti, giornalisti e allenatori del bar sport erano pronti a crocifiggere Marcello Lippi e boicottare la squadra.
Con la Repubblica Ceca si è rivista una buona squadra, grazie soprattutto alla superiorità numerica e al gol di testa del sostituto di Nesta, quel Materazzi che, da difensore più odiato del calcio italiano, si è trasformato in eroe nazionale. L'avreste mai detto?.
Negli ottavi, forse la nostra partita più dura e sofferta. Con l'Autralia, dopo l'espulsione di Materazzi, chi di noi non ha detto: E' già finita? E invece no: il terzino dalle gambe chilometriche, il fenicottero della fascia sinistra, quel Grosso partito tra mille dubbi come titolare di Lippi, ha preso il coraggio a due mani e si è esibito nel primo dei suoi capolavori mondiali: discesa forsennata sulla fascia, doppio dribbling e fallo guadagnato in area di rigore. Totti, niente cucchiaio e gol qualificazione.
Con l'Ucraina partita in discesa fin dall'inizio, con un fenomenale Zambrotta ed il nostro bomber Toni che solo lì ha segnato le sue uniche due reti del mondiale. 3 a 0, e via a incontrare la Germania.
I padroni di casa. Partita dura ma corretta, nervosa: gioco a sprazzi, poche emozioni fino a quei due magici minuti che già sono entrati nella storia: 119° e 120°.
Un uno-due micidiale: prima di nuovo Grosso, con un gol tutto cuore, coraggio e precisione chirurgica, poi il redivivo Del Piero, con una perla delle sue che è già da annali del calcio.
Siamo in finale. Nessuno c'avrebbe mai scommeso una lira. La nazionale degli scandali, quella che "di sicuro gli arbitri faranno di tutto per farci fuori", quella di Moggiopoli e Calciopoli ha raggiunto la finale.
Ce la giochiamo tutta qui, a Berlino, contro la Francia di Zidane e soci.
Antipatica come nessun altra nazionale. Superbi, spocchiosi, irritanti: e poi, già ci hanno condannato due volte all'eliminazione. Francia 98 ed europei del 2000.
Contro di loro è stato davvero l'epilogo più bello, perché ci siamo vendicati di due sconfitte che bruciavano ancora troppo.
Anche questa partita davvero brutta: nervosa, lenta, troppa tensione da ambo le parti.
La Francia subito in vantaggio con rigore che più dubbio non si può, pareggiamo con l'eroe del popolo Materazzi, giochiamo bene altri 15 minuti - vedi traversa di Toni - e poi crolliamo. Non facciamo più nulla, giochiamo male, siamo lentissimi.
La Francia, davvero sorprendente, sembra pronta a darci il colpo di grazia da un momento all'altro, guidati da uno straordinario Zidane.
Ma noi soffriamo, chiusi dietro e pronti a ripartire in contropiede. Con un Cannavaro capitano di sicuro il migliore del mondiale - altro che Zizou - che giganteggia lì dietro come ha sempre fatto.
Poi, i dieci secondi di follia di Zidane, con la zuccata nello sterno di Materazzi - cosa gli avrai detto, amico mio, per farlo incazzare così? Forse non ce lo dirai mai - e l'espulsione.
In molti già lo condannano a vita per questo gesto. Indecoroso e indecente, uscirsene così di scena è davvero poco gratificante, ma le qualità del campione più puro degli ultimi 15 anni non si toccano proprio.
Comunque, Francia in 10 ma Italia che fa poco o nulla per vincere.
Poi i rigori, ma questi già fanno parte della storia dei mondiali.
6 a 4, la coppa è nostra.
Che emozioni indescrivibili, uniche, irripetibili. Noi dell'83, che non avevamo visto Tardelli esultare dopo il gol, Pertini in piedi in tribuna e Paolo Rossi che la buttava dentro sei volte in tre partite, soffrivamo troppo per questa nostra mancanza.
La nostra generazione era quella degli eterni sconfitti: le notti magiche trasformate in tragedia per colpa di Zenga che va a farfalle, il dramma dei rigori in Usa, poi in Francia e ancora agli europei del 2000.
Non vincevamo mai: solo lacrime e dolori calcistici, per noi dell'83. Fino a ieri. Fino a quel trionfo splendido, inaspettato, maturato piano piano nella mente e nel cuore di noi tutti.
Un mondiale vinto dai terzini operai, dai faticatori, dai mediani dai piedi storti e dai difensori coraggiosi.
Un mondiale senza attaccanti, dove il nostro miglior marcatore è un enorme difensore che vedevamo tutti come uno spezzagambe e basta. Un mondiale vinto con merito, prima di tutto, e con tanto, tanto cuore. Che ci fa dimenticare per un momento tutti gli scandali che ci sommergono a casa nostra, e ci fa volare e sognare, perché vederla alzare al cielo dai nostri, quella coppa, è proprio un'emozione incredibile.
Un mondiale che ci ha offerto un Totti a mezzo servizio, incapace di incidere e quasi sempre irritante. Un mondiale che ha consacrato Zambrotta come uno dei migliori nel suo ruolo, ha fatto scoprire a tutti il talento di un giocatore duttile come Perrotta, ha fatto capire a tutti che la coppia Pirlo - Gattuso è un godimento per gli occhi e da manuale del calcio: un rubapalloni instancabile e aggressivo + un danzatore sopraffino con il pallone sempre attaccato ai piedi.
Complimentoni, ragazzi.
Ora noi abbiamo 4 stelline, meglio di noi soltanto il Brasile.
Abbiamo cancellato in un momento tutti quei ricordi che i nostri genitori ci avevano tramandato, che le televisioni tornavano a riproporci ogni volta come i bei tempi passati che non torneranno più. Tardelli, Rossi, Bruno Conti, lo scopone sull'aereo con Pertini.
Il mondiale spagnolo, l'ultimo mondiale vinto, che non abbiamo vissuto e ci toccava ripercorrere solo attraverso ricordi e fimati d'archivio.
Ma, ora, quei ricordi ce li abbiamo anche noi, e non sono meno belli di quelli dell'82.
Che soddisfazione, che soddisfazione.
Da domani possiamo tornare anche a parlare di Juve in B, arbitri, Moggi e condanne varie.
Da campioni del mondo, però.
Grazie per averci confortato sull'esito del tuo esame! :D
RispondiEliminaConcordo su tutta la tua analisi, e agiungo una cosa: l'Italia è riuscita ad andare in gol in tutte e 7 le partite giocate. Anche con tutti i limiti fisici, di condizione e probabilmente anche "di testa" dei nostri attacanti. E lo ha fatto con 9 giocatori diversi, se ho tenuto bene il conto. E ha subito due soli gol, uno per merito di Zaccardo, l'altro per merito dell'arbitro Elizondo. Segno che c'è anche la mano dell'allenatore, e che - seppur difensivista o "femmina" - la nostra squadra è riuscita a giocare al calcio quasi sempre.
Ora, come hai detto (e come ho scritto io sul mio blog quasi in contemporanea!) possiamo tornare alla normalità...
:)
Totti è stato nullo... sdo d'accordo con te che l'attacco non ha inciso più di tanto... se siamo campioni del mondo, il merito è della difesa!! Buona giornata e forza azzurri, Lorenzo
RispondiEliminaMeno quattro esami, ora.
RispondiEliminaHai ragione sui gol in tutte le partite e sul numero dei giocatori, forse 10 però (Pirlo, Iaquinta, Gilardino, Materazzi, Inzaghi, Totti, Zambrotta, Toni, Grosso, Del Piero).
Indice di una squadra compatta e completa, che attacca con molti e difende con molti.
L'unica cosa che mi sorprende ancora ora, anche non avendone parlato, è la lentezza snervante del nostro centrocampo. Faceva forse parte del gioco, ma Camoranesi e Pirlo alle volte li si doveva spingere con le mani un po' più avanti...