Sono ormai 5-6 giorni che sui nostri telegiornali si rispolvera con continuità l'immane tragedia dello tsunami. Mi sembra sia evidente la carenza di notizie, che porta i tg a riciclare i sempre validi servizi commoventi e shockanti, con le immagini di quelle onde alte decine di metri a ricordare il tragico anniversario. Ci hanno fatto rivedere il maremoto, i soccorsi, i dispersi, le storie a lieto fine, facendoci spesso intravedere le immagini della ricostruzione. Tutto bene, dunque. Tutto sembra essere tornato come prima. A parte che difficilmente riesco a crederci, e penso che in tv è sempre facile mostrare solo il lato luccicante della medaglia, quello che più mi ha colpito sull'argomento, stavolta sulla carta stampata, è l'articolo di Stefano Montefiori sul Corriere della Sera di oggi, sui volontari e le Organizzazioni Non Governative.
Davvero sconvolgente: basato su un editoriale di Liberation e un libro di Richard Werly, l'articolo critica le Ong e mette in luce un lato "avventuriero e opportunista" dei volontari, come "in un Club Med sotto le bombe".
Difficile capire dove stia la verità, ma sono sempre più numerosi gli studi che testimoniano come soltanto una minima parte dei soldi raccolti dopo lo tsunami sia stata effettivamente impiegata, mentre molte Ong giocano sulla visibilità e sulle ricostruzioni spettacolari, accumulando denaro, più che aiutare concretamente le popolazioni in difficoltà.
Credo ci sia molto da riflettere su questo tema, invece di rivedere a distanza di un anno le stesse catastrofi in tv. Mi piacerebbe, però, conoscere cifre e dati più precisi sull'argomento.
(Corriere, Liberation)
Davvero sconvolgente: basato su un editoriale di Liberation e un libro di Richard Werly, l'articolo critica le Ong e mette in luce un lato "avventuriero e opportunista" dei volontari, come "in un Club Med sotto le bombe".
Difficile capire dove stia la verità, ma sono sempre più numerosi gli studi che testimoniano come soltanto una minima parte dei soldi raccolti dopo lo tsunami sia stata effettivamente impiegata, mentre molte Ong giocano sulla visibilità e sulle ricostruzioni spettacolari, accumulando denaro, più che aiutare concretamente le popolazioni in difficoltà.
Credo ci sia molto da riflettere su questo tema, invece di rivedere a distanza di un anno le stesse catastrofi in tv. Mi piacerebbe, però, conoscere cifre e dati più precisi sull'argomento.
(Corriere, Liberation)
purtroppo tutto questo non stupisce più, se non per le proporzioni. l'aiuto umanitario è un mercato: forse è inevitabile. non perché il denaro corrompa, ma perché per aiutare ci vuole denaro, e cercare denaro significa mettersi in un'ottica di mercato. piuttosto il problema è regolamentare il mercato e, come sempre, diventare consumatori responsabili: cosa è successo dei soldi che ho donato?
RispondiEliminache ne dici?
L'articolo forse mi ha colpito soprattutto perché non avevo mai pensato all'aiuto umanitario come ad un mercato.
RispondiEliminaSapere che fine fanno i soldi che ho donato credo sia importante, soprattutto quando si legge in giro che solo un euro su tre arriva a destinazione, o cose di questo tipo.