E pensare che mi spacciavo per un esperto di musica.
A Palermo mi portano al concerto gratuito di Alfio Antico, in Piazza Kalsa, ed io non l'avevo mai nemmeno sentito nominare. Aveva portato con sè solo una parte dei suoi settanta tamburi e quando è salito sul palco, vestito di bianco e accompagnato soltanto da Amedeo Ronga al contrabasso e Alessandro Moretti alla fisarmonica, ho addirittura pensato che mi sarei annoiato da morire. Ma poi Alfio ha iniziato a suonare uno dei suoi tamburi. Ha parlato della sua terra - la Sicilia - e del suo popolo, incantando la platea con le sue storie e, soprattutto, con la sua incredibile abilità nel maneggiare tammorre, tamburi e tamburelli, riuscendo a ricreare suoni e tonalità magiche ad una velocità impressionante.
Suoni, parole, sensazioni ed emozioni. Pathos e memoria. Passione e tradizione. E' stato un concerto indimenticabile.
"Nelle sue mani, il tamburo esprime sonorità impensabili, che ci fanno comprendere le risorse estreme di questo pur semplice strumento. Alfio vi aggiunge la sua vena poetica, espressa nella lingua che meglio conosce, il siciliano; la sua teatralità naturale e dirompente. Ma c'è anche un messaggio forte verso il recupero di una tradizione piena, fatta non solo di musica, ma di contatto di terra".
(Dalla biografia dell'artista, all'interno del sito ufficiale)
Non mi sarebbe dispiaciuto esserci, anche se sono dall'altro capo d'italia, forse.. però mi hanno sempre colpito i personaggi che in musica parlano della loro terra in un certo modo...
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