lunedì 11 luglio 2005

Srebrenica, 11 luglio 1995

Questo è successo dieci anni fa, esattamente l'11 luglio 1995.
I soldati serbo-bosniaci comandati dal generale Ratko Mladic entrarono a Srebrenica, deportando decine di migliaia di persone, uccidendo più di settemila musulmani e violentando le loro donne. Srebrenica doveva essere, in teoria, una zona protetta dall'Onu, ma il battaglione di protezione olandese non aveva i mezzi necessari per difendere la città.
Il risultato fu uno dei più orribili massacri che la storia contemporanea ricordi, di sicuro il più crudele e grande genocidio dopo la seconda guerra mondiale. Non solo. Migliaia di uomini, donne, bambini e anziani fuggirono verso Potocari, quartier generale dell'Onu, ultimo rifugio nel quale trovare la salvezza. I serbi, dopo aver conquistato Srebrenica e già ammazzato centinaia di persone, giunsero a Potocari e convinsero gli olandesi ad isolare gli uomini per individuare, tra di loro, presunti "criminali di guerra". In realtà sequestrarono centinaia, migliaia di uomini e li uccisero nei boschi, li mutilarono, li torturarono prima di giustiziarli. Tutto questo mentre altri violentavano le donne. Tutto questo dieci anni fa.
Ora, dieci anni dopo, Mladic e Karadzic (suo superiore) sono accusati di genocidio, ma latitanti. Tutto ciò che resta di quel massacro è il ricordo di più di settemila morti sparsi nei boschi nei dintorni di Srebrenica. Il ricordo agghiacciante di una strage orribile e ancora impunita.

(El Mundo, Gendercide, BBC, Amnesty, Osservatorio sui Balcani, Repubblica, Corriere)


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