"From the sky there was a storm of rain, from the streets a storm of bullets"

Tensione sempre più alta in Uzbekistan, dove improvvisamente migliaia di persone sono piombate in un incubo senza fine.
Bisogna partire dal febbraio scorso per comprendere a pieno gli eventi: è proprio in quel mese che venivano arrestati 23 commercianti affiliati al movimento Akromia, partito d'opposizione al governo, con l'accusa di essere collegati ad Al Qaeda. Venerdì scorso, proprio quando il tribunale si apprestava a condannarli, i manifestanti fuori al carcere da giorni trovavano il coraggio di  assaltavare il carcere e liberare i prigionieri insieme ad altri 2000 detenuti, mentre ad Andijan l'esercito colpiva alla cieca tra la gente innocente. Più di 600 morti e 400 dispersi negli scontri tra la popolazione e la polizia che sparava sulla folla inerme. 
Per questo Karymov ha identificato la liberazione dei detenuti come una rivoluzione di matrice islamica, accusato gli Akramiti di aver innescato la rivolta giustificando con il terrorismo ed il richiamo ad Al Qaeda la sanguinaria repressione.
La situazione è ancora molto tesa, i giornalisti sono stati espulsi dal paese e le frontiere chiuse. E' un inferno, il caos generale, migliaia di profughi sono in fuga mentre i soldati armati di kalashnikov girano per il centro della città.
Tra due fuochi entrambi molto rischiosi - fondamentalisti islamici e dittatore sanguinario - gli unici a rimetterci seriamente, per ora, sono i disperati abitanti di paese allo sbando ed in perenne crisi economica, prima costretti a fuggire e a rifugiarsi nel sud della nazione, poi bloccati dai soldati all'interno del paese, non capendo ancora bene il perchè.

(Yahoo News, Repubblica, Corriere)