giovedì 10 marzo 2005

L'anno scorso, a quest'ora, 192 persone, quasi tutte spagnole, stavano vivendo la loro vita normale. Lavoravano, mangiavano, parlavano tra loro, si divertivano come molti altri, in ogni angolo del mondo.
Il giorno dopo, a quest'ora, sarebbero state già tutte ammazzate, dilaniate da 10 bombe sui treni poste nelle stazioni di Madrid, da alcuni terroristi legati ad Al Qaeda.


http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/spagna/spagna/spagna.html


http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/spagna/atocha/atocha.html


http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/spagna/corano/corano.html


http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/spagna2/inddgg/inddgg.html


http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/spagna2/arresti/arresti.html


L'Europa si sarebbe scoperta piccola, indifesa e vulnerabile di fronte alla barbarie terroristica. E, dopo l'11 settembre, il mondo intero avrebbe nuovamente fare i conti con lo "scontro di civiltà", a fronteggiare simili attacchi improvvisi e violenti, un orrore ed un dolore senza fine, che sembravano ormai solo ricordo del passato, e aprire definitivamente gli occhi sulla presenza di una efficace rete globale di terroristi senza scrupoli, sempre pronti a colpire. 
Il mondo, ancora una volta, per l'ennesima volta, avrebbe fatto i conti con l'incomprensibile malvagità dell'animo umano.


Ad un anno di distanza, ripercorrere quei momenti, interrogandosi sugli effetti di quell'evento, sulle sue ripercussioni e sul futuro di tutta l'Europa, di fronte al terrorismo, mi sembra un atto necessario e doveroso.


Per non dimenticare. MAI.


(Repubblica, Cafebabel)

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