Se il partito del Cavaliere subisce una sonora battuta d'arresto (meno 5% rispetto al 1999, se non di più), manifestazione sintomatica di quell'Italia che non crede più alle bugie e non vuole più sentirsi prendere in giro, dall'altra parte il Listone Prodi, pur stravincendo, non mantiene le aspettative (si era parlato di previsioni più rosee, intorno al 37 %).
Quali sono le prime riflessioni da fare, allora?
Innanzitutto il dato reale che testimonia il fatto che l'Italia non ha più fiducia in Berlusconi, nei suoi patti firmati in televisione e non mantenuti, nel suo voler sempre fare della politica uno scontro aperto e selvaggio contro tutti, contro le regole basilari della democrazia, in un continuo, maleducato e autoritario "o con me, o contro di me"; l'Italia non sopporta più la sua paura incondizionata dei Comunisti, il suo volersi sentire sempre al centro di un complotto, il suo essere sempre sgarbato, presenzialista fino alla nausea, e non sopporta più i suoi servi mediatici e non, i suoi lacchè televisivi, il continuo vendere fumo per tenersi tutto l'arrosto.
Ma l'Italia che ha abbandonato il "Premier", e si tratta di una fetta importante di elettori, non lo ha fatto per cambiare rotta, per voltare pagina e permettere alla Lista dell'Ulivo di sfondare: alle ultime politiche, infatti, Ds e Margherita, sommando i propri voti, avevano ottenuto di poco meno di quel 31,7 % che emerge dalla quinta proiezione Nexus.
Chi non ha votato per FI, quindi, avrà dato forse fiducia all'UDC di Follini, davvero un trionfo per questo partito, o a Rifondazione Comunista, o ai Verdi, anche per loro un risultato positivo, al partito della Mussolini o ancora al nuovo PSI. O ad un altro dei tanti piccoli partiti per i quali Berlusconi, nel suo piccolo comizio al seggio elettorale, aveva consigliato di non votare.
Gran parte dell'Italia, invece, lo ha fatto.
Perchè è un'Italia indecisa, che non sa più dove guardare, come comportarsi, di chi fidarsi; teme per il futuro, si accorge che la situazione è molto più nera di come ce la vuole presentare il Governo, Berlusconi, Bondi o chi per loro. E' un'Italia frammentata e disunita, che non è attratta dai due poli e si perde in tanti piccoli partiti finendo per non cambiare di molto le cose nella sostanza, pur effettuando una netta, percepibile inversione di tendenza rispetto alle ultime elezioni.
La sconfitta di Berlusconi è un dato di fatto. C'è, è nei dati, leggibile, sotto gli occhi di tutti. Berlusconi ha perso la propria scommessa: una parte dell'Italia, più intelligente di quanto forse si aspettasse, non si fida più di lui.
Ma l'opposizione, pur essendo contenta del risultato ottenuto, non deve gioire senza rendersi conto che la bocciatura pesante del Cavaliere non coincide con una promozione a pieni voti per il Listone Prodi, ma soltanto con un piccolo passo per cominciare a lavorare in modo unitario e costruttivo.
Ai postri l'ardua sentenza...
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