Stamattina, nello stereo, ascoltavo "Heroes" di David Bowie.
"We can be heroes, just for one day", cantava più di tren'anni fa il duca bianco.
Essere eroi, cantava, solo per un giorno. C'è chi, invece, eroe lo è quotidianamente per milioni di persone. Alle volte può essere un cantante, che ci conquista con le sue note accattivanti; alle volte un personaggio del mondo dello spettacolo, che con i suoi atteggiamenti , la sua simpatia, il suo modo di fare trova un posto privilegiato nel nostro cuore diventando ai nostri occhi "un eroe, per sempre".
Alle volte il nostro eroe può essere un simpatico ragazzotto di borgata che tira calci ad un pallone meglio di chiunque altro. Un pupone dal fisico robusto cresciuto all'ombra del Colosseo, poco abile nei congiuntivi ma professore del passaggio filtrante, maestro di punizioni dal limite e dottore in tiri dalla distanza. Questo eroe può risultare a tutti simpatico, da subito, perchè unisce la spavalderia sul campo alla sobrietà nella vita privata, per sa divertirsi e far divertire, pubblica libri di barzellette e durante le interviste mescola amorevolmente italiano e romanesco, confonde con tranquillità inglese e latino, riuscendo sempre a risultare simpatico, diventa l'uomo simbolo dell'Italia all'estero, calcistica e non solo, tra milioni di lattine di bibita stappate ed un palleggio con Figo nelle varie pubblicità di cui è protagonista.
Tutta l'Italia si riunisce davanti alla televisione in questi pomeriggi di metà giugno, pronta ad assistere alle prodezze del nostro eroe: l'Italia freme, non vede l'ora di arrivare in finale, guidata e capitanata dall'uomo che da tanto tempo mancava alla nostra nazionale, il giocatore di classe, il leader ormai maturo che potrà traghettarci verso il trionfo finale senza molti problemi.
Vederlo con le treccine nella partita inaugurale ci fa addirittura sorridere, perchè il nostro eroe non trascura neanche il suo look, insieme ad un altro paio di compagni di squadra dalle particolari acconciature: "che bello!!!", pensiamo tutti, arriveremo in finale con un eroe trascinatore, bello e alla moda come nessun altro. E non ci preoccupa vederlo arrancare in campo, perchè sappiamo che tirerà fuori il solito coniglio dal cilindro: siccome il simpatico roditore è rimasto ben nascosto nel cappello, ci domandiamo il perchè dei problemi incontrati dal nostro eroe contro i lenti e macchinosi difensori danesi.
Colpa delle scarpette, ci viene detto dal diretto interessato. "Era come giocare sulla sabbia rovente", precisa nel dopopartita, riuscendo a giustificarsi in maniera non troppo brillante, ma sempre con quell'espressione da allegro buontempone, capace sempre di farsi perdonare.
Una partita negativa non può smontare i sogni degli italiani, i tifosi delle "notti magiche" che da più di vent'anni, ormai, aspettano di vedere i propri beniamini vincere una competizione internazionale. "Il nostro eroe, alla prossima, sarà il campione che noi tutti conosciamo" ci ripetiamo tutti, prendendocela con il resto della squadra per il mediocre pareggio contro la Danimarca.
Sappiamo che la colpa non può essere del nostro eroe, ma del centrocampo lento, della difesa insicura, delle ali poco veloci, dell'allenatore troppo difensivista.
"IL NOSTRO EROE E' IL NOSTRO EROE E NON SI TOCCA!!!!!!"
Ma quando si manca di rispetto all'avversario, ci si innervosisce compiendo atti ignobili e orribili come quelli che da stamattina sono testimoniati dai fotogrammi presenti su molti siti sul web, qualsiasi eroe deve essere condannato, scendere dal piedistallo dei migliori e diventare "un uomo qualunque": un uomo che ha sbagliato, gravemente, e per questo deve pagare.
Non si può ridurre il calcio, uno sport ormai da anni in coma irreversibile, a questo: ad una lotta che, quando è persa, porta a simili nefandezze.
Perchè un gesto simile non è soltanto antisportivo, volgare, orribile, meschino: è un gesto carico di odio, che punta a togliere dignità ad un avversario che si è dimostrato più forte, è l'estremo, frustrato tentativo di sopraffare con la brutalità chi non è stato sconfitto sul campo. Non può essere giustificato con nervosismo, tensione, risposta alle provocazioni che, per quanto gravi, non autorizzano nulla di simile.
E' il gesto di una persona che, per quanto geniale sul campo, non è capace di comportarsi da persona civile.
La radio libera danese che ha per prima pubblicato on line i fotogrammi definisce Totti: "un lama".
Credo che sia meglio lasciare la parte i riferimanti ai ruminanti sudamericani, che sputano soltatno per digerire meglio il cibo che ingeriscono.
Questo triste gesto mi sembra essere molto, fin troppo, umano.
mercoledì 16 giugno 2004
Tanto pè sputà...
Etichette:
calcio,
emozioni,
riflessioni,
Senza categoria,
sport,
televisione
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento