Nessuno si è fatto mancare un parere sull'#IceBucketChallenge. Provo anche io a mettere insieme un po' di pensieri sull'iniziativa, che trovo eccezionale. Qualche giorno fa ho scritto da qualche parte in rete, forse esagerando, che la ritenevo la cosa più utile da quando sono nati i social network.
Esagerazioni a parte, credo si sia trattato di un successo sotto molteplici punti di vista: una campagna che ha unito una componente ludica, una componente emozionale e una di grande utilità sociale, e lo ha fatto con un gioco semplice, che fa ridere ed è tremendamente virale.
Ogni volta che si parla di #IceBucketChallenge, sia per criticare che per elogiare l'iniziativa, ed è questo a mio avviso uno dei punti maggiormente di forza del gioco, si aumenta la portata del messaggio e di conseguenza le donazioni.
Le chiacchiere sulla Littizzetto che ha donato poco, sulla ministra che non ha capito bene cosa fare, su Kledi polemico e gli #IceBucketChallenge Fail, Pinuccio che li prende in giro e invita a non sprecare acqua e a donare, fanno tutti parte di un meccanismo che non fa altro che alimentare la portata virale del messaggio. Non importa che se ne parli bene o male, l'importante è che se ne parli, insomma. Non importa se doni o meno, puoi anche fare solo la secchiate d'acqua gelida con ghiaccio, sarà in ogni caso servito a qualcosa.
E quel qualcosa è davvero tanto: i numeri sono enormi, sia quelli dei video che delle donazioni. Non scherziamo. Che ci siano vip e meno vip che vogliano trarne vantaggio e visibilità, credo sia normale, accettabile, criticabile, ma sostanzialmente poco interessante. Che ci sia una parte, piccola media o grande, che non abbia capito a cosa serve l'#IceBucketChallenge, non importa, perché tra i contatti sui social network di queste persone ce ne saranno altre che, dopo aver visto il video e averci ragionato su, ne usciranno più consapevoli. Sapranno una cosa che prima non sapevano e su cui non avevano ragionato, e magari un giorno faranno anche una donazione.
Le uniche cose che considero negative, ma che non spostano di una virgola la mia riflessione sul'#IceBucketChallenge, sono: l'enorme spreco di acqua e ghiaccio di queste ultime settimane, mentre c'è gente che ogni giorno perde la vita perché di acqua non ne ha; il fatto che, probabilmente, dopo questo botto estivo di popolarità si tornerà a parlare e riflettere sulla SLA soltanto quando ci saranno di nuovo persone famose – un Borgonovo, ad esempio – colpite dalla malattia; e l'invasione senza freni di video di secchiate sulle nostre bacheche che, sinceramente, dopo un po' finiscono per diventare ripetitivi e annoiare.
Esagerazioni a parte, credo si sia trattato di un successo sotto molteplici punti di vista: una campagna che ha unito una componente ludica, una componente emozionale e una di grande utilità sociale, e lo ha fatto con un gioco semplice, che fa ridere ed è tremendamente virale.
Ogni volta che si parla di #IceBucketChallenge, sia per criticare che per elogiare l'iniziativa, ed è questo a mio avviso uno dei punti maggiormente di forza del gioco, si aumenta la portata del messaggio e di conseguenza le donazioni.
Le chiacchiere sulla Littizzetto che ha donato poco, sulla ministra che non ha capito bene cosa fare, su Kledi polemico e gli #IceBucketChallenge Fail, Pinuccio che li prende in giro e invita a non sprecare acqua e a donare, fanno tutti parte di un meccanismo che non fa altro che alimentare la portata virale del messaggio. Non importa che se ne parli bene o male, l'importante è che se ne parli, insomma. Non importa se doni o meno, puoi anche fare solo la secchiate d'acqua gelida con ghiaccio, sarà in ogni caso servito a qualcosa.
E quel qualcosa è davvero tanto: i numeri sono enormi, sia quelli dei video che delle donazioni. Non scherziamo. Che ci siano vip e meno vip che vogliano trarne vantaggio e visibilità, credo sia normale, accettabile, criticabile, ma sostanzialmente poco interessante. Che ci sia una parte, piccola media o grande, che non abbia capito a cosa serve l'#IceBucketChallenge, non importa, perché tra i contatti sui social network di queste persone ce ne saranno altre che, dopo aver visto il video e averci ragionato su, ne usciranno più consapevoli. Sapranno una cosa che prima non sapevano e su cui non avevano ragionato, e magari un giorno faranno anche una donazione.
Le uniche cose che considero negative, ma che non spostano di una virgola la mia riflessione sul'#IceBucketChallenge, sono: l'enorme spreco di acqua e ghiaccio di queste ultime settimane, mentre c'è gente che ogni giorno perde la vita perché di acqua non ne ha; il fatto che, probabilmente, dopo questo botto estivo di popolarità si tornerà a parlare e riflettere sulla SLA soltanto quando ci saranno di nuovo persone famose – un Borgonovo, ad esempio – colpite dalla malattia; e l'invasione senza freni di video di secchiate sulle nostre bacheche che, sinceramente, dopo un po' finiscono per diventare ripetitivi e annoiare.